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l'esistenza di Dio

Ultimo Aggiornamento: 06/01/2010 19:03
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06/01/2010 18:42

l'esistenza di Dio


Grazie Mamma Celeste che ci vuoi ottenere grande sapienza per poter contemplare più in profondità il Mistero di Dio e per saper confutare con più efficacia coloro che avversano tale verità

Esiste Dio? Certamente, risponderà la maggior parte di noi, ma non sono pochi coloro che mettono in discussione ciò che noi credenti diamo per scontato. Pertanto ci proponiamo di fornire una risposta esauriente, che possa soddisfare anche e soprattutto coloro che hanno difficoltà ad accettare ciò che per noi è un dato di fatto ovvero che Dio esiste veramente!

Rispondiamo ad alcune domande ed analizziamo alcuni punti di vista

Perche' crediamo in Dio


Una domanda tutt’altro che scontata! Questa pone le sue radici nella storia stessa dell’uomo che da sempre si è dimostrato interessato alla ricerca delle radici della propria esistenza.

Perché?

Perché ogni uomo desidera raggiungere la felicità, la vita piena, l’amore, perché tutti gli esseri umani in quanto finiti si scontrano con l’inevitabile ed inspiegabile morte, perché la vita pur essendo bellissima è anche segnata dal male (ingiustizia, violenze, menzogne…). L’insieme di queste realtà ha posto da sempre l’uomo dinnanzi ad alcune fatidiche domande esistenziali.
Chi ci ha creati? Perché viviamo? Dove andremo?”.

Domande che trovano la loro risposta solo in Dio.

Mentre l'umanità dalle sue origini, guidata dalla ragione che la fede confermava, ha affermato l'esistenza di Dio e gli ha sempre innalzato altari e templi, ed anche l'umanità di oggi, ove la violenza non lo impedisce, manifesta la sua comune credenza in Dio, non sono mancati e non mancano pensatori che negano l'esistenza di Dio: da Democrito, che per primo pronunciò la frase fatale: “Non est Deus naturae immortalis” agli odierni negatori di Dio e suoi avversari.
Da qui nasce l’esigenza di una risposta apologetica, sia per confutare l'avversario, sia per confermare il credente di fronte al dubbio imprudente che talora può affiorare alla sua coscienza nelle alterne vicende della vita.



Perchè crediamo in Dio?

di don Tullio Rotondo

Crediamo in Dio perché Dio stesso ci attira a sé e ci si vuole far conoscere; ecco la verità principale: Dio ci attira alla conoscenza di Lui stesso.

Se non ci accorgiamo di questo è perchè non vediamo…siamo ciechi in certo modo.

Ora, attraverso queste mie parole e poi anche più generalmente Dio ti vuole attirare a conoscere Lui. Il punto è che noi siamo chiusi, il punto è che noi non ci accorgiamo del Signore che ci parla, siamo chiusi alla luce che Egli ci dona, abbiamo bisogno del Maestro che ci guida a conoscere come Dio ci parla e che ci fa conoscere veramente Dio: e questo Maestro è Gesù.

Con il peccato originale la nostra intelligenza si è oscurata e noi abbiamo difficoltà a salire a Dio che è Luce, abbiamo difficoltà a ricevere questa Luce, facciamo scudo alla luce divina.

Come facciamo scudo?

Anzitutto appunto con il disordine interiore che è in noi, con la mancanza di preghiera, con la mancanza di lettura delle S. Scritture, con l’insincerità, con l’attaccamento ai piaceri del senso (piaceri della gola e sessuali soprattutto); il Signore ci attira a diventare spirituali e noi invece rimaniamo carnali. La conoscenza di Dio implica partecipazione, in certo modo, alla vita di Dio; il Rivelarsi di Dio a noi implica anche un certo nostro modo di vivere, implica una certa nostra perfezione .

Rifletti

Anzitutto tu vivi sempre secondo la verità che porti nell’intelligenza, agisci sempre secondo la verità che la tua coscienza ti presenta ?
Sei coerente con quello che dici, sei coerente con le tue idee ?
Usi un doppio giudizio quando giudichi gli altri e quando giudichi te?
E la tua coscienza, la tua intelligenza su quali verità si basa ?
Chi ti ha insegnato quelle verità?
Dio ti attrae a Cristo, ma forse tu non te ne rendi conto, sei immerso nelle cose del mondo, Dio ti attrae a visitare i santuari, a visitare i luoghi nei quali Dio stesso ha operato prodigi ma noi tante volte ce ne stiamo nelle nostre case o nei nostri ambienti e ci lasciamo guidare da altri dei, da altri maestri.
A chi credi?
A quali persone presti la tua fede?
A chi hai prestato fede nel tuo studio a professori che ti hanno riempito la testa di affermazioni atee o agnostiche?
Considera che oggi ateismo, agnosticismo e anticristianesimo sono praticamente diffusissimi, tu probabilmente sei una persona che ha avuto falsi maestri di questo genere. Ti devi depurare, devi cambiare, devi prenderti i veri maestri, anzi il vero Maestro: Gesù!

Dio ti vuole donare la conoscenza di Lui stesso, come ha fatto con tanti santi che poi hanno fatto grandi miracoli pensa a S. Pio da Pietrelcina, pensa a s. Francesco, a s. Caterina.

Hai mai preso parte a un fatto miracoloso?
Sei mai stato alla s. Messa?
Hai mai fatto un ritiro nel silenzio, passando qualche giorno in preghiera?
Lo sai che il demonio esiste?
Sei mai stato ad una preghiera di liberazione?

Ecco Dio vuole farti fare esperienza della sua potenza, devi destarti dal "sonno stanco dell'anima" e muoverti, perchè la cosa più importante in questa vita è conoscere Dio …amare Dio ….conoscere Cristo Dio uomo!!
Ecco la cosa più importante nel mondo è conoscere Dio e amarlo!

Vedi …Dio vuole che tu lo metta al primo posto nella tua vita, allora ti si fa conoscere particolarmente! Nota che conoscere Dio non arreca un vantaggio a Dio nella sua divina natura, Egli è sommamente perfetto. Conoscere Dio è necessario a te, per il tuo bene. Ecco, dunque, Dio ti sta parlando attraverso queste mie parole, ti sta attirando a fare questo cammino verso Lui . Considera che il cammino in Cristo Dio è un cammino di fede : Dio stesso vuole donarti questa fede e tu devi fare la parte tua per riceverla; camminare nella fede significa appoggiarsi e obbedire a Cristo anche se talvolta non riusciamo a capire perché ci dice, camminare nella fede non è vedere tutto con chiarezza, il vedere con chiarezza ci sarà nella visione beata, nel Cielo, ma oggi vediamo nello specchio e attraverso enigmi.

Sappi però che più cresci nel cammino di fede, più vivi nella volontà di Dio in modo perfetto, più il Signore ti si manifesta , come accadeva s. Pio da Pietrelcina, a s. Caterina da Siena , a s. Brigida etc.

Dunque : sei pronto iniziare? Dio ti sta attraendo. Ma anche il mondo, satana, la tua carne ti attraggono, Dio verso la conoscenza di sé e verso la santità ; satana, il mondo e la carne ti spingono al peccato, alla incredulità, all’agnosticismo.
A te la scelta tra le due vie. Forse finora ai scelto sempre la seconda e se è così sappi che la tua inclinazione abituale è cattiva, devi farti forza e il Signore ti dà questa forza. Dio ti dà tutto in Cristo: luce intelettuale, sapienza, carità:

Ricordati: conoscere Dio e amarlo in Cristo dipende da te.

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06/01/2010 18:44

Chi dubita dell'esistenza di Dio


Dubitano dell'esistenza di Dio anche gli agnostici, i quali dichiarano impossibile sciogliere razionalmente il problema religioso. La questione dell'esistenza e della natura di Dio – affermano – supera le forze della nostra debole mente: Dio non può essere oggetto di scienza. L'agnosticismo è, in fondo, un atto di sfiducia nelle forze della ragione, sfiducia che nasce da una falsa concezione del valore e dei limiti della conoscenza razionale. Secondo questa impostazione, noi non possiamo oltrepassare il mondo sensibile, e siccome Dio non cade sotto l'esperienza sensibile, non lo possiamo in alcun modo raggiungere.
Dimostrando l’esistenza di Dio dimostreremo come dalle cose sensibili possiamo razionalmente raggiungere una realtà sovrasensibile e lo vedremo meglio provando di fatto l'esistenza di Dio.

Le prove metafisiche dell'esistenza di Dio


Le prove metafisiche sono quelle che poggiano sui primi ed universali principi della ragione, e che pertanto hanno un valore assoluto causando nella mente un'adesione perfetta (certezza metafisica).
Gli argomenti metafisici, se ben compresi, costituiscono sempre la dimostrazione più bella e più solida dell'esistenza di Dio. Tra le più celebri forme in cui queste sono proposte, vi sono le cinque vie di S. Tommaso (Summa theol., I, q. 2, a. 3) con le quali si prova l'esistenza di Dio, come primo motore immobile, prima causa incausata, essere necessario, essere perfettissimo, sapientissimo ordinatore.

Prendiamo in considerazione la terza che in un certo qual modo riassume anche le altre.

Dio è Essere necessario

1) L'universo è un complesso di esseri contingenti.

2) Ma l'essere contingente esige l'Essere necessario come sua prima causa.

3) Dunque oltre l'universo esiste un Essere necessario, creatore dell'universo, che è Dio.

 

L'universo è un complesso di esseri contingenti.

Per spiegare questa prima affermazione basta guardare a ciò che ci circonda, l’universo che scorgiamo sensibilmente è composto da un’infinità di cose: noi uomini, gli animali, le piante, i minerali, gli astri, le cellule, gli elementi chimici, gli atomi e così via… Tutti questi esseri, compreso l’uomo (come abbiamo detto) non sono necessari. Perché?
Perché necessario è soltanto ciò che necessariamente è (quindi non può non essere) e che necessariamente è quello che è (quindi non può mutarsi). Invece tutte le cose che compongono l'universo sono mutabili e di fatto continuamente mutano. I viventi nascono, crescono e muoiono; e durante la loro vita si evolvono e si modificano sempre. Le sostanze inorganiche sono ugualmente soggette a continue trasformazioni. Tutto in natura è soggetto a trasformazioni. Dunque tutti gli esseri che costituiscono l'universo sono contingenti.

Ma l'essere contingente esige l'Essere necessario come sua prima causa.

L’uomo in quanto contingente può essere e non essere. Per esempio alla natura dell'uomo appartiene la razionalità (per cui un uomo senza razionalità è assurdo) ma non appartiene alla natura dell'uomo la bontà, per cui può essere buono e cattivo. Se per sua natura l'essere contingente è indifferente ad essere e a non essere, vuol dire che non ha in sé la ragione sufficiente della propria esistenza; ed allora è chiaro che questa sua esistenza deve averla ricevuta da un altro, cioè ci deve essere un altro ente che sia la ragione sufficiente della sua esistenza, la causa che l'abbia determinato ad essere. Questa causa che l'ha determinato ad essere o è un essere contingente o è un essere necessario. Se è contingente, neppure esso ha in sé la ragione sufficiente della propria esistenza, che perciò deve essere causata da un altro essere; e riguardo a questo si riproduce la medesima questione. Orbene non si può procedere all'infinito nella serie delle cause essenzialmente subordinate, altrimenti si avrebbe una serie infinita di anelli che stanno sospesi senza un fulcro di attacco, si avrebbe, cioè, una serie infinita di specchi che riflettono la luce senza un corpo per sé lucente, una somma di zeri che, per quanto prolungata, non può dare l'unità.

Dunque ci deve essere un essere necessario

Un essere che abbia in sé la ragione sufficiente del proprio essere e che sia ragione sufficiente di tutti gli altri, causa prima dell'universo. Ed allora è evidente la conclusione: oltre l'universo esiste un Essere necessario, creatore dell'universo, che è appunto DIO.

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06/01/2010 18:45

La voce della coscienza


Oltre agli argomenti che abbiamo svolto finora, molti ancora solitamente se ne portano, a conferma della verità dimostrata; ne accenneremo due:


1) Argomento eudemonologico (dal termine greco che significa felicità). L'uomo sente un desiderio naturale di felicità che i beni finiti non possono saziare: il desiderio di un bene sommo, senza limiti, puro, senza mescolanza di mali e capace di soddisfare tutti i nostri bisogni. E' un fatto di esperienza che è facile constatare. Ma questo desiderio non può essere vano, perché se – al contrario di tutte le altre tendenze naturali, che possono raggiungere il loro fine – questo desiderio dell'uomo fosse frustrato, l'uomo, re del creato, sarebbe l'essere più infelice della terra. Dunque esiste questo bene puro, infinito, capace di saziare il desiderio naturale dell'uomo: esiste Dio.

Fecisti nos ad Te, Domine, et inquietum est cor nostrum donec requiescat in Te”. (S. Agostino, Confessiones).


2) Argomento deontologico (dal termine greco che significa dovere), secondo il quale dall'esistenza della legge morale, in due modi possiamo risalire fino a Dio.


a) C'è una legge morale che si impone alla nostra condotta, indipendentemente da ogni nostra soddisfazione e vantaggio, da ogni pericolo esterno, anche della vita, in modo assoluto, universale, in tutti i tempi in tutte le età e presso tutti i popoli. Ora, una tale legge domanda un legislatore supremo e universale, cioè Dio. Infatti, quella legge non è fondata nella ragione, che la scopre ma non la crea; non nell'istinto, che spesso si oppone alla legge; e neppure negli altri uomini, che da quella stessa legge sono dominati. Essa non può che fondarsi, dunque, su un essere superiore a tutti: Dio.

b) L'argomento è rafforzato dalla necessità della sanzione. Il bene e il male meritano premio e castigo; ma non sono sufficienti le sanzioni di questa vita; è dunque necessaria una sanzione ordinata da un giudice ultramondano. Senza Dio il reo potrà vantarsi di aver violato l'ordine impunemente, il giusto avrà vanamente sofferto e il suo grido contro lo scandalo dell'empietà trionfante si sarà perduto nel deserto. Ancora una volta la coscienza proclama l'esistenza di Dio.


 

Chi nega l'esistenza di Dio


1) I materialisti. Essi affermano: tutto è materia, tutto viene dalla materia e ad essa ritorna. Ecco la dottrina che deve sciogliere tutti gli enigmi, contentare tutti i bisogni, soddisfare a tutte le aspirazioni. Su una concezione materialistica della realtà si basa anche l'ateismo del Rensi che, nelle prime pagine della sua Apologia dell'ateismo, dà questa definizione dell'Essere: “Essere significa ciò che si può vedere, toccare, percepire. E' soltanto ciò che può essere visto, toccato, percepito” (pag. 15); e prosegue spiegando: “quel può non va inteso nel senso che esista solo ciò sopra cui sia effettivamente possibile mettere l'occhio e la mano, ma nel senso che anche quando questo fatto non possa accadere, pure la cosa che è deve possedere una natura tale per cui sia per sé suscettibile di essere vista, toccata, percepita” (pag. 1516). Ora, siccome soltanto l'essere materiale ha tale natura, il Rensi conclude che Dio, come essere spirituale, non esiste. Ma, quanto categorica, altrettanto falsa è la definizione di essere data dal Rensi: al contrario, essere dice solamente ciò che esiste o può esistere, sia materiale, come il mondo che vediamo, sia spirituale, come per es. la nostra anima..

2) I monisti e panteisti, che dicono di ammettere Dio, ma lo identificano col mondo e quindi praticamente lo negano. A ragione disse il Gratry: “Il panteismo è l'ateismo più una menzogna”. Si distingue il panteismo realistico di Scoto Eriugena, Giordano Bruno, Spinoza, ecc., e il panteismo idealistico della filosofia post-kantiana con Fichte, Schelling, Hegel, e in Italia con Croce, Gentile, Carabellese, ecc.
Il Gentile per es. scrive: “Dio non può essere tanto Dio che non sia lo stesso uomo” (2) e “Dio è spirito; ma è spirito in quanto l'uomo è spirito; e Dio e l’uomo nella realtà dello spirito sono due e sono uno; sicché l'uomo è veramente uomo soltanto nella sua unità con Dio (...) e Dio da parte sua è il vero Dio in quanto è tutt'uno con l'uomo che lo compie nella sua essenza”(3). E' vero che talora afferma la distinzione tra Dio e uomo, ma la spiega, piuttosto, come distinzione di termini astratti nell’unica realtà concreta che è la sintesi 4 secondo i principi dell'idealismo che abbiamo altrove esposto (Lez. VI).
Orbene il panteismo non è accoglibile, perché Dio, per sua natura infinito, immutabile e perfettissimo, non può identificarsi né con la realtà materiale né col nostro spirito che sono realtà finite, mutabili e imperfette.

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06/01/2010 18:48

E' possibile arrivare a dio con la ragione?


E' possibile arrivare a Dio con la ragione, dimostrarne l'esistenza, ma la sola dimostrazione valida è quella a posteriori, cioè dagli effetti alle cause. E' questa la vera via, che, unica, ci conduce sicuramente a Dio, la via degna dell'uomo dotato di ragione, la via additataci già da S. Paolo:
Invisibilia enim Ipsius a creatura mundi per ea quae facta sunt, intellecta conspiciuntur” (Ep. ad Rom., 1, 20), raccomandata e consacrata autorevolmente nelle dichiarazioni solenni della Chiesa, nonché seguita costantemente non solo dai grandi apologeti cristiani, ma anche dai più illustri teisti di qualunque epoca, scuola e religione.
Considerando i fatti reali che cadono sotto la nostra esperienza sensibile, noi vedremo che non c'è modo di interpretarli razionalmente senza ammettere Dio, poiché:

1) la natura delle cose che costituiscono il mondo esige un Dio Creatore;

2) l'ordine che regna in tutto l'universo esige un Dio sapiente e ordinatore;

3) la voce di tutti i popoli proclama unanimemente un Dio supremo Signore.


Questi argomenti, studiati e discussi nel corso di lunghi secoli, hanno convinto le menti più elette dell'umanità; se certi moderni non ne percepiscono la forza, non è per difetto di luce della verità, ma per molte cagioni che, rendono le menti indisposte: tali sono le prevenzioni contrarie, la mancanza di attenzione, la scarsezza di ingegno, l'affetto che l'intelletto lega, l'uso di seguire gli altri fra i quali si vive, il non volere essere trascinati a conseguenze temute e la particolare inclinazione a studi più materialmente determinati nei fatti storici e nei fenomeni sensibili, apprendendo quasi avvolto di nebbia tutto ciò che si presenta come ragione astratta”.



Le prove fisiche dell'esistenza di Dio


Uno dei fenomeni che più colpisce chi si pone a contemplare lo spettacolo della natura è l'ordine che vi riluce, ordine meraviglioso e costante. Di qui la mente arguta della gente semplice trae uno degli argomenti più profondi per risalire a Dio, argomento che lo scienziato analizza e perfeziona dandogli forma di rigorosa dimostrazione scientifica. Così provarono l'esistenza di Dio Platone, Aristotele, Cicerone fra i pagani; così nei tempi cristiani usarono questo argomento i primi apologeti, i Padri lo ampliarono eloquentemente e S. Tommaso lo espose in forma nitida e rigorosa nella sua Summa, così come tutta la sua scuola lo espose e lo difese. Anche i razionalisti ne sentirono la forza. Voltaire diceva: «L'universo mi imbarazza e io non posso sognare che questo orologio esista e non abbia orologiaio».
L'argomento si può brevemente riassumere nella seguente affermazione: nella natura esiste un mirabile ordine teleologico. Dunque necessariamente esiste una suprema intelligenza ordinatrice. Ma questa intelligenza ordinatrice deve essere anche creatrice dell'universo. Dunque esiste un Dio creatore e ordinatore dell'universo.

L'ordine del cosmo

Esso ci appare chiaramente considerando la scala degli esseri dai più semplici ai più complessi.

1) Regno vegetale. Un piccolo seme: uno dei tanti di quei minuscoli granellini sparsi nella natura: quale mirabile ordine nella sua struttura, nel suo progressivo sviluppo, nella formazione della pianta! Basti pensare al rivestimento protettivo dei semi o alle diverse forme che questi assumono per raggiungere zone favorevoli alla crescita (ad es. a forma di elica per planare vorticosamente) oppure alla straordinaria varietà di pollini tutti straordinariamente diversi se visti al microscopio elettronico. E ancora…la disposizione delle foglie lungo il picciolo secondo un ciclo determinato in modo da ricoprirsi il meno possibile e che tutte possano ricevere la maggior quantità di luce. «Se voi mi volete salvare da una miserabile mortescriveva Darwin ad un botanicoditemi perché l'angolo fogliare è sempre di 1/2, 1/3, 2/5, 3/8 (...) e non mai diverso. Basterebbe questo solo fatto per fare impazzire l'uomo più tranquillo». Disposizioni non meno complesse e sapienti si trovano nei fiori per favorire l'impollinazione di piante diverse e impedire l'autofecondazione, che sarebbe nociva alla specie per il manifestarsi di caratteri difettosi; disposizioni ancor più mirabili per assicurare, ottenuta la fecondazione e la formazione dei semi, la disseminazione in modo che non cadano tutti in un terreno sterile e ombroso, ma siano trasportati in terreno adatto e sia assicurata la sopravvivenza della specie…. E quanto altro ancora si potrebbe dire!

2) Regno animale. Dai più minuscoli viventi ai più complessi ed evoluti. La struttura dell'organismo, i vari organi della nutrizione, della riproduzione, del movimento, della sensazione; la loro adattabilità secondo l'ambiente e le circostanze o nei casi di malattia; tutto ciò presenta un evidente finalismo. I mirabili istinti in virtù dei quali gli animali agiscono e operano con tanta sicurezza, precisione e perfezione di mezzi, risolvendo con la massima semplicità i problemi più difficili: le formiche (organizzazione del lavoro), le api (la struttura dell'alveare), i ragni (l'ingegnosa costruzione della tela), gli uccelli (il nido, la cura della prole)…
Organi, tessuti, cellule e apparati specializzati, non possono essere frutto del caso!

3) L’uomo. Il corpo e le sue parti: sono milioni di cellule differenziate fra loro, riunite in tessuti diversi che formano i vari organi, ciascuno dei quali sapientemente costituito per la sua funzione che esercita spontaneamente, naturalmente, senza che ce ne accorgiamo. La mirabile struttura dei singoli organi; l'orecchio, l'occhio (Newton diceva che chi ha fatto l'occhio dell'uomo doveva conoscere bene le leggi dell'ottica), ecc. Il grande anatomista americano Alexis Carrell, in un libro che ebbe grande successo, L'uomo, questo sconosciuto, cita molti esempi di tali meraviglie nel corpo umano e conclude: «L'esistenza di una finalità nell'organismo è innegabile: tutto avviene come se ogni organo conoscesse i bisogni presenti e futuri dell'insieme e si modificasse secondo questi».

4)La terra. La sua posizione rispetto al sole (per una temperatura conveniente alla vita); il duplice moto di rotazione e di traslazione (per l'avvicendarsi dei giorni e delle notti, per l'alternarsi delle stagioni a vantaggio dei viventi); le terre glaciali e la zona torrida (per i dislivelli di temperatura necessari per le correnti benefiche dell'aria e degli oceani), la presenza di acqua e terra sapientemente distribuite, la salinità delle acque regolata da un ben preciso ciclo…

5) L’universo. Gli astri: il loro numero, la loro grandezza, la loro distanza, i movimenti che compiono, ecc.

I vari regni della natura sono l'uno all'altro subordinati armonicamente per il bene universale. Ordine e subordinazione hanno sempre colpito i più geniali osservatori. Già Aristotele scriveva: «Tutto nell'universo è sottoposto a un determinato ordine (...) Le cose non vi sono disposte in modo che una non abbia alcun rapporto con l'altra, che anzi tutte sono in relazione fra loro, concorrono con perfetta regolarità ad un unico risultato. Si verifica nell'universo quello che vediamo in una casa ben governata».


Colui che stabilisce l'ordine è Dio

a) Ordinare i mezzi al fine è proprio del solo intelletto. Infatti, per adattare qualche cosa al fine è necessario conoscere il fine. Ma conoscere tutto questo è solo degli esseri intelligenti. Quindi la finalità non può spiegarsi se non si ammette una mente ordinatrice; perciò l'universo, così mirabilmente ordinato, esige una mente ordinatrice. L'argomento è semplicissimo; come dinanzi a un orologio, a una statua, ad una macchina, l'intelletto non può rifiutarsi ­ dall'affermare l'esistenza di un'intelligenza che è la causa di quell'ordine, quanto più dinanzi all'universo così complesso e tuttavia ordinato.

b) Ma questa intelligenza ordinatrice non è nell'universo. Infatti, non può essere nella materia inorganica, né nelle piante, né negli animali, in quanto tutti esseri materiali, mentre l'intelligenza, è prerogativa dell'essere spirituale. Neppure può trattarsi dell’intelligenza dell'uomo, perché l'ordine del mondo esisteva prima che esistesse l'uomo, e l'uomo è tanto lontano dall'essere ordinatore del mondo che si considera genio chi ha scoperto (non creato) qualche nuova meraviglia già esistente nell'universo. Dunque, l'intelligenza ordinatrice del mondo è l'intelligenza di un Essere spirituale distinto dall'universo.

c) Ma dobbiamo ancora osservare che l'ordine dell'universo non è puramente un ordine estrinseco e accidentale, bensì intrinseco ed essenziale, che risulta dalla natura stessa delle cose; per cui, chi ha ordinato il mondo deve averlo anche creato, deve avere costituito in quel determinato modo e per quel determinato fine tutti gli esseri che lo compongono e le loro parti. Dobbiamo dunque concludere che il supremo ordinatore del mondo è anche il creatore dell'universo, è Dio. Esiste dunque un Dio creatore e ordinatore dell'universo.

Così, questa è la conclusione di tutti i grandi scienziati che non chiudono gli occhi dinanzi alle bellezze dell'universo e che sanno, spogliandosi dei pregiudizi, guardare in faccia la verità.

Il grande naturalista Linneo diceva: «Il Dio eterno, il Dio immenso, sapientissimo e onnipotente è passato dinanzi a me. Io non l'ho veduto in volto, ma il riverbero della sua luce ha ricolmato di stupore l'anima mia. Io ho studiato qua e là le tracce dei suo passaggio nelle creature e in tutte le sue opere, anche le più piccole, le più impercettibili: quale forza, quale sapienza, quale immensa perfezione»;

Newton: «L'astronomia trova ad ogni passo la traccia dell'azione di Dio»; e

Keplero terminava la sua opera così: «Ti ringrazio, o mio Creatore e Signore, di tutte le gioie che mi hai fatto gustare nell'estasi in cui mi ha rapito la contemplazione delle opere della Tua mano. La grandezza di queste io mi sono studiato di proclamare dinanzi agli uomini, e ho posto cura di far conoscere quanta sia la Tua sapienza, la Tua potenza, la Tua bontà».

Dio e il problema del male


Una delle più comuni difficoltà contro l'esistenza di Dio, e in particolare contro la Sua Provvidenza, è l'esistenza del male nel mondo.

Come si concilia l'esistenza di Dio con l'esistenza del male? Ecco il problema.

Vi è chi lo risolve negando semplicemente l'esistenza di Dio: ma erroneamente, perché l'esistenza di Dio è evidentemente provata, e la difficoltà di conciliarla con l'esistenza del male non dà il diritto di metterla in dubbio.

Vi è anche chi ha supposto che, accanto a Dio, principio del Bene, esista un essere maligno principio del male, indipendente da Lui e a Lui contrario; la terra sarebbe il teatro della lotta fra questi due primi princìpi. Ma anche questa soluzione (di non pochi antichi: Manichei, ecc.) è allo stesso modo erronea, perché non si può dare un essere che non dipende da Dio, il quale è necessariamente unico principio e creatore di tutto.

Altri, allora, pur ammettendo l'esistenza di Dio, ne hanno negato la Provvidenza, affermando che Dio non si interessa del mondo, avendo abbandonata a se stessa l'opera delle sue mani. Soluzione erronea anche questa, perché contraria agli attributi divini, specie al Suo amore per le creature, amore che è l'unica ragione della creazione.

Per altra via si deve dunque trovare la conciliazione tra l'esistenza di Dio e il fatto del male nel mondo. Per facilitare la soluzione del problema giova distinguere il male fisico e il male morale.

Il male fisico è dovuto all'essenza finita delle cose di cui si compone l'universo ed al corso normale e ordinario delle leggi della natura. Non ripugna quindi a Dio, come non ripugna il dolore che al male fisico suole accompagnarsi; il rendere l'uomo, e in generale l'animale, sensibile agli agenti nocivi è spesso mezzo provvidenziale per la conservazione della vita nella natura; la morte stessa degli individui è necessaria per dare posto alle nuove generazioni.

La colpa, poi, cioè il male morale, è effetto della manchevole volontà dell'uomo: essa non è voluta da Dio, ma solo permessa, perché Dio vuole che liberamente lo rispettiamo e lo amiamo e non vuole fare violenza alla nostra volontà.

Ma – si osserva – Dio non potrebbe, con la Sua Provvidenza, impedire il male? E se lo può, perché non lo impedisce?

Sì, parlando in termini assoluti, lo potrebbe impedire e se, nonostante questo, lo permette, vuol dire che nella Sua infinita sapienza vede che è meglio permetterlo. Senza volere penetrare più in là di quel che alle nostre deboli forze è concesso (S. Paolo esclamava: “ O altezza della scienza di Dio: Come sono imperscrutabili i Tuoi giudizi!”: Ep. ad Rom., 11, 33), abbiamo dalla ragione, e più ancora dalla fede, gli elementi per rispondere alla domanda.

L'immortalità dell'anima ci dona la certezza naturale (confermata dalla fede) di una vita futura ed eterna, alla quale la vita presente è ordinata e nella quale i desideri del nostro cuore saranno soddisfatti, a meno che la giustizia non esiga la pena del male da noi compiuto. Alla luce di questa verità, per cui la vita dell'uomo si inizia nel tempo ma si continua nell'eternità, deve essere risolto il problema del dolore, che acquista, nella Provvidenza divina, una mirabile finalità. Il dolore, innanzi tutto, distacca l'uomo dalle cose terrene e lo avvicina a quelle eterne; se, nonostante le frequenti infelicità della terra, così pochi pensano all'eternità, quanti sarebbero quelli che si ricorderebbero del loro ultimo fine, se nella vita non vi fossero che gioie? Inoltre, il dolore fa sì che l’uomo possa espiare: chi, nella vita, non ha mai trasgredito la legge del Signore? L'infinita misericordia di Dio è sempre disposta a perdonare, ma la Sua giustizia esige una riparazione, un compenso per l'ordine morale rovesciato, e il dolore ristabilisce quest'ordine purificando l'anima che si è ribellata a Dio. Infine il dolore santifica, perché attraverso la prova del dolore l'uomo si merita quella felicità eterna che Dio vuol donarci quale premio da conquistare col sacrificio e con la lotta, sostenuti dalla pace della coscienza e dalla gioia del cuore con cui Dio conforta il giusto nelle pene della vita.
Così la ragione, ed assai meglio la fede, mostrano nel dolore la paterna Provvidenza di Dio che “non turba mai la gioia dei Suoi figli se non per prepararne loro una più certa e più grande” (Manzoni).

Apologetica Cattolica

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AA. VV. Perché credo? base razionale e apologia della fede in trentanove tesi , Paoline, Roma, 1965.





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VERITA' DELLA FEDE - Sant'Alfonso Maria de Liguori

ALLA DIVINA MADRE

Qui non crediderit, condemnabitur. Marci 16. 16.

Signora, io vedendo e piangendo i danni che in questi tempi stan facendo gl'increduli al popolo cristiano, e desiderando di vedervi dato riparo, non essendomi ciò permesso dalle mie deboli forze, ho voluto prima di morire impiegarmi almeno a scoprire i loro errori, e confutarli, acciocché gl'incauti non restino ingannati da' loro sofismi. Per tanto ho pensato di dare alla luce questa mia opera. Ma a che mai ella gioverà, se dal vostro favore non viene avvalorata? O Maria, voi già mirate dal cielo la strage d'anime che fa l'inferno oggidì per mezzo di questi errori disseminati in più regni, dove prima ha regnato intatta la santa fede. Ma non siete voi quella, a cui sta concessa la gloria di sopprimere e distruggere tutte le eresie? Di voi canta la chiesa: Cunctas haereses interemisti in universo mundo. A voi dunque tocca di abbattere colla vostra potente mano questi nemici della croce di Gesù Cristo. Affaticatevi pertanto, o gran Madre di Dio, a liberarci dal danno che trama l'inferno a tante anime semplici; e perciò degnatevi di prendere ancora sotto il vostro patrocinio questo mio povero libro, acciocché quelli nelle cui mani capiterà non si lascino illudere dagl'inganni di questi increduli moderni: e se mai taluno fosse rimasto abbagliato da' loro sofismi, apra gli occhi a riconoscere le verità della nostra santa fede, senza la quale non vi è speranza di salute.

PARTE PRIMA Contro i materialisti che negano l'esistenza di Dio
 


[Modificato da Cattolico_Romano 06/01/2010 19:03]
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