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La "sociologia cristiana" di Giuseppe Toniolo

Ultimo Aggiornamento: 26/11/2009 06:55
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26/11/2009 06:55



La "sociologia cristiana" di Giuseppe Toniolo

Non è un buon economista chi è solo un economista


di Silvia Guidi

Un autore da leggere, non solo da citare, da riscoprire in tutta la sua complessità e molteplicità di spunti, utili anche (o forse, soprattutto) per far fronte ai tanti problemi dell'oggi, non da confinare negli elenchi delle bibliografie o nelle note a piè di pagina; "su Giuseppe Toniolo negli ultimi decenni sono stati scritti numerosi saggi ma, tutto sommato, continua ad essere letto poco. Pur essendo considerato tra i maggiori economisti e sociologi cattolici non risulta facile reperire i suoi scritti; la maggior parte di questi sono pressochè introvabili. L'opera omnia, pubblicata a metà del secolo scorso, è da tempo esaurita" spiega al nostro giornale Romano Molesti, che insegna storia economica e sociale all'università di Verona e fa parte del Comitato scientifico della Fondazione di studi tonioliani.

Chi non si accontenta di qualche stralcio di lettera pubblicato in rete può consultare i volumi già pubblicati dalla Fondazione, che ha voluto rendere omaggio all'economista trevisano - proclamato venerabile nel giugno del 1971 - nel modo più semplice ed efficace, ristampandone i libri. Tra le iniziative nate un anno fa in occasione del novantesimo anniversario della sua morte, oltre agli incontri organizzati in varie città italiane e il reperimento e la pubblicazione delle tante lettere inedite sparse in archivi e biblioteche, la realizzazione del portale www.giuseppetoniolo.com, c'è anche la produzione di un documentario che sarà girato nei luoghi in cui è vissuto, tra cui Treviso, dove ha trascorso la prima parte della sua vita, e Pisa, dove insegnò per quarant'anni.

Un'occasione per riscoprire uno studioso poliedrico, appassionato, dalla tenacia sorprendente; non privo di ingenuità e schematismi, ma capace di spaziare in vari campi delle scienze sociali, dalla politica alla storia, passando dalla sociologia, confermando l'adagio secondo cui "non è un buon economista chi è solo un economista".

Il suo stile, che alla nostra sensibilità può talvolta apparire fastidiosamente declamatorio, in realtà è il sintomo di un reale impegno nel dibattito culturale del suo tempo. Il tono alto e solenne era considerato particolarmente adatto a interessare e convincere; "questo spiega il successo che incontrò nel mondo cattolico, ma contribuisce anche a rendere ragione dell'indifferenza e dell'ostilità con cui la sua opera fu accolta in ambito accademico" scrive Molesti nella prefazione alla raccolta antologica che ha curato insieme a Stefano Zamberlan, I fondamenti della società cristiana (Pisa, Ipem edizioni, 2009, pagine 247, euro 22).

Siamo in pieno clima positivistico ottocentesco; la religione è guardata da molti come un intralcio alla ricerca scientifica, e il tema che costituisce l'anima di tutta l'attività di ricerca di Toniolo, l'influenza dell'etica sull'economia, viene percepito come un fastidioso intralcio allo sviluppo delle aziende e al profitto degli imprenditori. "Abituati a un esame freddo e distaccato dei fatti e delle teorie, molti colleghi rimanevano interdetti dal suo modo appassionato di affrontare i vari problemi economico-sociali, spesso con ampi riferimenti  storici  che,  nelle sue intenzioni, avrebbero dovuto servire ad avvalorare  le  tesi che stava esponendo".

Toniolo avverte il clima di ostilità che lo circonda ma affronta la questione con grande decisione, senza cercare di smussare la polemica, mettendo bene in chiaro quali fossero i limiti invalicabili (i contenuti non negoziabili, diremmo oggi). Tale impostazione sul piano accademico lo porta al completo isolamento, cosa di cui non sembra preoccuparsi più di tanto, come dimostra la maggior parte della sua opera scientifica. Al materialismo storico Toniolo offre una confutazione tanto lapidaria quanto efficace:  l'ordine delle idee regge definitivamente quello dei fatti. "Lo sviluppo economico di Grecia e Roma non oltrepassò mai la mediocrità, mentre gli ideali della cultura e il fervore della vita civile e politica furono per lungo tempo altissimi - scrive lo studioso - la religione di Cristo sorse e si propagò tra condizioni economiche le più differenti, ed affermando dottrine opposte alle circostanze dominanti".

Toniolo giunge a capovolgere le tesi fondamentali del materialismo storico, affermando che "le condizioni economiche sono il prodotto della qualità intrinseca della varia altezza della vita intellettuale e morale dei popoli". "Noi credenti sentiamo, nel fondo dell'anima, che chi definitivamente recherà a salvamento la società presente non sarà un diplomatico, un dotto, un eroe, bensì un santo, anzi una società di santi" scrive in Indirizzi e concetti sociali all'esordire del secolo ventesimo. "Un'affermazione impegnativa, radicale. Eppure tutt'altro che utopica, anzi profondamente realistica" chiosa monsignor Angelo Scola nella sua prefazione all'antologia I fondamenti della società cristiana. Per l'economista "santo" è chi ha a cuore il proprio compimento, la propria felicità a tal punto da aiutare anche gli altri a fare lo stesso cammino. Quanto più il singolo ha cura di se stesso e si muove per raggiungere il proprio bene autentico - non gli èidola del bene apparente - tanto più è capace di contagiare anche gli altri. L'opposto del celebre slogan di John Fitzgerald Kennedy, "un po' meno io, un po' più noi":  solo a partire dal "più io" si arriva al "più noi".

L'attivismo, il desiderio di conoscere, l'impegno a capire le cause profonde dei problemi sociali e vagliarne le possibili soluzioni, la sua stessa lucidità di giudizio nascono proprio dal tempo che dedica a occuparsi del "supremo interesse dell'anima sua", come scrive nelle lettere, e a migliorare se stesso nella fedeltà ai propri doveri (tra le sue carte, dopo la morte, è stato ritrovato un "regolamento di vita" datato 1882).
Da qui l'attenzione a evitare ogni apologia dell'avidità e dell'accumulo fine a se stesso - "l'uomo a caccia di dollari o avaro custode dei sudati guadagni non appaga l'ideale dell'anima mia" scrive pensando ai Gordon Gekko della sua epoca - e la consapevolezza che le sole condizioni formali della democrazia non ne assicurano gli aspetti sostanziali.

Ben prima delle due guerre mondiali profetizza l'insidia dei nostri tempi, l'omologazione travestita da tutela dei valori democratici. Un tema affrontato più volte anche dal Lewis più profondo e brillante, quello de Il brindisi di Berlicche (come nelle Lettere, la voce narrante è un diavolo esperto che erudisce il giovane apprendista Malacoda. La scena si svolge all'inferno, al pranzo annuale della scuola superiore di tentazione) quando smaschera la "statolatria", eredità dell'idealismo hegeliano, e il lato oscuro del sentimentalismo educativo di Rousseau:  "Nel cuore di tutto quell'anelito alla Libertà si celava un odio profondo per l'individualità. Fu Rousseau a rivelarlo per primo. Nella sua perfetta democrazia, ricorderete, è ammessa solo la religione di stato, la schiavitù è restaurata e all'individuo si dice che in realtà egli desidera intensamente - per quanto lui stesso non lo sappia - tutto quello che il suo governo gli impone di fare".

Molti grandi santi, scrive Toniolo, hanno proposto rimedi concreti alle storture economiche e sociali della loro epoca:  da san Francesco, che aveva intuito i rischi della ricchezza mercantile accumulata nelle città, capace di umiliare il lavoro e inasprire i rapporti sociali, al beato Bernardino da Feltre, che si battè contro l'usura e si fece promotore di istituzioni come i Monti di Pietà.

Toniolo vuole restituire dignità al lavoro facendo partecipare il lavoratore alla vita - e agli utili - dell'impresa, e cerca di realizzare il suo modello di comunità economica cristiana studiando i meccanismi dell'associazionismo e rinnovando dall'interno i rapporti contrattuali perché il modello virtuoso di partecipazione non resti lettera morta. A questo tipo di cooperazione infatti, raramente si mostrano favorevoli gli imprenditori, nella convinzione che in un sistema partecipativo perderebbero parte del loro potere. Dal canto loro, spesso neanche i sindacati hanno interesse a esprimere un giudizio favorevole, temendo che la loro funzione possa essere progressivamente svuotata una volta attenuata la conflittualità tra le controparti. Toniolo sa che non è facile realizzare il suo umanesimo cristiano nel mondo dell'economia, ma fa appello al senso pratico di chi lo ascolta:  farsi santi "conviene". Le sue argomentazioni ricordano quelle contenute nelle lettere di Ser Lapo Mazzei, viticoltore a Carmignano e notaio della Signoria nella Firenze di fine Trecento, dirette a Francesco Datini, noto come l'inventore dell'assegno, e altri colleghi mercanti. Un commerciante esperto sa valutare cosa è prezioso e cosa no, qual è l'investimento vantaggioso su cui puntare; più volte Ser Lapo nelle sue missive fa appello all'intelligenza pratica degli uomini d'affari a cui si rivolge per invitarli a distinguere il grano dal loglio e dedicare tempo ed energie a ciò che veramente vale; sei "un pessimo mercatante", scrive a un amico, se "baratti l'anima tua per un poco di terra rossa, dico per l'oro" (Antiche lettere di vino, Firenze, Giunti, 1998).


(©L'Osservatore Romano - 26 novembre 2009)
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