Da una lettura attenta, e non ideologica, dei documenti magisteriali si evince
che le due forme di celebrazione sono possibili, anzi, che il richiamo alla
prudenza del card. Lercaro -caduto nel vuoto nella "febbre" di cambiamento
del post-concilio- resta sempre valido; che non bisogna estremizzare
nessuna posizione ma entrambe sono l’occasione per un confronto, un
dibattito e un dialogo alla luce della modalità di ricezione della Riforma
liturgica stessa10.
Inoltre, il principio teologico/liturgico dell’unico altare è stato
continuamente disatteso, e continua ad esserlo, nonostante i molteplici
richiami fatti dalla Congregazione per il Culto Divino, negli anni che
seguirono il Concilio. Infatti, l’usanza di edificare altari nuovi davanti a
quelli antichi, più o meno monumentali, divenne prassi comune dappertutto
nelle chiese. Bisognava cambiare la modalità della celebrazione a tutti i
costi perchè questa era una prescrizione del Concilio, e di questo si è ancora
convinti!
Ma il Consilium stesso reagì subito a questo fraintendimento chiarendo, già
nel 1964, i termini di quel "liceat" che era risuonato durante la sessione
conciliare:
7 Cf. Sacra Congregatio Rituum, Instructio ad exsecutionem Constitutionis de sacra Liturgia recte ordinandum Inter
Oecumenici, in «EV» 2, 1964, p. 350, n. 300.
8 Cf. J. RATZINGER, Introduzione allo Spirito della Liturgia, Milano 2001 pp. 70-80.
9 Ibid. p. 76.
10 Cf. Congregatio De Cultu Divino et Disciplina Sacramentorum, Editoriale: "Pregare ad orientem versus", in Noto
29, 1993, p. 247.
"... Per quanto riguarda la questione se sia consentito, un altare portatile di