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In un libro i 50 anni della Filmoteca vaticana

Ultimo Aggiornamento: 26/01/2010 11:52
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26/01/2010 11:52

In un libro i 50 anni della Filmoteca vaticana
Intervista all'autrice Antonia Pillosio

di Marialuisa Viglione

ROMA, lunedì, 25 gennaio 2010 (ZENIT.org).-

Ci sono le pellicole originali di alcuni film premi oscar come “2001 Odissea nello spazio” di Kubrick, la trilogia del “Signore degli Anelli” del neozelandese Peter Jackson, “Schindler list” di Spielberg, “la Vita è bella” di Benigni, insieme a pellicole di fine Ottocento e di tutto il ‘900, anche un “Inferno” di Dante del 1910 che si pensava perduto, film biblici, i film sui santi, i primi film d’autore e documentari religiosi, documentari unici di popolazioni della Papa Guinea fatto dai missionari.

Tutto questo nella vastissima Filmoteca vaticana, arrivata a 50 anni. Ottomila titoli tra film, documentari e documenti dei pontefici da Leone XIII a Benedetto XVI. Un repertorio accessibile a tutti.

Antonia Pillosio, regista e autrice Rai, che più volte ha utilizzato i filmati del Vaticano per i suoi reportage, per le biografie dei Papi per la tv, ha raccontato tutto questo in un libro “La Filmoteca vaticana a 50 anni dalla sua nascita. Incontri e curiosità”.

La casa editrice è la “Viverein”, cattolica, pugliese, fondata nel 1978.

E così ha pensato per il 50° anniversario di rendere omaggio alla Filmoteca da cui ha tratto tanto materiale, ancora troppo poco conosciuta nonostante la vastità, l’originalità e i pezzi unici.

Intervistata da ZENIT la Pillosio ha spiegato che nella Filmoteca “c’è tutta la documentazione sulla vita dei Papi dell’ultimo secolo. Oltre 150 pellicole del Concilio Vaticano II, i film che produttori e registi hanno donato al Papa e che esaminati dalla commissione Pontificia non sono anticlericali, come invece molto spesso succede nel cinema. Che hanno un respiro universale e che mettono al centro l‘uomo e la sua ricerca di Dio”.

A chi è rivolto il suo libro sulla Filmoteca?

Pillosio: A tutti, soprattutto ai giovani, alle scuole e alle università. E’ una struttura che ha una funzione educativa. Tutti possono usufruire dei filmati. Anche una scuola in Cina, piuttosto che a Londra o negli Stati Uniti si può mettere in contatto con la Filmoteca e richiedere filmati. Sono tutti digitalizzati.

Ma la Chiesa che rapporti ha e ha avuto con il cinema?

Pillosio: Sin dalla nascita del cinema la Chiesa ha visto positivamente questo nuovo traguardo della scienza. Se nel 1895 nasceva il cinema, l’anno dopo, nel 1896, Papa Leone XIII, che tutti ricordiamo per la Rerum Novarum, faceva entrare la cinepresa nei giardini vaticani. E la benediceva insieme a tutti gli uomini che lo avrebbero visto. Sono immagini commoventi.

In Rai ho visto un filmato di Leone XIII e anche altri dei vari Papi, arrivano tutti dalla Filmoteca?

Pillosio: Sì. C’è una collaborazione tra Rai e Filmoteca. Soprattutto ai tempi della presidenza Rai di Ettore Bernabei, grande amico di Paolo VI. Si figuri che quando Paolo VI parlò all’Onu (e fu il primo Papa a farlo), le immagini arrivarono in tutto il mondo grazie ai segnali Rai. Ora il documento, le riprese di quell’avvenimento epocale sono conservate nella Filmoteca.

E i viaggi dei Papi?

Pillosio: Il primo a viaggiare fu Paolo VI. E i suoi viaggi sono tutti documentati nella filmoteca. Per esempio il suo viaggio in Israele è stato ripreso grazie alla Rai.

C’è anche la documentazione di quello che fece Pio XII per i rifugiati?

Pillosio: C’è anche tutto questo. Il documento “Guerra alla guerra” è di propaganda antibellica e dimostra quanto ha fatto il Papa per assistere i rifugiati mettendo a disposizione Castelgandolfo e San Pietro.

I Papi sono sempre stati interessati a tutto ciò che riguarda l’uomo, in particolare i progressi nella comunicazione. Nel suo libro lei dimostra come i Papi hanno creduto all’apostolato attraverso il cinema, sin dalla sua nascita. Il Papa più mediatico è stato comunque Giovanni Paolo II...

Pillosio: E’ quello che più ha avuto un rapporto con i media. Il Cardinale Deskur, suo compagno di seminario in Polonia, è stato l’artefice della sala stampa e progettò la Filmoteca. Quando elessero il suo grande amico Wojtyla lui ebbe un ictus. E la prima uscita del Papa fu all’ospedale a visitarlo.

E il rapporto dei Pontefici con il mondo dello spettacolo?

Pillosio: Giovanni Paolo II era più spontaneo nei confronti degli attori, essendo anche lui stato attore. Pio XII fu il Papa che ebbe più udienze con gli operatori del cinema, 60 in tutto. Era l’epoca del grande cinema in Italia, del neorealismo. E Pio XII, come poi tutti gli altri Papi, raccomandava agli autori attenzione all’uomo e a Dio e alla verità.

Lei descrive con rapidità la storia della Chiesa, l’apertura continua dei Pontefici nei confronti dei media. Qual è il suo messaggio?

Pillosio: Vorrei spronare il mondo imprenditoriale cattolico a produrre film che siano portavoce dei messaggi del Vangelo, dell’allegria tipica di chi è vero cristiano.

Un po’ come ha fatto Bernabei con la sua casa cinematografica Lux Vide?

Pillosio: Sì, lui è stato coraggioso e ha investito tutto in questo, nel trasmettere attraverso i film i valori cristiani. Ed è stato premiato, anche con la produzione dei film biblici.

Lei riporta alcuni documenti in cui i Papi riconoscono ai mass media e in particolare al cinema il ruolo di protagonisti. Ma hanno anche vietato in un certo momento storico che i preti frequentassero le sale cinematografiche.

Pillosio: Sì, perché alcuni film, pur essendo di carattere religioso fuorviavano le menti, discostandosi dagli insegnamenti della Chiesa. Monsignor Claudio Celli, presidente della Pontificia Commissione delle Comunicazioni Sociali, ha detto che anche in Seminario il computer va bene, è un mezzo, ma non un fine. Ci deve essere tempo per il silenzio, la meditazione, l‘orazione. Sì, il web è un buon strumento per arrivare a tutti, per capire il mondo, ma ci vogliono anche spazi per rapportarsi a Dio. Sì ai mezzi di comunicazione ma con moderazione.

Lei è d’accordo con l’apertura della Chiesa al cinema?

Pillosio: Sì, è un’espressione dell’amore che la Chiesa ha per l’uomo. E rivela che è aperta alla novità e al mondo della comunicazione. E viceversa. Quanti film parlano della Chiesa, anche ferendola, con falsità e pregiudizi fuorvianti purtroppo, influenzando negativamente le coscienze. E’ invece importante diffondere i film che elevano l'uomo e ne difendono la dignità, la libertà.

Come mai c’è Kubrick, uomo tormentato e drammatico?

Pillosio: In “2001 Odissea nello spazio” si intuisce la ricerca di Dio, ci sono riflessioni sulla creazione. La vedova volle che dopo il festival di Berlino il film fosse proiettato in Vaticano. E così avvenne alla presenza di Giovanni Paolo II.

E film sull’Olocausto come La vita è bella” e “Schindler's list”?

Pillosio: Sono premi oscar, film importanti, e attualissimi se pensiamo all’attenzione del Papa al mondo ebraico e alla Shoah.

Il film fantastico del “Signore degli Anelli”?

Pillosio: E’ una bellissima fiaba che mette in luce il bene e il male. E la Filmoteca, oltre ai film religiosi, inserisce nel suo ambito quelli che mettono a fuoco il desiderio di bene che è nell‘uomo. I suoi limiti. E la vittoria finale del bene. E’ universale la Chiesa, per tutti.

Mi piacerebbe vedere un film su sant'Anselmo d’Aosta, che fu monaco benedettino nel Medioevo e che viaggiava moltissimo, tanto da diventare Vescovo di Canterbury. Lei si è occupata del cattolicesimo in Gran Bretagna?

Pillosio: Sto scrivendo un libro sui cattolici in Inghilterra a partire dalla conversione al cattolicesimo di Tony Blair. Il suo lavoro in politica gli impediva la conversione. In Inghilterra è impossibile professare una religione se si hanno incarichi in politica.

Antonia Pillosio arriva a Roma da Udine dopo essersi laureata in filmologia. Negli anni 80 collabora con la Rai e la tv giapponese per sperimentare l’alta definizione in tv, in particolare con Vittorio Storaro, il grande direttore della fotografia Rai che impose le maestranze italiane a Hollywood. Ora è autrice e regista a “La storia siamo noi” di Giovanni Minoli.

Ultimamente ha realizzato un lavoro sulla Croce Rossa, approfondendo la storia del suo fondatore, Henry Dunant , uomo d'affari ginevrino calvinista che - venuto in Italia per parlare con l'Imperatore Napoleone - dopo un'esperienza traumatica sul campo di battaglia di Solferino, ha lasciato gli affari per dedicare la sua vita alla fondazione della Croce Rossa, il più grande movimento internazionale di soccorso umanitario di ispirazione profondamente cristiana. Filmato che donerà alla Filmoteca.

Per consultare la filmoteca si può contattare la delegata, dottoressa Claudia di Giovanni email: fv@pccs.va.

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