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Pio XII, il Papa che si oppose a Hitler

Ultimo Aggiornamento: 13/12/2009 11:52
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21/11/2009 15:30

Pio XII, il Papa che si oppose a Hitler


di padre Piero Gheddo*


ROMA, venerdì, 20 novembre 2009 (ZENIT.org).-

Ho letto con grande interesse la biografia di Pio XII scritta da uno storico tedesco, Michael Hasemann: “Pio XII. Il Papa che si oppose a Hitler” (Paoline, Milano 2009, pagg. 336). Mentre la Chiesa prepara la beatificazione del grande servo di Dio, questo volume fa giustizia delle molte calunnie e voci, che accusano Eugenio Pacelli: di aver favorito l’ascesa al potere di Hitler e di avere poi taciuto di fronte alla Shoa degli ebrei e ai campi di sterminio nazisti.
Pio XII, come Nunzio in Germania, era contro Hitler fin dagli anni Venti. Da quel pazzo fanatico, che aveva carisma e mobilitava le folle, non sarebbe venuto nulla di buono: i suoi rapporti a Roma e l’azione che svolse in Germania lo dimostrano senza ombra di dubbio.

Poi, come Papa Pio XII (marzo 1939), aveva mobilitato la diplomazia vaticana e la rete europea di diocesi, parrocchie, istituti ed enti religiosi cattolici per portare in salvo gli ebrei e ottenne, già durante la guerra, centinaia di migliaia di visti d’ingresso per i profughi dall’Europa nazista in Argentina, Santo Domingo e altri paesi cattolici dell’America Latina.

“Nel frattempo – scrive Hasemann (pag. 257) – le potenze belligeranti non facevano nulla per impedire la Shoah. Parecchi Stati, fra i quali Svizzera e USA, respinsero i rifugiati ebrei, fino al punto di rimandarli in Germania, dove avrebbero preso la strada delle camere a gas! Per quanto l’Aviazione alleata avesse sorvolato Auschwitz fin dall’agosto 1944, scattando fotografie dettagliate anche dei forni crematori, non si prese la briga di bombardare le linee ferroviarie che venivano utilizzate per i trasporti. Il Papa taceva per poter agire liberamente, il mondo tacque per legittimare la propria inazione”.

Eppure c’è stata una violenta campagna contro “il silenzio” di Pio XII, ma nessuno ha protestato contro il silenzio di Roosevelt, Churchill, Stalin e nemmeno della Croce Rossa, anche lei nella stessa situazione del Papa: impegnata nella salvezza dei profughi dal Nazismo e costretta al silenzio per poter salvarne il più possibile. Impressionante il numero degli ebrei salvati per intervento diretto della Chiesa cattolica nei vari paesi d’Europa occupati dai nazisti, secondo una ricerca archivistica documentata fino allo scrupolo di Pinchas Lapide, storico israeliano: da 847.000 a 882.000, con numeri per i singoli paesi (Romania 250.000, Francia e Ungheria 200.000, Italia 55.000, ecc.).

Hasemann riporta molte citazioni di autorevoli rappresentanti del mondo ebraico, che per più di 15 anni dopo l’ultima guerra mondiale andavano a gara a ringraziare Pio XII per tutto quello che aveva fatto per il popolo ebraico. Chaim Weizmann (futuro primo Presidente dello Stato di Israele), già nel 1943 scriveva: “La Santa Sede presta il suo potente aiuto, ovunque sia possibile, allo scopo di alleviare la sorte dei miei correligionari perseguitati”.

Nel 1944, il rabbino capo degli ebrei in Palestina, dichiarò: “Il popolo d’Israele non dimenticherà mai ciò che ha fatto Sua Santità per i nostri fratelli e sorelle più sfortunati, in questa tragicissima pagina della nostra storia. E’ una testimonianza vivente della Provvidenza divina che agisce nel mondo”. Il 21 settembre 1945 il segretario generale del “Congresso ebraico mondiale”, Leon Kubowitzky, ringraziava Pio XII per “aver salvato gli ebrei dalle persecuzioni fasciste e naziste” e per “tutto il bene che la Chiesa si è sforzata di compiere ed ha effettivamente compiuto a favore del nostro popolo”. Alle parole era unita una donazione di 20.000 dollari al Pontefice.

Al termine della guerra, Moshe Scharett, futuro secondo Presidente di Israele, venne ricevuto in udienza da Pio XII e dichiarò: “Gli dissi che, a nome del popolo ebraico, era mio dovere ringraziare lui, e tramite lui l’intera Chiesa cattolica, per tutto ciò che avevano fatto per salvare gli ebrei nelle varie nazioni”.

Raffaele Cantoni, Presidente dell’UCEI (Unione delle comunità ebraiche in Italia) dichiarava nel dopoguerra: “Sei milioni di miei correligionari sono stati assassinati dai nazisti, ma il numero delle vittime sarebbe stato ancora di molto superiore senza l’efficace intervento di Pio XII”. Per il 17 aprile 1955 gli ebrei italiani proclamarono una “Giornata del ringraziamento” per i soccorsi loro prestati dal Papa. Il 26 maggio di quell’anno l’Orchestra filarmonica di Israele venne appositamente in Vaticano per eseguire brani di Beethoven alla presenza di Pio XII, “in segno di gratitudine dello Stato ebraico per l’opera da lui compiuta a favore dei perseguitati”.

Fino all’inizio degli anni Sessanta, da parte del mondo ebraico non vi sono che voci favorevoli all’azione di Pio XII in aiuto agli ebrei perseguitati dal Nazismo. Perché poi s’è scatenata la campagna contro questo grande Papa, accusandolo di complicità col Nazismo nella persecuzione degli ebrei?


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* Padre Piero Gheddo, già direttore di “Mondo e Missione” e di Italia Missionaria, è il fondatore di AsiaNews. Da Missionario ha viaggiato nelle missioni di ogni continente. Dal 1994 è direttore dell’Ufficio storico del Pime e postulatore di varie cause di canonizzazione. Insegna nel seminario pre-teologico del Pime a Roma. E’ autore di oltre 70 libri. L’ultimo pubblicato è un libro intervista condotto da Roberto Beretta dal titolo “Ho tanta fiducia” (Editrice San Paolo).
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26/11/2009 12:07

La campagna contro Pio XII nasce dal KGB


di Piero Gheddo


ROMA, mercoledì, 25 novembre 2009 (ZENIT.org).-
 
Su
ZENIT del 20 novembre ho già scritto del volume di Michael Hasemann “Pio XII. Il Papa che si oppose a Hitler” (Paoline, Milano 2009, pagg. 336), riportando parecchi fatti storicamente documentati che dimostrano come Pio XII sia stato veramente “il Papa che si oppose ad Hitler”.

Il Relatore della sua Causa di Beatificazione, il gesuita padre Peter Gumpel, scrive nella Prefazione che, “mentre il nostro immane lavoro di ricerca e studio procedeva, i miei collaboratori e io ci siamo convinti sempre più che nei riguardi di Pio XII era stata creata una vera e propria “leggenda nera””.

Cioè un’immagine “politicamente corretta”, ma storicamente del tutto falsa del grande Papa, che avrebbe favorito l’ascesa al potere di Hitler e poi taciuto di fronte alla Shoa.

Ci chiediamo come è stato possibile, a circa 18 anni dalla fine della seconda guerra mondiale, capovolgere radicalmente l’immagine di un Papa che le massime autorità ed esponenti del mondo ebraico avevano fino a quel momento ringraziato ed esaltato per l’importante contributo che aveva dato, lui e la Chiesa cattolica da lui mobilitata, alla salvezza di centinaia di migliaia di ebrei dai campi di stermini nazisti.

Hasemann, che ha studiato bene la questione, afferma e documenta che tutto è nato per le trame del KGB sovietico. Impossibile ridurre in una pagina i passaggi che il volume di Hasemann racconta e pubblicati negli ultimi anni negli Stati Uniti, senza suscitare alcuna reazione nella stampa internazionale. Ormai la campagna contro Pio XII non interessa più o interessa molto meno e l’immagine negativa del Pontefice “politicamente corretta” è entrata in molta parte dell’opinione pubblica.

Tutto nasce da Ion Mihail Pacepa, generale della “Securitate”, i servizi segreti (sezione esteri) del dittatore rumeno Ceausescu, espatriato all’inizio degli anni ottanta, al quale il Presidente americano Carter concesse il diritto d’asilo e la nazionalità americana, che collabora con la CIA e si segnala per il suo “contributo importante, anzi unico, al servizio degli Stati Uniti d’America”.

Pacepa rivela che all’inizio degli anni Sessanta era stato incaricato “di contribuire a una campagna diffamatoria contro Pio XII, che il KGB stava montando su ordine di Krushev in persona… Lo scopo era di minare l’autorità della Santa Sede nell’Europa occidentale, mostrandola come un bastione del Nazismo”.

Il KGB si rivolse ai servizi segreti della Romania, paese in contatto con la Santa Sede (per un ipotetico scambio di rapporti diplomatici, mai realizzato) e con la possibilità di inviare studiosi negli Archivi vaticani. Così tra il 1960 e il 1962 tre “sacerdoti” (agenti del Die, servizi segreti rumeni) frequentano gli Archivi Vaticani, fotografando di nascosto molti documenti del Pontificato di Pio XII e dei rapporti tra Santa Sede e governo hitleriano nell’anno (1933) in cui venne firmato il Concordato fra Germania e Vaticano, sul modello di quello firmato da Mussolini con l’Italia nel 1929 (allora il card. Pacelli era Segretario di Stato di Pio XI).

Nei documenti fotografati, scrive Hasemann, non c’era nulla di compromettente, ma le migliaia di foto di testi originali permisero ai tecnici del KGB di manipolare dei falsi che servirono alla stesura dell’opera teatrale “Il Vicario”. Nel 1963 questa viene pubblicata in Germania da uno sconosciuto giovane tedesco Rolf Hochhuth (che mai aveva frequentato gli Archivi vaticani) e ha un successo immediato e internazionale, anche perché accompagnata da alcune pagine di “illuminanti documenti storici” che, secondo Hasemann, erano falsi del KGB.

Nasce la campagna contro Pio XII, naturalmente sostenuta dai Partiti comunisti dell’Occidente e dalla stampa fiancheggiatrice.

Qualsiasi smentita circa la falsità delle tesi sostenute non trova spazio nella stampa internazionale, quando già nel marzo 1963 il governo della Repubblica Federale tedesca aveva preso le distanze da “Il Vicario”, con questo comunicato (pag. 323):

Il Governo Federale si rammarica che siano state mosse accuse contro Papa Pio XII. Il defunto Pontefice aveva levato in diverse occasioni la voce contro le persecuzioni razziali del Terzo Reich e liberato quanti più ebrei possibile dalle mani dei persecutori. Il Governo Federale è e rima e grato a Pio XII per essere stato fra i primi, subito dopo il crollo del regime nazista, ad adoperarsi per una riconciliazione interna alla Germania e tra la Germania e le altre nazioni. Questo rende tanto più incomprensibile e deplorevole una denigrazione della sua memoria proprio da parte tedesca”.

Michael Hasemann cita l’ex-generale rumeno che oggi “spera che vengano aperti gli Archivi del KGB e venga alla luce l’intera procedura con cui i comunisti sono riusciti a screditare uno dei più importanti Papi del secolo XX”.

E ricorda il discorso di Pio XII del 20 febbraio 1949 in Piazza San Pietro: “Esso (il comunismo) vorrebbe una Chiesa che tace quando dovrebbe parlare; una Chiesa che indebolisce la legge di Dio, adattandola al gusto dei voleri umani, quando dovrebbe altamente proclamarla e difenderla; una Chiesa che si distacca dal fondamento sul quale Cristo l’ha edificata, per adagiarsi comodamente sulla mobile sabbia delle opinioni del giorno o per abbandonarsi alla corrente che passa… E’ questa la Chiesa che voi venerate e amate? Riconoscereste voi in una tale Chiesa i lineamenti del volto della vostra Madre? Potete voi immaginare un successore del primo Pietro che si pieghi a simili esigenze?”.

“Dalla massa dei fedeli si innalzò una sola risposta – continua Hasemann – 'Nooo!'. Allora, quale modo migliore di incrinare la fiducia in quel paladino della giustizia, che accusarlo di aver assunto nei confronti del più spaventoso massacro della storia , l’atteggiamento che lui stesso esecrava: tacere?”.
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Una ricerca conferma il ruolo di Pio XII in favore degli ebrei

Presentata dalla Pave the Way Foundation a New York


ROMA, venerdì, 11 dicembre 2009 (ZENIT.org).-
 
Con la presentazione di una ricerca questo giovedì alla Yeshiva University di New York, è stato aggiunto un altro tassello che illumina il vero comportamento di Papa Pio XII durante la Seconda Guerra Mondiale, contraddicendo le voci che lo vorrebbero inattivo di fronte alla barbarie nazista.

La ricerca, della Fondazione “Pave the Way” (PTWF), il cui obiettivo è rimuovere gli ostacoli tra le religioni, mostra infatti ancora una volta gli sforzi compiuti da Papa Pacelli per salvare la vita degli ebrei perseguitati dal regime tedesco dell'epoca.

I fondatori della PTWF, Gary e Meredith Krupp, e il ricercatore ed esperto di Pio XII William Doino Jr. hanno illustrato il rapporto a un gruppo di circa 70 studenti dell'Università l'8 dicembre.

La conferenza ha analizzato molti documenti, per la maggior parte scoperti di recente e alcuni dei quali venivano presentati al pubblico per la prima volta.

La figura di Pio XII, ricorda “Pave the Way” in un comunicato, è oggetto di interpretazioni controverse: questo Papa è infatti considerato da alcuni un eroe che ha salvato centinaia di migliaia di vite, soprattutto di ebrei, durante il secondo conflitto mondiale, da altri “l'esatto opposto”, ovvero una persona che non ha agito o che ha addiritttura collaborato con Hitler, al punto da essere stato definito “Il Papa di Hitler”.

La ricerca della Fondazione “Pave the Way” ha verificato che Pio XII è stato largamente apprezzato fino al 1963, cinque anni dopo la sua morte, quando è stato rappresentato “The Deputy”, uno spettacolo che ribaltava la reputazione di cui aveva goduto fino a quel momento.

Gli studenti della Yeshiva University sono rimasti “attoniti” constatando come un singolo spettacolo possa aver cancellato tutto ciò che il Pontefice aveva fatto (e che è ampiamente documentato), dando vita a un'ondata di speculazioni negative sul suo conto e a una serie di libri che ne distruggevano la memoria.

“La meticolosa documentazione di Gary Krupp mi ha convinto che non solo Papa Pio XII era innocente rispetto a tutte le accuse che gli venivano rivolte, ma che è stato un luminoso esempio di umanità, fede e coraggio durante l'Olocausto”, ha dichiarato lo studente rabbinico Noah Greenfield.

“Sono stato ispirato ad aiutare in ogni modo mi sia possibile per rendere giustizia al suo ricordo riconoscendo i suoi meriti”, ha aggiunto.

Il progetto di recupero di documenti della “Pave the Way Foundation” ha rivelato quasi 7.000 pagine di testi di tutto il mondo che apparentemente non sono stati studiati da storici o critici.

“L'unica frase a cui si adattano le azioni di Papa Pio XII nel suo sforzo per salvare quanti più ebrei poteva dalla furia nazista è 'al limite del fanatismo' – ha dichiarato Gary Krupp –. Ha agito per salvare il maggior numero di ebrei possibile, usando anche inganni per inviarli in Paesi che dicevano di non ammettere gli ebrei”.

Papa Pacelli, infatti, “ordinò di emettere falsi certificati di Battesimo per i rifugiati e li chiamava 'cattolici-ebrei non ariani'. A molti venne quindi permesso di emigrare in Paesi come il Brasile, gli Stati Uniti e il Canada. Se queste persone fossero state davvero battezzate sarebbero state definite semplicemente cattoliche”.

Per Krupp, “moti critici hanno frainteso questo fatto e hanno dichiarato che Pio XII lavorò solo per salvare gli ebrei convertiti”.

I suoi sforzi, ricorda, vennero inoltre “compiuti in modo anonimo, che nella tradizione ebraica rappresenta la più alta forma di carità. Lo ha fatto quando nessun altro leader religioso o politico del tempo ha fatto niente di simile”.

Per questo motivo, la Fondazione ha raccolto le lettere personali di testimonianza per proporre allo Yad Vashem, il Memoriale dell'Olocausto di Gerusalemme, di dichiarare Eugenio Pacelli “Giusto tra le Nazioni”.
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