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Assemblea Generale della Cei ad Assisi

Ultimo Aggiornamento: 18/11/2009 07:07
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12/11/2009 07:06

Il documento della Conferenza episcopale italiana sul Mezzogiorno

L'impegno di tutti per sconfiggere le mafie


Assisi, 11. Difficoltà, ma anche notevoli potenzialità di carattere materiale, economico, culturale e morale. Tutte qualità che, in particolare nel Mezzogiorno, devono essere utilizzate anche per sconfiggere la criminalità organizzata e per realizzare "una cultura della legalità". L'Italia descritta dai vescovi, riuniti ad Assisi per la loro sessantesima assemblea generale, ha bisogno di discutere in maniera costruttiva dei problemi e delle prospettive che riguardano la gente, piuttosto che di un "clima continuamente polemico", ha bisogno, partendo da istituzioni educative come la famiglia e la scuola, di un impegno comune "per valorizzare le potenzialità presenti nel Paese evitando giudizi unilaterali".
L'intervento, alla conferenza stampa di ieri, del vescovo Mariano Crociata, segretario generale della Conferenza episcopale italiana (Cei), ha spaziato su numerosi argomenti, dalla situazione complessiva del Paese alla questione immigrati, ai documenti sul nuovo rito delle esequie e sul Mezzogiorno. Un documento, quest'ultimo, che sta particolarmente a cuore all'episcopato italiano. Rispondendo a una domanda sul testo (che sarà approvato domani, giorno conclusivo dell'assemblea) e sulle recenti inchieste riguardanti rapporti tra politica e criminalità organizzata, monsignor Crociata ha richiamato le parole, il "grido" di Giovanni Paolo II nella valle dei Templi ad Agrigento, il 9 maggio 1993, quando evocò il giudizio di Dio sulla mafia. "È evidente - ha spiegato il vescovo emerito di Noto - che il tema della criminalità organizzata è ben presente nel documento; una realtà drammatica ma non insuperabile, non invincibile". Per sconfiggere questo fenomeno che soffoca "l'Italia intera e non solo il Sud", occorre veramente l'impegno di tutti, a partire dalle istituzioni, e non può certo bastare la "pur meritevole" esclusione dei criminali dalla comunità ecclesiale. Al riguardo, il segretario della Cei ha detto che "per coloro che aderiscono a queste organizzazioni non servono scomuniche, perché di fatto chi ne fa parte è già fuori dalla comunione ecclesiale, anche se si ammanta di comportamenti religiosi".
Il vescovo, parlando delle istituzioni impegnate sul fronte antimafia, ha citato l'azione della magistratura e degli organi di sicurezza. Ma "dobbiamo fare di più", perché la soluzione "non è solo la pur necessaria repressione ma riguarda la mentalità, la crescita della coscienza civile, culturale e umana, a partire dai giovani". La Chiesa vuole fare la sua parte e invita a muoversi con decisione anche perché "nel Meridione si sono conosciute espressioni di reazione positiva da parte di settori della società civile, giovani, imprenditori, associazioni", che vanno sostenute. Impegno "che sta crescendo e che sarebbe auspicabile divenisse corale", ha detto Crociata. Un quadro della situazione che può essere esteso al Paese intero:  nessun "declino", nessun "catastrofismo", semplicemente il bisogno di una guida responsabile che sia al servizio della nazione.
Sul tema delle migrazioni e dell'attenzione che occorre dare a questo rilevante fenomeno, non c'è da parte della Conferenza episcopale italiana una proposta definitiva. Il segretario generale ha spiegato che "si raccolgono segnalazioni da parte delle realtà del volontariato che ci confermano come sia necessario procedere secondo i due concetti di fondo già enunciati:  accoglienza da un lato e garanzia della sicurezza dall'altro". Monsignor Crociata ha poi definito "un'esigenza legittima", considerato anche il numero di musulmani in Italia, l'eventuale destinazione di porzioni dei cimiteri ai defunti di religione islamica.
Riguardo al nuovo rito delle esequie (approvato oggi), i vescovi non sono contrari alla possibilità di cremare i cari estinti, pratica ammessa dal Codice di diritto canonico:  "La cremazione sarà una modalità possibile - ha detto Crociata - ma con la sottolineatura che rimane immutato l'annuncio della risurrezione dei corpi", in quanto non bisogna "assecondare quella mentalità che lascia pensare che, cremandosi, un corpo va nel nulla". Più in generale, secondo la Cei, "sarebbe opportuno che le persone imparassero a rapportarsi in maniera consapevole con l'unica cosa certa della vita:  la propria morte". Invece, oggi, "o c'è la sua rimozione pressoché totale, oppure si assiste, al contrario, alla sua spettacolarizzazione".



(©L'Osservatore Romano - 12 novembre 2009)
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