Ho voluto sintetizzare in queste frasi (realmente pronunciate e non
ipotetiche), quelle obiezioni che ricorrono spesso ogni qual volta ci si trova
fra sacerdoti- ma anche con vescovi- e con laici (impegnati) a confrontarsi
su alcune questioni di liturgia. In questo caso (lo avrete intuito) si tratta
della possibilità di poter legittimamente celebrare versus Deum (in gergo
comune, purtroppo, "con le spalle al popolo").
É inveterata, oramai, la convinzione che l’unico modo legittimo di celebrare
la divina eucaristia sia quello in cui il sacerdote è rivolto verso il popolo,
dando le spalle alla croce. L’antica modalità (il Vetus Ordo) con cui il
sacerdote celebrava la parte eucaristica rivolto verso la Croce (versus Deum)
è, in alcuni casi, tollerata e spesso considerata non "adatta" ai canoni
previsti dalla Riforma liturgica del Vaticano II, quindi da doversi tralasciare.
Questo è nei fatti! Chiunque si rechi a Messa potrà, nella stragrande
maggioranza dei casi, trovare conferma di quanto appena affermato! Sia che
ci si trovi in chiese di nuova costruzione o all’interno di antiche basiliche,
ovunque troverà un "altare nuovo"; e in quelle antiche posto davanti a
quello monumentale (spesso di discutibile forma e dignità). Insomma la
celebrazione versus deum di fatto nelle chiese, siano esse antiche o
moderne, è interdetta! Tutte le operazioni di adeguamento sono
indiscutibilmente in questo senso in nome del nuovo spirito liturgico del
Vaticano II.
Ma quanti sono a conoscenza che la Congregazione per il Culto Divino
prevede e non proibisce tale possibilità, -tra l’altro mai vietata e nè
impedita,- nè dal Concilio, nè dalla rispettiva Riforma liturgica del Vaticano
II (come vedremo in seguito)? Inoltre, tale modalità è, attualmente,
suffragata dalla prassi liturgica del S. Padre che, credo, non debba essere
ritenuta solo come un mero " suo gusto personale" (come, invece, qualche
vescovo mi ha fatto "paternamente" notare!).
Spesso queste riflessioni vengono semplicemente liquidate come quel solito
pensiero "tradizionalista", "anticonciliare", "conservatore", ecc...! Non può
essere altrimenti, se il Concilio viene ricordato da tutti -e dico da tutti-, clero
compreso, come quell’avvenimento che ha eliminato il latino, ha abbattuto i
"muri di separazione" fra presbiterio e fedeli (smantellamento delle
balaustre) e cambiato l’orientamento della celebrazione della Messa come le
cose più evidenti; questo certamente non è colpa nè del Concilio, nè della
Riforma liturgica, che queste cose non le ha mai affermate (cf. SC 31-58).
Ma, stranamente, la Nota Pastorale CEI1 pone tra i "primi problemi da dover
affrontare" per l’attuarsi della Riforma liturgica, proprio queste realtà:
[...L'adeguamento degli spazi per la celebrazione dell'Eucaristia2 è stato il
primo problema ad essere affrontato dalle nostre comunità nell'immediato
periodo post-conciliare ed è stato spesso risolto mediante interventi evidenti
come la rimozione delle balaustre e la collocazione di nuovi altari
dichiaratamente provvisori ma comunque tali da consentire di celebrare
rivolti al popolo...].
Non si può rimanere perplessi nel constatare che, per la questione dell’altare
rivolto al popolo, i decreti conciliari non ne fanno alcun cenno. Ancora una
volta, se ne parlerà solo nelle Istruzioni postconciliari che, tra l’altro, non
impongono nessuna celebrazione "versus populum" e non fanno divieto di
nessuna celebrazione "versus Deum"3.