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L'Epifania in Terra Santa con musulmani ed ebrei

Ultimo Aggiornamento: 06/01/2010 08:36
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06/01/2010 08:36



Incontri di festa e amicizia organizzati sul Monte delle Beatitudini dal centro Domus Galilaeae

L'Epifania in Terra Santa con musulmani ed ebrei


da Gerusalemme Sara Fornari


"Il popolo che camminava nelle tenebre ha visto una grande luce":  la profezia del capitolo 9 di Isaia è risuonata in ebraico ed in arabo presso il Centro Internazionale Domus Galilaeae, uno dei momenti più toccanti dei due incontri di festa e di amicizia organizzati sul Monte delle Beatitudini per i bambini della Galilea cristiani ed ebrei. A rallegrare le famiglie delle due fedi, davanti allo straordinario scenario del Lago di Tiberiade, illuminato da uno splendido sole, il mistero dell'Epifania:  i magi, venuti dall'Oriente lontano per adorare Gesù Bambino sono stati il segno forte della rivelazione che si manifesta ancora oggi tra i popoli. Gli incontri, oramai una tradizione alla Domus, si sono svolti sabato e domenica scorsa in due lingue diverse, ma accomunati da un medesimo spirito.

A trasmettere questo messaggio di pace e gioia contagioso, sono stati giovani provenienti da tante nazioni:  dall'Europa, dalle Americhe e dalla Terra Santa. Volontari e seminaristi che studiano e prestano servizio nel Centro Internazionale nei pressi di Korazim, gestito dal Cammino Neocatecumenale. È il quinto anno consecutivo che si organizza la festa dei Re Magi per i fedeli delle diverse denominazioni cristiane, ma anche per gli ebrei. E così sabato scorso, i vicini di casa sono accorsi numerosi:  sono state circa 800 le persone riunite nell'Auditorium del Centro Domus Galilaeae - in ebraico si chiama Bet HaGalil - che sorge accanto al luogo dove nel 2000 Giovanni Paolo ii celebrò la messa alla presenza di circa 100.000 fedeli. Gli ospiti ebrei sono stati accolti da don Rino Rossi, sacerdote della diocesi di Roma, responsabile della Domus. Saluto significativo quello di Aharon Valency, sindaco ebreo dell'Alta Galilea, che ha sottolineato i legami di amicizia che si sono creati con questa comunità cristiana. Era presente anche Anat Foghel, sindaco ebreo del villaggio beduino di Tuba Zangariyye, un municipio a due chilometri dal Golan. Numerosi i bambini, i giovani, gli anziani, le famiglie intere giunte dai kibbutz della zona di Tiberiade, da Gerusalemme, da Ashkelon. Da Tel Aviv è venuto un pullman intero. Erano ebrei delle provenienze più diverse:  sefarditi del bacino del Mediterraneo, ashkenazi di origine polacca, e ungherese, americana, inglese, francese, spagnola... Tutti sorpresi dal grande Presepe collocato nell'atrio della Domus, oggetto di tantissime foto. Per loro la comunità della Domus Galilaeae ha organizzato con cura una festa natalizia:  coro e musicisti - del Seminario diocesano Redemptoris Mater della Galilea, diretti dal rettore, don Francesco Voltaggio - hanno eseguito musiche arrangiate con originalità, con i loro strumenti:  tra questi il caratteristico strumento arabo, l'oud. Un'assemblea attenta e composta, pur se piena di bambini, ha partecipato ai canti in lingua ebraica sia della tradizione giudaica - tratti da Geremia e Isaia -, sia della tradizione cristiana, come il gioioso "Gloria in excelsis Deo".

Tutti hanno accompagnato ritmicamente con i battiti delle mani anche i villancicos spagnoli cantati in ebraico. I seminaristi, arabi e russi di Terra Santa e di altre nazioni, con semplici testimonianze hanno attualizzato la Scrittura con la loro testimonianza di fede. Il testo di Isaia è stato ascoltato con molta attenzione:  "Alla fine dei giorni il monte del Signore sarà eretto sulla cima dei monti... ad esso affluiranno tutti le genti. Forgeranno le loro spade in vomeri...un popolo non alzerà più la spada contro un altro popolo" (2). Un momento intenso è stato anche la proclamazione del vangelo dell'Epifania, cantato solennemente in ebraico da don Francesco Voltaggio. Poi l'evento più atteso dai bambini:  l'arrivo dei Magi, rappresentati da alcuni giovani seminaristi. Uno di loro, Simone, proveniente da Roma, ha raccontato in ebraico con grande semplicità il viaggio compiuto e il suo personale incontro con il Dio fattosi bambino. Tutti gli ospiti sono rimasti colpiti.

Sono molti gli ebrei oramai amici affezionati del centro. "Questa festa si svolge solo una volta all'anno - ha osservato una degli ospiti - ma non la perdo mai, e mi riempie di gioia". "Si respira un'atmosfera fantastica - ha aggiunto un'altra - di amicizia vera tra noi e i cristiani. È una cosa unica". "Siamo contenti - ha sottolineato don Rossi - che questo centro possa anche contribuire a realizzare il desiderio e l'augurio espressi da Giovanni Paolo ii per questa casa:  promuovere delle iniziative per un dialogo più profondo fra la Chiesa cattolica e il mondo ebraico". A quasi 10 anni dalla benedizione della prima pietra, il centro infatti è attivo non solo nell'ospitalità alla Chiesa locale, ma anche nell'accoglienza degli ebrei:  sono centinaia i gruppi che da tutto il Paese vengono a visitarlo. "L'affluenza è aumentata - ha registrato a proposito della festa dei magi don Diego Sánchez, formatore del seminario diocesano Redemptoris Mater della Galilea - molti ebrei alla fine del raduno sono venuti a salutarmi, contenti dell'inizio di un'amicizia con cristiani:  "è la prima volta, hanno detto, che parliamo con un sacerdote"".

L'appuntamento di domenica pomeriggio è stato invece dedicato ai cristiani arabi. Anche questo incontro è stato una grande festa, scandita dai canti natalizi della tradizione latina, ma anche dall'esecuzione del tropario in arabo della liturgia bizantina del Natale. La celebrazione è stata presieduta da monsignor Elias Chacour, arcivescovo di Akka dei Greco-Melkiti, insieme ai parroci della zona, sul palco allestito di fronte al magnifico scenario del lago di Tiberiade. Più di un migliaio di fedeli locali, giunti dai villaggi del nord di Israele:  da Maelia e Maghar, da Nazareth, e da Betlemme, dalle comunità di rito latino, greco-cattolico, ma anche ortodosse della Galilea.

Un evento tanto più significativo, in un'epoca in cui perfino in Galilea le sètte attaccano le comunità cristiane:  non è scontato essere discepoli di Gesù in una società multireligiosa e in luoghi dove fortissima è la pressione culturale dell'islam. Padre Quirico Calella, il francescano parroco latino di Akko, la città crociata San Giovanni d'Acri, presente alla festa con un nutrito gruppo di parrocchiani, ha evidenziato il valore dell'iniziativa e "l'importanza di offrire ai fedeli delle diverse denominazioni la possibilità di trovarsi insieme, al di là delle differenze tra riti e comunità, per celebrare le festività cristiane". Anche i fedeli della terra di Gesù, dove spesso sembrano prevalere conflitti e divisioni, e dove la ricchezza religiosa e culturale è una sfida tutta da vivere, hanno bisogno di sentire risuonare l'annuncio del Vangelo. Fra questa folla erano presenti anche alcuni musulmani, contenti di partecipare all'evento. A interpretare uno dei tre magi era fra l'altro un arabo cristiano, Fauzi, padre di 4 figli, del villaggio di Shfamer (una volta a maggioranza cristiana) poco distante da Nazareth. Nei panni di Gaspare, ha improvvisato un dialogo con i bambini, per rendere concreta la parola del Vangelo ascoltato. "Tante volte cerchiamo le ricchezze, l'apparenza, il successo" ha spiegato, e ha sollecitato i più piccoli a riflettere su dove si possa incontrare oggi il Bambino Gesù. L'arcivescovo melkita, nella sua omelia, ha esortato i fedeli ad avere il cuore aperto come i re magi, a cercare il Bambino non nelle regge, ma nella piccola e umile grotta, superando le tentazioni di seguire il falso mito della ricchezza. L'arcivescovo Chacour ha invitato, dunque, a tornare a casa come i magi:  per un'altra strada, con la volontà di essere pietre vive nella Chiesa in Terra Santa.


(©L'Osservatore Romano - 6 gennaio 2010)
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