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Dal 18 al 25 gennaio la Settimana di preghiera per l'unità dei cristiani

Ultimo Aggiornamento: 31/01/2010 06:05
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31/01/2010 06:05

Un bilancio delle iniziative tenutesi
nella Settimana di preghiera per l'unità dei cristiani

Il mosaico dell'ecumenismo in Italia


di Riccardo Burigana
Direttore del Centro per l'ecumenismo in Italia

Aprendo, lunedì 25 gennaio, il consiglio permanente della Conferenza episcopale italiana (Cei), il cardinale presidente, Angelo Bagnasco, nella sua prolusione ha parlato dell'unità della Chiesa, con un esplicito riferimento al centesimo anniversario della Conferenza missionaria di Edimburgo "che non poco avrebbe contribuito a diffondere l'ansia per l'unità quale aspirazione indispensabile a rendere credibile nel mondo d'oggi l'annuncio evangelico". Proprio il richiamo alla Conferenza di Edimburgo ha costituito uno degli elementi essenziali della celebrazione in Italia della Settimana di preghiera per l'unità dei cristiani (18-25 gennaio). Non si è trattato semplicemente di ricordare un evento che ha segnato in modo profondo il movimento ecumenico del XX secolo, quanto piuttosto di promuovere una riflessione sul significato del rapporto tra missione e unità per aprire nuovi orizzonti alla comune testimonianza dei cristiani nel mondo.

In molti incontri, a vario livello, dal convegno di Padova del 16 gennaio alla conferenza pubblica a Piacenza il 21 gennaio, la memoria della Conferenza di Edimburgo è stata presente, ma sarebbe anche fortemente riduttivo valutare le ricchezze della celebrazione della Settimana solo alla luce di questo elemento, che pure ha assunto un rilievo del tutto particolare anche in rapporto alla scelta, operata concordemente dal Pontificio Consiglio per l'Unità dei Cristiani e dal Consiglio ecumenico delle Chiese, d'affidare alle Chiese e alle comunità cristiane della Scozia la redazione del sussidio per la Settimana di preghiera.

In Italia, ancora una volta, la Settimana è stato il momento nel quale le molteplici anime del dialogo ecumenico si sono confrontate offrendo un quadro assai articolato, nel quale forte rimane la spinta alla ricerca di forme con le quali superare lo scandalo della divisione e promuovere l'accoglienza d'uomini e donne alla ricerca di un rifugio. Un primo elemento che emerge dall'analisi delle iniziative locali è un vasto desiderio di conoscere sempre meglio la pluralità delle tradizioni cristiane attualmente presenti in Italia; certamente esso non costituisce un elemento di novità, poiché si tratta di un desiderio che sta dentro la storia del movimento ecumenico, ma che ha assunto nuove forme proprio in questi ultimi anni, quando, anche in Italia, si è assistito all'emergere di nuove comunità cristiane, frutto in gran parte dell'immigrazione, e all'allargarsi dei soggetti coinvolti nel dialogo ecumenico. Per questo, ad Ancona, a Firenze, a Venezia e a Vicenza - solo per citare quattro tra i molti casi - sono stati promossi incontri "di preghiera e di amicizia"; talvolta questi incontri sono stati ospitati da comunità del mondo pentecostale, aprendo così nuove prospettive al dialogo ecumenico. Infatti, pur trattandosi ancora di un fenomeno minoritario e circoscritto geograficamente, sono stati coinvolti uomini e donne che fino a qualche anno fa facevano fatica anche solo a riconoscersi reciprocamente fratelli e sorelle in Cristo.

Sempre sul piano della ricerca di forme per favorire la conoscenza si pone l'esperienza dello "scambio di ambone"; si tratta di una prassi ecumenica, in alcuni luoghi consolidata, come nel caso dell'arcidiocesi di Torino, che da anni ne fa l'elemento centrale della Settimana con il coinvolgimento di decine di comunità, mentre in altri contesti è stata sperimentata solo di recente. Proprio intorno alla Sacra Scrittura, con la lettura ecumenica della Parola di Dio, si è voluto testimoniare la profondità del cammino dei cristiani sulla strada dell'unità visibile della Chiesa, pur non tacendo le difficoltà ancora esistenti. Proprio per questo si sono moltiplicati, da Bari a Bolzano, da Bergamo a Brindisi, le liturgie nelle quali il vescovo diocesano e i rappresentanti delle Chiese e comunità cristiane locali hanno pregato insieme riaffermando la centralità dell'impegno ecumenico per una comune testimonianza cristiana.

In molti casi si è trattato di preghiere ecumeniche che si collocano all'interno di un percorso, ormai pluridecennale, di dialogo e d'amicizia tra cristiani, che ha però assunto un significato nuovo per il mutare delle presenze cristiane in Italia e per la costante opera di Benedetto XVI in favore dell'unità della Chiesa. Infatti, diffuso è stato il richiamo alla salvaguardia del creato e alla pace, così come è stata riaffermata, in vari contesti, la denuncia delle povertà materiali e spirituali del mondo che i cristiani non possono accettare proprio per non tradire la missione che dal Signore è stata affidata all'unica Chiesa. Di fronte, per esempio, al dramma del terremoto di Haiti, in alcuni casi, s'è deciso di promuovere una raccolta ecumenica a favore della popolazione dell'isola caraibica proprio per testimoniare l'unità nella carità.

Non è mancata, inoltre, un'attenzione particolare ai giovani, come soggetti privilegiati da coinvolgere nel futuro del cammino ecumenico; per questo a Frosinone, come anche altrove, s'è tenuto un incontro ecumenico espressamente dedicato alle nuove generazioni.
Questa pluralità d'esperienze, tra le quali non va dimenticata quella dei gemellaggi ecumenici - portati avanti soprattutto dalle diocesi di Fano, Pesaro e Urbino - non deve però far perdere di vista la dimensione spirituale della Settimana di preghiera; infatti, nella fedeltà allo spirito della Settimana e in una sempre più profonda riscoperta del suo significato principale, si collocano i tanti momenti di preghiera con i quali s'è voluto riaffermare la centralità della preghiera nel dialogo ecumenico, con una partecipazione che è difficile da quantificare, dal momento che essa ha assunto forme talvolta puramente parrocchiali.

In questo quadro, tanto ricco e articolato, si colloca la presentazione, a Napoli, il 24 gennaio, durante una celebrazione ecumenica della Parola di Dio, del Consiglio di Chiese cristiane della Campania. Il Consiglio è il risultato di un lungo dialogo, che si è venuto sviluppando in Campania nel corso degli anni, con un progressivo coinvolgimento di soggetti ecclesiali diversi fino ad approdare alla realizzazione di un organismo unico in Italia. Infatti, esistono consigli di Chiese locali - Milano, La Spezia, Modena, Parma, Reggio Calabria, Venezia e Verona - oltre che una serie di gruppi che si collocano sullo stesso piano - come a Cagliari - ma mai era stato costituito un Consiglio di Chiese a livello regionale, nonostante le sollecitazioni in tal senso del Direttorio per l'applicazione dei principi e delle norme dell'ecumenismo (1993). Il Consiglio, nato da una proposta del gruppo ecumenico di Salerno, fatta propria dal vescovo di Cerreto Sannita - Telese -Sant'Agata dei Goti, Michele De Rosa, presidente della commissione regionale per l'ecumenismo e il dialogo, e sostenuta dall'arcivescovo di Napoli, cardinale Crescenzio Sepe, desidera "testimoniare insieme il Vangelo di Gesù Cristo, coltivare nelle Chiese una mentalità ecumenica, favorire la corretta e reciproca conoscenza delle Chiese, studiare e sostenere insieme attività ecumeniche, diffondere l'informazione sulle attività del movimento ecumenico, cercare risposte comuni ai problemi religiosi che interpellano la fede cristiana, proporre orientamenti e iniziative di pastorale ecumenica, discutere e chiarire eventuali incomprensioni tra le Chiese, prestare attenzione alla correttezza dell'informazione sulle Chiese nei mezzi di comunicazione sociale". Del Consiglio fanno parte la Chiesa cattolica, la Chiesa ortodossa del Patriarcato ecumenico di Costantinopoli, la Chiesa ortodossa del Patriarcato di Mosca, la Chiesa ortodossa del Patriarcato di Bucarest, la Comunione anglicana, la Chiesa apostolica italiana, la Chiesa evangelica italiana, la Chiesa evangelica luterana, la Chiesa evangelica metodista, la Chiesa evangelica valdese, le Chiese battiste aderenti all'Unione cristiana evangelica battista d'Italia e la Comunione Chiese libere.

Infine, sempre nella prospettiva di comprendere le ricchezze del dialogo ecumenico in Italia, appare particolarmente rilevante la ripresa della celebrazione della Giornata per l'approfondimento della conoscenza del popolo ebraico. Tale Giornata, istituita dalla Cei nel 1989, è stata pensata, fin dalla sua collocazione il 17 gennaio, come una sorta d'introduzione alla Settimana di preghiera per l'unità dei cristiani per riaffermare la necessità di fondare il dialogo ecumenico anche da una comune riflessione sul popolo ebraico, secondo il concetto presente già nei lavori del concilio Vaticano ii. Dopo che l'anno scorso, per vari motivi, si era di fatto sospesa la celebrazione, pur senza far venir meno la profonda amicizia tra ebrei e cristiani in Italia, quest'anno sono state almeno trentasette le diocesi nelle quali, pur con forme e tempi assai diversi tra di loro, si è tornati a celebrare questa Giornata in uno spirito veramente ecumenico, dal momento che c'è stato un coinvolgimento di tutti i cristiani nella organizzazione e nella partecipazione. Fondamentale è stato il sussidio, che porta la firma del vescovo di Terni - Narni - Amelia, Vincenzo Paglia, a nome dell'episcopato italiano, e del rabbino Giuseppe Laras, sulla quarta delle Dieci Parole o Decalogo - "Ricordati del giorno di Sabato per santificarlo" - sulle quali cristiani ed ebrei hanno deciso di riflettere per riscoprire il comune patrimonio delle Scritture. Indubbiamente il "successo" della Giornata è dipeso anche dalla visita di Benedetto XVI alla comunità ebraica e al Tempio maggiore di Roma, domenica 17 gennaio. Come ha commentato il cardinale Bagnasco questa visita testimonia che "il dialogo è davvero la via irreversibile per superare incomprensioni e pregiudizi". Dialogo, che s'alimenta nel Decalogo "il grande codice etico per tutta l'umanità" che cristiani ed ebrei sono chiamati a vivere e a testimoniare così da "contribuire a cementare un irrinunciabile clima di rispetto e di amicizia che, vincendo ogni traccia di odio, sconfigga i focolai talora riaffioranti di antisemitismo come pure di xenofobia".



(©L'Osservatore Romano - 31 gennaio 2010)
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