La luce e il volto dell'Incarnazione negli inni dell'Avvento Si schiude la Porta al Re della storia
di Inos Biffi
Tutta la grazia di Maria si rivela quando si compie il mistero della sua divina maternità e viene alla luce "la Parola della salvezza (...) generata dalle labbra del Padre" e accolta nel suo "grembo illibato (casto viscere)".
La divina maternità - in cui è racchiusa tutta la ragione dell'esserci della "Vergine beata" - non è un merito che Maria possa ascrivere a sé, ma il segno sorprendente che, per l'"etterno consiglio" (Paradiso, xxxiii, 3), essa è "da sempre l'immensamente amata" (Luca, 1, 28), e per questo l'angelo Gabriele la invita alla smisurata gioia messianica.
L'incarnazione in lei del Verbo del Padre è tutto dono divino e pura opera dello Spirito Santo. Secondo il canto dell'inno: "L'arcana virtù dello Spirito / è nube che avvolge e ti cela: / ti rende mistero fecondo, / dimora del Figlio di Dio".
Maria convive il Natale con Cristo, sperimentandolo nell'intimo della sua verginale esperienza materna e nella sua profonda obbedienza di fede, dove inizia il miracolo della concezione di Gesù.
Essa è "la porta beata", che solo si schiude al Re della gloria (Haec est sacrati ianua / templi serata iugiter, / soli supremo Principi / pandens beata limina).
D'altronde, la nascita del Figlio di Dio non giunge inattesa: essa compie un'antica promessa e avvera l'annunzio dell'angelo fatto a Maria: "Colui che, nato prima dell'aurora, / era stato promesso un tempo ai vati / e che Gabriele annunzia / discende Signore sulla terra (Olim promissus vatibus, / natus ante luciferum, / quem Gabriel annuntiat, / terris descendit Dominus)".
Possiamo anzi dire che tutta la storia è sorta proprio affinché Cristo si manifestasse e che dal desiderio della sua apparizione, se pur inconsapevolmente, essa fu sempre attraversata.
Ai pastori il Natale verrà annunziato da un angelo del Signore come fonte di "una grande gioia" (Luca, 2, 20): è sempre la gioia messianica, e il nostro inno invita a prendervi parte tutta la schiera degli angeli - chiamati all'esistenza perché fossero a solerte e gioioso servizio di Cristo - e tutti i popoli della terra, che in lui sono finalmente redenti: "Stupisca e si allieti la schiera degli angeli, / si allietino i popoli tutti: / l'Altissimo viene tra i piccoli, / si china sui poveri e salva (Laetentur simul angeli, / omnes exsultent populi: / excelsus venit humilis / salvare quod perierat)".
Se questo inno prenatalizio - ritmico, di fattura composita, di autore ignoto e risalente almeno al secolo X - non può vantarsi di essere eccelso per poesia, ha però il lodevole pregio di essere ricco di dogma e di teologia e di fissare un'intensa meditazione sull'avvenimento più ineffabile: quello di Dio che si fa uomo per noi.
(©L'Osservatore Romano - 13 dicembre 2009)