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Il dossier dell'agenzia Fides sui missionari uccisi nel 2009

Ultimo Aggiornamento: 06/01/2010 08:29
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05/01/2010 06:01

  Il dossier dell'agenzia Fides sui missionari uccisi nel 2009

La Chiesa vera di cui non parlano i giornali


di Lucetta Scaraffia


Trentasette missionari uccisi nell'anno appena concluso. Tranne la lodevole eccezione, in qualche modo scontata, dei giornali cattolici - soprattutto "Avvenire", che ha dedicato una intera pagina alla questione - in Italia i media non hanno dato risalto al dossier, diffuso dall'agenzia Fides, sui cattolici morti a causa del loro apostolato. Questi nel corso del 2009 sono stati quasi il doppio di quelli uccisi l'anno precedente. Un numero così alto non era mai stato raggiunto negli ultimi dieci anni, e la cifra non è definitiva perché probabilmente altre uccisioni non hanno avuto eco.
La notizia non è stata data con rilievo perché contraddice l'immagine della Chiesa dominante sui media. Qui infatti di solito essa viene rappresentata come una struttura ricca e potente, che vuole imporre le sue leggi anche a chi non si sente parte del mondo cattolico, una oligarchia anziana e rigida che sarebbe incapace di capire come è cambiato il mondo:  in sostanza, un anticume da liquidare per la libertà dell'umanità.
Della Chiesa invece si rilevano con molto risalto i difetti e i crimini di alcuni suoi rappresentanti infedeli, come quelli dei preti pedofili in Irlanda. Una istituzione che si preferisce fare rappresentare soltanto dai cardinali, dipinti come stereotipo di uomini di potere, oppure da sacerdoti che danno scandalo per il loro comportamento o per critiche alla Chiesa, piuttosto che da donne e uomini seriamente impegnati in una missione difficile e spesso pericolosa, tanto è vero che perdono la vita a causa di questa scelta di carità coraggiosa.
Questi testimoni di Cristo sono sparsi in tutti i continenti perché, se è vero che in Europa solo un sacerdote è stato ucciso (in Francia), fra le vittime registrate in altri Paesi gli europei sono otto, tutti missionari, gli originari delle Americhe diciannove, sette gli africani e due gli asiatici.
Ma non c'è differenza nella morte fra missionari e cattolici appartenenti alle Chiese locali:  tutti sono stati uccisi in conseguenza della loro decisione di vivere e agire in zone pericolose del mondo, cercando con la loro attività e con il loro esempio di portare a quanti vivono in quei luoghi un messaggio diverso dalla realtà che devono subire tutti i giorni. Il solo fatto di fare questa vita così diversa, e di portare fiducia e aiuto dove non c'è che paura e violenza, li rende pericolosi agli occhi di chi attraverso questa violenza domina e opprime. Ma proprio la loro testimonianza eroica dimostra, se mai ce ne fosse ancora bisogno, quanto sia utile una presenza di questo genere in zone deteriorate e devastate dal sopruso. Senza armi - e spesso con pochissimi mezzi, certo molti di meno di quelli dei poteri violenti che essi combattono - questi cattolici dimostrano con il loro esempio che un altro mondo è possibile, un mondo di solidarietà e verità, di amore gratuito. E già questo basta a renderli un bersaglio mortale.
Perché nessuno ha raccontato la storia di William Quijano, un ragazzo della Comunità di Sant'Egidio? Nel Salvador animava un centro per la cultura della pace - che lì non è tanto una questione di utopia ideologica, ma un concreto insegnamento contro la violenza che dilaga quotidianamente - e per questo è stato ucciso da una di quelle gang violente e pronte a tutto perché quei Paesi rimangano un serbatoio di giovani disposti a sparare e uccidere.
Ma c'è anche la vicenda di don Révocat Gahimbare, ucciso in un agguato in Burundi perché, avendo saputo di un assalto al monastero delle suore "Bene Maria", si stava recando a portare aiuto alle religiose. E, ancora, le storie dei molti uccisi per rapina, perché residenti in zone dove svolgevano la loro missione a contatto con ambienti violenti, vivendo e operando senza alcuna protezione. Luoghi dove quasi mai nessun altro va e che si potrebbero definire abbandonati da Dio, ma che i missionari raggiungono per dare una prova che Dio non abbandona nessuno. Questa è la Chiesa vera, quella di cui non parlano i giornali, neppure quando diventa notizia di cronaca nera.


(©L'Osservatore Romano - 4-5 gennaio 2010)
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Secondo il rapporto del Christian Security Network

In aumento i crimini contro religiosi e luoghi di culto


Cincinnati, 5. Negli Stati Uniti, sono oltre milleduecento i crimini di diverso tipo commessi durante l'anno passato contro organizzazioni cristiane. Il dato è apparso sul recente rapporto intitolato "Crimes Against Christians Organizations in the United States" presentato nei giorni scorsi dal Christian Security Network.
Tra i crimini più gravi registrati, sono elencati dodici omicidi e altri trentotto atti di violenza che includono anche tre tentativi di stupro e tre rapimenti. Nel rapporto sono elencati novantotto incendi dolosi e settecento furti con scasso.
Il direttore esecutivo di Christian Security Network, Jeff Hawkins, durante la presentazione del rapporto, avvenuta ieri a Cincinnati, ha dichiarato che "è veramente scoraggiante scorrere il lungo elenco dei crimini del 2009 sapendo comunque che anche nel 2010 la situazione non è destinata a migliorare". Secondo Hawkins, esperto in sicurezza da oltre trent'anni, i criminali considerano gli edifici di culto e le organizzazioni cristiane un obiettivo relativamente facile.
Questo rapporto è il primo che elenca in modo esauriente i crimini commessi contro gli officiali dei culti e le chiese cristiane. Anche il Federal Bureau Investigation (Fbi) dispone di statistiche per crimini caratterizzati dall'odio verso la religione ma le statistiche risultano non del tutto complete in quanto risulta difficile stabilire le motivazioni di certi atti criminali. Vi è anche il problema che molti crimini di gravità minore spesso non vengono denunciati dalle vittime. Molti officiali di culto cristiani ritengono che il perdono dei colpevoli sia il miglior modo per evitare ulteriori offese.
Secondo il responsabile del Christian Security Network, crimini gravi come omicidi e incendi dolosi sono facili da registrare mentre i furti di piccola entità non vengono comunicati alle autorità di polizia. Tuttavia per Hawkins sarebbe possibile evitare il ripetersi di molti crimini se tutte le chiese venissero dotate di efficaci dispositivi di sicurezza quali vetri e porte blindate oppure telecamere a circuito chiuso.
"Gli officiali di culto cristiani devono iniziare a pensare in modo diverso e a considerare l'incremento di misure di sicurezza sia per proteggere la propria persona sia i beni contenuti nei luoghi di culto", ha dichiarato il presidente esecutivo di Christian Security Network.
Questa organizzazione ha la sua sede centrale a Cincinnati in Ohio e, oltre a distribuire dispositivi di sicurezza, provvede a organizzare corsi per gli officiali di culto cristiani anche a fini di autodifesa.


(©L'Osservatore Romano - 6 gennaio 2010)
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