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Dal 18 al 25 gennaio la Settimana di preghiera per l'unità dei cristiani

Ultimo Aggiornamento: 31/01/2010 06:05
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Dal 18 al 25 gennaio la Settimana di preghiera per l'unità dei cristiani

Una testimonianza comune di fronte al mondo


di Eleuterio F. Fortino

I temi che di anno in anno vengono proposti per la Settimana di preghiera per l'unità dei cristiani e i relativi sussidi sono il frutto di un processo di preparazione abbastanza lungo in collaborazione ecumenica a diversi livelli. Nel 1972 era stata fatta un'inchiesta da parte dell'allora Segretariato per l'Unità dei Cristiani e della Commissione fede e costituzione del Consiglio ecumenico delle Chiese sulla pratica della preghiera per l'unità nel mondo. Da parte cattolica si erano consultate le commissioni ecumeniche delle conferenze episcopali nazionali e dei sinodi delle Chiese orientali cattoliche, e, da parte del Consiglio ecumenico, le Chiese aderenti nonché i consigli nazionali di Chiese. In base alle risposte ricevute si erano studiati i modi più adatti per promuovere meglio la divulgazione della preghiera per l'unità. Si era allora deciso - e quella decisione è tuttora in vigore - che per dare concretezza ai testi si sarebbe chiesto ogni anno a un gruppo ecumenico locale la proposta di un tema e di una bozza per i sussidi. Quindi un gruppo internazionale con rappresentanti della Chiesa cattolica e del Consiglio ecumenico delle Chiese avrebbe rielaborato il progetto conferendogli le caratteristiche necessarie per una divulgazione internazionale e interconfessionale. Il testo finale si sarebbe inviato alle Chiese locali, chiedendo a esse i necessari adattamenti in relazione alle varie situazioni e alle diverse tradizioni liturgiche.

Il tema per quest'anno è stato proposto da un gruppo ecumenico scozzese. La scelta è stata motivata dal fatto che ricorre il centenario della Conferenza missionaria tenutasi a Edimburgo nel 1910. In quella conferenza delle Società missionarie protestanti si era posto il problema della divisione dei cristiani nel contesto della missione. Come annunciare con efficacia che Cristo ci ha riconciliati se i cristiani si presentano divisi alle frontiere della Chiesa? A motivo di questo interrogativo, anche se non vi erano presenti né le Chiese ortodosse né la Chiesa cattolica, quella conferenza viene considerata nel contesto dell'avvio della moderna ricerca della piena comunione tra i cristiani. Solo due anni prima, nel 1908, il padre Paul Wattson aveva proposto l'ottavario della preghiera per l'unità dei cristiani. In sintonia con l'interrogativo della Conferenza di Edimburgo, il decreto del concilio Vaticano ii sull'ecumenismo ha affermato che la "divisione non solo contraddice apertamente alla volontà di Cristo, ma anche è di scandalo al mondo e danneggia la santissima causa della predicazione del Vangelo ad ogni creatura" (Unitatis redintegratio, 1). 

Questa convinzione ha spinto il gruppo ecumenico della Scozia a proporre la testimonianza comune del kérygma cristiano come tema per la preghiera per l'unità nel 2010. La testimonianza è annuncio vissuto.
Come testo biblico di base viene proposto l'intero capitolo 24 del Vangelo di san Luca, in cui vengono riportati gli episodi delle apparizioni di Cristo risorto, ai discepoli di Emmaus (1-35), a tutti i discepoli insieme (36-48) e l'ascensione di Gesù ai cieli (50-53). Il versetto centrale che dà il tema alla Settimana è:  "Di tutte queste cose mi siete testimoni" (Luca, 24, 48). Gesù richiede la testimonianza a tutti i discepoli che si trovano insieme.

Nell'episodio narrato, i discepoli di Emmaus, dopo aver riconosciuto il Signore risorto, tornarono a Gerusalemme e trovarono gli undici riuniti con i loro compagni. I quali dissero:  "Il Signore è veramente risorto ed è apparso a Simone" (Luca, 24, 33-34). Essi pure raccontarono come lo avevano incontrato e riconosciuto. Mentre parlavano di queste cose Gesù apparve a loro tutti insieme. I discepoli furono sbigottiti (èmphoboi) e pieni di esitante gioia (apistoùnton apò charàs). Gesù, per provare la sua presenza fisica, mangiò del pesce. Quindi fece loro un'anamnesi di quanto aveva predetto loro nel passato, quando era ancora con loro, quando diceva loro che bisognava che s'adempisse tutto quello che era stato scritto di lui. "Allora aprì le loro menti perché comprendessero le Scritture" (Luca, 24, 46). A questo scopo ricordò alcuni elementi essenziali di quanto doveva accadere e che costituirà in seguito, dopo gli eventi, il nucleo centrale dell'annuncio cristiano. In forma solenne e in una formulazione già molto elaborata Gesù menzionò l'evento della morte e della risurrezione e la proclamazione del perdono. Gesù disse loro:  "Così sta scritto, che il Cristo avrebbe sofferto e sarebbe risuscitato dai morti il terzo giorno e che in suo nome sarebbe predicata la penitenza e la remissione dei peccati a tutte le nazioni, cominciando da Gerusalemme" (Luca, 24, 46-47).

Questi sono gli eventi dei quali renderanno testimonianza i discepoli in primo luogo e i credenti in Cristo poi in ogni tempo e in ogni luogo, tra tutte le genti (èis pànta tà èthne).
Al mandato dato ai discepoli di essere testimoni, "martiri di queste cose" (màrtyres toùton), testimoni con la parola e con la vita, alcuni fino all'effusione del sangue, si assicura anche la promessa di una potente assistenza dall'alto, l'assistenza della grazia:  "Ed ecco che io mando sopra di voi quello che il Padre mio ha promesso" (Luca, 24, 49). Egli illuminerà, fortificherà, darà consistenza alla parola che così diviene testimonianza di vita.

I discepoli di Emmaus a Gerusalemme "trovarono gli undici riuniti con i loro compagni" (Luca, 24, 33). E a essi così riuniti dà l'incarico di rendergli testimonianza "tra tutte le genti" (Luca, 24, 48). È nell'unità che vengono inviati a proclamare quanto hanno visto e sentito.

Il gruppo ecumenico della Scozia ha pensato di rinnovare ai cristiani d'oggi lo stesso invito. La situazione attuale è indebolita dalla divisione, ma anche in questa circostanza i cristiani sono chiamati a rendere oggi quella testimonianza comune che è loro possibile. Essa si fonda su quella fede comune non intaccata dalla divisione e sul desiderio di superare le divergenze ancora esistenti. Il concilio Vaticano ii ci ha ricordato i vincoli che permangono nonostante la divisione, in modo diversificato, tra le varie Chiese e comunità ecclesiali, e costituiscono la comunione parziale che ancora lega i cristiani. La costituzione dogmatica sulla Chiesa dichiara che con gli altri cristiani "la Chiesa sa di essere per più ragioni congiunta" (Lumen gentium, 14). Tra le "ragioni" che congiungono i cristiani la costituzione indica innanzitutto la Sacra Scrittura come norma di fede, la fede in Dio Padre onnipotente e in Cristo, Figlio di Dio e Salvatore, il comune battesimo e altri sacramenti. La costituzione rileva:  "Molti fra loro hanno anche l'episcopato, celebrano la sacra eucaristia e coltivano la devozione alla Vergine Madre di Dio. A questo si aggiunge la comunione di preghiere e di altri benefici spirituali, anzi una certa vera unione nello Spirito Santo" (ibidem).

Le relazioni fraterne e il dialogo teologico bilaterale hanno ampliato questa base di comunione, pur permanendo importanti divergenze. Così tra la Chiesa cattolica e gli altri cristiani v'è una vera comunione di fede, sebbene parziale. In questo contesto, è possibile una fondata testimonianza comune? Nell'esortazione apostolica Evangelii nuntiandi Paolo vi (1975) aveva risposto lucidamente auspicando che "si collabori con maggiore impegno con i fratelli cristiani, basandoci sul fondamento del battesimo e sul patrimonio di fede che ci è comune, per rendere sin d'ora, nella stessa opera di evangelizzazione, una più larga testimonianza comune a Cristo di fronte al mondo" (n. 77). Si tratta di un argomento e di un'azione delicata, ma corrisponde al più autentico spirito ecumenico. Del resto già esplicitamente il concilio Vaticano ii aveva chiesto che lo spirito ecumenico sia favorito tra i neofiti. Il decreto Ad gentes aveva chiesto, in relazione all'evangelizzazione, la collaborazione fraterna con gli altri cristiani "esclusa ogni forma di indifferentismo e di sincretismo, sia di sconsiderata concorrenza, attraverso una comune - per quanto possibile - professione di fede in Dio e in Gesù Cristo di fronte alle genti" (n. 15). Tale cooperazione può realizzarsi "tanto nel campo tecnico e sociale quanto in quello religioso e culturale" (ibidem).

In realtà nel centenario della Conferenza missionaria d'Edimburgo il tema della preghiera per l'unità ripropone così l'orientamento stesso della preghiera di Gesù per i suoi discepoli. Per essi chiede al Padre "che siano uno, affinché il mondo creda" (Giovanni, 17, 21). L'unità dei cristiani è aperta alla missione.
Il tema della Settimana viene proposto - proclamando l'intero capitolo 24 di Luca - nello schema di celebrazione liturgica, per coloro che usano fare un atto di culto comune di carattere più esteso e partecipato, per esempio tra tutte le Chiese e comunità ecclesiali presenti sul luogo, in una parrocchia, in una città, in una diocesi.

Il tema sarà proposto inoltre suddiviso in varie parti per ciascuno degli otto giorni.
Il sussidio pone la domanda:  come migliorare la testimonianza dei cristiani nel nostro tempo? E suggerisce una modalità per ciascun giorno:  lodando l'unico Dio che dà il dono della vita e della resurrezione (primo giorno); comprendendo come poter condividere la nostra storia di fede con gli altri (secondo giorno); riconoscendo che Dio opera continuamente nelle nostre vite (terzo giorno); rendendo grazie per la fede che abbiamo ricevuto (quarto giorno); proclamando la vittoria di Cristo su ogni sofferenza (quinto giorno); cercando di essere sempre più fedeli alla Parola di Dio (sesto giorno); crescendo nella fede, nella speranza, nell'amore (settimo giorno); offrendo ospitalità e sapendo riceverla a nostra volta (ottavo giorno).

Il sussidio esplicita la domanda:  la nostra testimonianza al Vangelo di Cristo non sarebbe forse più fedele se riuscissimo, in ciascuno di questi otto aspetti, a darla insieme?
I vari giorni trattano i diversi aspetti coinvolti nella tematica del testo biblico di base. La Settimana così potrà trasformarsi in una lectio divina di approfondimento della Parola di Dio e di preghiera per la ricomposizione dell'unità dei cristiani.


(©L'Osservatore Romano - 17 gennaio 2010)
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