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Un punto di vista ortodosso russo sul papato

Ultimo Aggiornamento: 03/11/2009 09:56
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03/11/2009 09:56

Benedetto XVI cerca la piena e visibile unità di tutti i cristiani. Un’unità che non può essere creata, ma che egli può incoraggiare attraverso la conversione, gesti concreti e un dialogo aperto sui temi fondamentali. Su quali temi possono stringere legami la Chiesa ortodossa e quella cattolica? Come dovrebbero metterli in pratica?

Vescovo Alfeyev: Credo, in primo luogo, che sia necessario identificare vari livelli di collaborazione e poi lavorare per comprendere meglio ogni livello.

Un livello ha a che vedere con le conversazioni teologiche sviluppate dalla Commissione congiunta cattolico-ortodossa. Queste conversazioni sono e saranno centrate sulle differenze dogmatiche ed ecclesiologiche tra le Chiese cattolica e ortodossa.

A questo livello posso prevedere molti anni di lavoro difficile e approfondito, soprattutto quando arriveremo al tema del Primato universale. Sorgeranno complicazioni non solo a causa della comprensione molto diversa del Orimato tra le tradizioni cattolica e ortodossa, ma anche per il fatto che non c’è una comprensione unanime del Primato universale tra gli stessi ortodossi.

Questo fatto si è già reso evidente durante la recente sessione della Commissione a Belgrado, e il disaccordo all’interno della famiglia delle Chiese ortodosse su questo tema concreto si manifesterà in modo più acuto e sorprendente in futuro. La strada da percorrere, quindi, è lunga e tortuosa

C’è, tuttavia, un altro livello al quale possiamo volgere lo sguardo, e qui ciò che ci divide non è molto di più di ciò che ci unisce. Per essere precisi, è il livello della cooperazione nel campo della missione cristiana.

Personalmente, credo che sia del tutto prematuro e non realista sperare nella restaurazione della piena comunione ecclesiastica tra Oriente e Occidente in un futuro prevedibile. Niente, tuttavia, impedisce ai cattolici e agli ortodossi di testimoniare insieme Cristo e il suo Vangelo al mondo moderno. Possiamo non essere uniti amministrativamente o a livello ecclesiastico, ma dobbiamo imparare a essere collaboratori e alleati di fronte alle sfide comuni: secolarismo militante, relativismo, ateismo o un islam militante.

Per quetso motivo, dall’elezione di Papa Benedetto XVI abbiamo chiesto ripetutamente la promozione dei rapporti tra le Chiese cattolica e ortodossa mediante la creazione di un’alleanza strategica per la difesa dei valori cristiani in Europa. Le parole “strategica” e “alleanza” non sono state finora comunemente accettate per descrivere una collaborazione come questa.

Per me non sono le parole che contano, ma la connotazione che sta dietro di esse. Ho usato la parola “alleanza” non nel senso di una “Santa Aleanza”, ma piuttosto come si impiega nell’“Alleanza Mondiale delle Chiese Riformate”, ad esempio, come un termine che designa una collaborazione e una “partnership” senza unità piena amministrativa o ecclesiale.

Cercavo anche di evitare termini marcatamente ecclesiali come “unione”, perché ricordano agli ortodossi Ferrara-Firenze e altri tentativi simili – sfortunati – di raggiungere l’unità ecclesiale senza un pieno accordo dottrinale.

Ora non sono necessari né una “unione” ecclesiale né un patto dottrinale affrettato, ma una cooperazione “strategica”, nel senso di sviluppare una strategia comune per combattere tutte le sfide della modernità.

Il ragionamento che sta dietro la mia proposta è questo: le nostre Chiese sono sulla via verso l’unità, ma bisogna essere pragmatici e riconoscere che passeranno decenni, se non secoli, prima che l’unità venga restaurata.

Nel frattempo, abbiamo un disperato bisogno di rivolgerci al mondo con un’unica voce. Senza essere una Chiesa, non possiamo agire come una Chiesa? Non possiamo presentarci alla società secolarizzata come un corpo unificato?

Credo fermamente che sia possibile per le due Chiese parlare con una sola voce; può esserci una risposta cattolico-ortodossa alle sfide del secolarismo, del liberalismo e del relativismo. Anche nel dialogo con l’islam, cattolici e ortodossi possono agire insieme.

Aggiungerei che qualunque avvicinamento tra cattolici e ortodossi non dovrebbe minare i meccanismi esistenti di cooperazione ecumenica che includono anche anglicani e protestanti, come il Consiglio Mondiale delle Chiese e la Conferenza delle Chiese Europee.

Nella lotta contro il secolarismo, il liberalismo e il relativismo, tuttavia, così come nella difesa dei valori tradizionali cristiani, la Chiesa cattolica adotta un atteggiamento molto più intransigente rispetto a molti protestanti. Facendo questo si distanzia da quei protestanti le cui posizioni sono più in linea con lo sviluppo moderno.

La recente liberalizzazione della dottrina e della moralità in molte comunità protestanti, così come nella Chiesa anglicana, rende sempre più difficile la cooperazione tra queste e le Chiese della Tradizione, alle quali appartengono la Chiesa cattolica e quella ortodossa.

Un altro livello di cooperazione cattolico-ortodossa dovrebbe essere quello dello scambio culturale tra rappresentanti delle due Chiese. Molti fraintendimenti che esistono tra noi hanno un’origine puramente culturale.

Una migliore conoscenza della reciproca eredità culturale dovrebbe promuovere definitivamente il nostro avvicinamento. Esposizione di icone, concerti di cori, progetti letterari congiunti, conferenze su temi culturali, tutto ciò può aiutarci a superare secoli di vecchi pregiudizi e a migliorare la comprensione delle reciproche tradizioni.

Nella sua lettera al Papa, il 22 febbraio, il Patriarca di Mosca menziona alcune sfide del mondo moderno, che dovrebbero essere affrontate congiuntamente, e il suo profondo desiderio di restituire i valori cristiani alla società. In che modo si possono unire le forze così da superare i pericoli del materialismo, del consumismo, dell’agnosticismo, del secolarismo e del relativismo?

Vescovo Alfeyev: Tali questioni sono sorte durante la conferenza “Dare un’anima all’Europa”, che ha avuto luogo a Vienna dal 3 al 5 maggio 2006. La conferenza è stata organizzata congiuntamente dal Pontificio Consiglio della Cultura e dal Dipartimento per i Rapporti Esterni del Patriarcato di Mosca.

I cinquanta rappresentanti della Chiesa cattolica e delle Chiese ortodosse russe si sono riuniti per ponderare le sfide affrontate dal cristianesimo in Europa e sviluppare modi di collaborazione per affrontarle.

Sono proprio il materialismo, il consumismo, l’agnosticismo, il secolarismo e il relativismo, tutti basati sull’ideologia umanista liberale, a costituire una sfida reale per il cristianesimo. Ed è l’ideologia umanista liberale quella che dobbiamo neutralizzare se desideriamo preservare i valori tradizionali per noi e per le generazioni future.

Oggi l’ideologia umanista liberale, rimanendo nella sua piattaforma di universalità autofabbricata, si impone alla gente che è cresciuta in altre tradizioni morali e spirituali e ha sistemi di valori diversi. Questa gente vede nei dettami dell’ideologia occidentale una minaccia alla propria identità.

L’evidente carattere antireligioso dell’umanesimo liberale moderno suscita non accettazione e rifiuto di quelli la cui condotta è motivata religiosamente e la cui vita spirituale è basata sull’esperienza religiosa.

Esisono diverse variazioni della risposta religiosa alle sfide del liberalismo totalitario e del secolarismo militante. La risposta più radicale è stata data dagli estremisti islamici, che hanno dichiarato la “jihad” contro la civiltà occidentale post-cristiana con tutti i suoi cosiddetti valori umani comuni.

Il fenomeno del terrorismo islamico non si può comprendere senza la completa valutazione della reazione sorta nel mondo islamico contemporaneo come risultato dei tentativi dell’Occidente di imporvi la sua visione del mondo e i suoi standard di condotta.

Nella misura in cui l’Occidente secolarizzato insiste nel reclamare un monopolio globale della visione del mondo, diffondendo i suoi standard come senza alternativa e obbligatori per tutti i Paesi, la spada di Damocle del terrorismo continuerà a pendere su tutta la civiltà occidentale.

Un’altra variazione della risposta religiosa alla sfida del secolarismo è il tentativo che si sta facendo di adattare la stessa religione, includendo le sue dottrine e la sua morale, agli standard liberali moderni.

Alcune comunità protestanti hanno già intrapreso questa strada facendo infiltrare gli standard liberali nella sua dottrina e nella sua pratica ecclesiale da vari decenni. Il risultato di questo processo è stata un’erosione delle basi dogmatiche e morali del cristianesimo, con sacerdoti ai quali si permette di giustificare o realizzare “matrimoni dello stesso sesso”, membri del clero che mantengono essi stessi rapporti di questo tipo e teologi che riscrivono la Bibbia creando innumerevoli versioni di cristianesimo politicamente corretto, orientato ai valori liberali.

La terza variazione nella risposta religiosa al secolarismo è infine il tentativo di intraprendere un dialogo pacifico, non aggressivo con questo, con l’obiettivo di ottenere un equilibrio tra il modello liberal-democratico della struttura sociale occidentale e il modo religioso della vita. Questa via è stata scelta dalle Chiese cristiane che sono rimaste fedeli alla tradizione, come quella cattolica e quella ortodossa.

Oggi, la Chiesa cattolica e quella ortodossa hanno la capacità di sviluppare un dialogo con la società secolarizzata a un elevato livello intellettuale. Nelle dottrine sociali di entrambe le Chiese, i problemi relativi al dialogo con l’umanesimo secolarizzato in materia di valori sono stati profondamente esaminati da tutte le angolazioni.

La Chiesa cattolica ha trattato queste questioni in molti documenti del Magistero; il più recente di essi è il Compendio della Dottrina Sociale della Chiesa, realizzato dalla Commissione Pontificia Giustizia e Pace e pubblicato nel 2004.

Nella tradizione ortodossa, il documento più significativo di questo tipo sono le “Basi del Concetto Sociale della Chiesa Ortodossa Russa”, pubblicate nel 2000.

Entrambi i documenti promuovono la priorità dei valori religiosi sugli interessi della vita secolare. Opponendosi all’umanesimo ateo, promuovono un umanesimo guidato dai valori spirituali.

Ciò significa un umanesimo che passa per gli standard del piano d’amore di Dio nella storia, un umanesimo integrale capace di creare un nuovo ordine sociale, economico e politico, basato sulla dignità e sulla libertà di ogni persona umana, basato sulla pace, sulla giustizia e sulla solidarietà.

Il paragone tra i due documenti rivela sorprendenti similitudini tra la dottrina sociale della Chiesa cattolica e quella della Chiesa ortodossa. Se la nostra comprensione delle questioni sociali è così simile, perché non possiamo unire le forze per difenderle?

Credo che sia giunto il momento per tutti i cristiani, soprattutto per cattolici e ortodossi, di scegliere di seguire la linea tradizionale per formare un fronte comune per combattere il secolarismo e il relativismo, sviluppare un dialogo responsabile con l’islam e le altre grandi religioni del mondo e difendere i valori cristiani contro tutte le sfide della modernità. Tra 20, 30 o 40 anni potrebbe essere troppo tardi.
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