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Il Papa il 2 maggio 2010 a Torino per l'Ostensione della Sindone

Ultimo Aggiornamento: 04/05/2010 12:03
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27/10/2009 16:38

Il Papa il 2 maggio 2010 a Torino per l'Ostensione della Sindone

Benedetto XVI si recherà a Torino il 2 maggio 2010 in occasione dell'Ostensione della Sindone, che si svolgerà dal 10 aprile al 23 maggio dell’anno prossimo. Lo ha annunciato oggi con una Lettera l'arcivescovo di Torino, il cardinale Severino Poletto che ieri era stato ricevuto in Vaticano dal Papa. Come primo atto della visita Benedetto XVI sosterà in preghiera davanti alla Santa Sindone nel Duomo di Torino. Ci sarà poi la solenne Concelebrazione eucaristica per tutti i pellegrini in Piazza San Giovanni, alla quale seguirà la recita dell’Angelus. Nel pomeriggio il Papa incontrerà i giovani al Santo Volto e durante il tragitto farà una breve sosta al Cottolengo per incontrare e benedire gli ospiti della Piccola Casa della Divina Provvidenza. Ecco un ampio stralcio della Lettera del cardinale Poletto:


“La giornata che il Santo Padre trascorrerà a Torino sarà per tutti noi un’occasione “unica” per incontrarLo, pregare per Lui e con Lui ed ascoltare il particolare messaggio che Egli porterà alla Chiesa torinese e a tutta la società civile del nostro territorio. Il Papa vorrà soprattutto donare una parola di conforto ai tanti sofferenti in sintonia col tema dell’Ostensione della Sindone “Passio Christi, Passio hominis”. Inoltre, nello spirito della sua ultima enciclica “Caritas in veritate”, esprimerà incoraggiamento e speranza a quanti stanno trepidando per un posto di lavoro in questa città, da sempre considerata “Città del lavoro e dell’industria”, che però in questo momento sente più che altrove le conseguenze di una crisi vasta e prolungata oltre ogni aspettativa.
Sono sicuro di interpretare il sentimento generale nell’esprimere la mia sincera riconoscenza a Sua Santità perché la sua Visita sarà per la nostra città e diocesi un dono straordinario del suo cuore di Padre e pertanto invito tutti ad elevare fin d’ora fervide preghiere al Signore e alla Vergine Consolata per la sua Persona e per il suo impegnativo Ministero. Lo accoglieremo con grande affetto ed entusiasmo e questo sarà per Lui sostegno e conforto per continuare a lungo ad offrirci la bella testimonianza della sua fede e della sua grande saggezza con cui sta guidando la Chiesa, diventando così anche per tutto il mondo un punto di riferimento di primaria importanza per la difesa dei valori fondamentali di tutta l’umanità.
Rimanendo in gioiosa attesa di vivere con frutto questa Visita Pastorale del Santo Padre, dobbiamo impegnarci con sincerità per non sciupare la speciale occasione di grazia che questo evento sarà per tutti noi in quanto darà nuovo slancio al cammino spirituale e pastorale delle nostre comunità cristiane e infonderà speranza e fiducia a tutti, a cominciare dalle tante persone provate dalla povertà e da ogni tipo di sofferenza fisica e morale”.

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La diocesi di Torino prepara l'ostensione e la visita di Benedetto XVI

L'uomo della Sindone e il mistero della sofferenza


da Torino Marco Bonatti

La riflessione sul mistero della sofferenza sarà il "filo rosso" che caratterizzerà la prossima ostensione della Sindone, alla quale - il 2 maggio 2010 - parteciperà Benedetto XVI. La data è stata fissata lunedì scorso nell'udienza concessa dal Papa al cardinale Severino Poletto, arcivescovo di Torino e custode pontificio del sacro telo. Il Papa aveva annunciato già la sua intenzione il 2 giugno 2008, durante l'udienza straordinaria ai settemila pellegrini della diocesi di Torino scesi a Roma per concludere il ciclo delle Missioni diocesane.

In quell'occasione Benedetto XVI si espresse così:  "Sarà un'occasione quanto mai propizia - ne sono certo - per contemplare quel misterioso Volto, che silenziosamente parla al cuore degli uomini, invitandoli a riconoscervi il volto di Dio, il quale "ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito, perché chiunque crede in Lui non muoia, ma abbia la vita eterna" (Giovanni, 3, 16)". Per Joseph Ratzinger non sarà comunque la prima visita alla Sindone:  come cardinale prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede venne a Torino guidando il pellegrinaggio del personale dei suoi uffici, il 13 giugno 1998, e in quell'occasione tenne al Teatro Regio un'importante conferenza sul tema "Fede tra ragione e sentimento".
 
L'arcivescovo di Torino, facendo conoscere la data della visita del Papa, ha sottolineato la grande gioia sua e della città per questa visita. "Sono sicuro di interpretare il sentimento generale - ha detto - nell'esprimere la mia sincera riconoscenza a Sua Santità perché la sua visita sarà per la nostra città e diocesi un dono straordinario del suo cuore di Padre e pertanto invito tutti a elevare fin d'ora fervide preghiere al Signore e alla Vergine Consolata per la sua persona e per il suo impegnativo ministero. Lo accoglieremo con grande affetto ed entusiasmo e questo sarà per lui sostegno e conforto per continuare a lungo a offrirci la bella testimonianza della sua fede e della sua grande saggezza con cui sta guidando la Chiesa, diventando così anche per tutto il mondo un punto di riferimento di primaria importanza per la difesa dei valori fondamentali di tutta l'umanità".

La visita del Papa inizierà dal duomo, con la preghiera davanti alla Sindone - l'ostensione inizia il 10 aprile 2010, per concludersi il 23 maggio. Poi Benedetto XVI presiederà la solenne concelebrazione eucaristica sul sagrato della cattedrale. Nel pomeriggio, come noto, il programma di massima prevede l'incontro con i giovani nella nuova chiesa dedicata al Santo Volto, e un breve momento alla Piccola Casa della Divina Provvidenza, per incontrare gli ospiti ammalati e le comunità religiose del Cottolengo.

Sarà proprio, come accennato, quello della sofferenza il tema dominante di questa nuova ostensione. Il motto scelto dal custode - Passio Christi, passio hominis - intende sottolineare proprio il collegamento tra la passione del Signore così com'è descritta nei Vangeli e testimoniata dalla Sindone e le molteplici sofferenze degli uomini e delle donne di oggi, in una città e in un territorio, come quelli torinesi, particolarmente segnati dagli effetti della crisi economica globale. Qui le piccole e medie aziende metalmeccaniche continuano a essere in forte disagio, e l'intero tessuto economico ne risente. In questi mesi, oltre alle iniziative di livello nazionale decise dalla Chiesa italiana, la Caritas subalpina ha attivato, nelle parrocchie, una vasta rete di supporto per le famiglie, in difficoltà soprattutto per pagare mutui e affitti, spese mediche e scolastiche. La preparazione all'ostensione coinvolge tutte le comunità parrocchiali in momenti di preghiera e riflessione intorno ai temi del disagio, della speranza, della solidarietà e della fraternità. Il cardinale Poletto ha evidenziato questo aspetto anche nel suo messaggio:  "Inoltre, nello spirito della sua ultima enciclica Caritas in veritate, [il Papa] esprimerà incoraggiamento e speranza a quanti stanno trepidando per un posto di lavoro in questa città, da sempre considerata città del lavoro e dell'industria, che però in questo momento sente più che altrove le conseguenze di una crisi vasta  e  prolungata  oltre  ogni  aspettativa".

L'ostensione della Sindone, per altro, rimane un grande richiamo di fede e di speranza. Come si è visto nelle due ultime esposizioni - che complessivamente hanno portato a Torino oltre 3,5 milioni di fedeli - il mistero di quel Volto diventa, per i pellegrini, un richiamo forte a interrogarsi sul senso della propria esistenza di fronte alla morte e alla passione del Signore. Un richiamo esistenziale e religioso, che va ben oltre le pur importanti questioni scientifiche sulla formazione dell'immagine.

La Sindone che il Papa e i pellegrini vedranno nel 2010 è stata sottoposta a un intervento accurato di conservazione, eseguito nel 2002 da Mechthild Flury-Lemberg, una delle maggiori autorità mondiali in materia di tessuti, che ha eseguito le indicazioni emerse dalla commissione internazionale di scienziati incaricati dal cardinale Saldarini di studiare le condizioni di conservazione del telo. La Sindone è poi stata ricucita su un nuovo supporto, che ha sostituito il telo d'Olanda usato dalle clarisse di Chambéry dopo l'incendio del 1532. Sono state eliminate anche le "toppe" che le monache avevano applicato al telo proprio per coprire le tracce lasciate dalla colata di argento fuso.

Il sito www.sindone.org sarà il "motore" della preparazione all'ostensione, che viene organizzata dalla diocesi in collaborazione con enti locali e sponsor privati. Dal sito, a partire dal 1° dicembre, sarà possibile prenotare giorno e ora della visita. Ma dal gennaio del prossimo anno sarà operativo anche un centro per raccogliere le prenotazioni via telefono.


(©L'Osservatore Romano - 29 ottobre 2009)
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19/11/2009 11:59

Il volto di Cristo e un Velo di mistero

Benedetto XVI visiterà la Sindone a Torino

di Robert Moynihan*

WASHINGTON, martedì, 17 novembre 2009 (ZENIT.org).-

Uno dei tessuti più misteriosi del mondo, che mostra l'immagine di un uomo torturato e crocifisso, è conservato nella Cappella Reale di San Giovanni Battista nel Duomo di Torino. E' la Sindone.

La tradizione sostiene che sia il sudario di Gesù, usato per avvolgerlo nella tomba dopo la sua crocifissione, e che l'immagine sul telo sia un “ritratto” di Cristo mentre giaceva nella tomba.

Benedetto XVI si recherà a Torino l'anno prossimo, il 2 maggio, per vedere la Sindone. Il Vaticano e l'Arcidiocesi torinese hanno annunciato la visita due settimane fa.

“Come primo atto della visita, il Santo Padre sosterà in preghiera personale davanti alla Santa Sindone”, ha reso noto l'Arcidiocesi.

Il Papa vedrà la Sindone insieme a milioni di fedeli nei 54 giorni dell'ostensione, dal 10 aprile al 23 maggio 2010. L'Arcidiocesi di Torino ha un sito web, www.sindone.org, dove si può prenotare la visita nel periodo di esposizione.

Visitando la Sindone e pregando davanti a lei, il Pontefice mostrerà il suo rispetto e la venerazione per questo lenzuolo misterioso.

Ma la Sindone è davvero autentica?

Diamo uno sguardo ai fatti.

Più di un secolo fa, nel 1898, l'immagine della Sindone venne fotografata per la prima volta. Il fotografo era l'italiano Secondo Pia, al quale venne permesso di immortalarla mentre veniva esibita nel Duomo di Torino.

Il pomeriggio del 28 maggio 1898, quando guardò la placca fotografica, vide l'immagine molto più chiaramente di come si poteva vedere dal vivo, perché si tratta di un'immagine in negativo.

Questo fatto non era mai stato osservato prima dell'arrivo della fotografia. Vuol dire che solo negli ultimi 110 anni abbiamo potuto renderci conto di quanto sia realmente misteriosa questa immagine.

Nel XX secolo ci sono state sempre più richieste alla Chiesa di “misurare” l'età della Sindone utilizzando il metodo del Carbonio 14, stabilendo così una volta per tutte se si trattava di un tesuto antico o risalente a periodi più recenti.

Parla la scienza

Io stesso ho avuto un ruolo in questo – un ruolo piuttosto insignificante, ma ad ogni modo l'ho avuto – perché ero reporter della rivista Time nel 1987 e nel 1988, quando si svolse la datazione della Sindone con il Carbonio 14.

Ero presente alla conferenza stampa del 13 ottobre 1988, quando il Cardinale Anastasio Ballastrero, allora Arcivescovo di Torino, e altri presentarono i risultati dei laboratori – per i quali la Sindone doveva essere datata tra il 1260 e il 1390. Era dunque di origine medievale, per cui non era possibile che fosse autentica.

In quel momento ho diffuso quei risultati. Posso testimoniare lo choc che rappresentò per molti, che credevano che il lenzuolo fosse autentico e confidavano che i risultati attestassero che risaliva a un periodo “tra il 50 avanti Cristo e il 50 dopo Cristo”.

Le prove scientifiche, però, sembravano chiare: la tela aveva solo circa 650 anni di vita, non 2000. Il “verdetto della scienza” era stato dato.

Da allora molti hanno creduto, e credono ancora, che il caso della Sindone sia chiuso, che si tratti di una misteriosa pittura o stampa medievale, ma non del sudario di Cristo.

Il caso è quindi chiuso? No.

Sono nate serie questioni sul processo di datazione del 1988 – non sulla qualità della datazione al radiocarbonio, ma sull'identità e sulla possibile contaminazione del pezzo di lenzuolo datato.

Le tecniche di datazione al carbonio sono migliorate in modo costante nel corso dei decenni. All'inizio, 50 anni fa, erano richieste grandi quantità di materiale, ma negli anni Ottanta il processo di datazione ha iniziato a richiedere quantità molto più esigue di materiale originale.

Nel 1978 è stato istituito per studiare la Sindone lo Shroud of Turin Research Project (S.Tu.RP), composto da circa 30 scienziati di diversi credo religiosi e anche da atei.

Il gruppo S.Tu.R.P. ha pianificato vari studi sulla tela, includendo la datazione al radiocarbonio.

Una commissione guidata dai chimici Robert H. Dinegar e Harry E. Gove ha consultato numerosi laboratori capaci già nel 1982 di datare con il carbonio piccoli pezzi di tessuto. Sei laboratori hanno mostrato interesse nel realizzare la procedura: il Brookhaven National Laboratory di Upton (New York, USA); l'Atomic Energy Research Establishment di Harwell (Oxfordshire, Regno Unito); il laboratorio Rochester di New York (USA); l'Università di Oxford (Regno Unito), l'Università dell'Arizona di Tucson (USA) e l'ETH di Zurigo (Svizzera).

Consapevoli della grande pubblicità che gli esperimenti avrebbero scatenato, i laboratori hanno ingaggiato una competizione feroce. In seguito si è compiuta una separazione tra il gruppo S.Tu.R.P. e i laboratori candidati.

Durante una conferenza sulla datazione al carbonio a Trondheim (Norvegia) nel 1985, i rappresentanti di tutti i laboratori candidati hanno annunciato congiuntamente la fine della collaborazione con il gruppo S.Tu.R.P. e hanno proposto che il Museo Britannico dirigesse il progetto.

Carlos Chagas Filho, presidente della Pontificia Accademia delle Scienze, ha approvato a malincuore la proposta. Nel 1986 si è svolta una riunione con le autorità ecclesiastiche per stabilire come procedere.

Nuovo progetto

Il 10 ottobre 1987, il Cardinale Ballestrero ha annunciato ai sei laboratori che solo tre di loro, quelli di Oxford, Tucson e Zurigo, avrebbero partecipato alla datazione. L'unica istituzione con compiti di supervisione sarebbe stata il Museo Britannico, guidato da Michael Tite.

I campioni sono stati prelevati il 21 aprile 1988 nel Duomo. Erano presenti il Cardinale Ballestrero, quattro sacerdoti, il portavoce dell'Arcidiocesi Luigi Gonella, fotografi, un cineoperatore, Michael Tite e i rappresentanti dei laboratori.

I pezzi originali e quelli di controllo sono stati collocati in 12 cilindri metallici identici. La datazione delle parti di controllo, che in origine si era stabilito dovesse rimanere sconosciuta, è stata pubblicata da “L'Osservatore Romano” il 23 aprile. Questa fuga di notizie, insieme alle violazioni del protocollo, ha appannato la credibilità di questa fase del procedimento, alimentando i sospetti di manipolazione.

I laboratori non hanno lavorato separatamente e in contemporanea. Tucson ha realizzato le prove a maggio, Zurigo a giugno e Oxford ad agosto, scambiando informazioni nel frattempo. Il quotidiano “Avvenire” ha pubblicato il 14 ottobre la notizia che i direttori dei tre laboratori si erano riuniti segretamente in Svizzera, fatto poi confermato dagli interessati.

Il 28 settembre 1988, il direttore del Museo Britannico e coordinatore dello studio, Michael Tite, ha comunicato i risultati ufficiali all'Arcidiocesi di Torino e alla Santa Sede. Il 13 ottobre, il Cardinale Ballestrero li ha annunciati pubblicamente.

Il documentario italiano del 2008 “Sindone, Prove a Confronto”, di David Rolf, suggerisce che le parti scelte per la datazione non potevano dare un risultato preciso. Si dice che la quantità di carbonio 14 trovata potrebbe essere stata significativamente intaccata dal clima, dai metodi di conservazione utilizzati nel corso dei secoli e dal carbonio sprigionato dall'incendio che danneggiò il sudario.

Il Cardinale Ballestrero, poco prima della morte, nel 1998, disse in un'intervista pubblicata il 5 settembre 1997 dal quotidiano tedesco Die Welt: “A mio avviso, la Santa Sindone di Torino è autentica. Le analisi al radiocarbonio, che la facevano risalire al Medioevo, sembra siano state realizzate senza le cure dovute”.

La tradizione della Chiesa, anche se non “scientifica”, sostiene che Tommaso e Giuda Taddeo (il Taddeo dei 70, Taddeo di Edessa) si recarono a Edessa nel 33 d.C. Una leggenda afferma che portavano con sé un telo con l'immagine di Gesù.

Nel 544 d.C., un telo con un'immagine che si crede sia di Cristo venne trovata sopra una delle porte di Edessa, nelle pareti della città. Gregorio Referendarius di Costantinopoli descrisse in seguito il telo come un'immagine di un corpo intero con macchie di sangue.

La questione è semplice: se nel 1988 sono state compiute prove su un campione che non era della Sindone originale, o che era stato contaminato nel corso dei secoli, allora la datazione non ha senso.

Il velo della Veronica

Un'immagine altrettanto misteriosa ma meno conosciuta si trova nella cittadina di Manoppello. E' un piccolo telo che molta gente ritiene il vero “velo della Veronica”. Sono andato a Manoppello per vederlo. Se lo si guarda direttamente sembra trasparente, ma se si rimane a quasi un metro al lato, o a una certa distanza, si può vedere il volto di un uomo giovane, con gli occhi aperti.

Quello che alcuni credono di questo telo è ancor più drammatico della Sindone di Torino. Pensano che si tratti del velo che copriva il volto di Gesù nella tomba, e che ciò che si vede nell'immagine sia il volto di Cristo al momento della resurrezione, quando apre gli occhi.

Benedetto XVI ha visitato Manoppello nel settembre 2006.

E' entrato nel santuario e ha pregato davanti all'altare per circa cinque minuti, poi si è recato dietro a questo e ha pregato davanti alla reliquia, conosciuta come il “Volto Santo” e il “Velo della Veronica”.

Il Papa non ha parlato delle origini del velo.

“Questo è il senso anche di questa mia visita. Insieme cerchiamo di conoscere sempre meglio il volto del Signore e dal volto del Signore attingiamo questa forza di amore e di pace che ci mostra anche la strada della nostra vita”, ha detto in quell'occasione.

Qualunque sia la verità su queste immagini, il fatto fondamentale è che ci riportano il volto di Gesù.

Cristo stesso ci ha detto di guardare il volto di chi ci circonda, del più piccolo dei suoi fratelli. E' questo il volto che dobbiamo cercare.

 -------

*Robert Moynihan è fondatore e direttore della rivista mensile Inside the Vatican. E' autore del libro “Let God’s Light Shine Forth: the Spiritual Vision of Pope Benedict XVI” (2005, Doubleday). Tiene un blog su www.insidethevatican.com e può essere contattato all'indirizzo editor@insidethevatican.com.

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30/11/2009 06:06

Ostensione, il Papa cambia platea

ERICA DI BLASI

Repubblica — 28 novembre 2009 pagina 11 sezione: TORINO

PIAZZA del Duomo è troppo piccola.
Così la messa celebrata dal Papa in occasione dell' Ostensione della Sindone, sarà trasferita in piazza San Carlo. «Abbiamo preso questa decisione - spiega monsignor Giuseppe Ghiberti, vicepresidente del Comitato per l' Ostensione - per l' elevata affluenza di fedeli che, secondo le previsioni, arriveranno nel capoluogo piemontese per vedere il Papa.
Piazza San Carlo è una piazza bella, unitaria e soprattutto è capace di contenere tra le 50 e le 60mila persone. Senza contare che se l' affluenza dovesse essere ancora superiore, i fedeli potranno trovare posto nelle due ali laterali di via Roma». Una soluzione che ha subito raccolto il plauso del Comune. «Celebrare la messa in piazza del Duomo - concorda l' assessore alla Cultura Fiorenzo Alfieri - non avrebbe permesso a tutti i partecipanti di assistere all' evento. Piazza San Carlo, a maggior ragione adesso che è stata pedonalizzata, si presta meglio. Monteremo le tribune tra le due chiese e un maxischermo dietro al monumento». Intanto, in vista dell' Ostensione, in programma a Torino dal 23 aprile al 10 maggio 2010, fervono i preparativi. Per l' evento sono stati reclutati 4mila volontari e il sito web è già pronto. Accessibile proprio a tutti: tra le lingue inserite su Internet, all' indirizzo www. sindone. org, compare infatti anche il russo, con tutte le informazioni in cirillico. «Si tratta - sottolineano i curatori del sito - di un gesto di attenzione verso i milioni di fedeli che vivono in quei Paesi dell' Europa orientale e dove il Cristianesimo, cattolico e ortodosso, ha profonde radici. La traduzione in russo, inoltre, vuole essere un servizio utilea tutte quelle persone che dalla Russia o dalle Repubbliche dell' Est europeo verranno a Torino per vedere il Sacro Telo». Il portale
www. sindone. org è online, rivisitato per l' Ostensione 2010, dallo scorso 19 ottobre e nelle prime 5 settimane ha fatto registrare oltre 410mila contatti.
Sul sito dal 1 dicembre sarà possibile prenotare gratuitamente la visita alla Sindone: per il call center bisognerà invece attendere il primo gennaio. Nei prossimi giorni partirà anche un concorso-laboratorio di scrittura e multimediale rivolto agli studenti delle scuole elementari, medie e superiori. L' iniziativa è promossa dall' ufficio scolastico regionale in collaborazione con la diocesi di Torino e il Comitato per l' Ostensione della Sindone.
I migliori elaborati saranno premiati ed esposti nei giorni dell' ostensione mentre la classe vincitrice riceverà una lavagna interattiva multimediale. «Il concorso - concludono i promotori - servirà ad aiutare i bambini che frequentano le elementari a conoscere meglio il personaggio di Gesù, le sue caratteristiche e la storia essenziale della Sindone».

© Copyright Repubblica (Torino), 28 novembre 2009 consultabile online anche
qui.
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05/02/2010 19:05

Le iniziative di «Imago Veritatis» per l'ostensione della sacra Sindone

Il mistero ha un volto e un corpo


di Raffaele Alessandrini

Se al mistero volessimo dare un volto e un corpo, come non pensare al sembiante e alla carne dell'Uomo della Sindone? Non è forse individuabile proprio nel mistero del "dolore e della morte la carta d'identità dell'uomo?". Così l'arcivescovo Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio Consiglio della Cultura sottolineando che innumerevoli artisti nel corso dei secoli, richiamandosi alla Sindone di Torino si sono interrogati nei modi e negli idiomi più diversi. Volto umano o volto divino?

Quel volto non rappresentabile dell'Antico Testamento, quella voce senza immagine del roveto ardente, e che pure in modo ineffabile si era rivelato a Mosè parlandogli "bocca a bocca", a un certo punto ha manifestato il suo volto storico. Come ricorda il Vangelo di Giovanni, il Lògos si fa carne; e si introduce nella vicenda dell'uomo condividendone la sorte:  una condivisione che giunge fino "a penetrare nella galleria oscura del dolore e della morte"; fino al "tradimento degli amici"; fino alla sofferenza e al silenzio di Dio; fino alla morte più brutta.

 Monsignor Ravasi ha parlato in occasione della presentazione ufficiale delle iniziative culturali che accompagneranno l'ostensione del sacro lino di Torino, il 4 febbraio a Roma, all'Ambasciata d'Italia presso la Santa Sede. Le iniziative realizzate in collaborazione con l'Associazione Sant'Anselmo, secondo il progetto "Imago Veritatis", sono due e consistono nella mostra "Gesù. Il volto, il corpo nell'arte" promossa e organizzata dal Consorzio di Valorizzazione Culturale la Venaria Reale con il patrocinio del Pontificio Consiglio della Cultura e nel concorso per le scuole "L'uomo della Sindone. Il volto e il corpo di Cristo".
Dopo il saluto dall'ambasciatore Antonio Zanardi Landi, e l'introduzione di Ravasi, hanno preso la parola Andrea Gianni del direttivo di "Imago Veritatis" e presidente dell'Associazione Sant'Anselmo e monsignor Giuseppe Ghiberti presidente della Commissione diocesana Sindone di Torino. Gianni ha illustrato la storia dell'Associazione Sant'Anselmo da dieci anni impegnata a "guardare oltre" nel campo dell'editoria e della formazione storica, teologica e religiosa italiana. Ora nell'ambito della Sant'Anselmo è nata "Imago Veritatis", un progetto - sottolinea Gianni - "approvato dall'attuale segretario della Conferenza episcopale italiana monsignor Mariano Crociata, per la comunicazione della cultura cristiana attraverso la bellezza del cristianesimo così abbondantemente consegnata a uno dei migliori testimoni che si possa trovare:  l'arte. Ma l'arte è esperienza spirituale in sé, cioè, primo testimone di quel senso religioso che è insito in ogni uomo, credente o meno che divenga". E nel caso specifico della Sindone, al richiamo all'immagine del Dio fatto uomo, nonché alla storicità e alla fisicità del Cristo, come non riconoscere in essa - conclude Gianni - l'imago veritatis per eccellenza? Di quel lenzuolo in lino antico, tessuto a spina di pesce, lungo 4 metri e 42 centimetri e largo 1 metro e 12 - come ha ricordato monsignor Ghiberti - al di là degli studi, delle congetture e delle interpretazioni, non va mai trascurata la dimensione primaria che è quella della devozione e nell'essere segno di un fatto:  "la Sindone si presenta anzitutto per ciò che è". Un invito a misurarsi con la persona e con quella persona.

Ma questa persona la conosciamo davvero? E soprattutto la conoscono i giovani di oggi? A tale proposito è intervenuta Lucetta Scaraffia dell'università di Roma La Sapienza che illustrando la seconda iniziativa di "Imago Veritatis" - riguardante il concorso per alunni e studenti delle scuole del Piemonte, "Il volto e il corpo di Cristo" - ha osservato come molti ragazzi oggi non sappiano più chi sia Gesù. Non di rado lo ritengono una figura lontana, astratta e sorpassata come una divinità esotica o del mondo classico. Ma, al di là delle convinzioni religiose, Gesù è una figura storica e dunque - sottolinea Scaraffia - il concorso tende a sollecitare la curiosità e l'interesse dei più giovani, chiamati a confrontarsi con una serie di raffigurazioni del Cristo su cui riflettere per poi esprimersi nei modi a loro più consoni e consueti quali un tema, una riflessione, un disegno e così via.

Da ultimo il direttore della Venaria Reale Alberto Vanelli ha illustrato l'eccezionale complesso architettonico e urbanistico della reggia barocca di Venaria la cui magnificenza fu ispirata a metà del Seicento da Carlo Emanuele ii di Savoia e che ora è divenuta simbolo di modernità e di cultura. Per l'opera di restauro di questa "Versailles piemontese" - nel suo genere l'intervento di recupero più grande tra tutti quelli realizzati fino ad ora in Europa - ci sono voluti duecento milioni di euro.

La reggia che ha già ospitato attività espositive, convegni, concerti e si prepara ad accogliere la grande esposizione d'arte - curata da monsignor Timothy Verdon, della Stanford University e canonico del Duomo di Firenze - dal 2007 a ora ha già accolto oltre due milioni di visitatori. Verdon, collaboratore del nostro giornale, è tra i massimi conoscitori di arte sacra ed è coadiuvato da un comitato scientifico composto da Lucetta Scaraffia, Michele Bacci (università di Siena), Andrea Longhi (Politecnico di Torino), Andrea Gianni (Associazione Sant'Anselmo). Composta di opere di pittura e di scultura dal paleocristiano al barocco, la mostra "si pone in parallelo all'Ostensione mettendo in luce la prospettiva culturale di cui l'evento religioso fa parte".

Mentre a Torino i pellegrini pregheranno di fronte al sacro lino - ha detto ancora il curatore dell'esposizione - la mostra della reggia di Venaria consentirà ai visitatori di riscoprire e di riflettere sulla centralità del corpo nel pensiero europeo, e d'interrogarsi sulla dimensione corporea e l'identità divina impliciti nella venerazione della Sindone e della Veronica. L'intera mostra è introdotta da un breve percorso storico-artistico, inteso a rammentare alcuni passaggi fondamentali per la rappresentazione del corpo in Occidente, "dall'assimilazione paleocristiana, del naturalismo grecoromano, alla spiritualizzazione bizantina fino alla nuova enfasi del primo francescanesimo per giungere alla riscoperta dell'estetica classica nel "protorinascimento" nel Duecento".


(©L'Osservatore Romano - 6 febbraio 2010)
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Domenica il Pontefice a Torino per l'ostensione della Sindone

Una nuova carica di energia spirituale


di Severino Poletto
Cardinale arcivescovo di Torino

Torino in queste settimane è come trasformata. Lungo le strade che conducono alla città si susseguono pullman gremiti di pellegrini. Il centro pullula di passanti. Se ci si sofferma davanti alla cattedrale, si ode l'eco di tutti i dialetti d'Italia e i fonemi di molte lingue del mondo.

Ma non appena si varca il portale del duomo vi regna il silenzio, spezzato soltanto dalla tenue voce dei volontari che, a turno, guidano nella preghiera quanti sostano davanti al telo sindonico e dal calpestio dei passi di coloro che, attraverso un lungo percorso di preparazione, si portano là davanti. Sono davvero moltissimi i volti di quanti si sforzano di decifrare i contorni del volto dell'uomo della Sindone ed essere così messi in contatto, per suo mezzo, col volto di Cristo. È evidente, infatti, che questa fiumana di gente si spiega anche con la curiosità, l'interesse per il misterioso, la voglia di partecipare a un evento. Ma è altrettanto chiaro che, per la stragrande maggioranza, quel lenzuolo rimanda alla memoria benedetta del Signore Gesù ed è un modo per appagare il desiderio di contemplare il suo volto. "Il tuo volto, Signore, io cerco; non nascondermi il tuo volto" (Salmo 27). Non riesco davvero a guardare le migliaia di persone che stanno riempiendo Torino in questi giorni, senza vedervi incarnate queste parole del salmo. Così come mi è difficile accostare questi pellegrini senza immaginare le sofferenze che, nei loro corpi o nei loro cuori, hanno sopportato o sopportano e che ora vengono con fiduciosa preghiera ad accostare alle ferite di Cristo.

Come Chiesa che è in Torino ci siamo preparati a questa ostensione della Sindone per un intero anno, perché essa fosse anche per noi un'occasione di conversione e familiarità con il Signore. Ho proposto di camminare verso questo evento, meditando su questo tema:  Passio Christi, Passio hominis, cioè sui patimenti di Cristo, come luogo in cui si rivela l'amore appassionato di Dio per l'uomo, e sui patimenti umani, che cercano luce e conforto nella croce di Gesù.

Così facendo, abbiamo anche inteso prepararci ad accogliere i pellegrini di queste settimane. Domenica, ce ne sarà uno di assoluta eccezione, Papa Benedetto XVI. Sono sicuro di interpretare il sentimento di tutta la Chiesa torinese e dell'intera città nel dire che stiamo attendendo il Papa con grande gioia e trepidazione, sin dal momento in cui abbiamo avuto la certezza della sua visita alla Sindone e alla nostra città. E ora che è finalmente arrivato il momento, siamo desiderosi di potergli esprimere tutto l'affetto che nutriamo per lui e di accogliere, come dono prezioso, la sua presenza tra noi perché in lui vediamo il vicario di Cristo e il successore di Pietro che viene per confermarci nella fede e per incoraggiarci nel nostro impegno di testimonianza cristiana.

La sua visita la sentiamo come una grazia speciale per la nostra Chiesa. Essa sembra sposarsi bene con questo momento di internazionalizzazione che stiamo vivendo e pare svelarcene la profondità. La presenza del Papa, infatti, ci aiuterà a percepire, vivere e approfondire il senso e la ricchezza della cattolicità della Chiesa, che vuole raggiungere tutti gli uomini, qualunque sia il colore della loro pelle, la provenienza, la cultura, il censo. Specie nel momento della celebrazione eucaristica da lui presieduta noi saremo stimolati ad allargare i confini del cuore per sentirci in comunione con tutti i cristiani sparsi nel mondo e sapremo, con maggiore consapevolezza, di dover metterci con generosità a disposizione di tutta la Chiesa. La presenza del Papa ci aiuterà, infatti, a non porre troppe attenzioni alle nostre stanchezze, ma a vedere i doni che il Signore risorto continua a fare alla sua Chiesa universale. Inoltre essa ci sarà di stimolo a essere fedeli, fino in fondo, alla vocazione che la Chiesa torinese sembra aver ricevuto col dono dei suoi santi sociali, simbolo di una comunità cristiana che è sempre stata e continua a essere capace di una carità intelligente verso i più poveri e gli emarginati, come ancora oggi si può riscontrare nella generosità di molti preti, religiosi e laici di questa diocesi.

Il Papa troverà a Torino una Chiesa viva che non arretra di fronte alle sfide della modernità sapendo di avere, oggi più che mai, il compito di portare la sua testimonianza di fede in una società sempre più secolarizzata.
Ciò che anima particolarmente la nostra attesa del Pontefice è un sentimento di grande fiducia perché vediamo in lui il testimone coraggioso e appassionato della fede in Gesù, per cui ci attendiamo di essere da lui sostenuti e incoraggiati nella nostra stessa fede. Per molti di noi, essa è vissuta e testimoniata in contesti talvolta scristianizzati od ostili, spesso indifferenti. Per questo la parola del Papa sarà per noi una nuova carica di energia spirituale:  ci impegniamo ad accoglierla e custodirla nei nostri cuori, nella certezza che essa ci sosterrà nel nostro compito di seguire il Signore Gesù nei diversi contesti della nostra esistenza. Il Papa ci aiuterà anche a riconoscere i molteplici e confortanti segni della presenza del Signore in mezzo a noi e a saper leggere, nella fede, le situazioni di fatica che la nostra città vive, specialmente negli ammalati, in chi ha perduto il lavoro, negli immigrati, in chi è solo.
L'immagine sindonica sta dimostrando quanti frutti di commozione e di fede essa dona ai numerosi pellegrini e anche quanto desiderio di conversione suscita nei cuori.

Chiedo al Signore che la presenza di Benedetto XVI, il quale insieme con noi si fermerà in meditazione orante davanti a quel santo lino, susciti in tutti un rinnovato slancio di impegno missionario per poter essere con la parola, e soprattutto con la vita, testimoni credibili dell'infinito amore di Dio.

Affido all'intercessione della Vergine Consolata, patrona della nostra arcidiocesi, questa visita pastorale del Papa a Torino, con la certezza che essa segnerà un momento memorabile di grazia non solo per il momento presente, ma soprattutto per il futuro della nostra Chiesa e della nostra città.



(©L'Osservatore Romano - 1 ° maggio 2010)
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Pope Benedict XVI celebrates a mass at San Carlo square in central Turin on May 2, 2010. Pope Benedict XVI will bow before the Shroud of Turin, the object of both bafflement and veneration believed by many to be the burial cloth of Jesus Christ.'It will be a propitious occasion to contemplate this mysterious visage that speaks silently to the heart of men, inviting them to recognise the face of God,' Benedict said in 2008 as he announced the planned new exposition of the mysterious cloth. The 83-year-old pontiff, in his one day visit in Turin, will celebrate an open-air mass in Piazza San Carlo next to the Turin Cathedral housing the shroud, meetings with youths and a visit to a centre for severely handicapped people.
A view of San Carlo's Square is seen as Pope Benedict XVI held a mass in Turin May 2, 2010.
A poster announcing the visit of the Pope is seen in the San Lorenzo church in central Turin on May 1, 2010. Pope Benedict XVI will bow, on May 2, before the Shroud of Turin, the object of both bafflement and veneration believed by many to be the burial cloth of Jesus Christ.'It will be a propitious occasion to contemplate this mysterious visage that speaks silently to the heart of men, inviting them to recognise the face of God,' Benedict said in 2008 as he announced the planned new exposition of the mysterious cloth. The 83-year-old pontiff, in his one day visit in Turin, will celebrate an open-air mass in Piazza San Carlo next to the Turin Cathedral housing the shroud, meetings with youths and a visit to a centre for severely handicapped people.
Pope Benedict XVI waves as he arrives for a mass in San Carlo's Square in Turin May 2, 2010.
Turin's faithfuls pray as Pope Benedict XVI celebrates mass at San Carlo square in central Turin on May 2, 2010. Pope Benedict XVI will bow before the Shroud of Turin, the object of both bafflement and veneration believed by many to be the burial cloth of Jesus Christ.'It will be a propitious occasion to contemplate this mysterious visage that speaks silently to the heart of men, inviting them to recognise the face of God,' Benedict said in 2008 as he announced the planned new exposition of the mysterious cloth. The 83-year-old pontiff, in his one day visit in Turin, will celebrate an open-air mass in Piazza San Carlo next to the Turin Cathedral housing the shroud, meetings with youths and a visit to a centre for severely handicapped people.
Turin's faithfuls hold the Vatican flag as they wait for the arrival of Pope Benedict XVI at San Carlo square in central Turin on May 2, 2010. Pope Benedict XVI will bow before the Shroud of Turin, the object of both bafflement and veneration believed by many to be the burial cloth of Jesus Christ.'It will be a propitious occasion to contemplate this mysterious visage that speaks silently to the heart of men, inviting them to recognise the face of God,' Benedict said in 2008 as he announced the planned new exposition of the mysterious cloth. The 83-year-old pontiff, in his one day visit in Turin, will celebrate an open-air mass in Piazza San Carlo next to the Turin Cathedral housing the shroud, meetings with youths and a visit to a centre for severely handicapped people.
Pope Benedict XVI waves to faithfuls from the popemobile as he arrives to celebrate a mass at San Carlo square in central Turin on May 2, 2010. Pope Benedict XVI will bow before the Shroud of Turin, the object of both bafflement and veneration believed by many to be the burial cloth of Jesus Christ.'It will be a propitious occasion to contemplate this mysterious visage that speaks silently to the heart of men, inviting them to recognise the face of God,' Benedict said in 2008 as he announced the planned new exposition of the mysterious cloth. The 83-year-old pontiff, in his one day visit in Turin, will celebrate an open-air mass in Piazza San Carlo next to the Turin Cathedral housing the shroud, meetings with youths and a visit to a centre for severely handicapped people.
Pope Benedict XVI gets out of the popemobile as he arrives to celebrate a mass at San Carlo square in central Turin on May 2, 2010. Pope Benedict XVI will bow before the Shroud of Turin, the object of both bafflement and veneration believed by many to be the burial cloth of Jesus Christ.'It will be a propitious occasion to contemplate this mysterious visage that speaks silently to the heart of men, inviting them to recognise the face of God,' Benedict said in 2008 as he announced the planned new exposition of the mysterious cloth. The 83-year-old pontiff, in his one day visit in Turin, will celebrate an open-air mass in Piazza San Carlo next to the Turin Cathedral housing the shroud, meetings with youths and a visit to a centre for severely handicapped people.
Pope Benedict XVI arrives in the popemobile to celebrate a mass at San Carlo square in central Turin on May 2, 2010. Pope Benedict XVI will bow before the Shroud of Turin, the object of both bafflement and veneration believed by many to be the burial cloth of Jesus Christ.'It will be a propitious occasion to contemplate this mysterious visage that speaks silently to the heart of men, inviting them to recognise the face of God,' Benedict said in 2008 as he announced the planned new exposition of the mysterious cloth. The 83-year-old pontiff, in his one day visit in Turin, will celebrate an open-air mass in Piazza San Carlo next to the Turin Cathedral housing the shroud, meetings with youths and a visit to a centre for severely handicapped people.
Cardinal Severino Poletto (L) welcomes Pope Benedict XVI (C) and Turin mayor Sergio Chiamparino (R) as he arrived to celebrate a mass at San Carlo square in central Turin on May 2, 2010. Pope Benedict XVI will bow before the Shroud of Turin, the object of both bafflement and veneration believed by many to be the burial cloth of Jesus Christ.'It will be a propitious occasion to contemplate this mysterious visage that speaks silently to the heart of men, inviting them to recognise the face of God,' Benedict said in 2008 as he announced the planned new exposition of the mysterious cloth. The 83-year-old pontiff, in his one day visit in Turin, will celebrate an open-air mass in Piazza San Carlo next to the Turin Cathedral housing the shroud, meetings with youths and a visit to a centre for severely handicapped people.
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Cardinal Severino Poletto (L) exchanges gifts with Pope Benedict XVI upon his arrival to celebrate a mass at San Carlo square in central Turin on May 2, 2010. Pope Benedict XVI will bow before the Shroud of Turin, the object of both bafflement and veneration believed by many to be the burial cloth of Jesus Christ.'It will be a propitious occasion to contemplate this mysterious visage that speaks silently to the heart of men, inviting them to recognise the face of God,' Benedict said in 2008 as he announced the planned new exposition of the mysterious cloth. The 83-year-old pontiff, in his one day visit in Turin, will celebrate an open-air mass in Piazza San Carlo next to the Turin Cathedral housing the shroud, meetings with youths and a visit to a centre for severely handicapped people.
Pope Benedict XVI waves to faithfuls as he arrives to celebrate a mass at San Carlo square in central Turin on May 2, 2010. Pope Benedict XVI will bow before the Shroud of Turin, the object of both bafflement and veneration believed by many to be the burial cloth of Jesus Christ.'It will be a propitious occasion to contemplate this mysterious visage that speaks silently to the heart of men, inviting them to recognise the face of God,' Benedict said in 2008 as he announced the planned new exposition of the mysterious cloth. The 83-year-old pontiff, in his one day visit in Turin, will celebrate an open-air mass in Piazza San Carlo next to the Turin Cathedral housing the shroud, meetings with youths and a visit to a centre for severely handicapped people.
Pope Benedict XVI waves to faithfuls as he arrives to celebrate a mass at San Carlo square in central Turin on May 2, 2010. Pope Benedict XVI will bow before the Shroud of Turin, the object of both bafflement and veneration believed by many to be the burial cloth of Jesus Christ.'It will be a propitious occasion to contemplate this mysterious visage that speaks silently to the heart of men, inviting them to recognise the face of God,' Benedict said in 2008 as he announced the planned new exposition of the mysterious cloth. The 83-year-old pontiff, in his one day visit in Turin, will celebrate an open-air mass in Piazza San Carlo next to the Turin Cathedral housing the shroud, meetings with youths and a visit to a centre for severely handicapped people.
Pope Benedict XVI incenses the altar as he arrives to celebrate mass at San Carlo square in central Turin on May 2, 2010. Pope Benedict XVI will bow before the Shroud of Turin, the object of both bafflement and veneration believed by many to be the burial cloth of Jesus Christ.'It will be a propitious occasion to contemplate this mysterious visage that speaks silently to the heart of men, inviting them to recognise the face of God,' Benedict said in 2008 as he announced the planned new exposition of the mysterious cloth. The 83-year-old pontiff, in his one day visit in Turin, will celebrate an open-air mass in Piazza San Carlo next to the Turin Cathedral housing the shroud, meetings with youths and a visit to a centre for severely handicapped people.
Pope Benedict XVI arrives to celebrate a mass at San Carlo square in central Turin on May 2, 2010. Pope Benedict XVI will bow before the Shroud of Turin, the object of both bafflement and veneration believed by many to be the burial cloth of Jesus Christ.'It will be a propitious occasion to contemplate this mysterious visage that speaks silently to the heart of men, inviting them to recognise the face of God,' Benedict said in 2008 as he announced the planned new exposition of the mysterious cloth. The 83-year-old pontiff, in his one day visit in Turin, will celebrate an open-air mass in Piazza San Carlo next to the Turin Cathedral housing the shroud, meetings with youths and a visit to a centre for severely handicapped people.
Pope Benedict XVI ikisses the altar as he celebrates a mass at San Carlo square in central Turin on May 2, 2010. Pope Benedict XVI will bow before the Shroud of Turin, the object of both bafflement and veneration believed by many to be the burial cloth of Jesus Christ.'It will be a propitious occasion to contemplate this mysterious visage that speaks silently to the heart of men, inviting them to recognise the face of God,' Benedict said in 2008 as he announced the planned new exposition of the mysterious cloth. The 83-year-old pontiff, in his one day visit in Turin, will celebrate an open-air mass in Piazza San Carlo next to the Turin Cathedral housing the shroud, meetings with youths and a visit to a centre for severely handicapped people.
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Pope Benedict XVI waves at the end of a mass in San Carlo's Square in Turin May 2, 2010.
Cardinal Angelo Sodano (R) applauds Pope Benedict XVI at the end of a mass celebrated at San Carlo square in central Turin on May 2, 2010. Pope Benedict XVI will bow before the Shroud of Turin, the object of both bafflement and veneration believed by many to be the burial cloth of Jesus Christ.'It will be a propitious occasion to contemplate this mysterious visage that speaks silently to the heart of men, inviting them to recognise the face of God,' Benedict said in 2008 as he announced the planned new exposition of the mysterious cloth. The 83-year-old pontiff, in his one day visit in Turin, will celebrate an open-air mass in Piazza San Carlo next to the Turin Cathedral housing the shroud, meetings with youths and a visit to a centre for severely handicapped people.
TURIN, ITALY - MAY 02:  Atmosphere during the Holy Mass celebrated by Pope Benedict XVI in Piazza San Carlo on May 2, 2010 in Turin, Italy. Later in the day Pope Benedict XVI will meet with young people and then pray before the Holy Shroud, one of the most important relics in Christianity.
TURIN, ITALY - MAY 02:  Atmosphere during the Holy Mass celebrated by Pope Benedict XVI in Piazza San Carlo on May 2, 2010 in Turin, Italy. Later in the day Pope Benedict XVI will meet with young people and then pray before the Holy Shroud, one of the most important relics in Christianity.
Pope Benedict XVI gives the communion to a nun during a mass at San Carlo square in central Turin on May 2, 2010. Pope Benedict XVI will bow before the Shroud of Turin, the object of both bafflement and veneration believed by many to be the burial cloth of Jesus Christ.'It will be a propitious occasion to contemplate this mysterious visage that speaks silently to the heart of men, inviting them to recognise the face of God,' Benedict said in 2008 as he announced the planned new exposition of the mysterious cloth. The 83-year-old pontiff, in his one day visit in Turin, will celebrate an open-air mass in Piazza San Carlo next to the Turin Cathedral housing the shroud, meetings with youths and a visit to a centre for severely handicapped people.
TURIN, ITALY - MAY 02:  Pope Benedict XVI celebrates a Holy Mass in Piazza San Carlo on May 2, 2010 in Turin, Italy. Later in the day Pope Benedict XVI will meet with young people and then pray before the Holy Shroud, one of the most important relics in Christianity.
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02/05/2010 15:25

 



SANTA MESSA DEL PAPA A TORINO: LE FOTO

Concelebrazione Eucaristica in Piazza San Carlo

OMELIA DEL SANTO PADRE

Cari fratelli e sorelle!

Sono lieto di trovarmi con voi in questo giorno di festa e di celebrare per voi questa solenne Eucaristia. Saluto ciascuno dei presenti, in particolare il Pastore della vostra Arcidiocesi, il Cardinale Severino Poletto, che ringrazio per le calorose espressioni rivoltemi a nome di tutti. Saluto anche gli Arcivescovi e i Vescovi presenti, i Sacerdoti, i Religiosi e le Religiose, i rappresentanti delle Associazioni e dei Movimenti ecclesiali. Rivolgo un deferente pensiero al Sindaco, Dottor Sergio Chiamparino, grato per il cortese indirizzo di saluto, al rappresentante del Governo ed alle Autorità civili e militari, con un particolare ringraziamento a quanti hanno generosamente offerto la loro collaborazione per la realizzazione di questa mia Visita pastorale. Estendo il mio pensiero a quanti non hanno potuto essere presenti, in modo speciale agli ammalati, alle persone sole e a quanti si trovano in difficoltà. Affido al Signore la città di Torino e tutti i suoi abitanti in questa celebrazione eucaristica, che, come ogni domenica, ci invita a partecipare in modo comunitario alla duplice mensa della Parola di verità e del Pane di vita eterna.

Siamo nel tempo pasquale, che è il tempo della glorificazione di Gesù. Il Vangelo che abbiamo ascoltato poc’anzi ci ricorda che questa glorificazione si è realizzata mediante la passione. Nel mistero pasquale passione e glorificazione sono strettamente legate fra loro, formano un’unità inscindibile. Gesù afferma: «Ora il Figlio dell’uomo è stato glorificato, e Dio è stato glorificato in lui» (Gv 13,31) e lo fa quando Giuda esce dal Cenacolo per attuare il piano del suo tradimento, che condurrà alla morte del Maestro: proprio in quel momento inizia la glorificazione di Gesù. L’evangelista Giovanni lo fa comprendere chiaramente: non dice, infatti, che Gesù è stato glorificato solo dopo la sua passione, per mezzo della risurrezione, ma mostra che la sua glorificazione è iniziata proprio con la passione. In essa Gesù manifesta la sua gloria, che è gloria dell’amore, che dona tutto se stesso. Egli ha amato il Padre, compiendo la sua volontà fino in fondo, con una donazione perfetta; ha amato l’umanità dando la sua vita per noi. Così già nella sua passione viene glorificato, e Dio viene glorificato in lui. Ma la passione è soltanto un inizio. Per questo Gesù afferma che la sua glorificazione sarà anche futura (cfr v. 32). Poi il Signore, nel momento in cui annuncia la sua partenza da questo mondo (cfr v. 33), quasi come testamento ai suoi discepoli per continuare in modo nuovo la sua presenza in mezzo a loro, dà ad essi un comandamento: «Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri. Come io ho amato voi, così amatevi gli uni gli altri» (v. 34). Se ci amiamo gli uni gli altri, Gesù continua ad essere presente in mezzo a noi.

Gesù parla di un “comandamento nuovo”. Ma qual è la sua novità? Già nell’Antico Testamento Dio aveva dato il comando dell’amore; ora, però, questo comandamento è diventato nuovo, in quanto Gesù vi apporta un’aggiunta molto importante: «Come io ho amato voi, così amatevi gli uni gli altri». Ciò che è nuovo è proprio questo “amare come Gesù ha amato”.
 

L’Antico Testamento non presentava nessun modello di amore, ma formulava soltanto il precetto di amare. Gesù invece ci ha dato se stesso come modello e fonte di amore. Si tratta di un amore senza limiti, universale, in grado di trasformare anche tutte le circostanze negative e tutti gli ostacoli in occasioni per progredire nell’amore.

Nei secoli passati la Chiesa che è in Torino ha conosciuto una ricca tradizione di santità e di generoso servizio ai fratelli – come hanno ricordato il Cardinale Arcivescovo e il Signor Sindaco – grazie all’opera di zelanti sacerdoti, religiosi e religiose di vita attiva e contemplativa e di fedeli laici. Le parole di Gesù acquistano, allora, una risonanza particolare per questa Chiesa, una Chiesa generosa e attiva, a cominciare dai suoi preti. Dandoci il comandamento nuovo, Gesù ci chiede di vivere il suo stesso amore, che è il segno davvero credibile, eloquente ed efficace per annunciare al mondo la venuta del Regno di Dio. Ovviamente con le nostre sole forze siamo deboli e limitati.

C’è sempre in noi una resistenza all’amore e nella nostra esistenza ci sono tante difficoltà che provocano divisioni, risentimenti e rancori. Ma il Signore ci ha promesso di essere presente nella nostra vita, rendendoci capaci di questo amore generoso e totale, che sa vincere tutti gli ostacoli. Se siamo uniti a Cristo, possiamo amare veramente in questo modo. Amare gli altri come Gesù ci ha amati è possibile solo con quella forza che ci viene comunicata nel rapporto con Lui, specialmente nell’Eucaristia, in cui si rende presente in modo reale il suo Sacrificio di amore che genera amore.

Vorrei dire, allora, una parola d’incoraggiamento in particolare ai Sacerdoti e ai Diaconi di questa Chiesa, che si dedicano con generosità al lavoro pastorale, come pure ai Religiosi e alle Religiose.

A volte, essere operai nella vigna del Signore può essere faticoso, gli impegni si moltiplicano, le richieste sono tante, i problemi non mancano: sappiate attingere quotidianamente dal rapporto di amore con Dio nella preghiera la forza per portare l’annuncio profetico di salvezza; ri-centrate la vostra esistenza sull’essenziale del Vangelo; coltivate una reale dimensione di comunione e di fraternità all’interno del presbiterio, delle vostre comunità, nei rapporti con il Popolo di Dio; testimoniate nel ministero la potenza dell’amore che viene dall’Alto.

La prima lettura che abbiamo ascoltato, ci presenta proprio un modo particolare di glorificazione di Gesù: l’apostolato e i suoi frutti. Paolo e Barnaba, al termine del loro primo viaggio apostolico, ritornano nelle città già visitate e rianimano i discepoli, esortandoli a restare saldi nella fede, perché, come essi dicono, «dobbiamo entrare nel regno di Dio attraverso molte tribolazioni» (At 14,22). La vita cristiana, cari fratelli e sorelle, non è facile; so che anche a Torino non mancano difficoltà, problemi, preoccupazioni: penso, in particolare, a quanti vivono concretamente la loro esistenza in condizioni di precarietà, a causa della mancanza del lavoro, dell’incertezza per il futuro, della sofferenza fisica e morale; penso alle famiglie, ai giovani, alle persone anziane che spesso vivono la solitudine, agli emarginati, agli immigrati. Sì, la vita porta ad affrontare molte difficoltà, molti problemi, ma è proprio la certezza che ci viene dalla fede, la certezza che non siamo soli, che Dio ama ciascuno senza distinzione ed è vicino a ciascuno con il suo amore, che rende possibile affrontare, vivere e superare la fatica dei problemi quotidiani. E’ stato l’amore universale di Cristo risorto a spingere gli apostoli ad uscire da se stessi, a diffondere la parola di Dio, a spendersi senza riserve per gli altri, con coraggio, gioia e serenità. Il Risorto possiede una forza di amore che supera ogni limite, non si ferma davanti ad alcun ostacolo. E la Comunità cristiana, specialmente nelle realtà più impegnate pastoralmente, deve essere strumento concreto di questo amore di Dio.

Esorto le famiglie a vivere la dimensione cristiana dell’amore nelle semplici azioni quotidiane, nei rapporti familiari superando divisioni e incomprensioni, nel coltivare la fede che rende ancora più salda la comunione. Anche nel ricco e variegato mondo dell’Università e della cultura non manchi la testimonianza dell’amore di cui ci parla il Vangelo odierno, nella capacità dell’ascolto attento e del dialogo umile nella ricerca della Verità, certi che è la stessa Verità che ci viene incontro e ci afferra. Desidero anche incoraggiare lo sforzo, spesso difficile, di chi è chiamato ad amministrare la cosa pubblica: la collaborazione per perseguire il bene comune e rendere la Città sempre più umana e vivibile è un segno che il pensiero cristiano sull’uomo non è mai contro la sua libertà, ma in favore di una maggiore pienezza che solo in una “civiltà dell’amore” trova la sua realizzazione. A tutti, in particolare ai giovani, voglio dire di non perdere mai la speranza, quella che viene dal Cristo Risorto, dalla vittoria di Dio sul peccato e sulla morte.

La seconda lettura odierna ci mostra proprio l’esito finale della Risurrezione di Gesù: è la Gerusalemme nuova, la città santa, che scende dal cielo, da Dio, pronta come una sposa adorna per il suo sposo (cfr Ap 21,2). Colui che è stato crocifisso, che ha condiviso la nostra sofferenza, come ci ricorda anche, in maniera eloquente, la sacra Sindone, è colui che è risorto e ci vuole riunire tutti nel suo amore. Si tratta di una speranza stupenda, “forte”, solida, perché, come dice l’Apocalisse: «(Dio) asciugherà ogni lacrima dai loro occhi e non vi sarà più la morte né lutto né lamento né affanno, perché le cose di prima sono passate» (21,4).

La sacra Sindone non comunica forse lo stesso messaggio?

In essa vediamo, come specchiati, i nostri patimenti nelle sofferenze di Cristo: “Passio Christi. Passio hominis”. Proprio per questo essa è un segno di speranza: Cristo ha affrontato la croce per mettere un argine al male; per farci intravvedere, nella sua Pasqua, l’anticipo di quel momento in cui anche per noi, ogni lacrima sarà asciugata e non ci sarà più morte, né lutto, né lamento, né affanno.

Il brano dell’Apocalisse termina con l’affermazione: «Colui che sedeva sul trono disse: “Ecco, io faccio nuove tutte le cose”» (21,5). La prima cosa assolutamente nuova realizzata da Dio è stata la risurrezione di Gesù, la sua glorificazione celeste. Essa è l’inizio di tutta una serie di “cose nuove”, a cui partecipiamo anche noi. “Cose nuove” sono un mondo pieno di gioia, in cui non ci sono più sofferenze e sopraffazioni, non c’è più rancore e odio, ma soltanto l’amore che viene da Dio e che trasforma tutto.

Cara Chiesa che è in Torino, sono venuto in mezzo a voi per confermarvi nella fede. Desidero esortarvi, con forza e con affetto, a restare saldi in quella fede che avete ricevuto e che dà senso alla vita; a non perdere mai la luce della speranza nel Cristo Risorto, che è capace di trasformare la realtà e rendere nuove tutte le cose; a vivere in città, nei quartieri, nelle comunità, nelle famiglie, in modo semplice e concreto l’amore di Dio: “Come io ho amato voi, così amatevi gli uni gli altri”.

Amen.

© Copyright 2010 – Libreria Editrice Vaticana


(testo da rivedere alla luce delle aggiunte a braccio)

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VISITA PASTORALE DEL SANTO PADRE BENEDETTO XVI A TORINO (2 MAGGIO 2010)

LE PAROLE DEL PAPA ALLA RECITA DEL REGINA CÆLI IN PIAZZA SAN CARLO

Al termine della Santa Messa celebrata in Piazza San Carlo a Torino, il Papa guida la recita del Regina Cæli. Queste le parole del Santo Padre nell’introdurre la preghiera mariana del tempo pasquale:

PRIMA DEL REGINA CÆLI

Mentre ci avviamo a concludere questa solenne celebrazione, ci rivolgiamo in preghiera a Maria Santissima, che a Torino è venerata quale principale Patrona col titolo di Beata Vergine Consolata.

A Lei affido questa Città e tutti coloro che vi abitano. Veglia, o Maria, sulle famiglie e sul mondo del lavoro; veglia su quanti hanno smarrito la fede e la speranza; conforta i malati, i carcerati e tutti i sofferenti; sostieni, o Aiuto dei Cristiani, i giovani, gli anziani e le persone in difficoltà. Veglia, o Madre della Chiesa, sui Pastori e sull’intera Comunità dei credenti, perché siano “sale e luce” in mezzo alla società.

La Vergine Maria è colei che più di ogni altro ha contemplato Dio nel volto umano di Gesù. Lo ha visto appena nato, mentre, avvolto in fasce, era adagiato in una mangiatoia; lo ha visto appena morto, quando, deposto dalla croce, lo avvolsero in un lenzuolo e lo portarono al sepolcro. Dentro di lei si è impressa l’immagine del suo Figlio martoriato; ma questa immagine è stata poi trasfigurata dalla luce della Risurrezione. Così, nel cuore di Maria, è custodito il mistero del volto di Cristo, mistero di morte e di gloria. Da lei possiamo sempre imparare a guardare Gesù con sguardo d’amore e di fede, a riconoscere in quel volto umano il Volto di Dio.

Alla Madonna Santissima affido con gratitudine quanti hanno lavorato per questa mia Visita, e per l’Ostensione della Sindone. Prego per loro e perché questi eventi favoriscano un profondo rinnovamento spirituale.

Regina Cæli…

© Copyright 2010 – Libreria Editrice Vaticana

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Il papa celebra messa a Torino: ‘Sono vicino a disoccupati e immigrati’

Omelia a sfondo sociale di Benedetto XVI in visita nel capoluogo piemontese per visitare la Sindone.

‘Penso ai giovani e alle famiglie che vivono la solitudine, agli emarginati e agli immigrati

Benedetto XVI esprime vicinanza ai disoccupti e agli stranieri che si trovano nel nostro Paese nel corso dell’omelia che sta tenendo in Piazza San Carlo davanti a una folla di oltre 25mila fedeli.

“So che anche a Torino non mancano difficoltà, problemi, preoccupazioni: penso, in particolare – ha sottolineato – a quanti vivono concretamente la loro esistenza in condizioni di precarietà, a causa della mancanza del lavoro, dell’incertezza per il futuro, della sofferenza fisica e morale; penso alle famiglie, ai giovani, alle persone anziane che spesso vivono la solitudine, agli emarginati, agli immigrati”.

“Sì – ha aggiunto – la vita porta ad affrontare molte difficoltà, molti problemi, ma è proprio la certezza che ci viene dalla fede, la certezza che non siamo soli, che Dio ama ciascuno senza distinzione ed è vicino a ciascuno con il suo amore, che rende possibile affrontare, vivere e superare la fatica dei problemi quotidiani”

“Troppi rancori, divisioni, risentimenti” contraddistinguono la nostra esistenza: ha aggiunto il pontefice nel discorso che tocca da vicino i grandi temi della Chiesa e della società. “Così come io ho amato voi, – aggiunge Ratzinger ispirandosi all’insegnamento di Cristo- così amatevi gli uni con gli altri”. Un comandamento che deve essere seguito , anche se “ovviamente con le nostre forze siamo deboli e limitati”. “C’è sempre in noi – ha spiegato – una resistenza all’amore e nella nostra esistenza ci sono tante difficoltà che provocano divisioni, risentimenti e rancori”.

Benedetto XVI non dimentica i sacerdoti e di diaconi a cui rivolge parole di incoraggiamento, perché, ricorda il Papa “a volte essere operai nella vigna del Signore può essere faticoso”ma dunque bisogna saper “attingere la forza quotidianamente dal rapporto di amore con Dio”

“Vorrei dire – osserva il Ponfice – una parola d’incoraggiamento in particolare ai sacerdoti e ai diaconi di questa chiesa che si dedicano con generosità al lavoro pastorale, come pure ai religiosi e alle religiose. A volte, essere operai nella vigna del Signore può essere faticoso, gli impegni si moltiplicano, le richieste sono tante, i problemi non mancano: sappiate – sollecita Benedetto XVI – attingere quotidianamente dal rapporto di amore con Dio nella preghiera la forza per portare l’annuncio profetico di salvezza”.

“Ri-centrate la vostra esistenza sull’essenziale del Vangelo, coltivate una reale dimensione di comunione e di fraternità all’interno del presbiterio, delle vostre comunità, nei rapporti con il popolo di Dio, testimoniate nel ministero la potenza dell’amore che viene dall’Alto”.

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Pope Benedict XVI (3rd) walks off after praying in front of the Shroud in the Turin cathedral on May 2, 2010. Pope Benedict XVI will bow before the Shroud of Turin, the object of both bafflement and veneration believed by many to be the burial cloth of Jesus Christ.'It will be a propitious occasion to contemplate this mysterious visage that speaks silently to the heart of men, inviting them to recognise the face of God,' Benedict said in 2008 as he announced the planned new exposition of the mysterious cloth. The 83-year-old pontiff, in his one day visit in Turin, will celebrate an open-air mass in Piazza San Carlo next to the Turin Cathedral housing the shroud, meetings with youths and a visit to a centre for severely handicapped people.
Pope Benedict XVI, left, prays in front of the Holy Shroud in Turin's cathedral, Italy, Sunday, May 2, 2010. Benedict XVI took a break Sunday from dealing with the clerical sex abuse scandal to pray before the Shroud of Turin, the linen with an image of a crucified man on it that some believe is Christ's burial cloth and others dismiss as a medieval fake.
Pope Benedict XVI (R) prays in the Cathedral during the Holy Shroud exhibition in Turin May 2, 2010.
Pope Benedict XVI blesses in front of the Shroud in theTurin cathedral on May 2, 2010. Pope Benedict XVI will bow before the Shroud of Turin, the object of both bafflement and veneration believed by many to be the burial cloth of Jesus Christ.'It will be a propitious occasion to contemplate this mysterious visage that speaks silently to the heart of men, inviting them to recognise the face of God,' Benedict said in 2008 as he announced the planned new exposition of the mysterious cloth. The 83-year-old pontiff, in his one day visit in Turin, will celebrate an open-air mass in Piazza San Carlo next to the Turin Cathedral housing the shroud, meetings with youths and a visit to a centre for severely handicapped people.
Pope Benedict XVI prays in front of the Shroud in the Turin cathedral on May 2, 2010. Pope Benedict XVI will bow before the Shroud of Turin, the object of both bafflement and veneration believed by many to be the burial cloth of Jesus Christ.'It will be a propitious occasion to contemplate this mysterious visage that speaks silently to the heart of men, inviting them to recognise the face of God,' Benedict said in 2008 as he announced the planned new exposition of the mysterious cloth. The 83-year-old pontiff, in his one day visit in Turin, will celebrate an open-air mass in Piazza San Carlo next to the Turin Cathedral housing the shroud, meetings with youths and a visit to a centre for severely handicapped people.
Pope Benedict XVI prays in front of the Shroud in the Turin cathedral on May 2, 2010. Pope Benedict XVI will bow before the Shroud of Turin, the object of both bafflement and veneration believed by many to be the burial cloth of Jesus Christ.'It will be a propitious occasion to contemplate this mysterious visage that speaks silently to the heart of men, inviting them to recognise the face of God,' Benedict said in 2008 as he announced the planned new exposition of the mysterious cloth. The 83-year-old pontiff, in his one day visit in Turin, will celebrate an open-air mass in Piazza San Carlo next to the Turin Cathedral housing the shroud, meetings with youths and a visit to a centre for severely handicapped people.
Pope Benedict XVI (2ndR) arrives to pray in front of the Shroud in the Turin cathedral on May 2, 2010. Pope Benedict XVI will bow before the Shroud of Turin, the object of both bafflement and veneration believed by many to be the burial cloth of Jesus Christ.'It will be a propitious occasion to contemplate this mysterious visage that speaks silently to the heart of men, inviting them to recognise the face of God,' Benedict said in 2008 as he announced the planned new exposition of the mysterious cloth. The 83-year-old pontiff, in his one day visit in Turin, will celebrate an open-air mass in Piazza San Carlo next to the Turin Cathedral housing the shroud, meetings with youths and a visit to a centre for severely handicapped people.
Pope Benedict XVI (C, in white) prays in the Cathedral during the Holy Shroud exhibition in Turin May 2, 2010.
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VISITA PASTORALE DEL SANTO PADRE BENEDETTO XVI A TORINO (2 MAGGIO 2010)

DISCORSO DEL SANTO PADRE

Cari giovani di Torino!
Cari giovani che venite dal Piemonte e dalle Regioni vicine!

Sono veramente lieto di essere con voi, in questa mia visita a Torino per venerare la sacra Sindone. Vi saluto tutti con grande affetto e vi ringrazio per l’accoglienza e per l’entusiasmo della vostra fede. Attraverso di voi saluto l’intera gioventù di Torino e delle Diocesi del Piemonte, con una preghiera speciale per i giovani che vivono situazioni di sofferenza, di difficoltà e di smarrimento. Un particolare pensiero e un forte incoraggiamento rivolgo a quanti fra voi stanno percorrendo il cammino verso il sacerdozio, la vita consacrata, come pure verso scelte generose di servizio agli ultimi.

Ringrazio il vostro Pastore, il Cardinale Severino Poletto, per le cordiali espressioni che mi ha rivolto e ringrazio i vostri rappresentanti che mi hanno manifestato i propositi, le problematiche e le attese della gioventù di questa città e regione. Venticinque anni fa, in occasione dell’Anno Internazionale della Gioventù, il venerabile e amato Giovanni Paolo II indirizzò una Lettera apostolica ai giovani e alle giovani del mondo, incentrata sull’incontro di Gesù col giovane ricco di cui ci parla il Vangelo (Lettera ai Giovani, 31 marzo 1985). Proprio partendo da questa pagina (cfr Mc 10,17-22; Mt 19,16-22), che è stata oggetto di riflessione anche nel mio Messaggio di quest’anno per la Giornata Mondiale della Gioventù, vorrei offrirvi alcuni pensieri che vi aiutino nella vostra crescita spirituale e nella vostra missione all’interno della Chiesa e nel mondo.

Il giovane del Vangelo chiede a Gesù: “Che cosa devo fare per avere la vita eterna?”. Oggi non è facile parlare di vita eterna e di realtà eterne, perché la mentalità del nostro tempo ci dice che non esiste nulla di definitivo: tutto muta, e anche molto velocemente. “Cambiare” è diventata, in molti casi, la parola d’ordine, l’esercizio più esaltante della libertà, e in questo modo anche voi giovani siete portati spesso a pensare che sia impossibile compiere scelte definitive, che impegnino per tutta la vita. Ma è questo il modo giusto di usare la libertà? E’ proprio vero che per essere felici dobbiamo accontentarci di piccole e fugaci gioie momentanee, le quali, una volta terminate, lasciano l’amarezza nel cuore? Cari giovani, non è questa la vera libertà, la felicità non si raggiunge così. Ognuno di noi è creato non per compiere scelte provvisorie e revocabili, ma scelte definitive e irrevocabili, che danno senso pieno all’esistenza. Lo vediamo nella nostra vita: ogni esperienza bella, che ci colma di felicità, vorremmo che non avesse mai termine. Dio ci ha creato in vista del “per sempre”, ha posto nel cuore di ciascuno di noi il seme per una vita che realizzi qualcosa di bello e di grande. Abbiate il coraggio delle scelte definitive e vivetele con fedeltà! Il Signore potrà chiamarvi al matrimonio, al sacerdozio, alla vita consacrata, a un dono particolare di voi stessi: rispondetegli con generosità!

Nel dialogo con il giovane, che possedeva molte ricchezze, Gesù indica qual è la ricchezza più grande della vita: l’amore. Amare Dio e amare gli altri con tutto se stessi. La parola amore – lo sappiamo – si presta a varie interpretazioni ed ha diversi significati: noi abbiamo bisogno di un Maestro, Cristo, che ce ne indichi il senso più autentico e più profondo, che ci guidi alla fonte dell’amore e della vita. Amore è il nome proprio di Dio. L’Apostolo Giovanni ce lo ricorda: “Dio è amore”, e aggiunge che “non siamo stati noi ad amare Dio, ma è lui che ha amato noi e ha mandato il suo Figlio”. E “se Dio ci ha amati così, anche noi dobbiamo amarci gli uni gli altri” (1Gv 4,8.10.11). Nell’incontro con Cristo e nell’amore vicendevole sperimentiamo in noi la vita stessa di Dio, che rimane in noi con il suo amore perfetto, totale, eterno (cfr 1Gv 4,12). Non c’è nulla, quindi, di più grande per l’uomo, un essere mortale e limitato, che partecipare alla vita di amore di Dio. Oggi viviamo in un contesto culturale che non favorisce rapporti umani profondi e disinteressati, ma, al contrario, induce spesso a chiudersi in se stessi, all’individualismo, a lasciar prevalere l’egoismo che c’è nell’uomo. Ma il cuore di un giovane è per natura sensibile all’amore vero. Perciò mi rivolgo con grande fiducia a ciascuno di voi e vi dico: non è facile fare della vostra vita qualcosa di bello e di grande, è impegnativo, ma con Cristo tutto è possibile!

Nello sguardo di Gesù che fissa, come dice il Vangelo con amore il giovane, cogliamo tutto il desiderio di Dio di stare con noi, di esserci vicino. C’è un desiderio di Dio che desidera il nostro “sì”, il nostro amore. Sì, cari giovani, Gesù vuole essere vostro amico, vostro fratello nella vita, il maestro che vi indica la via da percorrere per giungere alla felicità.

Egli vi ama per quello che siete, nella vostra fragilità e debolezza, perché, toccati dal suo amore, possiate essere trasformati.

Vivete questo incontro con l’amore di Cristo in un forte rapporto personale con Lui; vivetelo nella Chiesa, anzitutto nei Sacramenti. Vivetelo nell’Eucaristia, in cui si rende presente il suo Sacrificio: Egli realmente dona il suo Corpo e il suo Sangue per noi, per redimere i peccati dell’umanità, perché diventiamo una cosa sola con Lui, perché impariamo anche noi la logica del donarsi. Vivetelo nella Confessione, dove, offrendoci il suo perdono, Gesù ci accoglie con tutti i nostri limiti per darci un cuore nuovo, capace di amare come Lui. Imparate ad avere familiarità con la parola di Dio, a meditarla, specialmente nella lectio divina, la lettura spirituale della Bibbia. Infine, sappiate incontrare l’amore di Cristo nella testimonianza di carità della Chiesa. Torino vi offre, nella sua storia, splendidi esempi: seguiteli, vivendo concretamente la gratuità del servizio. Tutto nella comunità ecclesiale deve essere finalizzato a far toccare con mano agli uomini l’infinita carità di Dio.

Cari amici, l’amore di Cristo per il giovane del Vangelo è il medesimo che egli ha per ciascuno di voi. Non è un amore confinato nel passato, non è un’illusione, non è riservato a pochi. Voi incontrerete questo amore e ne sperimenterete tutta la fecondità se con sincerità cercherete il Signore e se vivrete con impegno la vostra partecipazione alla vita della comunità cristiana.

Ciascuno si senta “parte viva” della Chiesa, coinvolto nell’opera di evangelizzazione, senza paura, in uno spirito di sincera armonia con i fratelli nella fede e in comunione con i Pastori, uscendo da una tendenza individualista anche nel vivere la fede, per respirare a pieni polmoni la bellezza di far parte del grande mosaico della Chiesa di Cristo.

Questa sera non posso non additarvi come modello un giovane della vostra Città: il beato Piergiorgio Frassati, di cui quest’anno ricorre il ventesimo anniversario della beatificazione. La sua esistenza fu avvolta interamente dalla grazia e dall’amore di Dio e fu consumata, con serenità e gioia, nel servizio appassionato a Cristo e ai fratelli. Giovane come voi visse con grande impegno la sua formazione cristiana e diede la sua testimonianza di fede, semplice ed efficace. Un ragazzo affascinato dalla bellezza del Vangelo delle Beatitudini, che sperimentò tutta la gioia di essere amico di Cristo, di seguirlo, di sentirsi in modo vivo parte della Chiesa. Cari giovani, abbiate il coraggio di scegliere ciò che è essenziale nella vita! “Vivere e non vivacchiare” ripeteva il beato Piergiorio Frassati. Come lui, scoprite che vale la pena di impegnarsi per Dio e con Dio, di rispondere alla sua chiamata nelle scelte fondamentali e in quelle quotidiane, anche quando costa!

Il percorso spirituale del beato Piergiorgio Frassati ricorda che il cammino dei discepoli di Cristo richiede il coraggio di uscire da se stessi, per seguire la strada del Vangelo. Questo esigente cammino dello spirito voi lo vivete nelle parrocchie e nelle altre realtà ecclesiali; lo vivete anche nel pellegrinaggio delle Giornate Mondiali della Gioventù, appuntamento sempre atteso. So che vi state preparando al prossimo grande raduno, in programma a Madrid nell’agosto 2011. Auspico di cuore che tale straordinario evento, al quale spero possiate partecipare in tanti, contribuisca a far crescere in ciascuno l’entusiasmo e la fedeltà nel seguire Cristo e nell’accogliere con gioia il suo messaggio, fonte di vita nuova. Giovani di Torino e del Piemonte, siate testimoni di Cristo in questo nostro tempo! La sacra Sindone sia in modo del tutto particolare per voi un invito ad imprimere nel vostro spirito il volto dell’amore di Dio, per essere voi stessi, nei vostri ambienti, con i vostri coetanei, un’espressione credibile del volto di Cristo.

Maria, che venerate nei vostri Santuari mariani, e san Giovanni Bosco, Patrono della gioventù, vi aiutino a seguire Cristo senza mai stancarvi. E vi accompagnino sempre la mia preghiera e la mia Benedizione, che vi dono con grande affetto. Grazie per la vostra attenzione.

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MEDITAZIONE DEL SANTO PADRE DAVANTI ALLA SACRA SINDONE

Cari amici,

questo è per me un momento molto atteso. In un’altra occasione mi sono trovato davanti alla sacra Sindone, ma questa volta vivo questo pellegrinaggio e questa sosta con particolare intensità: forse perché il passare degli anni mi rende ancora più sensibile al messaggio di questa straordinaria Icona; forse, e direi soprattutto, perché sono qui come Successore di Pietro, e porto nel mio cuore tutta la Chiesa, anzi, tutta l’umanità. Ringrazio Dio per il dono di questo pellegrinaggio, e anche per l’opportunità di condividere con voi una breve meditazione, che mi è stata suggerita dal sottotitolo di questa solenne Ostensione: “Il mistero del Sabato Santo”.

Si può dire che la Sindone sia l’Icona di questo mistero, l’Icona del Sabato Santo. Infatti essa è un telo sepolcrale, che ha avvolto la salma di un uomo crocifisso in tutto corrispondente a quanto i Vangeli ci dicono di Gesù, il quale, crocifisso verso mezzogiorno, spirò verso le tre del pomeriggio. Venuta la sera, poiché era la Parasceve, cioè la vigilia del sabato solenne di Pasqua, Giuseppe d’Arimatea, un ricco e autorevole membro del Sinedrio, chiese coraggiosamente a Ponzio Pilato di poter seppellire Gesù nel suo sepolcro nuovo, che si era fatto scavare nella roccia a poca distanza dal Golgota.

Ottenuto il permesso, comprò un lenzuolo e, deposto il corpo di Gesù dalla croce, lo avvolse con quel lenzuolo e lo mise in quella tomba (cfr Mc 15,42-46). Così riferisce il Vangelo di Marco, e con lui concordano gli altri Evangelisti. Da quel momento, Gesù rimase nel sepolcro fino all’alba del giorno dopo il sabato, e la Sindone di Torino ci offre l’immagine di com’era il suo corpo disteso nella tomba durante quel tempo, che fu breve cronologicamente (circa un giorno e mezzo), ma fu immenso, infinito nel suo valore e nel suo significato.

Il Sabato Santo è il giorno del nascondimento di Dio, come si legge in un’antica Omelia: “Che cosa è avvenuto? Oggi sulla terra c’è grande silenzio, grande silenzio e solitudine. Grande silenzio perché il Re dorme … Dio è morto nella carne ed è sceso a scuotere il regno degli inferi” (Omelia sul Sabato Santo, PG 43, 439). Nel Credo, noi professiamo che Gesù Cristo “fu crocifisso sotto Ponzio Pilato, morì e fu sepolto, discese agli inferi, e il terzo giorno risuscitò da morte”.
 

Cari fratelli, nel nostro tempo, specialmente dopo aver attraversato il secolo scorso, l’umanità è diventata particolarmente sensibile al mistero del Sabato Santo. Il nascondimento di Dio fa parte della spiritualità dell’uomo contemporaneo, in maniera esistenziale, quasi inconscia, come un vuoto nel cuore che è andato allargandosi sempre di più. Sul finire dell’Ottocento, Nietzsche scriveva: “Dio è morto! E noi l’abbiamo ucciso!”. Questa celebre espressione, a ben vedere, è presa quasi alla lettera dalla tradizione cristiana, spesso la ripetiamo nella Via Crucis, forse senza renderci pienamente conto di ciò che diciamo. Dopo le due guerre mondiali, i lager e i gulag, Hiroshima e Nagasaki, la nostra epoca è diventata in misura sempre maggiore un Sabato Santo: l’oscurità di questo giorno interpella tutti coloro che si interrogano sulla vita, in modo particolare interpella noi credenti. Anche noi abbiamo a che fare con questa oscurità.

E tuttavia la morte del Figlio di Dio, di Gesù di Nazaret ha un aspetto opposto, totalmente positivo, fonte di consolazione e di speranza. E questo mi fa pensare al fatto che la sacra Sindone si comporta come un documento “fotografico”, dotato di un “positivo” e di un “negativo”. E in effetti è proprio così: il mistero più oscuro della fede è nello stesso tempo il segno più luminoso di una speranza che non ha confini.

Il Sabato Santo è la “terra di nessuno” tra la morte e la risurrezione, ma in questa “terra di nessuno” è entrato Uno, l’Unico, che l’ha attraversata con i segni della sua Passione per l’uomo: “Passio Christi. Passio hominis”. E la Sindone ci parla esattamente di quel momento, sta a testimoniare precisamente quell’intervallo unico e irripetibile nella storia dell’umanità e dell’universo, in cui Dio, in Gesù Cristo, ha condiviso non solo il nostro morire, ma anche il nostro rimanere nella morte. La solidarietà più radicale.

In quel “tempo-oltre-il-tempo” Gesù Cristo è “disceso agli inferi”. Che cosa significa questa espressione? Vuole dire che Dio, fattosi uomo, è arrivato fino al punto di entrare nella solitudine estrema e assoluta dell’uomo, dove non arriva alcun raggio d’amore, dove regna l’abbandono totale senza alcuna parola di conforto: “gli inferi”. Gesù Cristo, rimanendo nella morte, ha oltrepassato la porta di questa solitudine ultima per guidare anche noi ad oltrepassarla con Lui. Tutti abbiamo sentito qualche volta una sensazione spaventosa di abbandono, e ciò che della morte ci fa più paura è proprio questo, come da bambini abbiamo paura di stare da soli nel buio e solo la presenza di una persona che ci ama ci può rassicurare. Ecco, proprio questo è accaduto nel Sabato Santo: nel regno della morte è risuonata la voce di Dio.

E’ successo l’impensabile: che cioè l’Amore è penetrato “negli inferi”: anche nel buio estremo della solitudine umana più assoluta noi possiamo ascoltare una voce che ci chiama e trovare una mano che ci prende e ci conduce fuori. L’essere umano vive per il fatto che è amato e può amare; e se anche nello spazio della morte è penetrato l’amore, allora anche là è arrivata la vita. Nell’ora dell’estrema solitudine non saremo mai soli: “Passio Christi. Passio hominis”.

Questo è il mistero del Sabato Santo! Proprio di là, dal buio della morte del Figlio di Dio, è spuntata la luce di una speranza nuova: la luce della Risurrezione. Ed ecco, mi sembra che guardando questo sacro Telo con gli occhi della fede si percepisca qualcosa di questa luce. In effetti, la Sindone è stata immersa in quel buio profondo, ma è al tempo stesso luminosa; e io penso che se migliaia e migliaia di persone vengono a venerarla – senza contare quanti la contemplano mediante le immagini – è perché in essa non vedono solo il buio, ma anche la luce; non tanto la sconfitta della vita e dell’amore, ma piuttosto la vittoria, la vittoria della vita sulla morte, dell’amore sull’odio; vedono sì la morte di Gesù, ma intravedono la sua Risurrezione; in seno alla morte pulsa ora la vita, in quanto vi inabita l’amore. Questo è il potere della Sindone: dal volto di questo “Uomo dei dolori”, che porta su di sé la passione dell’uomo di ogni tempo e di ogni luogo, anche le nostre passioni, le nostre sofferenze, le nostre difficoltà, i nostri peccati – “Passio Christi. Passio hominis” – promana una solenne maestà, una signoria paradossale. Questo volto, queste mani e questi piedi, questo costato, tutto questo corpo parla, è esso stesso una parola che possiamo ascoltare nel silenzio.

Come parla la Sindone?

Parla con il sangue, e il sangue è la vita! La Sindone è un’Icona scritta col sangue; sangue di un uomo flagellato, coronato di spine, crocifisso e ferito al costato destro. L’immagine impressa sulla Sindone è quella di un morto, ma il sangue parla della sua vita. Ogni traccia di sangue parla di amore e di vita. Specialmente quella macchia abbondante vicina al costato, fatta di sangue ed acqua usciti copiosamente da una grande ferita procurata da un colpo di lancia romana, quel sangue e quell’acqua parlano di vita. E’ come una sorgente che mormora nel silenzio, e noi possiamo sentirla, possiamo ascoltarla, nel silenzio del Sabato Santo.

Cari amici, lodiamo sempre il Signore per il suo amore fedele e misericordioso. Partendo da questo luogo santo, portiamo negli occhi l’immagine della Sindone, portiamo nel cuore questa parola d’amore, e lodiamo Dio con una vita piena di fede, di speranza e di carità. Grazie.

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INCONTRO CON GLI AMMALATI

DISCORSO DEL SANTO PADRE BENEDETTO XVI

Signori Cardinali,
cari fratelli e sorelle!

Desidero esprimere a voi tutti la mia gioia e la mia riconoscenza al Signore che mi ha condotto fino a voi, in questo luogo, dove in tanti modi e secondo un carisma particolare si manifestano la carità e la Provvidenza del Padre celeste. E’ un incontro, il nostro, che si intona molto bene al mio pellegrinaggio alla sacra Sindone, in cui possiamo leggere tutto il dramma della sofferenza, ma anche, alla luce della Risurrezione di Cristo, il pieno significato che essa assume per la redenzione del mondo. Ringrazio Don Aldo Sarotto per le significative parole che mi ha rivolto: attraverso di lui il mio grazie si estende a quanti operano in questo luogo, la Piccola Casa della Divina Provvidenza, come la volle chiamare san Giuseppe Benedetto Cottolengo. Saluto con riconoscenza le tre Famiglie religiose nate dal cuore del Cottolengo e dalla “fantasia” dello Spirito Santo. Grazie a tutti voi, cari malati, che siete il tesoro prezioso di questa casa e di questa Opera.

Come forse sapete, durante l’Udienza Generale di mercoledì scorso, insieme alla figura di san Leonardo Murialdo, ho presentato anche il carisma e l’opera del vostro Fondatore. Sì, egli è stato un vero e proprio campione della carità, le cui iniziative, come alberi rigogliosi, stanno davanti ai nostri occhi e sotto lo sguardo del mondo.

Rileggendo le testimonianze dell’epoca, vediamo che non fu facile per il Cottolengo iniziare la sua impresa. Le molte attività di assistenza presenti sul territorio a favore dei più bisognosi non erano sufficienti a sanare la piaga della povertà, che affliggeva la città di Torino. San Cottolengo cercò di dare una risposta a questa situazione, accogliendo le persone in difficoltà e privilegiando quelle che non venivano ricevute e curate da altri. Il primo nucleo della Casa della Divina Provvidenza non ebbe vita facile e non durò a lungo. Nel 1832, nel quartiere di Valdocco, vide la luce una nuova struttura, aiutata anche da alcune famiglie religiose.

San Cottolengo, pur attraversando nella sua vita momenti drammatici, mantenne sempre una serena fiducia di fronte agli eventi; attento a cogliere i segni della paternità di Dio, riconobbe, in tutte le situazioni, la sua presenza e la sua misericordia e, nei poveri, l’immagine più amabile della sua grandezza. Lo guidava una convinzione profonda: “I poveri sono Gesù – diceva – non sono una sua immagine. Sono Gesù in persona e come tali bisogna servirli. Tutti i poveri sono i nostri padroni, ma questi che all’occhio materiale sono così ributtanti sono i nostri padronissimi, sono le nostre vere gemme. Se non li trattiamo bene, ci cacciano dalla Piccola Casa. Essi sono Gesù”. San Giuseppe Benedetto Cottolengo sentì di impegnarsi per Dio e per l’uomo, mosso nel profondo del cuore dalla parola dell’apostolo Paolo: La carità di Cristo ci spinge (cfr 2 Cor 5,14). Egli volle tradurla in totale dedizione al servizio dei più piccoli e dimenticati. Principio fondamentale della sua opera fu, fin dall’inizio, l’esercizio verso tutti della carità cristiana, che gli permetteva di riconoscere in ogni uomo, anche se ai margini della società, una grande dignità. Egli aveva compreso che chi è colpito dalla sofferenza e dal rifiuto tende a chiudersi e isolarsi e a manifestare sfiducia verso la vita stessa. Perciò il farsi carico di tante sofferenze umane significava, per il nostro Santo, creare relazioni di vicinanza affettiva, familiare e spontanea, dando vita a strutture che potessero favorire questa vicinanza, con quello stile di famiglia che continua ancora oggi.

Recupero della dignità personale per san Giuseppe Benedetto Cottolengo voleva dire ristabilire e valorizzare tutto l’umano: dai bisogni fondamentali psico-sociali a quelli morali e spirituali, dalla riabilitazione delle funzioni fisiche alla ricerca di un senso per la vita, portando la persona a sentirsi ancora parte viva della comunità ecclesiale e del tessuto sociale. Siamo grati a questo grande apostolo della carità perché, visitando questi luoghi, incontrando la quotidiana sofferenza nei volti e nelle membra di tanti nostri fratelli e sorelle accolti qui come nella loro casa, noi facciamo esperienza del valore e del significato più profondo della sofferenza e del dolore.

Cari malati, voi svolgete un’opera importante: vivendo le vostre sofferenze in unione con Cristo crocifisso e risorto, partecipate al mistero della sua sofferenza per la salvezza del mondo. Offrendo il nostro dolore a Dio per mezzo di Cristo, noi possiamo collaborare alla vittoria del bene sul male, perché Dio rende feconda la nostra offerta, il nostro atto di amore.

Cari fratelli e sorelle, tutti voi che siete qui, ciascuno per la propria parte: non sentitevi estranei al destino del mondo, ma sentitevi tessere preziose di un bellissimo mosaico che Dio, come grande artista, va formando giorno per giorno anche attraverso il vostro contributo.

Cristo, che è morto sulla Croce per salvarci, si è lasciato inchiodare perché da quel legno, da quel segno di morte, potesse fiorire la vita in tutto il suo splendore. Questa Casa è uno dei frutti maturi nati dalla Croce e dalla Risurrezione di Cristo, e manifesta che la sofferenza, il male, la morte non hanno l’ultima parola, perché dalla morte e dalla sofferenza la vita può risorgere. Lo ha testimoniato in modo esemplare uno di voi, che voglio ricordare: il Venerabile fratel Luigi Bordino, stupenda figura di religioso infermiere.

In questo luogo, allora, comprendiamo meglio che, se la passione dell’uomo è stata assunta da Cristo nella sua Passione, nulla andrà perduto. Il messaggio di questa solenne Ostensione della Sindone: “Passio Christi – Passio hominis”, qui si comprende in modo particolare. Preghiamo il Signore crocifisso e risorto perché illumini il nostro pellegrinaggio quotidiano con la luce del suo Volto; illumini la nostra vita, il presente e il futuro, il dolore e la gioia, le fatiche e le speranze dell’umanità intera. A tutti voi, cari fratelli e sorelle, invocando l’intercessione di Maria Vergine e di san Giuseppe Benedetto Cottolengo, imparto di cuore la mia Benedizione: vi conforti e vi consoli nelle prove e vi ottenga ogni grazia che viene da Dio, autore e datore di ogni dono perfetto. Grazie!

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Il cardinale Poletto: grande risposta della città alla visita del Papa

Per un bilancio della visita del Papa a Torino ascoltiamo l’arcivescovo della città, il cardinale Severino Poletto, al microfono di Massimiliano Menichetti:
 

R. – Io considero che la venuta del Santo Padre è stato un evento di grazia da un fatto molto verificabile, e cioè la risposta di Torino, la partecipazione non solo agli eventi, ma lungo la strada del percorso del Papa. Il Papa stesso si meravigliava nel vedere nel pomeriggio, durante gli spostamenti, quando ad un certo punto è anche piovuto, la massa di gente che c’era lungo le strade dove lui passava. Questa risposta di Torino indica che tutti hanno avvertito che la venuta del Santo Padre è stato il momento più forte di tutte le sei settimane dell’Ostensione. Poi, le varie tappe sono state un crescendo, oserei quasi dire, – anche se il momento più importante è stato quello dell’Eucaristia del mattino – di annunci, di messaggi, d’idee, riflessioni che il Papa ha proposto e che ci hanno condotto a leggere l’evento della Sindone come un’occasione grande di rinnovamento della vita cristiana e di attenzione ai sofferenti, ai poveri, ai problemi della città.

D. – Il primo incontro con la cittadinanza si è tenuto in Piazza San Carlo. 50 mila persone lo hanno accolto. Che cosa porta con sé di questo primo incontro con il Papa?

R. – La celebrazione in Piazza San Carlo con tantissime persone. Io ho sentito un silenzio profondo. Dopo l’omelia del Papa c’è stato un tempo non piccolo di silenzio: non si sentiva muovere nessuno. Dopo la Comunione è stato richiesto ancora un momento di ringraziamento. E mentre in papa-mobile tornavamo verso il vescovado, dopo la Messa, il Santo Padre mi ha detto: “Una Messa stupenda per il raccoglimento e per i bei canti”. E’ stata veramente una celebrazione vissuta con fede, con raccoglimento. Con una massa così enorme di persone, normalmente, si sente brusio, gente che si muove, e invece no, c’era un silenzio tale che sembrava di essere veramente ad una celebrazione nel contesto di un corso di esercizi. La cosa che più mi ha colpito della celebrazione eucaristica è stata questa, oltre naturalmente alla parola del Papa.

D. – Dopo il pranzo in arcivescovado, l’incontro con i giovani che lo attendevano in Piazza San Carlo. Intenso è stato lo scambio con loro. Il Papa ha ribadito la necessità di non cedere ad un mondo autoreferenziale, ad un mondo relativista, e ha esortato a seguire le scelte definitive imperniate in Cristo, come la vocazione al matrimonio e la vocazione al sacerdozio…

R. – Ha accennato anche alla necessità di non avere paura di affrontare le sfide che i giovani incontrano. E’ la grande sfida del Papa. E anch’io, dando il saluto, ho detto: “Qui ci sono giovani impegnati, ci sono giovani, che magari hanno affievolito la loro fede, ma non hanno ancora voltato le spalle al Cristo. Altri invece hanno abbandonato il Signore, ma le sue parole sicuramente li riporterà, perché lei sa spiegare la Scrittura come Gesù lungo le vie di Emmaus, quando si è rivelato a quei due discepoli scoraggiati e sfiduciati”. E naturalmente il Papa ha prospettato ai giovani la necessità di affrontare la vita con la forza di andare controcorrente e sentire che la vita è una cosa seria, capace d’impegni definitivi e ha additato il matrimonio come scelta di vita che deve durare per sempre, ha additato il sacerdozio e la vita religiosa come possibilità, quindi invitandoli ad essere loro la forza di una comunità cristiana e di una società civile. Bisogna essere dietro a Cristo, alla sequela di Cristo, il quale vi vuole fare felici, perché questo è importante. Cristo non ci chiede di seguirlo per impedire o tarpare qualcosa della nostra umanità, che aspira alla libertà, all’amore, alla gioia, alla felicità, ma ci chiede proprio di seguirlo, dicendo dei no, per avere poi un sì definitivo ai valori grandi della vita.

D. – Come anche lei prima ha accennato, in un crescendo si è spostato nel Duomo. Qui ha venerato la Sacra Sindone e ha indicato il volto di Cristo attraverso il Sacro Lino. Cristo, morendo, è entrato nel giorno dell’oscurità, portando la luce e la vita, raggiungendo così l’uomo nel punto di maggiore solitudine…

R. – Da un punto di vista teologico, il Papa, partendo dalla realtà del Sabato Santo – la realtà del silenzio, dell’oscurità della morte, del silenzio di Dio – ha voluto ricordare e collegare l’esperienza che Gesù ha fatto nella sua discesa agli inferi, cioè nell’abisso della morte, con le vicende del secolo scorso dell’umanità: la bomba atomica, Hiroshima e Nagasaki, i gulag e i campi di concentramento, la Shoah e così via. Quindi, tutto quello che poi è stato letto da tanti come un silenzio di Dio. Ma il Papa ha voluto mettere in evidenza come il silenzio di Dio sia illuminato dalla luce della resurrezione e la luce della resurrezione, fatta riflettere in retrospettiva sulle vicende precedenti, ha illuminato di significato profondo la sofferenza, l’abbandono, anche l’esperienza spirituale di un silenzio di Dio, che tace non perché ci abbandona, ma perché vuole che noi, attraverso una purificazione totale che il sacrificio di Cristo ci offre, che è la sofferenza e la morte, giungiamo alla gloria della resurrezione. Per cui è stato molto bello il fatto che il Papa abbia anche accennato al sangue. La Sindone è un negativo fotografico, che sviluppata diventa un positivo. Allora, anche la nostra vita ha un positivo e ha un negativo: ha una gioia e ha una sofferenza. Perciò lui dice: “Guardate nella Sindone il segno del sangue, il sangue che è il simbolo della vita nella Bibbia”.

D. – Dopo la venerazione della Sindone il Santo Padre si è recato al Cottolengo, qui, prima di tutto, ha colpito l’abbraccio che gli ospiti di questa struttura hanno rivolto spontaneamente, riccamente, a cuore aperto al Santo Padre…

R. – Ogni volta che si va al Cottolengo, lei nota un’esplosione di gioia di queste persone, l’esultanza, anche dei più gravi, anche dei più segnati dalla sofferenza. Al Cottolengo c’è il miracolo della carità. Il miracolo della carità lo si vede nella gioia di queste persone, che scoprendo, dopo anni che sono al Cottolengo, i loro genitori o la famiglia, non vogliono tornare a casa e cercano di rimanere lì, perché dicono “questa è la mia famiglia”, in quanto si sentono amati.

D. – Che cosa lascia, secondo lei, questa visita di Benedetto XVI alla città?

R. – Lascia una percezione di vicinanza della città al Papa e del Papa a questa città. Il ricordo che, secondo me, rimane è di un Papa che si è messo dentro la città. Oserei quasi dire che si è fatto cittadino di Torino e si è fatto pastore di una comunità cristiana forte, generosa. Ha lodato la laboriosità e l’impegno pastorale dei sacerdoti, perché proprio così è il clero di Torino. Torino ha sentito il Papa vicino e si è dimostrata vicina al Papa. Una città che ama il Papa e che si stringe vicino a lui, anche nei momenti in cui lui ha delle responsabilità e dei problemi da affrontare e che ha sentito il Papa vicino con il cuore, con la parola, con l’affetto, con l’abbraccio, alle proprie realtà e ai propri problemi. (Montaggio a cura di Maria Brigini)

E per concludere ascoltiamo, sulla visita del Papa a Torino, i commenti di alcuni fedeli, sempre al microfono di Massimiliano Menichetti:

R. – Come sempre il Papa sa dare parole molto forti a tutti noi e soprattutto a coloro che in maniera particolare si sono avvicinati alla fede, come nel mio caso, da adulto. Il Santo Padre quando viene è il nostro papà: è il papà di tutti noi.

D. – Che cosa lascia questa visita del Papa?

R. – Un messaggio di pace, di speranza, sicuramente.


D. – Ha confermato l’intera Chiesa piemontese nella fede…


R. – Ha confermato l’intera Chiesa ma ha confermato ognuno di noi proprio in maniera personale in questo momento di attacco alla Chiesa e a lui in modo particolare.


R. – E’ un’emozione forte, sicuramente. Questi sono eventi di grazia che ci aiutano e ci sostengono.


D. – Che cosa lascia questa visita del Papa?


R. – E’ una testimonianza che è vicino e attento a tutte le problematiche che la città vive.


R. – Senti proprio questo calore che il Papa trasmette, questo amore che ha verso tutti noi. Ma anche noi dobbiamo dare a lui, dobbiamo sostenerlo con la preghiera.


R. – Per me è importante avere Pietro che mi dice: vai avanti. Specialmente in questo mondo dove tutto è in dubbio, almeno abbiamo qualcosa di solido che ci conferma davvero nell’andare avanti. Io penso che questo sia importantissimo, specialmente per i giovani che sono demotivati oggi, vivono senza meta, e io penso sia importante che possano trovare un punto di riferimento davvero solido.


D. – Che cosa ha significato per lei incontrare il Papa?


R. – E’ una cosa incredibile … Abbiamo già avuto la fortuna di essere a tre Ostensioni e quindi una cosa bellissima.


D. – Il Papa e l’Ostensione insieme


R. – E’ una cosa di fede.


D. – Che cosa ha rappresentato per lei l’incontro con Benedetto XVI?


R. – Una esperienza indimenticabile, unica. Mi ha riempito di qualcosa di spirituale che finora mi mancava.


R. – E’ una cosa straordinaria! Per me il Papa è la Chiesa, è tutto.


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04/05/2010 11:50

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