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La sordità nell'era multimediale della comunicazione globale

Ultimo Aggiornamento: 17/12/2009 09:15
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Una patologia che richiama l'attenzione della Chiesa

La sordità nell'era multimediale della comunicazione globale


di Marco Radici

Personaggi illustri come Rousseau, Freud, Schopenhauer, Goya e Beethoven oltre a condividere le grandi capacità intellettive che li hanno resi celebri, avevano in comune la stessa patologia:  la sordità. Beethoven era sordo quando componeva la iv sinfonia. Goya, dipingeva le sue più famose tele, pervase dalla malinconia che gli derivava dalla sordità completa che lo colpì a 46 anni. Quanto la patologia possa aver inciso sulla personalità di questi uomini è intuibile e possiamo affermare che alcune tra le opere più rappresentative di un pittore come Goya, o le composizioni più mirabili di un musicista come Beethoven, forse non sarebbero state tali senza la patologia di cui soffrivano. Erano il dolore e l'isolamento che li spingevano a cercare nell'arte, quasi fosse una terapia, rimedi che potessero alleviare il disagio dell'handicap di cui erano portatori. Già nell'antichità la medicina offriva terapie della sordità che si basavano sull'applicazione di mercurio, sul galvanismo, sull'omeopatia e sull'impiego di cornetti acustici di varie misure e fogge. La sordità, da sempre, è stata vissuta come isolamento, emarginazione ed handicap ed era imperativo limitarne gli effetti emarginanti.
I rapporti sociali, affettivi e di relazione con l'ambiente sono sempre stati fondamentali per l'uomo che vuole sentirsi parte integrante del mondo in cui vive. Negli ultimi cinquanta anni lo sviluppo tecnologico ha cambiato profondamente la comunicazione tra individui e popolazioni di lingue e culture diverse. La tecnologia a nostra disposizione offre l'opportunità di conoscere notizie e immagazzinare dati che in tempi non lontani ci arrivavano più lentamente. Velocizzare l'acquisizione delle conoscenze cambia enormemente la possibilità che abbiamo di essere parte attiva nel nostro mondo. Tutto ciò ha profondamente modificato l'approccio che ognuno di noi ha con la realtà che lo circonda:  il lavoro, gli svaghi e le modalità con le quali le nostre scuole educano i giovani. Strumenti come il computer e il telefono cellulare influenzano quotidianamente la nostra vita, anche se ci rifiutassimo di usarli. La distanza fisica tra individui non è più un fattore importante ai fini della comunicazione. Ognuno di noi oggi può lavorare, visitare una mostra installata dall'altra parte del globo o ascoltare un concerto, senza muoversi dalla propria stanza. Nei nostri tempi la sordità è una patologia i cui disagi possono essere alleviati dalla presenza della multimedialità che sicuramente ci agevola moltiplicando però, nel contempo, le nostre esigenze e le occasioni di confronto. Ogni giorno ci è richiesto un crescente livello di preparazione e di conoscenze e la condizione di sordità, per certi aspetti facilitata dal mondo globale e multimediale, risulta assolutamente inaccettabile per altri aspetti rimanendo, oggi più di ieri, condizione  fortemente  invalidante per chi la vive (basti pensare alla necessità di conoscere più lingue per svolgere professioni anche molto diffuse).
A ciò si aggiunga come l'affermazione della famiglia nucleare su quella patriarcale abbia notevolmente limitato l'accoglienza e la condivisione dell'handicap nell'ambito sociale più stretto. La performance generale dell'individuo è ormai da anni esposta al giudizio e all'accettazione di un mondo complessivamente composto da individui tra loro estranei. L'ammortizzatore sociale rappresentato dalla famiglia è meno presente oggi di ieri e manca quasi del tutto nelle megalopoli costituitesi per confluenza di flussi lavorativi ed economici.
Sono circa 500 milioni le persone colpite da sordità nel mondo, di cui 70 milioni in Europa e circa 30 milioni negli Usa. La raccolta di dati attendibili è ancora complessa nei Paesi in via di sviluppo. In Italia il numero delle persone colpite da una diminuzione dell'udito più o meno grave è di circa 7 milioni (8% della popolazione) e di essi 42.000 circa sono completamente sordi. In tal ambito, la sordità infantile, nelle sue espressioni più gravi, interessa ogni anno un bambino su mille nati e le cause sono per il 45% genetico-ereditarie, per il 35% tossico-infettive e per il 20% ancor oggi di origine sconosciuta. Le malattie infiammatorie croniche dell'orecchio, le degenerazioni su base vascolare e l'esposizione a rumore traumatizzante rappresentano, viceversa, le cause della maggior parte delle sordità in età adulta. Nei Paesi occidentali si stima che oltre 150 milioni di persone siano esposte a livelli di rumore oltre la soglia di sicurezza dei 65 dBA. In Italia tale limite è superato nella maggior parte delle città e circa il 70% della popolazione risulta esposta a livelli di rumore superiore ai limiti massimi ritenuti accettabili dalle normative vigenti. La sfida con cui la Medicina si sta oggi confrontando e dalla quale potranno scaturire i migliori risultati, è la diagnosi precoce. Sempre più numerosi sono ormai i programmi di screening neonatale e di controllo dell'udito in ambito scolastico e lavorativo al fine di individuare il più precocemente possibile le varie forme di sordità e rendere tempestivo ed efficace l'intervento terapeutico.
La continua evoluzione delle tecniche chirurgiche e delle tecnologie, ha permesso di elaborare interventi chirurgici, protesi acustiche sempre più sofisticate e, negli ultimi decenni, impianti cocleari la cui finalità è quella di sostituire completamente l'organo dell'udito offeso. I risultati, quando la diagnosi di sordità viene posta precocemente, sono estremamente incoraggianti. Il paziente sordo può essere recuperato a una vita di relazione simile a quella dei normoudenti pur in un mondo in continua e tumultuosa evoluzione.



(©L'Osservatore Romano - 18 novembre 2009)
18/11/2009 08:53

Bello qto articolo.
Devo ammettere che il pc aiuta tantissimo.
Io mi son salvata leggendo moltissimo.
In tv uso tanto i sottotitoli
L'unico problema è...il cinema.
Ma fa niente uso l'intuizinoe e capisco tutto
E' vero la sordita' genera solitudine e dolore.
Forse piu' per quelle persone per le quali 'l apparechio acustico nn basta e hanno una sordita' profonda,ma grazie a Dio oggi sono aiutate ,assistite.
Pggi si son fatti passi da gigante.Colle protesi acustiche digitali la qualita' di vita ènotevolmente migliorata.Io
le ho comprato l'anno scorso e debbo dire che ho tratto un gran gioamento.Sento suoni che prima nn percepivo.
Evviva la tecnologia!!!!
[Modificato da Gabbianella1. 18/11/2009 08:54]
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19/11/2009 18:43




XXIV Conferenza del Consiglio per gli Operatori Sanitari

L'integrazione della persona sorda nella vita della Chiesa


di Mario Ponzi

Nel mondo ci sono duecentosettantotto milioni di persone con difetti di udito e quasi sessanta milioni completamente sorde. Oltre un milione e seicento sono cattoliche:  di queste, tredici sono i sacerdoti, ma esiste un solo seminario per la formazione di presbiteri non udenti. Evidentemente il fenomeno della sordità rappresenta, per la Chiesa, ancora una sfida pastorale da raccogliere. Il Pontificio Consiglio per la Pastorale degli Operatori Sanitari comincia con il convocare la sua annuale Conferenza internazionale, la XXIV, proprio sul tema della sordità: "Effatà! La persona sorda nella vita della Chiesa". A partire da giovedì 19 mattina, sino a sabato 20 novembre, nell'aula nuova del Sinodo in Vaticano esperti di tutto il mondo cercheranno proprio di offrire alla Chiesa l'opportunità di valorizzare l'apporto che i non udenti possono dare ai diversi campi dell'apostolato. L'arcivescovo presidente del Pontificio Consiglio, monsignor Zygmunt Zimowski, ne parla in questa intervista rilasciata al nostro giornale.

Come mai la Chiesa, dopo aver a lungo delegato la formazione e l'assistenza religiosa delle persone sorde a piccoli gruppi di operatori - sacerdoti e suore - oggi le dedica addirittura una conferenza internazionale di tale livello?

Innanzitutto desidero sottolineare come la Chiesa sia sempre una e una sola, composta da sacerdoti e suore, oltreché dai fedeli laici. Le realtà con le quali la comunità ecclesiale interagisce possono presentare aspetti e problematiche diversificate, nella forma e nel raggio d'azione, ma non nella sostanza, a seconda che si tratti di una parrocchia, di una diocesi, di una conferenza episcopale o della Santa Sede.
Il mondo nel quale viviamo, del resto, è profondamente mutato per il diffondersi dei mezzi di comunicazione che hanno fra l'altro reso evidenti, nella loro reale ampiezza, diverse sfide a carattere planetario. Tra queste consideriamo la piena integrazione delle persone sorde nella Chiesa così come nella società civile e il problema, per costoro, dell'accessibilità alla prevenzione e alle cure sanitarie da parte di tutti e in tutto il mondo. Si calcola infatti che dei 278 milioni di persone affette da ipoacusia, ben l'80 per cento viva nei Paesi a basso e medio reddito.
Il totale dei cattolici non udenti è stimato in un milione e trecentomila e dedicare la XXIV Conferenza internazionale del nostro dicastero a questo tema costituisce un'evoluzione naturale dell'impegno ecclesiale nei confronti della disabilità e in particolare dell'ipoacusia. Se una forma di lingua dei segni era già in uso molti secoli fa tra i monaci che avevano fatto voto di silenzio, sono stati due consacrati a favorire la comunicazione con i sordi:  il monaco spagnolo Pedro Ponce de León, che nel XVI secolo ha introdotto il metodo orale, e l'Abbé de L'Epée che, nel XVIii, ha compreso la possibilità di supplire, in modo sistematico, all'assenza di suono con la gestualità.

Quali sono i problemi principali che, per la Chiesa, si presentano nell'approccio con le persone sorde?

I problemi sono in effetti molti. Innanzitutto la sordità è un handicap fisico non appariscente, ma il più difficile da integrare, ad esempio, nella pratica religiosa. Nel caso della cecità, il problema può essere risolto con il semplice accompagnamento in alcuni percorsi, così come si può fare per il paraplegico laddove sussistano delle barriere architettoniche. Privo di un ausilio specifico, come ad esempio la traduzione nella lingua dei segni, il sordo rimane invece isolato, circondato da un invisibile quanto impenetrabile muro di silenzio. Servono dunque dei supporti specifici e soprattutto dei sacerdoti o degli agenti di pastorale appositamente formati e in grado di fare da ponte. Un contributo essenziale, come già dimostrato da numerose esperienze in tutto il mondo, è quello dell'inserimento degli stessi non udenti in questo, così come in tutti gli altri ministeri della vita ecclesiale. È inoltre ancora difficile, per molti consacrati, poter essere adeguatamente formati nella comunicazione con i sordi. Per ora vi è un unico seminario, in California, dedicato alla formazione di non udenti. Ci sono però molti istituti religiosi e diverse diocesi che stanno operando con impegno in questo settore. A livello internazionale vi è la International catholic foundation for the service of the deaf persons, la cui casa madre è in Inghilterra ma ha diverse diramazioni negli Stati Uniti d'America.

Si fa abbastanza nelle parrocchie per accogliere ed evangelizzare i non udenti?

Vi sono numerose parrocchie che si sono efficacemente attivate e si avvalgono di persone in grado di accogliere i fedeli sordi e, se necessario, di essere loro di ausilio. In diversi casi tali operatori sono essi stessi afflitti da ipoacusia. Oggi come oggi, nel mondo vi sono solo tredici sacerdoti non udenti:  otto negli Stati Uniti d'America, uno in Corea del Sud, due in Gran Bretagna, uno in Congo e uno in Brasile. La maggior parte di loro sono impegnati in altrettante parrocchie. Vi sono però numerosi diaconi e catechisti sordi. Certamente rimane ancora molto da fare. Paolo VI, ad esempio, autorizzò, presso gli istituti della Piccola missione per i sordomuti, di anticipare la celebrazione della liturgia eucaristica domenicale al mercoledì perché molti dei loro allievi non erano in grado di partecipare pienamente alla messa festiva celebrata nelle rispettive parrocchie. Nel giubileo del 2000, Giovanni Paolo II esortò a trovare "lo spazio per i disabili". Durante il suo recente viaggio in Giordania, Benedetto XVI ha ribadito ancora una volta la necessità di continuare a promuovere l'integrazione delle persone afflitte da handicap.

In quale modo la Conferenza internazionale affronterà la problematica di una corretta pastorale dei non udenti?

Vi partecipano diversi esperti internazionali, dunque siamo certi che offriranno un prezioso contributo testimoniando le conoscenze e le esperienze sin qui acquisite. Importante è poi la presenza dei miei predecessori alla guida del dicastero, i cardinale Javier Lozano Barragán e Fiorenzo Angelini; quelle del vice ministro italiano per la salute Ferruccio Fazio, di monsignor Patrick A. Kelly, arcivescovo di Liverpool e presidente della International catholic foundation for the service of the deaf persons, di Silvio Paolo Mariotti, esperto di cecità e sordità all'Organizzazione mondiale della sanità di Ginevra, di Marco Radici, primario otorinolaringoiatra all'ospedale Fatebenefratelli di Roma. Di particolare rilievo, anche in considerazione dell'Anno sacerdotale in corso, sarà l'intervento di padre Cyril Axelrod, presbitero sordo-cieco impegnato a Londra proprio nelle attività pastorali. La Conferenza sarà dunque un autentico laboratorio dal quale certamente scaturiranno i fattori che possono determinare la riuscita del processo di integrazione e alcune linee programmatiche per l'impegno futuro. Da un punto di vista logistico, proprio per permettere la piena partecipazione di tutti, udenti e non, per la prima volta in un appuntamento di questo livello i lavori saranno tradotti ufficialmente e simultaneamente in 4 lingue dei segni:  inglese, inglese angloamericano, spagnolo e italiano.

Sarà dedicata anche un'attenzione particolare alla famiglia dei non udenti?

Certamente. Abbiamo previsto un ampio spazio per la famiglia. Ci sarà una tavola rotonda in programma nella giornata di venerdì sul ruolo e sulla realtà della famiglia per i non udenti. Tre coppie di coniugi con figli e legate in modo diverso alla sordità porteranno la loro testimonianza e si tratterà certamente di testimonianze fondamentali.


(©L'Osservatore Romano - 20 novembre 2009)
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L'appello di Benedetto XVI in favore dei non udenti: la società non li discrimini, ma li aiuti a integrarsi difendendone i diritti

La comunità internazionale faccia tutto il necessario perché le persone affette da sordità - specie nelle nazioni povere - non patiscano discriminazioni ma siano pienamente integrate nelle società in cui vivono.
E’
l’appello col quale Benedetto XVI ha concluso il suo discorso ai partecipanti alla Conferenza internazionale organizzata in Vaticano dal Pontificio Consiglio per gli Operatori Sanitari, sul tema “Effatà! La persona sorda nella vita della Chiesa”, in programma fino a domani. Il Papa ha difeso il lavoro delle associazioni impegnate nel settore, spesso vittime di pregiudizi, ed ha invitato a promuovere iniziative di solidarietà verso i non udenti. Il servizio di Alessandro De Carolis:

La scena è commovente come tutte quelle in cui gli occhi di Gesù incrociano quelli di un malato. Un uomo sordo e muto, preso in disparte dalla folla della quale fa parte ma dalla quale è anche escluso, e poi quei gesti concreti, diretti - le dita negli orecchi, la saliva che tocca la lingua - e il sospiro che è, insieme, preghiera e prodigio: “Effatà! Apriti!”. Di fronte alle circa 400 persone riunite nella Sala Clementina, Benedetto XVI rievoca l’episodio del Vangelo sottolineando l’atteggiamento di Gesù, fatto di “vicinanza e comprensione” verso il sordomuto, di “interessamento concreto” e, soprattutto, di “profonda compassione”. La stessa - sostiene il Papa - che chiunque deve mostrare verso chi è affetto dalla menomazione della sordità, che riveste aspetti medici e psicologici, ma anche etici oltre che pastorali, ancor più evidenti nei Paesi in via di sviluppo, dove la “grave situazione”, rimarca il Pontefice, è indotta dalla carenza di ’“accesso alle cure sanitarie”:

“Faccio appello, quindi, alle autorità politiche e civili, nonché agli organismi internazionali, affinché offrano il necessario sostegno per promuovere, anche in quei Paesi, il dovuto rispetto della dignità e dei diritti delle persone non udenti, favorendo, con aiuti adeguati, la loro piena integrazione sociale”.

L’appello di Benedetto XVI è la punta di un discorso chiaro verso chi ricopre delle responsabilità e delicato nei riguardi dei non udenti. Nel primo caso, nota il Pontefice:

“L’esperienza non sempre attesta gesti di solerte accoglienza, di convinta solidarietà e di calorosa comunione verso le persone non udenti. Le numerose associazioni, nate per tutelare e promuovere i loro diritti, evidenziano l’esistenza di una mai sopita cultura segnata da pregiudizi e discriminazioni. Sono atteggiamenti deplorevoli e ingiustificabili, perché contrari al rispetto per la dignità della persona non udente e alla sua piena integrazione sociale”.

Questo accade perché, osserva, l’umanità è spesso affetta da “un’altra forma di sordità”, da cui “deve essere salvata” e che Cristo è venuto a sanare:

“E’ la sordità dello spirito, che alza barriere sempre più alte alla voce di Dio e del prossimo, specialmente al grido di aiuto degli ultimi e dei sofferenti, e rinchiude l’uomo in un profondo e rovinoso egoismo”.

Sull’esempio di Cristo invece, prosegue Benedetto XVI, la Chiesa è protagonista, “con amore e solidarietà”, di numerose “iniziative pastorali e sociali” verso le persone sorde. Un segno, ribadisce, di quel desiderio di Cristo “di vincere nell'uomo la solitudine e l'incomunicabilità create dall'egoismo, per dare volto ad una ‘nuova umanità’, l'umanità dell'ascolto e della parola, del dialogo, della comunicazione, della comunione con Dio:

“Cari fratelli e sorelle non udenti, voi non siete solo destinatari dell'annunzio del messaggio evangelico, ma ne siete, a pieno titolo, anche annunciatori, in forza del vostro Battesimo. Vivete quindi ogni giorno da testimoni del Signore negli ambienti della vostra esistenza, facendo conoscere Cristo e il suo Vangelo (…) Cari amici, vi ringrazio per questo incontro e affido tutti voi qui presenti alla materna protezione di Maria Madre dell'amore, Stella della speranza, Madonna del Silenzio”.

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21/11/2009 14:58

Effatà, Apriti! L'editoriale di padre Lombardi

Si è conclusa oggi in Vaticano la Conferenza Internazionale del Pontificio Consiglio per la Pastorale degli Operatori Sanitari, sul tema “Effatà. La persona sorda nella vita della Chiesa”. Ieri, ricevendo i partecipanti all’incontro,
il Papa ha lanciato un accorato appello affinché siano eliminate le ingiustificabili discriminazioni subìte ancora oggi dai non udenti. Ma ha sottolineato anche l’auspicio che l'umanità sia guarita dalla “sordità dello spirito, che alza barriere sempre più alte alla voce di Dio e del prossimo, specialmente al grido di aiuto degli ultimi e dei sofferenti, e rinchiude l’uomo in un profondo e rovinoso egoismo”. Ascoltiamo in proposito l’editoriale di padre Federico Lombardi per Octava Dies, il settimanale informativo del Centro Televisivo Vaticano:

Ho visto una giovane coppia di sposi: parlano tra loro continuamente con il linguaggio dei segni: lui è sordo, lei è il suo orecchio e la sua voce per la comunicazione con gli altri. Ci vuole più tempo e pazienza per comunicare, ma certamente non si tratta di una comunicazione così affrettata e superficiale come quella a cui siamo normalmente abituati. E’ una comunicazione che viene dal profondo e passa attraverso uno straordinario impegno di amore. In questi giorni in Vaticano vi è stata una bella conferenza sul tema delle persone sorde nella vita della Chiesa: ci sono religiosi e religiose che dedicano la vita per rendere possibile questa comunicazione; ci sono sacerdoti che si impegnano perché i segni sacramentali superino il muro del silenzio che imprigiona la persona non udente; ci sono medici che lavorano per prevenire o superare questo handicap. Una novantina fra i presenti sono non udenti e parlano la lingua dei gesti. Forse se ne parlerà poco. Altri sono i problemi della vita della Chiesa che mobilitano la curiosità dei media. Ma noi pensiamo che questo sia importante. Non dimenticheremo le preghiere e i canti espressi con il movimento delle mani, il discorso del Papa tradotto con il linguaggio dei gesti. I credenti sanno che nel giudizio finale il Signore – che qui in terra ha aperto le orecchie dei sordi e sciolto la lingua dei muti – li interrogherà: “Ero sordo, mi avete aiutato a sentire? Ero muto, mi avete aiutato a parlare?”. Sono le domande su cui vale la pena riflettere.

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23/11/2009 17:11

La Chiesa riconosca il profondo linguaggio dei sordi

Il portavoce vaticano commenta i risultati di un congresso sul tema

CITTA' DEL VATICANO, domenica, 22 novembre 2009 (ZENIT.org).-

Il congresso appena terminato in Vaticano con la partecipazione di persone non udenti è servito a far sì che la Chiesa scopra o riscopra la profondità della lingua dei segni da loro utilizzata, riconosce il portavoce vaticano.
Padre Federico Lombardi S.I., direttore della Sala Stampa della Santa Sede, ha commentato nell'ultimo numero di "Octava Dies", settimanale del Centro Televisivo Vaticano, la Conferenza Internazionale "Effàtà! La persona sorda nella vita della Chiesa", promossa dal Pontificio Consiglio per la Pastorale degli Operatori Sanitari, che Benedetto XVI ha chiuso il 20 novembre.
"Ho visto una giovane coppia di sposi: parlano tra loro continuamente con il linguaggio dei segni: lui è sordo, lei è il suo orecchio e la sua voce per la comunicazione con gli altri. Ci vuole più tempo e pazienza per comunicare, ma certamente non si tratta di una comunicazione così affrettata e superficiale come quella a cui siamo normalmente abituati", rivela padre Lombardi.
"E' una comunicazione che viene dal profondo e passa attraverso uno straordinario impegno di amore", ha spiegato ricordando l'ambiente di questa Conferenza, svoltasi con la partecipazione di una novantina di non udenti e di sacerdoti impegnati "perché i segni sacramentali superino il muro del silenzio che imprigiona la persona non udente".
L'incaricato della comunicazione vaticana ha ammesso circa l'incontro che "forse se ne parlerà poco". "Altri sono i problemi della vita della Chiesa che mobilitano la curiosità dei media. Ma noi pensiamo che questo sia importante", ha commentato.
"Non dimenticheremo le preghiere e i canti espressi con il movimento delle mani, il discorso del Papa tradotto con il linguaggio dei gesti. I credenti sanno che nel giudizio finale il Signore - che qui in terra ha aperto le orecchie dei sordi e sciolto la lingua dei muti - li interrogherà: 'Ero sordo, mi avete aiutato a sentire? Ero muto, mi avete aiutato a parlare?'. Sono le domande su cui vale la pena riflettere", conclude.
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I sordi possono percepire e annunciare nel silenzio la chiamata di Dio
Intervista a María Antonia Claveria, otorinolaringoiatra

di Carmen Elena Villa


CITTÀ DEL VATICANO, mercoledì, 16 dicembre 2009 (ZENIT.org).- La persona sorda nella vita della Chiesa. È stato questo il tema centrale di un congresso organizzato dal Pontificio Consiglio per la salute, dal 19 al 21 novembre scorso.

Attraverso conferenze, tavole rotonde e un’udienza con il Papa Benedetto XVI, si è cercato di comprendere meglio la persona sorda, nei suoi molteplici aspetti, con particolare riguardo a quelli religiosi e spirituali.

ZENIT ha intervistato la dottoressa spagnola María Antonia Clavería, specializzata in otorinolaringoiatria, che ha partecipato come relatrice a questo evento. Il suo lavoro quotidiano consiste nell’assistere e coordinare i diversi gruppi educativo e sanitario che si occupano dei bambini con problemi di udito.

“La partecipazione alla Conferenza ha suscitato in me molti interrogativi sull’adeguata e necessaria attenzione verso questi bambini, nelle rispettive famiglie, a livello religioso e spirituale, nelle diverse fasi della vita, nelle loro parrocchie e quando stanno per ricevere i sacramenti”, ha detto Clavería a ZENIT.

Come considera i pregiudizi e le discriminazioni di cui soffrono i sordi nella società attuale?

María Antonia Clavería: Sono frutto della scarsa conoscenza sociale della persona affetta da sordità, delle sue ripercussioni e delle sue necessità. Alla semplice vista non è possibile identificare una persona sorda e ancora di più possiamo sbagliarci nel giudicarla sulla base della sua comunicazione. Questo fatto può essere motivo di desensibilizzazione da parte della società. Una persona cieca genera, alla semplice vista, sentimenti di compassione e per questo riceve solitamente aiuto da chi la circonda. La persona sorda invece non porta con sé un bastoncino che la identifica, né si muove con la sedia a rotelle, e né porta un apparato ortopedico. Ma non sente, o non sente bene, e questa difficoltà non è palpabile, non è apprezzabile e non sensibilizza.

In che modo crede che possano essere superati?

María Antonia Clavería: Vincere la discriminazione richiede un impegno per riuscire ad armonizzare la convivenza tra la società denominata udente con quella non udente, attraverso la comunicazione nella lingua dei segni, con quella non udente attraverso la comunicazione orale, con quella che ha difficoltà uditive (e in questo gruppo è compresa praticamente l’intera umanità anziana) e con quella non udente con difficoltà uditive associate ad altri problemi. Tutti questi gruppi di persone formano parte della stessa società, una società plurale che ha bisogno di un’intima unione per una giusta integrazione sociale della persona umana.

Per questo motivo, l’inizio di questa sensibilizzazione risiede nel miglioramento della base pedagogico-educativa sociale, assistita professionalmente da esperti sanitari e appoggiata dalle istituzioni politiche di ogni colore ideologico e da associazioni, enti e organismi nazionali e internazionali.

Come si può fare in modo che i sordi godano di una maggiore partecipazione nella vita sociale e pastorale?

María Antonia Clavería: Si tratta di normalizzare l’integrazione delle persone con deficit uditivi, dagli aspetti più lievi a quelli più gravi, nella vita sociale e di conseguenza anche nella pastorale. Per questo occorre lavorare intensamente perché l’intera società, civile e religiosa, sia informata su ciò che significa avere un deficit uditivo nei suoi diversi gradi e su quali siano le ripercussioni sociali, religiose e spirituali, nelle diverse fasi della vita, e gli aiuti terapeutici disponibili. Tutto ciò consentirà di comprendere, considerare e aiutare le persone con difficoltà uditive, nei loro diversi aspetti. Un lavoro difficile che inizia da una base pedagogico-educativa e sanitaria, assistita professionalmente da esperti di entrambi gli ambiti, in stretta collaborazione e coordinamento. Ma in tale contesto è necessario che le persone interessate partecipino, collaborino e lottino per ottenere questa normalizzazione della loro integrazione sociale.

Che ostacoli può incontrare una persona sorda, nel suo cammino di crescita nella fede?

María Antonia Clavería: La fede è un dono di Dio che si trasmette, per una parte importante, attraverso la famiglia e attraverso la comunicazione, il dialogo aperto e sempre attraverso l’esempio.

Se la comunicazione spontanea nella famiglia è resa difficile perché un membro è portatore di un deficit uditivo, si deve iniziare da un’adeguata conoscenza dello stesso, a partire dalle origini, dalla sua accettazione e dall’informazione sulle possibilità di aiuto terapeutico precoce, tenendo conto di tutte le possibilità offerte dal contesto. Ciò nonostante, il “muto esempio” esisterà sempre e sarà sempre motivo di incoraggiamento e rafforzamento, qualsiasi sia la forma di comunicazione utilizzata.

La crescita e la maturazione nella fede dipendono in gran parte dall’inquietudine personale, favorita dalla stessa famiglia, ma anche dall’ambiente educativo, sociale e religioso-spirituale, nel quale la persona vive, si interrelazione e cresce in tutte le sue dimensioni.

E in che mondo la persona sorda può sfruttare questa limitazione per avvicinarsi alla fede?

María Antonia Clavería: Direi che la sordità, in tutta la sua magnitudine, non dovrebbe essere considerata una limitazione, ma una situazione di disuguaglianza rispetto a ciò che viene considerato normale nella nostra società. Peraltro, ciò che è normale, molto spesso non è la cosa migliore. Mai una disuguaglianza dovrebbe essere utilizzata per un fine. Ma riconosco che le persone di fede cristiana posseggono il “privilegio gratuito della fede”, per affrontare il cammino della vita. La persona affetta da sordità può vedersi nella necessità di cercare ciò che io chiamo il “privilegio della fede”, per affrontare la sua diversità e con questa inquietudine avvicinarsi ad essa. Questo fatto non lo considero uno sfruttamento della limitazione, ma una crescita nella maturità personale.

In che modo, concretamente, una persona con questo tipo di disuguaglianza può convertirsi in discepolo e missionario di Cristo nel nostro tempo?

María Antonia Clavería: Qualunque persona può essere discepolo e missionario di Cristo, sempre che riceva sin da piccolo, o che ricerchi e trovi nel corso della sua vita, un’adeguata catechesi. Con l’aggettivo adeguata, in questo caso, mi riferisco alla deficienza uditiva e alla necessità di incorporare, nella pastorale che non ne disponga, un sostegno e un’assistenza pedagogico-catechetico specializzato per le persone con deficit uditivo nelle diverse tappe della vita, soprattutto nell’infanzia, durante il processo di sviluppo verso l’età adulta, nell’età media della vita e nella vecchiaia, fino alla morte.

Mi domando quindi: potrebbe essere più opportuno, dal punto di vista della catechesi e dell’evangelizzazione, utilizzare il termine pastorale delle persone con difficoltà uditive, al posto di pastorale dei sordi?

Che elementi ritiene che non possano mancare in una buona terapia integrale per le persone con deficit uditivo?

María Antonia Clavería: L’applicazione dei valori dell’uguaglianza e del rispetto, insieme ad un’adeguata educazione familiare, socio-pedagogica in ogni aspetto e un’idonea assistenza sanitaria della sordità. Tutti questi elementi uniti ed estesi all’intera umanità sono necessari per ottenere una buona terapia integrale delle persone affette da sordità.

In che modo l’uomo di oggi può combattere la “sordità spirituale” di cui ha parlato il Papa nell’udienza che ha concesso ai partecipanti a questo evento?

María Antonia Clavería: Attraverso il sostegno del pilastro cristiano fondamentale dell’amore verso il prossimo, vincendo l’egoismo del benessere personale in favore di coloro che soffrono per diverse cause, nel caso nostro della sordità. Non si tratta di ottenere cose impossibili e quindi di fallire, ma di fare il possibile: quel poco o tanto che è alla nostra portata. Trattare e rispettare il prossimo come piacerebbe a noi stessi essere trattati e rispettati. Compito non facile, considerata la fragilità umana, ma sicuramente un granello di sabbia per costruire un mondo migliore.

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