circumiri et in eo celebratio versus populum peragi possit, quod expedit
ubicumque possibile sit.[L’altare sia costruito staccato dalla parete per
potervi facilmente girare intorno e celebrare rivolti verso il popolo, il che è
desiderabile ovunque sia possibile. ...].
Non si può continuare, per l’ennesima volta ad essere, indifferenti ad un
pronunciamento della Congregazione per il Culto Divino. In continuità con
quelli precedenti, il Responsum del 2000 richiama la necessaria attenzione
alle circostanze, ai luoghi, evidenziando ancora una volta, il principio dell’
altare unico come criterio liturgico teologico da osservare negli eventuali
progetti di adeguamento.
Per cui, ritengo sia necessaria un certa revisione della Nota Pastorale della
Cei sull’adeguamento delle chiese alla riforma liturgica del Vaticano II del
31 maggio 1996, e credo anche un emendamento della norma n. 299 della
Institutio Generalis dell’attuale Messale Romano. Questo si impone,
soprattutto alla luce, del Responsum della Congregazione per il Culto
Divino del 2000 che respinge l’interpretazione per cui l’unica celebrazione
possibile e da doversi fare sia quella versus populum. Si evince, pertanto,
che entrambe le modalità di celebrare (versus populum e versus Deum) sono
legittime, e che è necessario evitare qualsiasi "contrapposizione" o
"estremizzazione" su tale questione. Inoltre, bisogna porre fine a quella
indiscriminata prassi di costruire comunque e ovunque altari nuovi davanti a
quelli antichi deturpando la bellezza e l’armonia dell’intero edificio sacro.
Solo in questo modo si potrà pervenire ad un confronto e a un dialogo
pacato e sereno perchè "l’ordinamento dei testi e dei riti deve essere
condotto in modo che le sante realtà che essi significano, siano espresse più
chiaramente. ..." (SC 21).
* Dottore in Patristica Ecumenica e docente di Teologia Fondamentale ed
Ecclesiologia presso la Facoltà Teologica Pugliese diocesi di S. Severo (FG)