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Dal 20 al 27 settembre prossimi Cattolici e Ortodossi rifletteranno sull'esercizio del ministero petrino

Ultimo Aggiornamento: 25/01/2010 12:41
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18/01/2010 19:32

Dal 20 al 27 settembre prossimi rifletteranno sull'esercizio del ministero petrino

Per cattolici e ortodossi l'appuntamento è a Vienna


di Eleuterio F. Fortino

Il dialogo teologico fra la Chiesa cattolica e la Chiesa ortodossa nel suo insieme ha imboccato lo studio del problema cruciale del contenzioso storico e dottrinale fra Oriente e Occidente, il ruolo del vescovo di Roma nella Chiesa di Cristo. Il dialogo teologico è condotto dalla Commissione mista internazionale fra la Chiesa cattolica e la Chiesa ortodossa nel suo insieme, ma avviene nell'ambito delle relazioni fra la Chiesa cattolica e le varie Chiese ortodosse (Patriarcato ecumenico, Patriarcato di Mosca, Patriarcato di Serbia, Patriarcato di Romania, Chiesa di Grecia, Chiesa d'Albania e così via). Inoltre, conversazioni anche di carattere teologico hanno luogo a diversi livelli e in particolare nelle facoltà teologiche e negli istituti di ricerca ecumenica. Questi rapporti nell'anno trascorso hanno registrato vari momenti positivi. Le stesse difficoltà che naturalmente s'incontrano contribuiscono a precisare il metodo del dialogo.

Benedetto XVI nel messaggio indirizzato al Patriarca ecumenico per la festa di sant'Andrea del 30 novembre scorso ha affermato che lo Spirito Santo "che guida la Chiesa ed è capace di trasformare tutte le debolezze umane in opportunità di bene, ha guidato il lavoro della Commissione mista internazionale per il dialogo teologico che ha tenuto la sua undicesima sessione plenaria a Cipro" (Paphos, 16-23 ottobre 2009). Il Papa ha aggiunto un commento sul clima eccellente che ha sorretto i lavori:  "L'incontro è stato caratterizzato da un senso di solenne impegno e da un affettuoso sentimento di  vicinanza".  Riferendosi al tema che si è cominciato a studiare Benedetto XVI ha espresso la seguente considerazione:  "Il tema della sessione plenaria - il ruolo del vescovo di Roma nella comunione della Chiesa nel primo millennio - è di certo complesso e richiederà uno studio ampio e un dialogo paziente se vogliamo aspirare a una integrazione condivisa delle tradizioni dell'Oriente e dell'Occidente".

Va rilevato che a Cipro s'è ricomposta la pienezza morale della rappresentanza ortodossa con la presenza della delegazione russa che aveva abbandonato la precedente sessione di Ravenna (2007) a causa di una vertenza interna fra il Patriarcato di Mosca e il Patriarcato ecumenico. Dopo la caduta del comunismo e la dichiarazione d'indipendenza dei Paesi baltici, il Patriarcato ecumenico aveva riconfermato l'autonomia alla Chiesa ortodossa d'Estonia e a Ravenna l'aveva invitata come Chiesa membro del dialogo. Non riconoscendo il Patriarcato di Mosca quella autonomia, i suoi delegati constatando la presenza di due rappresentanti estoni a Ravenna, si sono creduti in dovere, con il consenso delle proprie autorità ecclesiastiche, di non partecipare all'incontro per non dare credito di alcun riconoscimento neanche implicito. Era una questione interna all'ortodossia, ma causava una ferita al dialogo cattolico-ortodosso. I contatti fra i due patriarcati e le relazioni con le altre Chiese ortodosse hanno favorito una decisone che ha risolto il problema, pur permanendo aperta la vertenza sull'autonomia della Chiesa d'Estonia. In un incontro dei Primati delle Chiese ortodosse (Istanbul, ottobre 2008) convocato dal Patriarcato ecumenico s'è deciso che la Chiesa ortodossa è rappresentata da tutte e le sole Chiese autocefale.

Le Chiese autonome sono rappresentate dalle rispettive Chiese-madri tanto nelle commissioni preconciliari che preparano il Grande Concilio pan-ortodosso quanto nei dialoghi ecumenici. La questione quindi della presenza di Chiese autonome nel dialogo non aveva più consistenza. Le Chiese autocefale (patriarcati e arcivescovadi) sono ora quindici con l'ingresso della Chiesa autocefala d'Albania dopo la sua ristrutturazione a seguito della caduta del comunismo.

La Commissione mista di dialogo fra cattolici e ortodossi s'è incontrata a Cipro per trattare il primato del vescovo di Roma sulla base del documento concordato a Ravenna (2007) e su suo mandato. Quel documento afferma con una certa solennità:  "Entrambi le parti - cattolici e ortodossi - concordano sul fatto che Roma, in quanto Chiesa che "presiede nella carità", secondo l'espressione di sant'Ignazio di Antiochia occupava il primo posto nella tàxis (nell'ordine tra le Chiese) e che il vescovo di Roma è pertanto il pròtos (cioè il primo) tra i patriarchi". È una affermazione importante anche perché fatta insieme da cattolici e ortodossi. Ma qual è la sua portata nella vita della Chiesa? Quali le implicazioni conseguono nell'esercizio di una tale funzione primaziale?
Il documento di Ravenna precisa:  "Essi - cattolici e ortodossi - non sono d'accordo sull'interpretazione delle testimonianze storiche di quest'epoca per ciò che riguarda le prerogative del vescovo di Roma in quanto pròtos, questione compresa in modo diverso già nel primo millennio" (n. 41).

Il documento di Ravenna, circa il primato ai diversi livelli ecclesiali mette in luce due punti.
In primo luogo che "il primato a tutti i livelli, è una pratica fermamente fondata nella tradizione canonica della Chiesa". E successivamente che "mentre il fatto del primato a livello universale è accettato dall'Oriente e dall'Occidente, esistono delle differenze nel comprendere sia il modo secondo il quale esso dovrebbe essere esercitato sia i suoi fondamenti scritturistici e teologici" (n. 43).

La Commissione quindi dichiara che vi è un accordo sul fatto dell'esistenza nella prassi della Chiesa di un pròtos anche a livello universale. In pari tempo segnala tre zone di differenze. Tra Oriente e Occidente vi sono divergente d'interpretazioni circa le testimonianze storiche, circa i fondamenti scritturistici e teologici, nonché circa il modo dell'esercizio del primato.

Nella conclusione il documento di Ravenna indica la problematica che si dovrà affrontare nel dialogo. Si afferma:  "Resta da studiare in modo più approfondito la questione del ruolo del vescovo di Roma nella comunione di tutte le Chiese". Il documento segnala due questioni:  "Qual è la funzione specifica del vescovo della "prima sede" in una ecclesiologia di koinonìa, in vista di quanto abbiamo affermato circa la conciliarità e l'autorità? In che modo l'insegnamento sul primato universale dei concili Vaticano I e Vaticano II può essere compreso e vissuto alla luce della pratica ecclesiale del primo millennio?".

E commenta:  "Si tratta d'interrogativi cruciali per il nostro dialogo e per le nostre speranze di ristabilire la piena comunione tra noi" (n. 45). Questo studio complessivo implica un'indagine sul primo millennio, cioè sul periodo in cui Oriente e Occidente hanno vissuto nella piena comunione; per passare poi al secondo millennio, tempo in cui l'esercizio del primato del vescovo di Roma ha conosciuto un significativo rafforzamento includendo la dichiarazione dogmatica del Vaticano I e l'esplicazione del suo esercizio confermato dal Vaticano II.

L'insieme implica almeno due zone di indagine comune:  l'identificazione dei fatti storici nella loro oggettività e il tentativo d'una ermeneutica condivisa che possa portare a un consenso concorde. Si tratta quindi d'un processo ragionevolmente lungo. Nella sessione di Cipro s'è cominciato lo studio del ruolo del vescovo di Roma sulla base di una bozza preparata dal Comitato misto di coordinamento incontratosi a Creta (Elounda, 27 settembre - 4 ottobre 2008).

S'è dato inizio allo studio delle testimonianze storiche sul ruolo particolare della Chiesa di Roma e del suo vescovo nei primi secoli. Si è constatato che gli scritti apostolici testimoniano con chiarezza che la Chiesa di Roma ha occupato un posto distinto tra le Chiese e ha esercitato una particolare influsso in materia dottrinale, disciplinare e liturgica. In quanto capitale dell'impero, Roma aveva una rilevanza unica. La venuta a Roma di Pietro e Paolo e il loro martirio, i pellegrinaggi alle loro tombe, hanno dato una grande risonanza religiosa nell'intera comunità cristiana.

In un momento di crisi nella vita della Chiesa di Corinto la Chiesa di Roma interviene scrivendo una lettera per la riconciliazione, per ristabilire l'unità e l'armonia. Quella lettera viene attribuita al vescovo di Roma che sant'Ireneo identifica con il Papa Clemente. Segue la Lettera ai romani di sant'Ignazio d'Antiochia che riferendosi alla Chiesa di Roma dice che essa "presiede nella carità". Sant'Ireneo elogiando le caratteristiche d'apostolicità e d'ortodossia della Chiesa di Roma afferma che è necessario che ogni Chiesa deve concordare con essa a causa della sua origine e della sua autorità (propter potentiorem principalitatem).

L'analisi nel duplice binario - identificazione dei dati e tentativo d'interpretazione - continuerà su altri elementi manifestatisi nel primo millennio, come le decisioni dei concili ecumenici relative alla tàxis delle Chiese, il ruolo determinante di Roma in momenti particolari di crisi:  arianesimo, monofisitismo, monoteismo, iconoclasmo. L'intero panorama di questioni d'affrontare abbracciano le tematiche del ruolo della Chiesa di Roma nella comunione delle Chiese, il vescovo di Roma e la sua successione all'apostolo Pietro, il ricorso al vescovo di Roma in tempi di tensioni nella comunione ecclesiale, e l'influsso di fattori non teologici che hanno contribuito allo sviluppo del ruolo del vescovo di Roma nella Chiesa e nella società.

Benedetto XVI, riferendosi al lavoro della Commissione mista, nel citato messaggio indirizzato al Patriarca ecumenico, ha dato un prezioso orientamento sul ruolo del vescovo di Roma:  "Questo ministero non deve essere interpretato in una prospettiva di potere, bensì nell'ambito di una ecclesiologia di comunione, come servizio all'unità nella verità e nella carità". E ha aggiunto:  "Il vescovo della Chiesa di Roma, la quale presiede alla carità (sant'Ignazio di Antiochia) è inteso come servus servorum Dei (san Gregorio Magno)".

Quindi, ha rafforzato l'idea ricordando la proposta sulla necessità di un dialogo fraterno per trovare insieme le forme d'esercizio del ministero del vescovo di Roma. Egli ha scritto:  "Come scrisse il mio venerato predecessore, il servo di Dio Giovanni Paolo II, e come ho ripetuto in occasione della mia vista al Fanar nel novembre del 2006, si tratta di cercare insieme, lasciandoci ispirare dal modello del primo millennio, le forme nelle quali il ministero del vescovo di Roma possa realizzare un servizio riconosciuto da tutti".

La Commissione mista internazionale continuerà lo studio del tema del ruolo del vescovo di Roma nel primo millennio nella seguente sessione plenaria convocata a Vienna nei giorni 20-27 settembre 2010. Benedetto XVI per questo dialogo su questo tema cruciale ha chiesto la preghiera. "Preghiamo dunque Dio - ha esortato - che ci benedica:  possa lo Spirito Santo guidarci lungo questo cammino difficile e tuttavia promettente".


(©L'Osservatore Romano - 18-19 gennaio 2010)
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Gli incontri del 2009 con i rappresentanti delle Chiese ortodosse

Fiducia e reciproca collaborazione


di Andrea Palmieri

Il 2009 è stato un anno segnato da numerosi e significativi rapporti con la Chiesa ortodossa. Se, da un lato, è proseguito il dialogo teologico ufficiale nell'xi sessione plenaria della Commissione mista internazionale tra la Chiesa cattolica e la Chiesa ortodossa nel suo insieme, svoltasi in ottobre a Cipro (di cui si rende conto nell'articolo a fianco, ndr) dall'altro, si sono verificate molte occasioni, come visite, incontri, simposi, per rafforzare le relazioni con le singole Chiese ortodosse. In particolare, in questa sede, ci riferiamo ai contatti con il Patriarcato ecumenico di Costantinopoli, il Patriarcato di Alessandria, il Patriarcato di Gerusalemme, la Chiesa autocefala di Grecia e la Chiesa autocefala d'Albania.

Dal 21 al 24 febbraio il cardinale Walter Kasper, presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione dell'Unità dei Cristiani, accompagnato dal segretario, l'arcivescovo Brian Farrell, e da padre Vladimiro Caroli, s'è recato ad Atene per fare visita di cortesia a Ieronymos ii, arcivescovo di Atene e di tutta la Grecia. S'è trattato del primo incontro con il primate della Chiesa ortodossa di Grecia, il quale era stato eletto circa un anno prima. Il cardinale Kasper è stato ricevuto privatamente da Ieronymos e ha incontrato poi alcuni dei suoi più stretti collaboratori, con i quali ha discusso su possibili collaborazioni in campi d'interesse comune come quello della pastorale o della formazione. Anche quest'anno, alcuni studenti greci ortodossi hanno ricevuto una borsa di studio attraverso il Comitato cattolico di collaborazione culturale, promosso dal Pontificio Consiglio per la Promozione dell'Unità dei Cristiani, per perfezionare i loro studi presso una delle università pontificie di Roma o altra facoltà di teologia cattolica in Italia o in Francia. Da parte sua, la Chiesa di Grecia ha offerto borse di studio a studenti cattolici, giovani sacerdoti o seminaristi, provenienti da diverse parti del mondo, per la partecipazione a un corso estivo di apprendimento della lingua neogreca e d'introduzione alla cultura ortodossa greca.
 
Il programma estivo, organizzato dalla Apostoliki Diakonia della Chiesa di Grecia, diretta dal vescovo Agatanghelos, è giunto quest'anno alla quinta edizione e nel corso di questi anni ha già coinvolto circa duecento partecipanti, che hanno avuto modo così di conoscere meglio il mondo ortodosso greco.

Durante il viaggio in Terra Santa, il 15 maggio, Benedetto XVI ha partecipato a un incontro ecumenico tenutosi al Patriarcato greco-ortodosso di Gerusalemme, di fronte alle rappresentanze delle comunità cristiane di Terra Santa. Ringraziando per l'invito il Patriarca greco-ortodosso di Gerusalemme, Teofilo iii, il Papa ha auspicato un nuovo slancio nel dialogo teologico bilaterale tra la Chiesa cattolica e la Chiesa ortodossa nel suo insieme. Il Papa ha poi sottolineato che simili incontri ecumenici testimoniano chiaramente il legame fra l'unità della Chiesa e la sua missione, in quanto è precisamente in presenza del desiderio di portare Cristo agli altri, di render noto il suo messaggio di riconciliazione, che si sperimenta la vergogna della divisione tra i cristiani.

Il 20 maggio, il cardinale Kasper ha avuto un'altra occasione d'incontro con la Chiesa greco-ortodossa, anche se in questo caso con il mondo accademico della facoltà di teologia ortodossa dell'università di Salonicco. Il porporato ha partecipato a una giornata di studio dedicata al tema "Il dialogo teologico tra la Chiesa ortodossa e la Chiesa romano-cattolica", con un intervento intitolato "L'apostolo Paolo e le sfide ecumeniche per le Chiese oggi". Vi partecipava anche il co-presidente della Commissione mista internazionale per il dialogo teologico cattolico-ortodosso, il metropolita di Pergamo, Ioannis Zizioulas.

Dal 26 al 29 giugno una delegazione del Patriarcato ecumenico di Costantinopoli, guidata dal metropolita di Francia, Emmanuel, ha fatto visita a Roma in occasione della festa dei santi apostoli Pietro e Paolo. Secondo una tradizione avviata il 30 novembre 1969 dal cardinale Johannes Willebrands, presidente di quello che allora si chiamava Segretariato per l'Unità dei Cristiani, ogni anno ha luogo uno scambio di delegazioni tra la Chiesa cattolica e il Patriarcato ecumenico per le rispettive feste patronali. La mattina del 27 i delegati del Patriarcato ecumenico si sono incontrati con il cardinale Kasper presso il Pontificio Consiglio per la Promozione dell'Unità dei Cristiani e, più tardi, sono stati ricevuti dal Papa. Nel suo discorso Benedetto XVI ha ribadito che la Chiesa cattolica intende contribuire in tutti i modi che le saranno possibili al ristabilimento della piena unità di tutti i cristiani. La delegazione del Patriarcato ecumenico di Costantinopoli ha preso parte il 28 giugno ai primi vespri presieduti dal Papa nella basilica di San Paolo fuori le Mura, per la chiusura dell'Anno paolino. L'anno precedente, all'inaugurazione dell'anno giubilare tenutasi nella stessa basilica, era presente anche Bartolomeo i. La mattina del 29 la delegazione ha assistito nella basilica Vaticana alla santa messa, presieduta da Benedetto XVI, in onore dei santi Pietro e Paolo.

Dal 3 al 5 settembre si è svolto a Roma l'xi simposio intercristiano, promosso dall'Istituto di spiritualità della Pontificia università Antonianum e dalla facoltà di teologia ortodossa dell'università di Salonicco, sul tema "Sant'Agostino nella tradizione occidentale e orientale". Tali simposi, iniziati nel 1992, si svolgono ogni due anni e vengono alternativamente ospitati dalla Chiesa ortodossa o dalla Chiesa cattolica, al fine di favorire la ricerca e la didattica allargando alle nuove generazioni l'impegno ecumenico e la ricerca dei mezzi più adeguati per la sua attuazione. Benedetto XVI ha indirizzato al cardinale Kasper un messaggio, nel quale si congratula con gli organizzatori e i partecipanti per questa iniziativa di fraterno incontro e confronto sugli aspetti comuni della spiritualità, che è linfa benefica per un più ampio rapporto fra cattolici e ortodossi. Il Papa aveva già fatto riferimento al simposio al termine dell'udienza generale del mercoledì 2 settembre, quando, salutando un gruppo di partecipanti, cattolici e ortodossi, aveva augurato che la riflessione comune su sant'Agostino aiuti il dialogo ecumenico.

Dal 9 al 12 settembre si è tenuto presso il monastero di Bose il XVIi convegno ecumenico internazionale di spiritualità ortodossa sul tema "La lotta spirituale nella tradizione ortodossa", organizzato in collaborazione con le Chiese ortodosse. Tra i principali relatori, il metropolita Filarete di Minsk, esarca patriarcale di Bielorussia e presidente della commissione teologica del Patriarcato di Mosca, il metropolita Georges del Monte Libano e il metropolita Kallistos di Diokleia, delegato del Patriarca di Costantinopoli. Il cardinale segretario di Stato, Tarcisio Bertone, ha inviato un telegramma al priore del monastero di Bose, Enzo Bianchi, rivolgendo il saluto beneaugurante del Papa. Al convegno ha partecipato anche l'arcivescovo Farrell.

Dal 4 al 25 ottobre si è tenuta in Vaticano la seconda Assemblea speciale per l'Africa del Sinodo dei vescovi. Ai lavori ha preso parte, in qualità di delegato fraterno, il metropolita del Kenya, Makarios, appartenente al Patriarcato ortodosso di Alessandria e di tutta l'Africa.

Dal 18 al 25 ottobre si è svolto negli Stati Uniti l'viii simposio "Religion, science and the environment", sotto il patrocinio del Patriarcato ecumenico e che dal 1995 si occupa del delicato tema della salvaguardia del bene naturale che è l'acqua. Quest'anno il simposio era dedicato al fiume Mississippi. Il Papa ha nominato come suo rappresentante l'arcivescovo di New Orleans, Gregory M. Aymond, e suo tramite ha inviato un articolato messaggio, nel quale ha espresso il suo apprezzamento per il continuo impegno del Patriarca ecumenico nel promuovere il rispetto per il dono della creazione. Inoltre, ha indicato la testimonianza di un senso di responsabilità nella salvaguardia del creato come un terreno in cui la Chiesa cattolica, la Chiesa ortodossa e le altre confessioni cristiane debbono collaborare.

Dal 29 novembre al 1° dicembre una delegazione della Santa Sede, guidata dal cardinale Kasper, s'è recata a Istanbul per la festa di sant'Andrea, patrono del Patriarcato ecumenico. La mattina del 30, la delegazione ha assistito alla divina liturgia presieduta dal Patriarca ecumenico, che, al termine della celebrazione, ha tenuto un discorso, durante il quale ha salutato con grande calore il cardinale. Successivamente, il porporato ha letto il messaggio del Papa indirizzato al Patriarca ecumenico. In tutte e due i discorsi, si riscontra una convergenza sull'importanza attribuita ai lavori della Commissione mista internazionale per il dialogo teologico ufficiale, che nella sessione plenaria svoltasi nel mese di ottobre aveva cominciato a studiare il tema del ruolo del vescovo di Roma nella comunione della Chiesa nel primo millennio. Sia Benedetto XVI che Bartolomeo hanno espresso la loro convinzione che il dialogo teologico sia giunto a un punto cruciale nei rapporti tra le due Chiese. In particolare, il Papa ha ribadito che per la Chiesa cattolica il ministero petrino non deve essere interpretato in una prospettiva di potere, bensì nell'ambito d'una ecclesiologia di comunione, come servizio all'unità nella verità e nella carità. Riprendendo quanto formulato da Giovanni Paolo II nell'enciclica Ut unum sint, Benedetto XVI ha chiesto di cercare insieme le forme nelle quali il ministero del vescovo di Roma possa realizzare un servizio di amore riconosciuto da tutti.

Dal 4 all'8 dicembre, per la prima volta una delegazione della Chiesa ortodossa autocefala d'Albania, guidata da Anastas, arcivescovo di Tirana, Durazzo e di tutta l'Albania, ha compiuto una visita ufficiale al Papa. Durante la visita l'arcivescovo e il suo seguito hanno visitato in pellegrinaggio i luoghi santi di Roma e hanno avuto incontri, oltre che con il cardinale Kasper, anche con il cardinale Leonardo Sandri, prefetto della Congregazione per Chiese Orientali. Nell'indirizzo augurale rivolto al Papa, l'arcivescovo Anastas ha definito l'incontro un evento di portata storica, giacché per la prima volta una delegazione ufficiale della sua Chiesa si recava in visita alla Chiesa di Roma, avendo la gioia e l'onore di incontrare il Papa.
 
L'arcivescovo ha poi ricordato che l'Albania, che sotto il regime comunista era stato dichiarato il primo Stato ateo del mondo, in questi ultimi anni sta assistendo a una vera "risurrezione" della Chiesa, sia ortodossa che cattolica. Nel suo discorso, Benedetto XVI ha ringraziato Anastas per il suo personale contributo nel promuovere relazioni fraterne con la Chiesa cattolica sia in Albania sia al livello del dialogo teologico ufficiale. Al termine della visita a Roma, l'arcivescovo Anastas s'è recato a Napoli, dove presso la facoltà teologica dell'Italia meridionale gli è stato conferito il dottorato ad honorem in teologia.

Sebbene, dunque, continuino a sussistere ostacoli che impediscono una piena comunione, esiste, tuttavia, una fitta trama di legami, che è il risultato di un lungo cammino di reciproca conoscenza e di rispetto. Si è trattato in alcuni casi del rinnovarsi di appuntamenti, che sono diventati tradizionali; in altri, invece, di eventi del tutto nuovi. S'è realizzato così, nel corso del 2009, un consolidamento delle relazioni, che certamente favorisce un clima di fiducia e di collaborazione.


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25/01/2010 12:41

"Il papa è il primo tra i patriarchi". Tutto sta a vedere come

Con Benedetto XVI, per la prima volta nella storia, gli ortodossi accettano di discutere il primato del vescovo di Roma, sul modello del primo millennio quando la Chiesa era indivisa. Un inedito: il testo base del dialogo

di Sandro Magister




ROMA, 25 gennaio 2010 – Questa sera, con i vespri nella basilica di San Paolo fuori le Mura, Benedetto XVI chiude la settimana di preghiera per l'unità dei cristiani.

C'è chi dice che l'ecumenismo sia entrato in una fase di recessione e di gelo. Ma se appena si guarda ad Oriente, i fatti dicono l'opposto. Le relazioni con le Chiese ortodosse non sono mai state così promettenti come da quando Joseph Ratzinger è papa.

Le date cantano. Un periodo di gelo nel dialogo teologico tra la Chiesa cattolica e le Chiese ortodosse di tradizione bizantina iniziò nel 1990, quando le due parti si scontrarono sul cosiddetto "uniatismo", sulle forme cioè con cui le comunità cattoliche di rito orientale duplicano in tutto le parallele comunità ortodosse, differendo solo per l'obbedienza alla Chiesa di Roma.

A Balamand, in Libano, il dialogo si bloccò. E ancor più si bloccò sul versante russo, dove il patriarcato di Mosca non sopportava di vedersi "invaso" dai missionari cattolici là inviati da papa Giovanni Paolo II, tanto più sospettato perché di nazionalità polacca, storicamente rivale.

Il dialogo restò congelato fino a quando, nel 2005, salì alla cattedra di Pietro il tedesco Joseph Ratzinger, papa molto apprezzato in Oriente per lo stesso motivo che in Occidente gli procura critiche: per il suo attaccamento alla grande Tradizione.

Prima a Belgrado nel 2006 e poi a Ravenna nel 2007 tornò a riunirsi la commissione mista internazionale per il dialogo tra la Chiesa cattolica e le Chiese ortodosse.

E in cima alla discussione andò proprio la questione che più divide Oriente e Occidente: il primato del successore di Pietro nella Chiesa universale.

Dalla sessione di Ravenna uscì il documento che segnò la svolta, dedicato a "conciliarità e autorità" nella comunione ecclesiale.

Il documento di Ravenna, approvato all'unanimità dalle due parti, afferma che "primato e conciliarità sono reciprocamente interdipendenti". E nel suo paragrafo 41 mette a fuoco così i punti di accordo e di disaccordo:

"Entrambe le parti concordano sul fatto che [...] Roma, in quanto Chiesa che 'presiede nella carità', secondo l’espressione di Sant’Ignazio d’Antiochia, occupava il primo posto nella 'taxis', e che il vescovo di Roma è pertanto il 'protos' tra i patriarchi. Tuttavia essi non sono d’accordo sull’interpretazione delle testimonianze storiche di quest’epoca per ciò che riguarda le prerogative del vescovo di Roma in quanto 'protos', questione compresa in modi diversi già nel primo millennio".

"Protos" è parola greca che significa primo. E "taxis" è l'ordinamento della Chiesa universale.

Da allora, la discussione sui punti controversi prosegue con ritmo accelerato. Ed ha cominciato ad esaminare, anzitutto, come le Chiese d'Oriente e d'Occidente interpretavano il ruolo del vescovo di Roma nel primo millennio, cioè quando ancora erano unite.

La base della discussione è un testo che è stato elaborato nell'isola di Creta all'inizio dell'autunno del 2008.

Il testo non è mai stato reso pubblico prima d'ora. È in lingua inglese e può essere letto integralmente in questa pagina di www.chiesa:


> The Role of the Bishop of Rome in the Communion of the Church in the First Millennium


La commissione mista internazionale per il dialogo tra la Chiesa cattolica e le Chiese ortodosse ha iniziato a discutere su questo testo a Paphos, nell'isola di Cipro, dal 16 al 23 ottobre del 2009.

Ha cominciato con l'esaminare la predicazione di Pietro e Paolo a Roma, il loro martirio e la presenza delle loro tombe a Roma, che per sant’Ireneo di Lione conferiscono un’autorità preminente alla sede apostolica romana.

Da lì, la discussione è proseguita prendendo in esame la lettera di papa Clemente ai cristiani di Corinto, la testimonianza di sant'Ignazio di Antiochia che indica la Chiesa di Roma come quella che "presiede nella carità", il ruolo dei papi Aniceto e Vittore nella controversia intorno alla data di Pasqua, le posizioni di san Cipriano di Cartagine nella controversia sul battezzare nuovamente o no i "lapsi" cioè i cristiani che avevano sacrificato agli idoli per salvare la vita.

Il proposito è di capire fino a che punto la forma che ebbe il primato del vescovo di Roma nel primo millennio può far da modello a una ritrovata unità tra Oriente e Occidente nel terzo millennio dell'era cristiana.

Di mezzo, però, c'è stato un secondo millennio in cui il primato del papa è stato interpretato e vissuto, in Occidente, in forme sempre più accentuate, lontane da quelle che le Chiese d'Oriente sono oggi disposte ad accettare.

E sarà questo il punto più critico della discussione. Ma le delegazioni delle due parti non hanno timore di affrontarlo. Lo ha detto lo stesso Benedetto XVI lo scorso 20 gennaio, spiegando nell'udienza generale ai fedeli il senso della settimana di preghiera per l'unità dei cristiani:

"Con le Chiese ortodosse la commissione mista internazionale per il dialogo teologico ha iniziato lo studio di un tema cruciale nel dialogo fra cattolici e ortodossi: il ruolo del vescovo di Roma nella comunione della Chiesa nel primo millennio, cioè nel tempo in cui i cristiani di Oriente e di Occidente vivevano nella piena comunione. Questo studio si estenderà in seguito al secondo millennio".

La prossima sessione ha già un luogo prefissato, Vienna, e una data, dal 20 al 27 settembre 2010.

A capo della delegazione cattolica c'è stato in tutti questi anni il cardinale Walter Kasper, presidente del pontificio consiglio per la promozione dell'unità dei cristiani.

A capo della delegazione ortodossa c'è da anni il metropolita di Pergamo Joannis Zizioulas, teologo di riconosciuto valore e di grande autorevolezza, "mente" del patriarca ecumenico di Costantinopoli Bartolomeo I e stimatissimo da papa Ratzinger, con il quale ha un rapporto di profonda amicizia.

Anche con il patriarcato di Mosca i rapporti sono molto migliorati. A Ravenna i delegati russi avevano abbandonato i lavori per un disaccordo con il patriarca di Costantinopoli sull'ammettere o no i rappresentanti ortodossi della Chiesa di Estonia, non riconosciuta da Mosca.

Ma a Paphos, lo scorso ottobre, lo strappo è stato ricucito. E anche con Roma il patriarcato di Mosca è oggi in rapporti amichevoli. Una prova ne è stata. pochi mesi fa, la pubblicazione da parte del patriarcato di un libro con dei testi di Benedetto XVI, iniziativa senza precedenti nella storia.

Da Roma l'iniziativa sarà presto ricambiata, con dei testi del patriarca Kirill raccolti in un volume edito dalla Libreria Editrice Vaticana.

Un incontro tra il papa e il patriarca di Mosca è ormai anch'esso nella sfera del possibile. Forse più presto di quanto si pensi.

__________


Il testo integrale del documento di Ravenna del 2007:

> Comunione ecclesiale, conciliarità e autorità


__________


Il messaggio inviato il 25 novembre 2009 da Benedetto XVI al patriarca ecumenico di Costantinopoli, in occasione della festa di sant'Andrea:

> A Sua Santità Bartolomeo I


__________


L'importante intervista rilasciata dal metropolita di Pergamo Joannis Zizioulas, capo della delegazione ortodossa, nell'ottobre del 2009, durante la sessione di Paphos nell'isola di Cipro:

> Zizioulas: Difendiamo il dialogo ecumenico contro chi lo contesta


__________



Tutti i servizi di www.chiesa sul tema:

> Focus su CHIESE ORIENTALI

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