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Celebrare “verso il popolo” o “dare le spalle al popolo”

Ultimo Aggiornamento: 03/11/2009 23:15
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03/11/2009 13:38

L’interpretazione fatta dalla Congregazione (ubi possibile sit e non

ubicumque possibile sit) chiarisce ulteriormente che la prassi di costruire

"nuovi altari staccati dalla parete" e "celebrare rivolti verso il popolo", non

solo non è obbligatoria, ma che tali cambiamenti possono essere fatti lì dove

le circostanze lo permettono (lì dove è possibile) e non "ovunque", come

avviene arbitrariamente nella prassi consueta (in un certo senso supportata

dal contenuto "ambiguo" dell’attuale norma 299).

Infine c’è da chiedersi come mai nella editio typica tertia del 2000, in quella

italiana del 2002 e nella stessa tertia emendata del 2008 nulla sia cambiato.

La norma continua a recitare: Altare extruatur a pariete seiunctum, ut facile

circumiri et in eo celebratio versus populum peragi possit, quod expedit

ubicumque possibile sit.[L’altare sia costruito staccato dalla parete per

potervi facilmente girare intorno e celebrare rivolti verso il popolo, il che è

desiderabile ovunque sia possibile. ...].

Non si può continuare, per l’ennesima volta ad essere, indifferenti ad un

pronunciamento della Congregazione per il Culto Divino. In continuità con

quelli precedenti, il Responsum del 2000 richiama la necessaria attenzione

alle circostanze, ai luoghi, evidenziando ancora una volta, il principio dell’

altare unico come criterio liturgico teologico da osservare negli eventuali

progetti di adeguamento.

Per cui, ritengo sia necessaria un certa revisione della Nota Pastorale della

Cei sull’adeguamento delle chiese alla riforma liturgica del Vaticano II del

31 maggio 1996, e credo anche un emendamento della norma n. 299 della

Institutio Generalis dell’attuale Messale Romano. Questo si impone,

soprattutto alla luce, del Responsum della Congregazione per il Culto

Divino del 2000 che respinge l’interpretazione per cui l’unica celebrazione

possibile e da doversi fare sia quella versus populum. Si evince, pertanto,

che entrambe le modalità di celebrare (versus populum e versus Deum) sono

legittime, e che è necessario evitare qualsiasi "contrapposizione" o

"estremizzazione" su tale questione. Inoltre, bisogna porre fine a quella

indiscriminata prassi di costruire comunque e ovunque altari nuovi davanti a

quelli antichi deturpando la bellezza e l’armonia dell’intero edificio sacro.

Solo in questo modo si potrà pervenire ad un confronto e a un dialogo

pacato e sereno perchè "l’ordinamento dei testi e dei riti deve essere

condotto in modo che le sante realtà che essi significano, siano espresse più

chiaramente. ..." (SC 21).

* Dottore in Patristica Ecumenica e docente di Teologia Fondamentale ed

Ecclesiologia presso la Facoltà Teologica Pugliese diocesi di S. Severo (FG)

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