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Celebrare “verso il popolo” o “dare le spalle al popolo”

Ultimo Aggiornamento: 03/11/2009 23:15
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03/11/2009 13:29

Ma questi richiami, stranamente continuano ad essere disattesi, tanto che il 3

maggio del 1986 la Congregazione per il Culto Divino in merito

all'Introduzione Generale al Messale n. 262 afferma:

"Di solito, in una chiesa di nuova fondazione venga costruito e consacrato

l’altare, fisso e può essere rivolto al popolo o con le spalle ad esso. A

proposito della posizione del celebrante all'altare, se verso il popolo o con le

spalle ad esso, è .tuttavia, non richiesto, e sono ammessi entrambe le

possibilità. Il fatto, invece, che in una chiesa ci siano due altari (sullo stesso

presbiterio), il nuovo davanti all’antico, certamente non corrisponde allo

spirito della Liturgia, e compromette l’aspetto architettonico e artistico"13.

Nel 1993, ancora una volta, la Congregazione per il Culto Divino dà un

secondo Responsum sulla questione di due altari nello stesso presbiterio:

"3 L'installazione di un altare versus populum è certamente qualcosa che le

attuali norme liturgiche consigliano. Tuttavia, non è da considerarsi in

valore in assoluto. Bisogna considerare i casi in cui l'orientamento

dell’altare al popolo non consente, nella sua progettazione, di conservare

quello precedente. In questi casi, è meglio attenersi all’essenziale della

liturgia, ovvero usare e conservare l’antico altare con le spalle al popolo per

celebrare, anzichè creare due altari nella stesso presbiterio. Il principio

liturgico dell’unico altare su un presbiterio, è teologicamente più importante

per la celebrazione comunitaria. 4. È necessario spiegare chiaramente che

l'espressione, "con le spalle al popolo o rivolti al popolo" 'non ha alcun

significato teologico, ma solo in un certo senso di forma esteriore. Ogni

Eucaristia è celebrata a lode e gloria del suo Nome e una benedizione per

noi e per tutta la sua santa Chiesa ... Perché in senso teologico, siamo tutti

rivolti al Signore. Infatti il sacerdote all’altare parla al popolo solo nei

dialoghi con esso..... Tutto il resto è la preghiera al Padre per mezzo di Gesù

Cristo nello Spirito Santo.." Questa teologia deve essere visibile "14.

Questo principio è talmente importante per la Chiesa che nel gennaio del

1996 la Congregazione chiarisce la questione addirittura con le chiese

13 Cfr. Congregatio pro Cultu Divino , 3.5.1986, : Prot. 313/86, (la traduzione è privata).

14 Cfr. Congregatio pro Cultu Divino, "Editoriale: Pregare orientem versus" in Notitiae 29, 1993, 245-249.

orientali unite a Roma ma di rito greco –Bizantino. La prassi di celebrare

verso il popolo minacciava l’autenticità del rito greco seguito dalla maggior

parte delle chiese orientali e creava in alcuni casi confusione. Infatti, alcune

chiese ortodosse orientali, specialmente quelle della diaspora, iniziarono ad

usare la celebrazione versus populum, sotto l’influenza delle pratiche

cattoliche latine. La competente autorità romana richiama subito che la

celebrazione della liturgia verso oriente deve essere preservata e che questo

non lede la comunione con Roma:

"...Questa pratica (versus orientem) sotto la recente influenza della Chiesa

latina è minacciata, in molte Chiese orientali cattoliche. Essa invece, ha un

valore notevole ed è in pieno accordo con la spiritualità liturgica orientale,

quindi è assolutamente da " preservare "15.

Se diamo uno sguardo alle rubriche dell’Institutio Generalis del rinnovato

Missale romanum di papa Paolo VI dell’editio typica del 26 marzo del 1970,

della editio typica altera del 27 marzo 1975, dell’editio typica tertia del 20

aprile del 2000 di Giovanni Paolo II (anche se di fatto il MR fu pubblicato

nel 2002), e infine la terza editio typica emendata del 2008, si nota che tutte

presuppongono un’orientamento comune del sacerdote e del popolo per il

momento centrale della liturgia eucaristica16. La teologia sottostante alle

rubriche, che tutt’oggi sono ritenute nell’ordo missae, mira a rendere

visibile che tutti, sacerdote e assemblea sono rivolti a Dio e non l’uno di

fronte all’altro.

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