"3 L'installazione di un altare versus populum è certamente qualcosa che le
attuali norme liturgiche consigliano. Tuttavia, non è da considerarsi in
valore in assoluto. Bisogna considerare i casi in cui l'orientamento
dell’altare al popolo non consente, nella sua progettazione, di conservare
quello precedente. In questi casi, è meglio attenersi all’essenziale della
liturgia, ovvero usare e conservare l’antico altare con le spalle al popolo per
celebrare, anzichè creare due altari nella stesso presbiterio. Il principio
liturgico dell’unico altare su un presbiterio, è teologicamente più importante
per la celebrazione comunitaria. 4. È necessario spiegare chiaramente che
l'espressione, "con le spalle al popolo o rivolti al popolo" 'non ha alcun
significato teologico, ma solo in un certo senso di forma esteriore. Ogni
Eucaristia è celebrata a lode e gloria del suo Nome e una benedizione per
noi e per tutta la sua santa Chiesa ... Perché in senso teologico, siamo tutti
rivolti al Signore. Infatti il sacerdote all’altare parla al popolo solo nei
dialoghi con esso..... Tutto il resto è la preghiera al Padre per mezzo di Gesù
Cristo nello Spirito Santo.." Questa teologia deve essere visibile "14.
Questo principio è talmente importante per la Chiesa che nel gennaio del
1996 la Congregazione chiarisce la questione addirittura con le chiese
13 Cfr. Congregatio pro Cultu Divino , 3.5.1986, : Prot. 313/86, (la traduzione è privata).
14 Cfr. Congregatio pro Cultu Divino, "Editoriale: Pregare orientem versus" in Notitiae 29, 1993, 245-249.
orientali unite a Roma ma di rito greco –Bizantino. La prassi di celebrare
verso il popolo minacciava l’autenticità del rito greco seguito dalla maggior
parte delle chiese orientali e creava in alcuni casi confusione. Infatti, alcune
chiese ortodosse orientali, specialmente quelle della diaspora, iniziarono ad
usare la celebrazione versus populum, sotto l’influenza delle pratiche
cattoliche latine. La competente autorità romana richiama subito che la
celebrazione della liturgia verso oriente deve essere preservata e che questo
non lede la comunione con Roma:
"...Questa pratica (versus orientem) sotto la recente influenza della Chiesa
latina è minacciata, in molte Chiese orientali cattoliche. Essa invece, ha un
valore notevole ed è in pieno accordo con la spiritualità liturgica orientale,
quindi è assolutamente da " preservare "15.
Se diamo uno sguardo alle rubriche dell’Institutio Generalis del rinnovato
Missale romanum di papa Paolo VI dell’editio typica del 26 marzo del 1970,
della editio typica altera del 27 marzo 1975, dell’editio typica tertia del 20
aprile del 2000 di Giovanni Paolo II (anche se di fatto il MR fu pubblicato
nel 2002), e infine la terza editio typica emendata del 2008, si nota che tutte
presuppongono un’orientamento comune del sacerdote e del popolo per il
momento centrale della liturgia eucaristica16. La teologia sottostante alle
rubriche, che tutt’oggi sono ritenute nell’ordo missae, mira a rendere
visibile che tutti, sacerdote e assemblea sono rivolti a Dio e non l’uno di
fronte all’altro.