Benvenuto in Famiglia Cattolica
Famiglia Cattolica da MSN a FFZ
Gruppo dedicato ai Cattolici e a tutti quelli che vogliono conoscere la dottrina della Chiesa, Una, Santa, Cattolica e Apostolica Amiamo Gesu e lo vogliamo seguire con tutto il cuore........Siamo fedeli al Magistero della Chiesa e alla Tradizione Apostolica che è stata trasmessa ai santi una volta per sempre. Ti aspettiamo!!!

 
Pagina precedente | 1 | Pagina successiva

Massacro in una chiesa copta nel sud dell'Egitto

Ultimo Aggiornamento: 16/01/2010 06:55
Autore
Stampa | Notifica email    
OFFLINE
Post: 11.290
Registrato il: 03/10/2008
Registrato il: 01/11/2008
Sesso: Maschile
07/01/2010 21:27

Massacro in una chiesa copta nel sud dell'Egitto


Sette le persone uccise in un violento attacco


IL CAIRO, giovedì, 7 gennaio 2010 (ZENIT.org).-
 
La notte di Natale celebrata in una chiesa ortodossa copta egiziana è finita in tragedia per la morte di sette persone, tra cui un agente di sicurezza musulmano, durante un attacco sferrato da tre persone su un veicolo.

L'attentato è avvenuto dopo la fine della Messa di Natale (che secondo il calendario della Chiesa ortodossa copta si celebra la notte del 6 gennaio) nella città di Nagaa Hamadi, nella provincia di Quena, a circa 65 chilometri dalle rovine di Luxor, in Egitto. I fedeli stavano uscendo dalla chiesa della Vergine Maria. Oltre alle vittime, ci sono stati anche nove feriti.

I cristiani residenti in questa località avevano già ricevuto varie minacce nei giorni precedenti la celebrazione del Natale. Il Vescovo di Kirollos, nella Diocesi di Nag Hamadi, aveva ricevuto un messaggio sul suo telefono cellulare in cui si diceva: “Ora è il suo turno”. A causa di queste minacce, ha detto che si era visto costretto a terminare la Messa di Natale un'ora prima del solito.

“Non ne ho fatto nulla (del messaggio). Anche i miei fedeli hanno ricevuto minacce per la strada, e alcuni hanno gridato loro: 'Non lasceremo che abbiate delle feste'”, ha segnalato il Vescovo di Kirollos in alcune dichiarazioni all'agenzia AP.

I cristiani d'Egitto, in maggioranza copti, rappresentano circa il 10% della popolazione del Paese. Su più di 83 milioni di abitanti, infatti, il 90% è rappresentato da musulmani.

Secondo quanto ha reso noto il Ministro degli Interni egiziano, la causa dell'attacco è stata la vendetta per la violenza perpetrata da un cristiano ai danni di una bambina musulmana a novembre. Dopo questo fatto ci sono stati disordini nella località, tra cui l'incendio di proprietà di alcuni cristiani.

Padre Rafic Greiche, direttore dell'ufficio informazioni cattolico locale, ha affermato come riporta “L'Osservatore Romano”: “Anche noi cattolici, come il resto dei cristiani siamo preoccupati. L'atmosfera, soprattutto nell'Alto Egitto, è più pesante. Al Cairo ci sentiamo tutti più sicuri, ma nei villaggi il clima è diverso. Gli incidenti, gli attacchi nascono sempre da una miscela di odio religioso e pretesti occasionali”.

I cristiani si lamentano sempre più della discriminazione che subiscono a causa del fondamentalismo islamico, soprattutto dal punto di vista lavorativo, perché i cittadini egiziani devono portare sempre con sé un documento che identifichi la religione alla quale appartengono, e molti non sono accettati in alcuni posti di lavoro perché sono cristiani.

__________________________________________________

OFFLINE
Post: 11.290
Registrato il: 03/10/2008
Registrato il: 01/11/2008
Sesso: Maschile
08/01/2010 10:15

Egitto, strage di cristiani. E nessuno protesta

di Renato Farina

Come nulla fosse, senza che ci sia qualcuno in Occidente, Oriente, Nord, Sud, Onu, Unesco, pronto a minacciare sanzioni, raid militari, convocazione di ambasciatori; come se fosse ordinaria amministrazione si è consumato un eccidio di cristiani in Egitto. Per non sbagliare, mica ci andasse di mezzo qualche povero innocente musulmano, i terroristi benedetti dalla polizia hanno aspettato che i nemici si radunassero contenti e vestiti a festa per la Santa Messa della notte di Natale. E la strage andrà avanti, non subito, tra qualche settimana. Intanto i gendarmi locali fingeranno qualche arresto, ma si lascerà sempre pendere sulla testa dei battezzati la mannaia del repulisti islamico. Persino ammantato dal sapore di giustizia.
La notizia spicciola dice: otto cristiani copti nell’Alto Egitto, più un modesto e isolato metronotte musulmano (traditore!) che era stata ingaggiato per difendere i fedeli, sono stati assassinati da un commando di tre uomini armati di kalashnikov fuori dalla porta della chiesa di San Giovanni (a Nagaa Hamadi, nella provincia di Qena, a 64 chilometri da Luxor), alle ore 23 della ricorrenza della nascita di Gesù, che i copti e gli ortodossi celebrano il 7 gennaio. Tra le navate l’incenso profumava i canti, risuonavano felici gli alleluia, ed ecco le raffiche, l’urlo di dolore, quello di trionfo: «Allah è grande!».
C’erano state pesantissime minacce. Il vescovo copto Kirillos aveva trasmesso alla polizia un messaggio chiaro dai fanatici: «Non vi faremo celebrare le feste». Inerzia, passività. Allo stesso modo le autorità non fecero nulla quando una sommossa anticristiana si scatenò a fine novembre. Le forze dell’ordine non se la sognano di intervenire, sono musulmani come i killer, c’è una certa comprensione, preferiscono giustificarli. Il ministero dell’Interno al Cairo ha diffuso la sua versione: non c’entra il terrorismo, ma si tratta di una vendetta connessa «allo stupro di una ragazzina dodicenne a opera di un cristiano». Il fatto sarebbe accaduto nel novembre scorso, e già la folla, sulla base di questa notizia fasulla, aveva dato l’assalto ai cristiani, i quali non sono stati per nulla difesi: come sempre.
Ricordiamo che le persecuzioni dei discepoli del Nazareno sin dai tempi dell’Impero Romano prendevano avvio da calunnie di presunte orge con bambini, stupri e perversioni, sacrifici umani. Ci cascò anche Tacito. Ci cascheranno tanti altri. Ma noi no, per favore. Criminali ce n’è dappertutto, anche tra i cristiani d’Egitto, ovvio. Ma l’accusa è inverosimile. Da quelle parti sono le ragazze cristiane a essere rapite e costrette a convertirsi all’Islam. Le denunce di questi ratti a scopo di conversione forzosa si susseguono da anni, e sono inascoltati. Se i copti dovessero vendicare con una strage di islamici lo stupro di una loro ragazzina, non ci sarebbero più musulmani all’ombra delle Piramidi. Non credete alla storia dei rapimenti delle ragazze copte, sistematicamente impuniti? Se credete vi passo il saggio: «La scomparsa, la conversione forzata e i matrimoni forzati delle donne cristiane copte in Egitto» del professor Michele Clark, docente di Traffico di esseri umani alla George Washington University.
Il presidente Hosni Mubarak non ha ostilità personale contro i copti. Ma deve lasciare un po’ di redini libere ai Fratelli musulmani, i quali oggi sono la vera maggioranza tra gli islamici, e bisogna pure che si sfoghino ammazzando a man salva qualche cristianuccio. Il tutto fa parte del tentativo di ridurre all’impotenza e all'insignificanza questa gloriosa minoranza egizia che adora la Santa Trinità. Cercano di costringerli all’emigrazione, come capita oggi in Irak. Molti partono, ma i più resistono. È gente tosta. Pur essendo questa stirpe religiosa più antica di quella islamica, essi dovettero sopportare di essere considerati al tempo della conquista araba cittadini di serie B. Eppure non hanno scelto la strada facile dell’omologazione al Corano. E tuttora sono perseguitati e insieme orgogliosi della loro fede.
I copti d’Egitto sono come minimo il dieci per cento della popolazione, circa sette milioni e mezzo. Le autorità ne abbassano il numero per dar loro meno peso, e dicono siano la metà per giustificare il fatto che non contano un fico secco. Hanno un Papa molto coraggioso, si chiama così il loro Vescovo del Cairo: è Shenuda III ed è il 117° patriarca dalla predicazione di san Marco. Fu sbattuto in galera da Nasser nel 1981, nella solita indifferenza dell’Occidente che applaudiva il raìs poiché era anti israeliano. Dopo che i cristiani furono oggetto di assalti da parte dei fanatici islamici in cerca di scalpi, lui protestò coi suoi fedeli, e la polizia aggredì loro invece degli aggressori, vecchia storia. A quel tempo i Fratelli musulmani uccisero 17 cristiani e ne ferirono 112. In prigione finì il Papa copto...
Ci piacerebbe vedere in questi giorni giungere alle nostre parrocchie invece dei saluti e degli auguri dei musulmani egizi letti dai preti durante le solenni celebrazioni, qualche condanna per queste uccisioni, e per l’oppressione insistita, la costrizione all’esilio. Figuriamoci. Gli islamici egiziani delle nostre moschee emarginano i loro connazionali copti. Ma nessuno dice niente su questo, neanche i cristiani. Prima di dare la cittadinanza a questi musulmani egiziani dovrebbero mostrare di condividere davvero l’uguaglianza che negano a casa loro e pure a casa nostra.
Non permettiamo più siano assassinati tranquillamente questi poveri nostri fratelli egiziani. La comunità pare sia fiorita sui luoghi dove la Sacra famiglia fuggì in Egitto per salvarsi da Erode.
Le dobbiamo qualcosa.

© Copyright Il Giornale, 8 gennaio 2010 consultabile online anche
qui.

L’esperto
«Un salto di qualità pericoloso e senza precedenti»


I fatti della scorsa notte a Nagaa Hamadi rappresentano «un salto di qualità pericoloso e senza precedenti nell’escalation di violenza contro i copti», e lo Stato «deve riconoscere il problema e affrontarlo a tutti i livelli, facendo cessare l’incitamento sistematico contro di loro». È la convinzione di Emad Gad, ricercatore del centro indipendente di ricerche politiche e strategiche Al Ahram, lui stesso di formazione cristiano copta.
L’attentatore, osserva, ha sparato «colpendo a caso» tra le sue vittime, in ciò compiendo una vendetta collettiva nei confronti di tutti i copti per il rapimento della giovane musulmana che avrebbe innescato la violenza. Quanto all’incitamento contro i cristiani, precisa, «non esiste solo nelle moschee e sulle tv satellitari, ma anche nelle scuole e sui manuali scolastici».

© Copyright Il Giornale, 8 gennaio 2010 consultabile online anche
qui.
__________________________________________________

OFFLINE
Post: 11.290
Registrato il: 03/10/2008
Registrato il: 01/11/2008
Sesso: Maschile
08/01/2010 10:21

Quella minoranza discriminata dal Cairo

di Fausto Biloslavo

DOCUMENTI Sulle carte d’identità degli abitanti è obbligatorio che sia riportata la religione

Cristiani bruciati vivi perché frequentano una ragazza musulmana, aggressioni in aumento nel 2009, carte d’identità che impongono l’islam, discriminazioni nell’istruzione e sui posti lavoro sono i segni della strisciante persecuzione nei confronti dei copti. Il loro nome deriva dal greco e significa Egitto, ma le autorità del Cairo continuano a chiudere un occhio su violenze e soprusi nei confronti di questi cristiani da 1.430 anni. Cittadini di serie B, che vivono nelle aree rurali più povere o in quartieri ghetto della capitale, nonostante la comunità rappresenti almeno il 10% degli 80 milioni di abitanti del Paese.
Prima della strage di ieri, 10mila copti si erano radunati il 29 dicembre davanti alla chiesa degli Arcangeli al Cairo. I cristiani hanno alternato canti e preghiere a slogan contro il governo del presidente Hosni Mubarak. La richiesta principale è l’applicazione di una legge, già promulgata dal rais egiziano, che prevede uguale trattamento per ogni credo religioso. Le aggressioni contro i cristiani, a opera degli estremisti musulmani e delle forze dell’ordine, sono aumentate nel 2009. All’inizio di novembre, le forze di sicurezza egiziane hanno inviato rinforzi nella cittadina di Dairout, dove sono circolati volantini con un titolo che non lasciava dubbi: «Questi devono morire». Il testo incitava i musulmani a «bruciare, vandalizzare e ripulire il paese dagli immorali demoniaci infedeli», ovvero i cristiani copti.
L’episodio più infame è stato denunciato nel marzo dello scorso anno dalla diaspora cristiana: un giovane copto, Shihata Sabri, è stato bruciato vivo, perché girava la voce che avesse una relazione con la sorella di Yasser Ahmed Qasim, un musulmano. Yasser ha dato fuoco al cristiano con una tanica di benzina. l delitto «d’onore» ha avuto luogo nel piccolo villaggio di «Dmas» Meet-Ghamr. Il padre della vittima, giunto sul posto dell’agguato, è stato assalito da un gruppo di musulmani armati di bastoni. Una coltellata l’ha ucciso.
Nell’ottobre del 2005 sono scoppiati gli incidenti più duri fra cristiani e musulmani ad Alessandria. La scintilla è stata una rappresentazione teatrale che «offendeva l’islam». In realtà si trattava di un dvd che circolava in città dal titolo. «Una volta ero cieco, ma ora vedo». Il filmato racconta la storia di un cristiano ridotto in miseria, che per sopravvivere in Egitto si converte all’islam. Poi si pente e vuole tornare alla fede in Cristo, ma è minacciato di morte. Gli estremisti musulmani hanno attaccato i copti che uscivano dalla chiesa di San Giorgio uccidendo tre persone. L’attacco ha scatenato duri scontri fra le due comunità. Ben 104 musulmani arrestati per le violenze sono stati rilasciati poco dopo. Non è un caso i Fratelli musulmani, dopo gli incidenti di Alessandria, abbiano adottato lo slogan «l’islam è la soluzione», nonostante le autorità avessero vietato riferimenti religiosi nelle campagne elettorali.
Lo scorso anno gli allevatori copti si sono scontrati con la polizia nei bassifondi di Manshiyat Nasr al Cairo, contro l’ordinanza che prevedeva la macellazione di 60mila maiali. La scusa era prevenire la febbre suina. I cristiani sono gli unici che allevano i maiali (circa 300mila) e ne mangiano la carne. Il Corano lo proibisce, considerando l’animale impuro.
Nel Paese, i posti chiave nelle forze di sicurezza, in diplomazia e nelle università sono preclusi ai i cristiani. Stesso discorso per i sindaci, ma la discriminazione si fa sentire anche in molti collegi scolastici dove sono imposte quote dell’1 o 2% all’iscrizione dei copti. Il complesso educativo di Al Azhar, al Cairo, finanziato con denaro pubblico e dominato dai Fratelli musulmani, non accetta studenti, amministratori o professori cristiani. Per riparare una chiesa bisogna chiedere un permesso particolare alle autorità e per costruirne una nuova ci vuole il beneplacito del presidente e si può attendere vent’anni per ottenerlo.
La diaspora copta ha denunciato episodi di cristiani torturati dalle forze dell’ordine addirittura con la crocifissione. Si sospettano centinaia di casi di conversioni forzate e di violenza sessuale nei confronti di ragazze cristiane. Spesso fomentati dalle fatwe più estremiste, gli editti emessi dal clero islamico. Lo scorso anno l’associazione Christian solidarity international ha denunciato 25 conversioni forzate.
Le autorità smentiscono o minimizzano, ma il vero problema è l’imposizione burocratica dell’islam. La carta d’identità riporta il credo religioso degli egiziani ed è indispensabile per trovare lavoro, proseguire gli studi e l’accesso ai servizi pubblici. L’avvocato Peter Ramses Al Nagar rappresenta 3.200 cristiani costretti a diventare musulmani. La legge prevede la carta d’identità a 16 anni. Se sei copto devi mostrare un documento della parrocchia. «In molti si sono presentati al ministero dell’Interno con la dichiarazione che dimostra la loro fede cristiana - spiega l’avvocato - I funzionari hanno risposto che dovevano accettare una carta d’identità musulmana, oppure rimanere senza documento». Non solo: i tribunali egiziani stanno prendendo una brutta piega anche sulla questione dei documenti. Accolgono la tesi degli avvocati governativi che sostengono come un ritorno al cristianesimo sia apostasia, punita con la morte dalla legge del Corano.

© Copyright Il Giornale, 8 gennaio 2010 consultabile online anche
qui.

«Il governo non fa niente per allentare le tensioni»

di Rolla Scolari

«In Egitto è evidente la presenza dell’islam politico e fanatico che genera ostilità contro i cristiani e il governo non fa abbastanza per far valere le leggi e arrestare i colpevoli». Così Youssef Sidhom, copto e direttore di al Watani, settimanale cristiano del Paese, spiega la strage di Nagaa Hamadi, villaggio del Sud dell’Egitto, a 64 chilometri dalla turistica Luxor, dove la notte di Natale (i copti celebrano la festività il 7 gennaio), almeno otto fedeli cristiani e un poliziotto musulmano sono stati uccisi a colpi di arma da fuoco all’uscita della messa di mezzanotte. Sono seguiti scontri tra i cristiani in protesta e le forze di polizia.

Molti cristiani stanno lasciando regioni del Medio Oriente a causa degli attacchi contro le comunità locali. Che cosa succede in Egitto?

«Lo stesso è accaduto in Egitto negli anni Settanta, Ottanta e Novanta. C’è stata l’emigrazione di massa dei cristiani a causa di ondate di violenza legate all’irrobustirsi del fondamentalismo islamico. Ora, invece, ci sono scontri periodici».

Da cosa deriva il clima d’odio?

«In Egitto è presente un islam politico e fanatico. L’ostilità contro le minoranze cristiani nasce da qui».

Per le autorità, l’attacco di ieri è una vendetta per il presunto stupro di una bimba musulmana da parte di un cristiano, a novembre.

«Non può essere vero. Qualsiasi cosa sia successa a novembre, aveva già innescato violenze. I copti della zona hanno ricevuto una punizione di massa ed è stato abbastanza: le loro case e le loro chiese sono state date alle fiamme (a novembre, nell’area ci sono stati scontri durati cinque giorni tra musulmani e cristiani, ndr). La questione non può certo riaccendersi dopo due mesi. È una scusa utilizzata dalle autorità ed è inaccettabile. E l’attacco è arrivato proprio il 7 gennaio, la data è simbolica: gli spari erano diretti contro la congregazione che celebrava il Natale».

Il governo egiziano cosa fa per diminuire le tensioni?

«Lascia la situazione deteriorarsi. Le forze di sicurezza lanciano segnali sbagliati ogni volta che non implementano le leggi o tardano ad arrestare i colpevoli».

Come dovrebbero dunque agire le autorità per favorire le relazioni interreligiose?

«Potrebbero evitare le ostilità all’origine e implementare le leggi dopo i crimini: fare del loro meglio per arrestare i perpetratori e per raccogliere informazioni. Ma nella maggior parte dei casi i criminali sono rilasciati per mancanza di prove».

C’è dibattito sulla questione nel Paese o è ancora un tabù?

«Sì, ne parlano i mass media governativi ma soprattutto quelli privati. Dopo i violenti fatti di Alessandria nel 2005 (sette chiese furono attaccate e ci furono quattro morti, ndr) ci sono state anche alcune manifestazioni. Ormai l’opinione pubblica egiziana è consapevole della situazione».

© Copyright Il Giornale, 8 gennaio 2010 consultabile online anche
qui.

«L’Italia intende difendere sempre la libertà di culto»

Di «orrore e riprovazione» ha parlato il ministro degli Esteri italiano Franco Frattini, secondo cui la comunità internazionale «non può restare indifferente né deve mai abbassare la guardia di fronte all’intolleranza religiosa», mentre l’Italia «intende continuare a difendere in tutte le sedi il principio della libertà di culto». «Della tutela della comunità copta in quel Paese - ha concluso il ministro Frattini - parlerò personalmente, nel quadro degli eccellenti rapporti di amicizia e cooperazione che ci legano con il mio omologo Ahmed Abul Gheit», in occasione della sua visita in Egitto, al Cairo che avverrà la prossima settimana.

© Copyright Il Giornale, 8 gennaio 2010
__________________________________________________

OFFLINE
Post: 11.290
Registrato il: 03/10/2008
Registrato il: 01/11/2008
Sesso: Maschile
08/01/2010 10:23

Le nuove piaghe d’Egitto

Sei cristiani uccisi in una mattanza islamista nel Natale copto


di Giulio Meotti

Ieri in Egitto sicari musulmani hanno assassinato in un agguato sei cristiani copti all’uscita da una chiesa.
E’ avvenuto in occasione del Natale dei copti, una delle più antiche e originarie comunità cristiane di tutto il mondo arabo. I cristiani sono stati uccisi da un commando islamico armato che ha aperto il fuoco contro un gruppo di fedeli che aveva appena partecipato alle celebrazioni della festività copta. Mentre Gamal Mubarak, figlio del presidente Hosni e suo erede designato, partecipava al Cairo alla messa celebrata da Shenuda III, il Papa dei cristiani copti egiziani, nel villaggio di Nagaa Hammadi avveniva la strage.
Il sanguinoso episodio di violenza è avvenuto nella provincia di Qana, seicento chilometri a sud del Cairo, in una regione abitata da una cospicua comunità copta. Fonti locali hanno riferito che, dopo l’attentato, nella cittadina è stato imposto il coprifuoco e sono state schierate numerose forze di polizia. Nel frattempo migliaia di cristiani hanno marciato salmodiando slogan come “Lunga vita alla croce” e “No alla persecuzione”. Secondo una nota del governo egiziano, “l’incidente è collegato al rapimento e allo stupro di una bambina musulmana della zona”, che sarebbe stato compiuto da un giovane cristiano. Ma i copti replicano che si tratta invece del brutale culmine di una lunga e violenta campagna d’odio e persecuzione contro le chiese e i fedeli da parte dei gruppi islamisti. L’episodio è infatti il più grave nella scia di scontri intra-confessionali iniziati in Egitto dagli anni Novanta, segnato dalle più note stragi di turisti.
La comunità cristiana si era riunita per celebrare la messa di mezzanotte, in occasione del Natale copto che cade il 7 gennaio. Gli assalitori hanno aperto il fuoco in modo indiscriminato sulla folla, abbattendo sei civili e un poliziotto. Il vescovo Kirollos, della diocesi di Nag Hamadi, conferma che le vittime sono “sei fedeli e una guardia addetta alla sicurezza”. Il religioso aveva lasciato la chiesa qualche minuto prima dell’arrivo del commando armato. Nelle scorse settimane il vescovo aveva ricevuto minacce di morte da parte di gruppi musulmani. Gruppi di musulmani lo avevano avvertito: “Non vi permetteremo di celebrare le feste”. La polizia ha invitato il vescovo Kirollos a restare al sicuro nella propria abitazione, nel timore di nuove violenze. L’uccisione dei sei copti marca il già barbarico clima di persecuzione contro i cristiani. In Egitto, con l’avallo della più antica e illustre università islamica sunnita di al Azhar, è stato appena pubblicato il “Rapporto scientifico” di Muhammad Imarah, membro del comitato scientifico di al Azhar, in cui si accusa la cristianità di essere “una religione politeista”. Lo scorso ottobre studenti di fede musulmana avevano lanciato pietre contro chiese e case dei copti cristiani per vendicare l’arresto di quattro musulmani accusati di aver ucciso un cristiano.
A maggio quattro egiziani, tutti copti, sono stati uccisi davanti a una gioielleria appartenente a un copto in un quartiere popolare del Cairo. “Sono andati oltre la Trinità e la moltiplicazione degli dei, hanno raggiunto l’idolatria, in cui Gesù prende il posto del Padre”, scrive Imarah sui cristiani, che accusa di “takfir”, apostasia. Il takfir è l’accusa di “tradimento della fede”, apostasia e sedizione di cui sono stati accusati Anwar al Sadat e migliaia di altre vittime musulmane in Algeria e in Egitto. Nei mesi scorsi si sono registrati anche casi di rapimenti di ragazze copte per convertirle all’islam. Una delle vicende più note è quella di Nermeen Mitry. Era stata rapita nel villaggio di el Mahalla da un musulmano con la complicità della zia. Un centinaio di islamici, armati di spade e di bastoni, hanno attaccato i cinque membri della famiglia della ragazza e hanno lasciato il villaggio soltanto dopo che i copti erano stati costretti a riconciliarsi con l’autore del rapimento. “Per ogni colpo che ci davano, cantavano ‘c’è un solo Allah’. Ci tiravano fuori dall’automobile dicendoci ‘uscite! seguaci della religione del cane!’”. Due cristiani sono stati poi uccisi a Hagaza, sulle rive del Nilo, mentre tornavano dalla chiesa. Ieri il vescovo Kirollos ha lanciato un allarme spaventoso: “E’ in corso una guerra religiosa per far fuori i cristiani in Egitto”.
I copti sono la principale minoranza religiosa che vive nel paese e rappresentano il 15 per cento della popolazione su un totale di 80 milioni di abitanti circa. Negli ultimi trent’anni la stima dei fedeli rimasti uccisi o feriti in attacchi si aggira attorno alle quattromila vittime. Uno dei casi più gravi avvenne nel 1997 con la mattanza, attribuita ai terroristi islamici della Jamaa Islamiya (lo stesso gruppo che firmò il massacro di sessanta turisti a Luxor), che insaguinò una chiesa della provincia di Al Minya. Un anno fa il sindacato dei medici egiziani aveva persino stabilito che trapianti tra persone di “diverso credo o nazionalità”, leggi cristiani, vanno proibiti e i trasgressori puniti. La decisione fu sostenuta da alcuni imam radicali che bollarono come “impuro” il sangue cristiano.

© 2009 - FOGLIO QUOTIDIANO

© Copyright Il Foglio, 8 gennaio 2010 consultabile online anche
qui.
__________________________________________________

OFFLINE
Post: 31.493
Registrato il: 02/05/2009
Registrato il: 02/05/2009
Sesso: Maschile
09/01/2010 08:16

Il commento

La Chiesa si ribelli contro il cieco odio islamista


di Redazione

Da troppi anni si aspetta invano che «preoccupazione, tristezza, angoscia» espresse ieri dal Papa dopo la strage di copti a Nagaa Hammadi in Egitto si trasformino in una decisa levata di scudi, in una posizione politica definitiva e scandalizzata in difesa dei cristiani nel mondo musulmano, anche a costo di qualche rottura. Eppure, è senz’altro chiaro a un teologo dell’importanza di Benedetto XVI, che l’islam non porrà fine al disastro in omaggio ai sentimenti, persino se espressi in così alta sede. L’odio islamista contro i cristiani è un odio teologico e oggi di profondo significato strategico, un odio che ambisce alla sostituzione, che ha lontane origini: basta pensare a come nel 1009 il sesto califfo fatimide Al Hakim Bi Amr Allah ordinò la completa distruzione del Santo sepolcro, poi ricostruito nel 1048, o come a Gerusalemme cent’anni dopo la conquista crociata i musulmani, tornati all’attacco, rimossero i siti cristiani dal Monte del Tempio, proprio come i crociati avevano rimosso i loro.
Il volgere delle epoche si svolgeva sul filo della spada, e oggi purtroppo non è diverso. L’impero ottomano, nonostante le sue zone di tolleranza e i suoi angoli di convivenza, usava rapire i fanciulli cristiani specie nell’area balcanica e indottrinarli per poi usarli spesso come giannizzeri. Inutile dire che ovunque si sia disegnato il predominio islamico sempre la condizione del cristiano è stata quella del dhimmi, minoranza sottoposta e soggetta a leggi diverse da quelle create per i veri cittadini, i musulmani. Oggi spesso si attribuiscono le aggressioni contro i cristiani a estremisti o fondamentalisti, ma è un atteggiamento di comodo: il sentimento anticristiano è diffuso ed elaborato, e il suo precipitato è sempre la persecuzione in varie forme e a molte diverse latitudini. Naturalmente non solo i musulmani, nel mondo, perseguitano i cristiani, ma è come per il terrorismo: il massimo numero dei crimini è perpetrato da islamisti. Si tratta, come accennavamo, della determinazione a sostituire, cancellandone i rappresentanti e i riti, una delle due religioni che genera l’islam. Non possono bastare a tranquillizzarci gli indubbi tentativi di dialogo fra le tre religioni, gli spazi costruiti da qualche personaggio o da qualche teorico di buona volontà. E non possiamo più condividere il rifiuto della Chiesa di fronteggiare il problema con tutta la franchezza possibile per paura che le minoranze cristiane subiscano ulteriori persecuzioni.
Questo, piuttosto, crea situazioni paradossali e definitive, come lo svuotamento progressivo di Betlemme dai suoi millenari cristiani (dal 90 al 25 per cento). La sua componente cristiana è stata ricattata, sfruttata, intimidita, sottoposta a violenze morali e fisiche specie nella componente femminile. Donne rapite, convertite per forza, sposate contro la loro volontà, sottoposte al ludibrio pubblico e a persecuzioni per strada e in casa per il fatto di andare a capo scoperto e con la gonna al ginocchio; cittadini cristiani costretti a vendere i loro beni, casa, campo o bottega, per un tozzo di pane; preti e civili messi in fuga per aver cercato di rendere pubblica la loro sofferenza; riti disturbati, chiese vandalizzate. Tutto questo è sempre stato inghiottito dalla Chiesa e sostenuto dalle fragili spalle di qualche prete povero, le cui case abbiamo visitato.
La Chiesa ha commesso errori importanti nel sottovalutare la necessità di condurre una guerra di idee, di alleanze politiche, di posizioni di forza nei confronti della persecuzione contro i cristiani. Ancora è difficile capire come di fronte all’invasione, al sequestro e al vandalismo terroristico di una Chiesa importante come quella della Mangiatoia a Betlemme, la Chiesa non si schierò apertamente contro i responsabili del crimine e preferì prendere una strana posizione antisraeliana. Un esempio palese del fatto che errori di questo genere sono stati letali lo si vede nel fatto che specie il precedente patriarca di Gerusalemme, monsignore Sabbah, con la sua terribile antipatia, per non dir di più, per lo Stato ebraico, ha rafforzato, certo involontariamente, proprio quelle componenti palestinesi che hanno portato a persecuzioni e stragi, specialmente nella Gaza di Hamas.
Tre settimane fa il reverendo Majed El Shafie, presidente dell’organizzazione One Free World International, un’organizzazione di diritti umani, ha accusato Hamas di distruggere le tombe cristiane sostenendo che inquinano il terreno. Da tempo i leader cristiani a Gaza vengono perseguitati da Hamas e costretti a nascondere il loro culto. Sono noti gli attacchi dell’organizzazione Jihadia Salafia a istituzioni cristiani, gli spari contro la scuola delle Nazioni Unite che permette agli alunni di giocare insieme bambini e bambine, l’attacco a un centro biblico, l’unico della regione, l’assassinio del proprietario Ramy Ayyad nel 2007, il cui corpo fu trovato straziato di torture e crivellato di colpi, la susseguente fuga della moglie con i bambini nell’West Bank. Ma anche l’West Bank è testimone di persecuzioni di cristiani. Con attacchi persino all’Ymca nel nord West Bank, razziata e distrutta nel 2006 dopo essere stata accusata di attività missionaria. Nazareth, Ramallah, ovunque ci sia una componente cristiana il disprezzo è umiliante e sanguinoso. Il mondo intero è testimone di questa inciviltà: secondo i dati del reverendo Majed el Shafie nel 2009 sono stai uccisi più di 165mila cristiani per la loro fede, fra i 200 e i 300 milioni vengono perseguitati, l’80 per cento nei paesi islamici, e orribile a sentirsi, ogni tre minuti un cristiano viene torturato. Se questi dati siano precisi, difficile saperlo. Certo, immaginiamo che l’allarme che essi destano sia più forte nella Curia che in qualsiasi altro luogo: ci aspettiamo di vederne nascere una battaglia politica e morale.

© Copyright Il Giornale, 9 gennaio 2010 consultabile online anche
qui.
OFFLINE
Post: 31.493
Registrato il: 02/05/2009
Registrato il: 02/05/2009
Sesso: Maschile
09/01/2010 08:17

Presi i killer della strage in Egitto volevano uccidere anche il vescovo

di Andrea Tornielli

Gli esecutori della strage di cristiani avvenuta nei giorni scorsi a Qana, in Egitto, sono stati arrestati: si sarebbero consegnati alla polizia che da giorni era sulle loro tracce e aveva ritrovato la loro auto. I tre uomini, tra i quali c’è anche un pregiudicato, sono accusati di aver aperto il fuoco contro i fedeli della chiesa copta di Nagaa Hamadi durante la celebrazione della messa natalizia, uccidendo sei persone.
I leader religiosi islamici si sono intanto uniti nella condanna del gesto e hanno manifestato la loro solidarietà ai vescovi della Chiesa copta. Lo sceicco della moschea di Al-Azhar, Sayd Tantawi, ha ricordato che «episodi di questo genere vedono come vittime anche i musulmani». I responsabili della facoltà teologica islamica di Al-Azhar, e il ministro degli Affari religiosi del Cairo, Mahmud Hamdi Zaqzuq, hanno fatto visita al capo spirituale dei copti, Papa Shenouda III. Lo stesso Shenouda ha inviato un messaggio a tutte le chiese del Paese per invitare i fedeli copti alla calma, dopo che una manifestazione di protesta era sfociata in scontri con la polizia.
Secondo l’agenzia Asianews l’attacco avvenuto la sera del 6 gennaio, vigilia del Natale ortodosso, sarebbe avvenuto per colpire il vescovo della città, monsignor Anba Kirollos. La fonte dell’informazione è lo stesso vescovo, che in una dichiarazione alla Middle East Christian Association ha detto: «Era il mio assassinio quello a cui mirava il piano. Per giorni ho atteso che accadesse qualcosa alla vigilia di Natale». Proprio per questo la comunità ha anticipato di un’ora la liturgia della veglia natalizia. Sentendo il rumore di un’auto in corsa, il vescovo è rientrato in chiesa dalla porta sul retro: «Mentre stringevo le mani a qualcuno sulla soglia, ho sentito le raffiche di mitra e il disastro», ha raccontato monsignor Kirollos, accusando di negligenza i servizi di sicurezza che, nonostante fossero stati avvertiti della situazione tesa, non hanno predisposto una vigilanza adeguata. Le tensioni tra cristiani e musulmani a Nagaa Hamadi sono andate aumentando negli ultimi mesi dopo le accuse rivolte a un giovane cristiano di aver stuprato una ragazza musulmana dodicenne. Accuse che la comunità cristiana respinge, facendo notare come la polizia non abbia preso alcun provvedimento contro il presunto stupratore.
Di una vera e propria «vendetta religiosa» ha parlato ieri il direttore dell’Ufficio informazioni cattolico egiziano, padre Rafiq Greiche. Un attestato di vicinanza e di solidarietà a Papa Shenouda III è arrivato dal Vaticano, dal cardinale Walter Kasper, presidente del Pontificio consiglio per l’unità dei cristiani, che ha scritto al leader spirituale dei copti: «Tutti i cristiani devono essere uniti di fronte all’oppressione e perseguire insieme la pace, che solo Cristo può dare». Sulla strage che ha insanguinato il Natale copto interviene anche monsignor Michael Fitzgerald, nunzio apostolico in Egitto e profondo conoscitore del mondo islamico: «Ci sono tensioni - ha dichiarato al Sir - questi atti di violenza capitano con una certa frequenza e ciò vuol dire che la situazione non è così rosea come la presentano le autorità». Monsignor Fitzgerald ha citato quanto dichiarato dal vescovo copto cattolico di Luxor, nell’Alto Egitto, Youhannes Zakaria, che all’agenzia vaticana Fides aveva parlato di «un disegno per promuovere l’islam politico da parte di alcune forze», un disegno che vede come prime vittime delle violenze fondamentaliste proprio i cristiani. Mentre il segretario della Congregazione vaticana per l’evangelizzazione dei popoli, Robert Sarah, ritiene che dietro le violenze ci sia la volontà di annientare i cristiani.

© Copyright Il Giornale, 9 gennaio 2010 consultabile online anche
qui.
OFFLINE
Post: 31.493
Registrato il: 02/05/2009
Registrato il: 02/05/2009
Sesso: Maschile
10/01/2010 08:59


FOTO
: La manifestazione dei cristiani ieri a Il Cairo

Egitto, continuano le violenze uccisa una donna cristiana

Luciana Borsatti

IL CAIRO

Il governo egiziano condanna «l'abominevole attacco» della notte di Natale a Nagaa Hamadi, ma continua a negare il movente confessionale, mentre i cristiani subiscono nuove violenze in un villaggio vicino, dove case e negozi sono stati date alle fiamme e una donna copta sarebbe morta.
Non cala la tensione in Alto Egitto, da tempo teatro di violenze interreligiose che hanno toccato il culmine la notte del 6 gennaio, subito dopo la Messa del Natale ortodosso, quando otto cristiani sono stati colpiti a morte, insieme ad un agente di polizia musulmano, da una raffica di spari partiti da una vettura che si è subito dileguata.
Ora il governo promette pene esemplari per i tre musulmani arrestati, ma il ministro per gli Affari legali ieri è stato chiaro, nel suo discorso ai parlamentari del Consiglio della Shura. È prematuro stabilire i veri moventi o parlare di mandanti nascosti, ha premesso, pur ammettendo «uno stato di furore» in «circoli musulmani a causa dello stupro subito da una ragazzina musulmana da parte di un giovane copto». Ma «questi incidenti criminali – ha aggiunto – non danneggeranno mai la nostra unità nazionale e non sono in alcun modo motivati dalla religione».
Eppure venerdì sera vi era stata una nuova ondata di incidenti in cui i cristiani hanno avuto la peggio, in un villaggio vicino a quello della strage, Baghorah, con incendi appiccati a case e negozi. Tra i sei feriti la maggioranza era di religione copta, come la donna che, secondo fonti di sicurezza sentite ieri è rimasta uccisa. Ma su quest'ultimo decesso non vi sono conferme ufficiali, come non ve ne sono nemmeno sul fatto, confermato l'altro ieri anche da fonti ospedaliere, che oltre ai sei cristiani uccisi sul posto la notte di Natale altri due sono morti dopo in ospedale.
Il presidente del Consiglio della Shura, Safwat El Shreif, ha fatto appello agli egiziani ad essere consapevoli e chiesto ai giornalisti di lavorare per l'unità del Paese. Un invito rivolto ai fedeli, nel sermone ufficiale del venerdì, anche dal grande imam di Al Azhar, Mohamed Sayyed Tantawi. Ma Papa Shenouda III, capo delle chiesta copta egiziana, non ha mancato di protestare con il primo ministro Ahmed Nazif, secondo il quotidiano indipendente Al Masri Al Yom.
E venerdì alcune centinaia di persone, raccolte nel Comitato nazionale di lotta contro la violenza confessionale, hanno manifestato davanti alla sede del procuratore generale al Cairo per chiedere le dimissioni del governatore e del direttore delle forze di sicurezza del governatorato di Qena. Lo scrittore copto Kamal Zakher – riferisce on line El Yom El Sebba – ha accusato di negligenza le forze di sicurezza, nonostante le evidenti tensioni interconfessionali e le minacce ricevute da alcuni cristiani, e così fa in un comunicato anche la comunità copta di Nagaa Hamadi.
Una nuova ricostruzione di quanto accaduto dovrebbe ora venire dalla commissione di inchiesta inviata sul posto dal Consiglio Nazionale per i diritti umani presieduto da Boutros Boutros-Ghali: consiglio che in passato aveva già puntato l'indice contro le discriminazioni subite dai cristiani.

© Copyright Gazzetta del sud, 10 gennaio 2010

In Egitto la tensione resta alta

Muore una donna negli scontri tra copti e mussulmani

Il Cairo, 09-01-2010

Resta alta la tensione nel sud dell'Egitto tra cristiani copti e musulmani dopo la strage all'uscita di una Chiesa il 6 gennaio. Nelle ultime ore case e negozi proprieta' dei copti sono stati dati alle fiamme nella localita' di Bahgur, vicino a Nagaa Hamady, la cittadina sul Nilo, non lontano da Luxor, teatro degli scontri iniziali.
Secondo alcune fonti, una donna cristiana e' morta e altre sei persone sono rimaste ferite (tre copti e tre musulmani).
Gli incidenti delle ultime ore sono iniziati da una lite verbale e sono sfociati in violenze e negli incendi di alcuni negozi proprieta' dei copti. Dopo l'accaduto, le forze di sicurezza hanno circondato la zona.
Lo scorso 6 gennaio, alla vigilia del Natale copto, sei fedeli e un poliziotto sono rimasti falcidiati all'uscita di una chiesa. La polizia sta cercando di capire se vi sia un collegamento tra la strage avvenuta la notte del Natale copto e lo stupro di una dodicenne musulmana nel novembre scorso.
Intanto, la polizia egiziana ha arrestato tre uomini, accusati di essere i killer della strage. Dopo il ritrovamento dell'auto usata dal commando, gli agenti hanno setacciato un campo di barbabietole attorno a Nagaa Hammadi dove hanno catturato i tre sospetti con precedenti penali.

© Copyright Rainews24

OFFLINE
Post: 31.493
Registrato il: 02/05/2009
Registrato il: 02/05/2009
Sesso: Maschile
10/01/2010 09:02



Mons. Negri: la protezione dei martiri massacrati in Egitto aiuti Vescovi e Sacerdoti ad uscire dal politicamente e dal mass-mediaticamente corretto

Messaggio di S.E. Luigi Negri per il martirio di sei cristiani copti assassinati in Egitto

08/01/2010

Il Vescovo di San Marino-Montefeltro Mons. Luigi Negri vive con tutta la profondità del suo cuore il terribile e straordinario evento del martirio dei sette cristiani copti e dei nove feriti, accaduto in questi giorni in Egitto. Ringraziamo questi martiri perché ci testimoniano con il loro sangue che la fede vale più della vita e che il cristianesimo è solo una sequela di Cristo che muore e risorge, trascinando in questa straordinaria avventura di novità tutti coloro che credono in Lui e lo riconoscono Signore della loro vita e della loro morte. E’ una tristezza infinita, la nostra, ma sostenuta dalla consapevolezza lieta che Cristo parla oggi agli uomini, in maniera persuasiva, proprio attraverso la testimonianza del martirio.
I cristiani della nostra comunità sappiano alimentare, come i cristiani della grande epoca dei martiri, devozione ed affetto verso ciascuno di questi martiri, cominciando a sentirli e a venerarli come singolari protettori del nostro cammino di fede e di missione.
Che la loro protezione aiuti Vescovi e Sacerdoti (
in questo anno sacerdotale
) ad uscire dal politicamente e dal mass-mediaticamente corretto, per ritrovare anche nelle parole la forza dell’annuncio di quel Cristo che è l’unica ragione di vita per ogni uomo.
Pennabilli, 8 Gennaio 2010

+Luigi Negri
Vescovo di San Marino-Montefeltro
OFFLINE
Post: 31.493
Registrato il: 02/05/2009
Registrato il: 02/05/2009
Sesso: Maschile
15/01/2010 19:47

In Egitto i cristiani copti chiedono un freno al clima di violenza


Il Cairo, 15. Il clima di violenza e intolleranza religiosa, sfociato alla vigilia del Natale copto nell'attentato alla chiesa di Nagaa Hamadi, nell'Egitto centrorientale, che è costato la vita a sei cristiani e a un poliziotto musulmano, va fermato prima che possa scorrere altro sangue. È quanto chiede - secondo l'agenzia Efe - il portavoce della Chiesa copta, il vescovo Marcus. "C'è - ha detto il presule - un crescente aumento delle tensioni settarie. Gli attacchi contro i cristiani si ripetono e si devono affrontare le cause di questi attacchi".
I cristiani copti, circa il dieci per cento della popolazione, denunciano infatti un clima di avversione sempre più pesante e temono altri attacchi. Diverse fonti - riprese dall'Assyrian international news agency - segnalano dalla fine della scorsa settimana l'arresto di oltre cento giovani cristiani. Secondo la comunità copta, questi provvedimenti farebbero parte di una strategia con la quale le autorità intenderebbero spingere la Chiesa e i famigliari delle vittime dell'assalto del 6 gennaio scorso alla "riconciliazione" e a rinunciare ai propri diritti nell'azione penale. Anche il vescovo Kirillos - secondo l'Assyrian international news agency - avrebbe subito pressioni per rilasciare dichiarazioni che minimizzassero le responsabilità delle forze di sicurezza in occasione dell'assalto alla chiesa di Nagaa Hamadi. Su questo episodio è intervenuto anche il vicesegretario di Stato statunitense per la democrazia e i diritti umani, Michael Posner, il quale, facendo tappa in Egitto, ha riconosciuto l'esistenza di un'"atmosfera di intolleranza" e ha richiamato la necessità "che ci sia una breccia nel senso di impunità e che sia fatta giustizia".



(©L'Osservatore Romano - 16 gennaio 2010)
OFFLINE
Post: 31.493
Registrato il: 02/05/2009
Registrato il: 02/05/2009
Sesso: Maschile
16/01/2010 06:55

Egitto: nuova strage degli innocenti a Nag Hammadi

di mons. Joannes Zakaria*

LUXOR, venerdì, 15 gennaio 2010 (ZENIT.org).-

Mai come in questi giorni ho sentito vicino l’abbraccio della Chiesa, attraverso la preghiera, la solidarietà e la spirituale partecipazione ai dolori dei miei fratelli copti, colpiti e uccisi dai fondamentalisti musulmani nella notte del S. Natale.

Questo abbraccio è un sostegno necessario per continuare a testimoniare il Vangelo dell’amore e del perdono nella nostra terra, che è stata benedetta dalla presenza degli antichi Patriarchi e Profeti, e che ospitò la Sacra Famiglia quando fuggì da Betlemme perseguitata.

Putroppo la nostra comunità copta è continuamente colpita e ferita. Ricordo infatti che nella notte della scorsa Pasqua, nel villaggio di Hagaza, 25 chilometri a nord di Luxor, i fondamentalisti islamici uccisero tre copti, uno cattolico e due ortodossi. Furono assassinati per strada, mentre camminavano per raggiungere la Chiesa copto cattolica per la S. Messa.

Purtroppo devo riconoscere che c’è un piano del terrorismo di matrice islamica che punta a trasformare la gioia delle nostre feste cristiane in giorni di lutto e tristezza. Le sette persone uccise a Nag Hammadi erano due bambini, due giovani, una signora e un anziano. Ma oltre a questi vanno ricordati anche le nove persone ferite, fra le quali 2 in modo molto grave. 

Sono vittime della comunità copta ortodossa, intimamente legate alle famiglie copte cattoliche da legami di parentela. Le due comunità copte, quella cattolica e quella ortodossa, infatti, sono molto vicine e spesso si celebrano matrimoni “misti” tra giovani ortodossi e cattolici, per cui la ferita che colpisce l’una, inevitabilmente segna anche l’altra.

Dopo la strage di Natale, ci siamo riuniti tutti a pregare per i defunti l’8 gennaio, una giornata molto particolare nella quale la Chiesa Copta, secondo il suo calendario liturgico, ricorda i bambini martiri di Betlemme, la strage degli innocenti voluta da Erode per sbarazzarsi di Gesù bambino, e la Chiesa Cattolica celebra la memoria del martirio di S. Stefano.

E’ stato impressionante partecipare a questo momento in cui tutti cristiani di Luxor, ortodossi, cattolici e protostanti, ci siano riuniti nella cattedrale ortodossa per pregare per il riposo eterno dei nostri morti, veri martiri del nostro tempo, e per partecipare e condividere il dolore delle loro famiglie.

Ero personalmente presente con una moltitudine di preti, suore e fedeli cattolici. La mia riflessione in tale circostanza è stata incentrata sulla riflessione sul massacro dei bambini di Betlemme: dopo la nascita di Gesù, Maria e Giuseppe e il loro piccolo figlio hanno trovato rifugio e pace in Egitto, mentre in Betlemme c’era pianto e lamento.

Oggi tocca a noi sacrificare la nostra vita per Gesù e partecipare al dolore delle mamme di Betlemme. I nostri antenati, nei primi secoli cristiani, durante le persecuzioni, hanno offerto il loro sangue e la loro vita a Cristo. Le fonti dicono che erano numerosissimi e moltissimi, al punto che i copti si chiamano figli dei martiri e la Chiesa Copta chiama il suo calendario liturgico “era dei martiri”, che comincia con il primo anno dell’impero di Diocleziano, che uccise molti cristiani in Egitto.

Oggi, tocca a noi testimoniare la nostra fede nell’amore evangelico con il perdono degli altri e offrire la nostra preghiera per il loro bene, affinché ritrovino la vera via della pace.  Non possiamo dimenticare che oggi nel mondo non siamo i soli a soffrire, ma in molti Paesi i cristiani sono perseguitati e discriminati, in Iraq, in Pakistan, in Afganistan, in Malesia, in Sudan…

Questo chiama tutti, ovunque nel mondo, a un’incessante preghiera che domandi insistentemente a Dio il dono della pace.

-----------

*Mons. Joannes Zakaria è Vescovo di Luxor dei Copti Cattolici (Egitto)

Amministra Discussione: | Chiudi | Sposta | Cancella | Modifica | Notifica email Pagina precedente | 1 | Pagina successiva
Nuova Discussione
 | 
Rispondi
Cerca nel forum

Feed | Forum | Bacheca | Album | Utenti | Cerca | Login | Registrati | Amministra
Crea forum gratis, gestisci la tua comunità! Iscriviti a FreeForumZone
FreeForumZone [v.6.1] - Leggendo la pagina si accettano regolamento e privacy
Tutti gli orari sono GMT+01:00. Adesso sono le 12:51. Versione: Stampabile | Mobile
Copyright © 2000-2024 FFZ srl - www.freeforumzone.com