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Il Battesimo

Ultimo Aggiornamento: 01/11/2009 11:30
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4.  La necessità del Battesimo (cf. CCC 1257)

4.1. Il dato biblico e la tradizione

Secondo Matteo, Cristo ha lasciato quale suo testamento un comando generale alla missione con la prescrizione di rendere tutti i popoli suoi discepoli e battezzarli nel nome del Dio trino (Mt 28,19). A questo ordine, Mc 16,16 aggiunge: «Chi crederà e sarà battezzato sarà salvo, ma chi non crederà sarà condannato». Nel colloquio con Nicodemo, Gesù ribadisce la necessità del battesimo quando dice: «Se uno non nasce da acqua e da Spirito, non può entrare nel regno di Dio» (Gv 3,5). Nel discorso di Pietro alla folla nel giorno di pentecoste, il battesimo viene presentato come requisito essenziale per ottenere la salvezza (cf. At 2,38). Le lettere apostoliche non pongono in modo esplicito la questione della necessità del battesimo, ma la salvezza appare legata alla fede in Cristo e al battesimo. In ultima analisi il problema della necessità della fede in Cristo e del battesimo per la salvezza investe la stessa figura di Cristo, nella sua unicità, definitività e normatività.

Notiamo però che sia in Marco che in Paolo, la fede è preceduta dall’annuncio. Se non c’è predicazione non c’è fede, e non c’è neppure possibilità di rifiuto della fede e della persona di Gesù: «Come potranno credere, senza averne sentito parlare?» (Rm 10,14). La fede in Cristo e il battesimo non devono essere quindi intesi come via alla salvezza in senso esclusivo. È la via ordinaria che si apre a coloro ai quali Cristo è stato annunciato come unico Salvatore, e come tale lo hanno anche riconosciuto.

In 1Tm 2,4-6, si afferma che Dio «vuole che tutti gli uomini siano salvati e arrivino alla conoscenza della verità. Uno solo, infatti, è Dio e uno solo il mediatore fra Dio e gli uomini, l’uomo Cristo Gesù, che ha dato se stesso in riscatto per tutti». È evidente quindi che la necessità del battesimo non può significare una limitazione o soppressione della volontà salvifica universale di Dio; egli intende salvare tutti ed elargire la grazia sufficiente alla giustificazione a motivo dei meriti di Gesù Cristo.

Alla luce di Gv 3,5 sulla necessità della rinascita spirituale, il battesimo è visto come la porta che introduce nel regno di Dio. Cipriano ricorda che ai suoi tempi il rito battesimale veniva conferito ai bambini entro gli otto giorni di vita, proprio come era fatto un tempo per la circoncisione, e aggiunge che ciò è motivato dal fatto che «a nessun uomo va negata la misericordia e la grazia di Dio». In modo simile si esprimono altri Padri.

Una prima occasione che impegnò il magistero della Chiesa ad affermare la necessità del battesimo fu la controversia tra Agostino e i pelagiani. Pelagio (+ 420 ca.) vedeva il peccato originale come un disordine dei sensi dell’uomo e non come qualcosa che toccava la sua intera natura. Appellarsi quindi al peccato originale come a una radice di debolezza morale congenita nell’uomo, era da considerarsi un comodo alibi per sottrarsi ad un serio impegno di vita cristiana. D’altra parte, l’uomo poteva cooperare alla propria salvezza, perché le sue risorse non erano state intaccate in maniera radicale. All’obiezione di Agostino che la Chiesa amministrava il battesimo ai bambini, perché fossero purificati dal peccato originale e avessero la vita eterna, i pelagiani rispondevano che i bambini avevano bisogno del battesimo non per entrare nella vita eterna, ma solo per essere ammessi nel regno dei cieli. Il XVI sinodo di Cartagine, dell’anno 418, afferma il dogma del peccato originale e sottolinea che la santità della vita cristiana non è solo questione di buona volontà, ma di grazia. Inoltre afferma la necessità del battesimo per tutti, bambini compresi. In particolare, il sinodo rifiuta la dottrina pelagiana.

Il concilio di Trento nel Decreto sulla giustificazione così spiega la necessità del battesimo: «Queste parole [prima è stato citato il brano di Col 1,12-14] spiegano che la giustificazione del peccatore è il passaggio dallo stato in cui l’uomo nasce figlio del primo Adamo, allo stato di grazia e di adozione dei figli di Dio (cf. Rm 8,23), per mezzo del secondo Adamo, Gesù Cristo, nostro Salvatore; questo passaggio, dopo l’annuncio del vangelo, non può avvenire senza il lavacro della rigenerazione o senza il desiderio di ciò, come sta scritto: “Se uno non nasce da acqua e da Spirito santo, non può entrare nel regno di Dio” (Gv 3,5)»23.

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