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Sant’Agostino: dalla conversione alla santità

Ultimo Aggiornamento: 06/02/2010 18:26
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Sant’Agostino: dalla conversione alla santità

Proiezione di una sintesi in anteprima del film prodotto da Lux Vide


di Roberta Favorini

ROMA, mercoledì, 27 gennaio 2010 (ZENIT.org).

“Tutti siamo in diritto di chiedere una televisione migliore e abbiamo il dovere di farlo”. In questa frase pronunciata da Luca Bernabei, direttore delle attività produttive della Lux Vide, è sintetizzato il senso del lavoro che la sua società sta portando avanti con coraggio, ma anche con successo di pubblico, dal 1992.
Queste sono le parole che venerdì 15 gennaio, a Roma, nella prestigiosa sala dell’ICEF (Iniziative culturali, educative e familiari), Luca Bernabei ha pronunciato presentando, davanti a una sala gremita, uno specimen del nuovo film per la televisione “Sant’Agostino”, diretto da Christian Duguay in una produzione congiunta italiana, polacca e tedesca.
“Si deve produrre spettacolo – ha aggiunto - tenendo conto che dall’altra parte dello schermo ci sono sempre Persone”, per le quali la Lux Vide vuole essere prima di tutto fornitrice di contenuti pensati per offrire un lavoro valoriale, che arricchisca, oltre che divertire e divulgare.
Gli ascolti ottenuti da serie di successo, che vanno dalla “Bibbia” a “Don Matteo”, per passare a filmati come “Enrico Mattei”, ”Giovanni XXIII”, ”Guerra e pace”, ”Padre Pio”, gli danno ragione.
Lo stesso Papa Benedetto XVI avrebbe chiesto di produrre questo film su S. Agostino, infaticabile cercatore di un senso alla sua vita e alla sua storia. Il suo pensiero lega tutto il film: la biografia è di quelle “accattivanti”, c’è un prima e c’è un dopo.
In Agostino giovane e brillante avvocato si scorge la stessa insoddisfazione che ancora oggi rende inquieti molti uomini, anche se di successo; trapela la stessa curiosità intellettuale degli uomini di cultura e dei giovani di oggi che si pongono ancora le stesse domande: “perché Dio mi ha creato?”, ”perché c’è il male?”, ”cosa c’è dopo la morte?”.
Il santo è interpretato da Alessandro Preziosi che - particolare curioso - ha svolto la professione dell’avvocato prima di diventare un attore e ha dato un profilo convincente del graduale ma inesorabile avvicinamento alla luce della Fede; la madre è Monica Guerritore, dolente ma combattiva; Sant’Ambrogio, tramite della Grazia per la conversione, è Andrea Giordana, autorevole e saldo nella sua missione, costretto a fare da contraltare al potere imperiale, che si sentiva sminuito dal prestigio che irreprensibili Vescovi avevano acquisito agli occhi del popolo.
La ricostruzione molto curata degli episodi storici e degli ambienti contribuisce ad offrire un prodotto di alta qualità sia negli aspetti spettacolari che di contenuto.
Il film inizia proprio a Ippona (attuale Tunisia) col Vescovo Agostino, che accoglie i profughi fuggiti da Roma, conquistata e saccheggiata dai Visigoti; la mente dello spettatore non può non correre alla realtà attuale che ribalta il flusso di disperati in cerca di speranza dalle coste africane verso le coste dell’Italia.
Tutto il film riporta nelle atmosfere a un parallelo tra l’ansia, il disagio e il disorientamento per la fine di un mondo e i sentimenti che pervadono oggi i paesi occidentali: ora come allora. Le scene finali, invece, prospettano la nascita, dalla fusione tra Barbari e Cristiani, di una nuova “città terrena”, diversa, inaspettata e destinata a vivere nell’attesa della “Città di Dio”.

Il film sarà trasmesso in due parti su RAI 1 in prima serata domenica 31 gennaio e lunedì 1 febbraio.

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Mi mangio le mani al solo pensiero di non poterlo vedere!
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27/01/2010 19:34

Su Rai Uno la riuscita miniserie televisiva dedicata a sant'Agostino prodotta dalla Lux Vide

L'uomo giusto nel momento giusto


di Emilio Ranzato

La miniserie televisiva della Lux Vide su sant'Agostino che andrà in onda in Italia domenica 31 gennaio e lunedì 1° febbraio su Rai Uno, è un prodotto confezionato con il tratto stilisticamente poco personale tipico di queste occasioni dal respiro internazionale, ma anche con grande cura. Tanto da potersi sistemare nettamente al di sopra della media corrente dei film dedicati al piccolo schermo. Il regista francese Christian Duguay, già autore di una convincente miniserie su Coco Chanel con Barbora Bobulova, sembra voler strizzare l'occhio al rinato genere peplum visto al cinema negli ultimi anni attraverso movimenti di macchina ariosi e quasi ininterrotti, una fotografia molto contrastata, un montaggio dal ritmo persino troppo solenne per il mezzo televisivo.
Ma lo sfondo epico che ne deriva, apparentemente modaiolo, non stride affatto invece con la vicenda del grande pensatore africano. Agostino infatti emerge da questa ricostruzione più nella sua dimensione di politico che di teologo, più in quella di uomo che di sacerdote. Un taglio coraggioso, ma basato sul presupposto che il grande pubblico già conosca gli aspetti più spirituali di questa figura così amata.
 Forgiato da una giovinezza vissuta fra manicheismo e abitudini dissolute, divenuto brillante oratore giuridico alla corte milanese del giovanissimo imperatore Valentiniano ii - simbolo tanto di un potere in inesorabile declino quanto di un suo imminente rinnovamento - anche grazie ai precetti relativisti impartitigli da Macrobio, infine illuminato da quello stesso Ambrogio  che  fino  a  poco  prima  avversava  in  nome  di  un'autonomia da verità dogmatiche, Agostino rappresenta in quest'ottica il traghettatore della civiltà occidentale oltre la cesura epocale e traumatica della caduta dell'impero romano. Anche perché nella sua vita ha vissuto la conversione senza dimenticare il proprio passato, assimilandolo al contrario alla successiva esperienza di fede. E pervenendo in tal modo a un'idea di verità rivelata che assume anche una preziosissima valenza terrena, quella di strumento utile all'uomo per uscire dalle pastoie di una storia involutasi attorno al cardine perverso della violenza e della sopraffazione.
Il film di conseguenza non indugia in crisi mistiche, pur rendendoci ovviamente partecipi della conversione che cambiò per sempre la vita di Agostino in una suggestiva sequenza di immagini. Preferendo invece sottolineare come il protagonista, oltre a essere uno dei maggiori pensatori di tutti i tempi, sia stato anche l'uomo giusto nel momento giusto. Un crocevia sulle linee evolutive tanto della storia quanto della spiritualità. Dietro all'eleganza dei suoi scritti, la genialità e la profondità del suo pensiero, Agostino appare nel film come un uomo che ha vissuto i lati più terreni dell'esistenza, e anche per questo è stato pronto a sporcarsi le mani nella storia per determinarne il corso, non enfatizzando, nella vita di tutti i giorni, quella dimensione spirituale che invece ha profuso in testi arrivati senza invecchiare fino ai giorni nostri.
 Allora non è un caso che i momenti migliori del film si debbano a una raffinata costruzione drammaturgica che vede Agostino finire per assomigliare sempre di più al rivale Ambrogio, altro grande politico e vescovo, lungimirante inteprete di un'era, considerato invece come un ostacolo da un impero di fatto già finito. La loro è una dialettica che ha per argomento la fede, ma che si sviluppa lungo gli strumenti della ragione. E il film ha l'abilità di mostrare come il loro graduale avvicinamento abbia a che fare anche con il tramonto di un'epoca:  solo unendo le proprie forze a quelle di Ambrogio, Agostino saprà mettere al riparo la spiritualità di un popolo destinato a essere invaso e sconfitto, e con essa la sua sopravvivenza.
Qualche limite della produzione, alla lunga, si riconosce nella sua predisposizione caparbiamente descrittiva, se non addirittura didattica, per cui si cerca di rendere conto allo spettatore di ogni momento saliente della vita del santo, finendo inevitabilmente per trattare con rapidità argomenti che la riduzione cinematografica non ha permesso di approfondire, come il dissidio fra cattolici e donatisti, risolto in favore dei primi durante il concilio di Cartagine. Un episodio importante per capire come la storia del cristianesimo sia stata segnata non solo da contrasti con il potere politico ma anche da lotte intestine tanto aspre e talvolta cruente. Un'occasione dove fra l'altro la retorica da grande oratore di Agostino riemerge dal passato vissuto nella giurisprudenza cartaginese, a conferma ancora di come il vescovo non avesse dimenticato l'avvocato. E di come la storia della spiritualità sia fatta anche di piccole grandi doti terrene.
Altra nota di merito riguarda la scelta degli attori. Per quanto non credibilissimo con i suoi occhi azzurri, Alessandro Preziosi nei panni del giovane Agostino unisce un'espressione riflessiva a una bellezza vagamente dionisiaca che ben rappresenta il marchio di un propedeutico passato da peccatore. Maggiore physique du rôle esibisce Franco Nero nella parte di un Agostino maturo che allo spirito del combattente ha aggiunto lo sguardo del saggio. Sorprende Monica Guerritore nella parte di una madre tanto umana quanto protesa verso il sacro ben prima del figlio. Mentre Andrea Giordana risulta perfetto nei panni di un pragmatico e spiritualmente profondo Ambrogio.


(©L'Osservatore Romano - 28 gennaio 2010)

Un corpus di alto livello


La produzione Lux Vide, fondata nel 1992 dallo storico direttore generale della Rai Ettore Bernabei, continua con Agostino l'ormai lunga serie dedicata alle figure del cristianesimo, inaugurata nel 1993 dal bell'episodio su Abramo che vedeva protagonista il grande Richard Harris. La serie è infatti riuscita a trovare un buon compromesso fra prodotto popolare - com'è giusto che sia in questi casi - e una confezione di alto profilo capace di coinvolgere personalità importanti del cinema internazionale. Altri momenti da ricordare di un corpus peraltro tutto di alto livello, sono quelli dedicati a Mosè (1995), interpretato da Ben  Kingsley e  con Christopher Lee nei panni di Ramsete, e a un Giacobbe (1994) impersonato da Matthew Modine.
L'attenzione per il côté storico presente in tutti questi film, sotteso da uno studio filologico non comune per prodotti destinati alla televisione, ha fatto sì che la Lux Vide si specializzasse più di recente anche in grandi figure storiche parallele alla nascita e alla diffusione del cristianesimo, fra cui un Augusto (2003) interpretato da Peter O'Toole. (emilio ranzato)


(©L'Osservatore Romano - 28 gennaio 2010)
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28/01/2010 12:14

Agostino: un grande amore per una donna misteriosa
Uno studioso rivela alcuni aspetti inediti della sua vita
di Renzo Allegri

ROMA, martedì, 26 gennaio 2010 (ZENIT.org).-

La vita di Sant'Agostino in tv, in due puntate. Una produzione della Lux Vide, con Alessandro Preziosi, Monica Guerritore, Franco Nero, Andrea Giordana, Serena Rossi, diretti dal regista canadese Christiane Duguay.

La fiction è piaciuta molto a Benedetto XVI, che l'ha vista in anteprima il 2 settembre scorso. "E' un viaggio spirituale per scoprire che la Verità è più forte di ogni sconvolgimento umano", ha detto il Papa.

Nato a Tagaste, nell'attuale Algeria, nel 354 e morto a Ippona nel 430, Sant'Agostino è uno dei più grandi personaggi della storia del Cristianesimo. Da tutti gli studiosi, anche dai non credenti, è ritenuto filosofo, teologo, mistico, scrittore, oratore e polemista sommo, il cui pensiero ha superato le barriere del tempo e conserva una incredibile e straordinaria attualità.

La "fiction", che già nel nome racchiude il significato di un "racconto libero", non strettamente storico, aiuta molto a capire chi fosse questo straordinario personaggio. Ma per avere dettagli sicuri su di lui,e approfondirne la conoscenza vera, abbiamo parlato con uno dei massimi esperti dell'opera e della vita di Sant'Agostino, padre Vittorino Grossi, religioso agostiniano, appartenente quindi all'ordine fondato da Sant'Agostino.

Teologo e scrittore, direttore della rivista di studi patristici "Augustinianum", membro del Pontificio comitato di Scienze storiche, professore di Patrologia e Patristica alla Pontificia Università Lateranense e all'Istituto Patristico Augustinianum, Vittorino Grossi ha praticamente dedicato la vita al Santo di Ippona e in questa intervista rivela alcuni particolari storici dell'esistenza di Agostino, che si possono definire inediti perché difficilmente presenti nelle biografie ufficiali.

"Nel filmato - dice padre Vittorino -, si racconta che Agostino, quando era giovane, ebbe un figlio da una schiava etiope che per un certo periodo fu la sua concubina e che poi egli abbandonò per la carriera ecclesiastica. Questa storia, così riferita da quasi tutti i biografi, non corrisponde al vero. Agostino ebbe, in gioventù, un figlio ma non da una schiava. La ragazza di cui si innamorò era 'molto speciale'. Per suo amore Agostino cambiò profondamente la propria condotta. Purtroppo, quel grande amore non potè mai sfociare in un matrimonio regolare".

Perché?

Ecco il giallo, il mistero, l'arcano che i biografi non sono mai riusciti a chiarire. Comunque, facendo ricerche meticolose, utilizzando tutti gli accenni che Agostino fa, nei suoi scritti, su questa sua vicenda personale, si arriva a ricostruire una storia che è molto affascinante: romantica, bella, anche se con un finale, da un punto di vista umano, un po' triste.

Ce la può raccontare?

Agostino ebbe una giovinezza traviata. Lui stesso riferisce, nel suo libro autobiografico "le Confessioni", che per un certo periodo fu un libertino scatenato: amava le feste, i piaceri, la bella vita, le donne, il sesso, le prostitute, il gioco, le compagnie dissolute. E questo suo comportamento era una specie di ribellione dovuta anche al fatto che non poteva realizzare i propri sogni.

Apparteneva a una famiglia di modeste condizioni economiche. Suo padre, Patrizio, consigliere municipale, era addetto alla riscossione delle tasse, ma Tagaste era un piccolo centro e quel lavoro rendeva poco. La madre, Monica, cristiana e donna molto pia, infatti, dopo la morte, fu proclamata santa, diede al figlio piccolo una educazione religiosa, che Agostino, nell'adolescenza, dimenticò completamente.

Primogenito di tre fratelli, era un ragazzo intelligentissimo. A scuola era sempre tra i migliori. Amava soprattutto la letteratura, in particolare i poeti. Conosceva a memoria Virgilio e recitando brani dell'Eneide si commuoveva fino alle lacrime. Sognava di poter andare a Cartagine, per continuare gli studi e diventare un famoso retore, cioè un letterato. Ma la famiglia non aveva i mezzi economici necessari. Così, finite le scuole locali, il ragazzo si sentiva frustrato. Si dice che, ogni giorno, salisse su una collinetta e stesse ore a guardare nella direzione di Cartagine sognando. E fu in quel periodo che, per tristezza e disperazione, si abbandonò a tutti i vizi: era ribelle, litigioso, giocava d'azzardo, rubava, molestava le ragazze, perfino le amiche di sua madre. Era lo scandalo di Tagaste e sua madre piangeva addolorata.

Un amico di famiglia, Romaniano, un uomo molto ricco, stimava Agostino e cercò di toglierlo da quello stato, offrendogli di fare da precettore ai propri figli. "Accetto ma solo se mi paghi un anno di lavoro in anticipo", disse Agostino. Romaniano accettò. Agostino intascò i soldi e sparì. Fuggì di casa, se ne andò a Cartagine e con i soldi di Romaniano si iscrisse a quella che era l'Università del tempo.

Cambiò vita?

Non subito. Cartagine era una città corrotta, piena di divertimenti di ogni genere. Agostino si sentiva a proprio agio. Era estroverso, bello, affascinante, colto, scriveva poesie, divenne subito il "re" delle feste e l'idolo delle donne. Ma poi incontrò quella misteriosa ragazza e tutto cambiò.

Cosa si sa di quella ragazza?

Poco. Non si conosce neppure il nome, ma non era una schiava. Come Agostino stesso racconta, la incontrò in una comunità cristiana, e questo dettaglio è molto importante per capire chi fosse. Alle riunioni delle comunità cristiane di allora, le donne partecipavano solo accompagnate dei genitori o dai mariti e nessuno poteva intrattenersi con loro. Vi erano però anche tre "ordini" femminili tenuti in grande considerazione nella struttura sociale e liturgica della chiesa primitiva: le "Vedove", le "Diaconesse" e le "Vergini consacrate". Le Vedove e le Diaconesse erano in genere donne di una certa età. Le "Vergini consacrate", invece, potevano essere anche molto giovani e sceglievano di dedicare la loro vita a Cristo attraverso una cerimonia di consacrazione. Erano le migliori ragazze delle comunità, ricche di qualità umane e intellettuali.

Tutto fa pensare che Agostino si sia innamorato di una di quelle fanciulle e che con il suo irresistibile fascino l'abbia sedotta. La ragazza rimase incinta e andò a convivere con l'innamorato, creando un grave scandalo. Ma quel loro amore, che era profondo e grande, provocò un cambiamento drastico nella vita di Agostino. Fu, per lui, la salvezza, l'inizio di quella che poi divenne la sua conversione. Ma, come ho già detto, non potè essere legalizzato con il matrimonio. C'erano allora delle leggi ecclesiastiche che, dopo l'editto di Costantino del 312 e sotto Giustiniano, erano state recepite anche nel Codice civile. Una di quelle leggi riguardava le "Vergini consacrate". Queste non potevano mai abbandonare il loro stato e quindi non avrebbero mai potuto sposarsi legalmente.

Come vissero Agostino e la sua compagna?

Da concubini. Il "concubinato" era uno stato civilmente "tollerato" in quel tempo. Finiti gli studi, Agostino tornò a Tagaste, con la compagna e il figlio, al quale aveva dato il nome di Adeodato, che significa "dono di Dio". A Tegaste voleva aprire una scuola ma non aveva mezzi. La famiglia non gli diede alcun aiuto. La madre considerava Agostino un "sacrilego" perchè conviveva con una "vergine consacrata" e non volle neppure ospitarlo in casa. Fu ancora Romaniano a venirgli in aiuto. Gli fece un generoso prestito e con quei soldi Agostino aprì una sua scuola. Ma a Tagaste non si trovò bene. Gli allievi non lo pagavano.

Tornò, quindi, a Cartagine, e aprì una nuova scuola. Ma anche a Cartagine non ebbe fortuna. Emigrò a Roma. Nel frattempo continuava a studiare. Era assetato di verità. Per cercarla, aderì via via a tutte le varie ideologie e correnti filosofico-religiose del tempo: dal materialismo passò allo stoicismo, al movimento dei platonici, al pelagianesimo e infine al manicheismo. Furono i manichei a capire quanto intelligente e bravo fosse quel giovane. Erano molto influenti nella politica e decisero di valorizzarlo. Attraverso Simmaco, prefetto di Roma, sostennero la candidatura di Agostino alla cattedra di Retorica di Milano, posto di grande prestigio perché Milano era diventata la sede ufficiale dell'Impero, e la candidatura fu accettata. Nel 384, quando aveva solo 30 anni, Agostino fu nominato "Retore imperiale", e si trasferì a Milano con la famiglia.

Vescovo di Milano era Sant'Ambrogio. Agostino lo stimava molto e cominciò ad andare alle sue prediche per "ragioni estetiche", come scrisse lui stesso, cioè perché Ambrogio era uomo colto e raffinato. Ma in quelle prediche trovò la Verità che inseguiva da anni. Dio si rivelò a lui e il cuore di Agostino ne fu infiammato. Si iscrisse nell'elenco dei catecumeni e si preparò al battesimo che avrebbe ricevuto la notte del Sabato santo del 387, impartito da Sant'Ambrogio, ma sorse subito un grave impedimento.

La Chiesa imponeva ai catecumeni di mettere ordine nella loro vita prima di ricevere il battesimo. Chi aveva l'amante, doveva lasciarla. Chi conviveva, doveva sposarsi. Agostino, quindi, avrebbe dovuto sposarsi, ma non lo fece. Alcuni biografi affermano che egli, quando decise di ricevere il battesimo, mandò via la sua compagna, tenendo invece con sé il figlio Adeodato, che aveva 15 anni. E' una versione non documentata, e che io ritengo non vera. Agostino, era molto innamorato della sua compagna. Per lei aveva cambiato vita. Nelle "Confessioni" racconta che in quindici anni non l'aveva mai tradita e questo dimostra il suo grande amore e quindi non l'avrebbe mai abbandonata in quel modo. Allora, al tempo del battesimo, Agostino non pensava assolutamente di intraprendere la carriera ecclesiastica, e non c'erano ragioni plausibili perché non dovesse sposare la mamma di suo figlio.

Io penso che Agostino non sposò la propria compagna perché "non poteva farlo". E non poteva farlo perché la legge non gli permetteva di sposare una "Vergine consacrata". Avrebbe dovuto mandarla via. Ma si sentiva morire per il dolore al solo pensiero. E fu lei, la donna a risolvere la questione, sacrificando se stessa. Se ne tornò a Roma, lasciando ad Agostino anche il figlio. Una separazione dolorosissima, come dimostra il fatto che Agostino non dimenticò mai quella sua compagna. Sua madre, Monica, cercò invano di consolarlo, presentandogli varie donne, con ottima posizione, perché potesse rifarsi una vita. Ma rifiutò sempre. Egli era una grande autorità a Milano e le migliori famiglie desideravano imparentarsi con lui. Ma Agostino era sempre innamorato della madre di suo figlio e rifiutò tutte le proposte.

Cosa fece dopo il Battesimo?

Rinunciò all'incarico di Retore imperiale perché non si trovava bene in quell'ambiente. Decise di tornare a Tagaste e dedicarsi allo studio, alla preghiera, insieme a sua madre e ai suoi amici. Lasciò Milano e raggiunse Civitavecchia per imbarcarsi verso l'Africa. Ma a Civitavecchia Monica prese la malaria e morì. Agostino allora si trasferì a Roma, dove si fermò per otto mesi. Era attratto dalle comunità monacali che si stavano diffondendo. A Roma ce n'erano diverse e volle conoscerle. Erano comunità di persone che desideravano vivere come i primi cristiani.

Nel 388 tornò a Tagaste, vendette i pochi beni che aveva, distribuì il ricavato ai poveri e si ritirò con pochi amici alla periferia del paese. Il suo nuovo ideale di vita era quello del nascondimento, della preghiera e dello studio insieme agli amici che condividevano le sue idee. Ma Agostino era molto noto a Tagaste. Tutti ammiravano la sua gentilezza, la sua bontà, la sua sapienza e ogni giorno c'erano persone che andavano a trovarlo per chiedergli consigli, favori, aiuti e lui non riusciva a dire di no a nessuno.

In questo modo la sua vita di studio e di preghiera veniva continuamente disturbata e allora decise di lasciare Tagaste. Trasferì la sua dimora in una cittadina vicina al mar Mediterraneo, Ippona, nei pressi dell'attuale Annaba. Ma la fama lo aveva preceduto. Un giorno entrò nella chiesa di Ippona mentre era in corso una riunione. Il vescovo, Valerio, ormai anziano, stava esponendo ai fedeli la necessità di avere un sacerdote che lo aiutasse. I fedeli, vedendo Agostino, cominciarono a fare con entusiasmo il suo nome, egli si scherniva, perché mai aveva pensato di diventare sacerdote. Ma, allora, la voce del popolo era voce di Dio, "vox populi vox Dei", e il vescovo lo chiamò e gli disse che quella era la volontà di Dio e non poteva rifiutarla. Così Agostino venne ordinato sacerdote.

Che la scelta fosse stata ottima, lo si capì subito. Agostino organizzò una tale attività religiosa che a Ippona e nelle zone circostanti ci fu un rifiorire straordinario di fede, di opere, di studi. Tutti accorrevano alle prediche di Agostino. I sacerdoti e anche i vescovi andavo per avere consigli. Ippona, grazie ad Agostino, divenne un punto di riferimento per tutte le chiese d'Africa. Il vescovo Valerio, temendo che Agostino fosse inviato ad altre sede, lo consacrò vescovo nominandolo suo successore. La consacrazione avvenne intorno al 396 e Agostino così non si mosse più da Ippona.

Agostino morì nel 430, il suo episcopato quindi durò molto.

Durò 34 anni. Un tempo lungo e intensissimo di attività. Agostino si dedicò a questa sua nuova missione anima e corpo. Fu un pastore premuroso, attento alle necessità dei suoi fedeli, in particolare i poveri, gli umili, gli ammalati. Curò molto la predicazione, anche se gli costava sacrifici grandi perché aveva problemi di polmoni e parlare era un tormento. Spesso andava a predicare anche in altre località e fu pure a Cartagine. Insieme alla predicazione curò molto lo scrivere. Dove non poteva arrivare con la parola, voleva arrivare con i suoi scritti. A Ippona aveva realizzato uno straordinario Laboratorio. Con lui lavoravano diverse persone che prendevano nota di tutto quello che usciva dalla bocca di Agostino: conversazioni, dispute, dialoghi, prediche e poi lo ordinavano in una forma compiuta. Agostino rielaborava il tutto preparando libri e trattati. Altri scrivani facevano copie che venivano inviate alle chiese, ai vescovi, e anche a persone che chiedevano aiuti e consigli. Agostino contribuiva alla produzione di libri, con elaborati che scriveva direttamente. Soffriva di insonnia, ma non si lamentava perché in quel modo poteva trascorrere gran parte delle notti a scrivere. La produzione letteraria lasciata da Agostino è semplicemente immensa e ancora oggi è fonte straordinaria di "sapienza" teologica, mistica, filosofica per studiosi di ogni genere, compresi i Papi.

Quando morì?

Nella notte tra il 28 e il 29 agosto del 430. Aveva 76 anni. Fu colpito da febbri e, dopo breve malattia, se ne andò in Cielo. Il suo corpo fu sepolto a Ippona. In seguito, venne trasferito in Sardegna e poi a Pavia, dove ancora si trova nella Chiesa di San Pietro in Ciel d'oro.

Dalla lettura dei suoi libri e dalle testimonianze di chi lo conobbe, si riesce ad avere una descrizione di com'era fisicamente Sant'Agostino?

Si, ci sono cenni e dati che ci permettono di farcene un'immagine abbastanza attendibile. Non doveva essere molto alto. Un episodio riferito dallo stesso Agostino, induce a questa conclusione. Tutti i romani erano di statura medio-bassa. Quando nelle catacombe si trova qualche scheletro di persona alta, significa che non era romano. Una signora romana aveva un figlio che doveva essere consacrato diacono e per quella circostanza gli aveva comperato un bel vestito nuovo. Ma il giovane morì e la signora regalò il vestito ad Agostino, che la ringraziò del dono, ma le disse che "non poteva metterlo perché era troppo grande per lui". Da questo dettaglio si ricava che Agostino doveva essere più piccolo di un normale romano del tempo. Sarà stato alto un metro e 60 centimetri circa. Apparteneva alla popolazione della costa mediterranea e aveva quindi i caratteri somatici degli attuali algerini: carnagione scura, capelli neri.

E da un punto di vista del temperamento, come era?

Era un tipo affabile, gentile, cordiale, bisognoso di affetto. Desiderava essere sempre attorniato da amici, anche da anziano, e soffriva dovendo allontanarsi da loro. Lui stesso dice di sé: "Io sono di animo gentile". Risultava simpatico, e tutti volevano stare con lui. Possedeva una nobiltà d'animo innata. Da giovane, quando frequentava compagnie poco raccomandabili, non scese mai a comportamenti volgari, rozzi, violenti. Voleva essere sempre "elegante e fine". Era un parlatore raffinato. Incantava con i suoi discorsi.

Agostino è vissuto 1600 anni fa, ma sembra un uomo del nostro tempo. Conobbe tutte le difficoltà che assillano le persone di oggi. Prima di incontrare Dio e vivere per Lui, fu vittima di passioni sfrenate. Cercava la verità, ma attraverso strade che erano lontane da quella fede cristiana che da bambino aveva appreso dalla madre. E ad un certo momento divenne addirittura un nemico della religione cristiana che giudicava falsa. Poi si convertì diventando per il resto della sua vita un innamoratissimo seguace di Gesù e un appassionato divulgatore del Vangelo.

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Agostino, il più grande padre della Chiesa

FRANCESCO ANTONIO GRANA

Tardi ti amai, bellezza così antica e così nuova, tardi ti amai”.
È con queste parole, nella sua più celebre opera, “
Le Confessioni”, che Sant’Agostino immortala la sua conversione matura al cristianesimo.
“Fin dalla mia più tenera infanzia - scrive il vescovo d’Ippona -, io avevo succhiato col latte di mia madre il nome del mio Salvatore, Tuo Figlio; lo conservai nei recessi del mio cuore; e tutti coloro che si sono presentati a me senza quel Nome Divino, sebbene potesse essere elegante, ben scritto, e anche pieno di verità, non mi portarono via”. La storia di Sant’Agostino e della sua travagliata conversione continua ad affascinare l’uomo contemporaneo, spesso assettato di trascendente.
Al più grande Padre della Chiesa, Raiuno ha voluto dedicare una miniserie televisiva in due puntate che andrà in onda in prima serata domenica e lunedì, con Alessandro Preziosi nei panni di Sant’Agostino, Monica Guerritore in quelli della madre, e Franco Neri nel ruolo del vescovo d’Ippona anziano.

Padre Remo Piccolomini, direttore della Nuova Biblioteca Agostiniana, chi era Sant’Agostino?

“Forse sarebbe meglio dire chi è Sant’Agostino. Per il più grande Padre della Chiesa latina, genio del pensiero e della santità, non esiste né data, né tempo, né luogo. Egli è il genio di tutti i tempi. L’Africa gli ha dato i natali, ma è cittadino del mondo. Il romanziere francese Julien Green ha scritto che egli ‘è sempre in anticipo sui tempi in cui si legge’. Sant’Agostino è un Padre e Dottore della Chiesa, insieme con Sant’Ambrogio, San Girolamo, San Gregorio Magno. Convertito al servizio di Cristo, dopo un lungo e travagliato cammino, all’età di 33 anni, fu battezzato da Sant’Ambrogio la notte tra il 24 e il 25 aprile del 387. In Africa diede vita a un movimento monastico, il cui carisma si trova sinteticamente riassunto nella espressione ‘in pluribus unitas’, cioè ‘l’unità dei molti’. Sacerdote dal 391, vescovo nel 395-396, scrisse moltissimo. Le opere più famose e più lette, dopo la Bibbia, sono ‘Le Confessioni’, ‘La Città di Dio’, ‘La Trinità’. Morì a Ippona nel 430, all’età di 76 anni. Ci ha lasciato in eredità i suoi libri, oggi curati dalla Nuova Biblioteca Agostiniana e stampati dalla casa editrice Città Nuova in edizione bilingue latino-italiano, dove, come afferma Possidio, amico e confratello del santo, tutti lo possono trovare vivo”.

La Rai ha scelto di raccontarlo in una fiction in due puntate che è stata presentata in anteprima a Papa Benedetto XVI.

“Era stata annunciata da tempo. Per me vale quanto ha detto il Papa che, a parte l’autorevolezza, ha anche competenza, per aver studiato le opere del grande Agostino.
Ecco le parole di Benedetto XVI: ‘Questo film mi è sembrato un viaggio in un continente spirituale molto distante e tuttavia vicino a noi, perché il dramma umano è sempre lo stesso, tutta la realtà della vita con i suoi problemi, tristezze, insuccessi, e il fatto che alla fine la verità è più forte e trova l’uomo. Speriamo che molti, vedendolo, possano essere trovati dalla verità e trovare la carità’. Questa conclusione mi pare molto importante, perché ci richiama un famoso testo de ‘Le Confessioni’ (X, 23,33), su cui il filosofo Martin Heidegger tenne un corso all’Università di Friburgo in Breslavia. In quel passo si afferma che la verità si rivela solo a chi è disposto ad accoglierne la rivelazione”.

Benedetto XVI è un Papa agostiniano per il forte legame alla figura e al magistero del vescovo d’Ippona.

“Benedetto XVI non ha fatto mai mistero della sua preferenza per il santo d’Ippona. La lettura di Agostino risale a una data lontana, al 1953. Allora egli scrisse la sua tesi di dottorato dal titolo ‘Popolo e casa di Dio in Sant’Agostino’. Un lavoro importante con il quale il giovane Ratzinger ‘rilegge, in chiave cristologica - come lui stesso afferma -, l’Antico Testamento e la vita sacramentale, centrata nell’Eucaristia, che sono i due elementi portanti nella visione agostiniana della Chiesa’. Dopo quest’opera ci sono stati molti altri interventi in convegni, conferenze, articoli. Eletto Pontefice, nell’aprile 2005 Benedetto XVI si è recato in pellegrinaggio a Pavia per visitare e pregare sulla tomba del santo, le cui spoglie sono custodiste nella chiesa agostiniana di San Pietro in Ciel d’Oro.
‘Davanti alla tomba di Sant’Agostino - così disse il Papa in quell’occasione - vorrei idealmente riconsegnare alla Chiesa e al mondo la mia prima enciclica, che contiene proprio questo messaggio centrale del Vangelo: ‘Deus caritas est’, Dio è amore. Questa enciclica, soprattutto la sua prima parte, è largamente debitrice al pensiero di Sant’Agostino, che è stato un innamorato dell’Amore di Dio, e lo ha cantato, meditato, predicato in tutti i suoi scritti, e soprattutto testimoniato nel suo ministero pastorale. […] Alla scuola di Sant’Agostino ripeto questa verità per voi come Vescovo di Roma, mentre, con gioia sempre nuova, la accolgo con voi come cristiano’. Vorrei anche ricordare le cinque catechesi sul santo d’Ippona che il Papa ha tenuto nel corso delle udienze del mercoledì nel 2008. Tutto ciò è più che sufficiente per ricordare l’amore che Papa Ratzinger nutre per il più grande Padre della Chiesa”.

Nel gennaio del 2008 lei ha donato a Benedetto XVI l’Opera omnia di Sant’Agostino. Cosa le disse il Papa?

“Ciò che mi ha affascinato è stata la familiarità, la semplicità e la cordialità che egli ha avuto con noi durante tutta l’udienza privata. Mi ha chiesto notizie sulla storia della Nuova Biblioteca Agostiniana, dalla progettazione e la messa in opera del fondatore e ideatore, Padre Agostino Trapè, fino alla pubblicazione di tutta l’Opera omnia con la direzione che ne ha proseguito il programma, cioè con il sottoscritto come direttore, con il segretario Padre Franco Monteverde, e l’economo Padre Gioele Schiavella. È rimasto molto affascinato dal sito internet in cinque lingue che abbiamo realizzato sul vescovo d’Ippona (www. augustinus.it), anche se ha sottolineato che egli ama sempre di più il cartaceo, in quanto gli pare di toccare la persona di Agostino”.

© Copyright L'Avanti, 29 gennaio 2010
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Un sito su padre Trapè e i suoi studi

I due Agostino li conosci in rete


di Franco Monteverde
Segretario della Nuova Biblioteca Agostiniana

 Ritmo "radiofonico", argomentazione che procede per accumulo, in modo concentrico e non rigidamente consequenziale, con un continuo fiorire di metafore, esempi, digressioni, richiami all'esperienza di tutti i giorni; pochi scrittori della tarda antichità sono vicini - anche stilisticamente - al gusto contemporaneo per la frammentazione e il ritmo spezzato del parlato come Agostino. Chi vuole avvicinarsi via internet alla vivace prosa del vescovo di Ippona può avvalersi del sito www.augustinus.it, e leggerlo in latino e in italiano (in parte anche nella traduzione spagnola).
Dopo Agostino, è la volta dei suoi figli spirituali; la pubblicazione via internet delle opere di padre Agostino Trapè (www.agostinotrape.it) è stata curata da quanti lo hanno conosciuto, stimato e ammirato, dai tanti allievi e da chi, leggendo le sue opere, è stato contagiato dalla sua passione per la verità. La home page comprende varie sezioni:  l'uomo, l'amico, il maestro, il pioniere, le fondazioni, gli scritti.

Nell'Ordine agostiniano Trapè vide una paternità sicura, un carisma e un indirizzo capace di interpretare la genialità cristiana del vescovo di Ippona, renderla presente nella nostra epoca e mantenerla viva semplicemente facendola conoscere. Da qui l'iniziativa coraggiosa dell'Opera omnia; la Nuova Biblioteca Agostiniana e la casa editrice Città Nuova hanno completato l'edizione in 62 volumi e stanno portando avanti la pubblicazione dei sussidi (tre volumi); il quarto e ultimo volume dell'indice analitico è in fase di stampa, come anche il primo volume del corpus iconografico. Oltre alla creazione, tanto necessaria quanto impegnativa, dell'Augustinianum, l'istituto per lo studio e la ricerca scientifica dell'opera dei Padri; convinto che una lettura moderna dei Padri può rispondere all'inquietudine del mondo contemporaneo, Trapè ha continuamente approfondito il loro pensiero per poi trasmetterlo nella scuola, negli scritti, nelle conferenze, con l'obiettivo, ambizioso ma metodologicamente ineccepibile, di leggere Agostino "con gli occhi di Agostino" chiedendo agli studenti di prendere conoscenza della globalità dei documenti disponibili prima di dare giudizi affrettati.

Tra i Papi, ebbe modo di stimarlo particolarmente Paolo VI, che capì l'importanza dell'Augustinianum e volle inaugurarlo personalmente.
La vita del religioso agostiniano potrebbe essere riassunta da una frase a lui cara:  lo studio - inteso anche nel senso etimologico di studium, amore - come apostolato. "Richiede un duro periodo di preparazione e anni di sacrifici, però insegnare, scrivere, illustrare e difendere la dottrina della fede è una splendida e necessaria forma di apostolato - scriveva padre Trapè - per spiegarmi prendo l'esempio di sant'Agostino, che non esercitò l'apostolato solo predicando al popolo o ascoltando i fedeli che giornalmente correvano da lui ma anche, anzi soprattutto, quando dettò opere per illustrare e difendere la fede cattolica. Bisogna che i professori si convincano che le fatiche dello studio e la continua applicazione della mente a conseguire e a difendere la scienza sacra contribuiscono sommamente al bene della Chiesa e costituiscono pertanto uno splendido apostolato".

Un'opera che può e deve avvalersi degli scritti di Agostino, alfiere e apologeta di una fede che illumina la via incerta del ragionamento umano e di un intelletto che, seguendo la fede, raggiunge la quota fino a Dio.
Negli ultimi mesi, Trapè aveva lavorato alla stesura di un lavoro che gli stava particolarmente a cuore:  l'introduzione al volume La grazia e la libertà, ed ebbe la gioia nelle ultime ore di vederne pronte le bozze, mentre portò a termine Il Maestro interiore il giorno prima del suo ultimo ricovero in ospedale, estremo omaggio al suo maestro di sempre.



(©L'Osservatore Romano - 31 gennaio 2010)
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Storie di conversione

Sant'Agostino in televisione


di Lucetta Scaraffia

Fa piacere ogni tanto scoprire che la televisione - fra tanti "Grande fratello" o stupidi telefilm - può produrre anche fiction di ottima divulgazione, come quella dedicata a sant'Agostino andata in onda in Italia in due serate successive pochi giorni fa. Certo, la storia era semplificata e il pensiero di uno dei più grandi teologi di tutti i tempi è stato quasi completamente trascurato, e forse non tutti i particolari erano storicamente ineccepibili nel quadro comunque di un'accurata ricostruzione, ma il personaggio Agostino ne veniva fuori con vivacità e con una buona corrispondenza con il modo in cui egli racconta se stesso nelle Confessioni.
L'impresa era facilitata dalla straordinaria - ma nello stesso tempo anche perfettamente normale - vicenda di Agostino, così come lui stesso ce l'ha narrata, inaugurando in questo modo un nuovo filone letterario che avrà poi così grande importanza nella cultura occidentale. La fiction prodotta dalla Lux Vide ha scelto infatti il taglio biografico, e ha seguito il punto di vista dell'autore delle Confessioni, rievocato ogni tanto da una voce fuori campo che leggeva dei brani della più celebre opera agostiniana per commentare gli eventi personali con lo sguardo di chi ha già vissuto la grande trasformazione della conversione.
In questo senso, quindi, non si trattava di una normale biografia, non c'era suspense per gli sviluppi successivi:  già la voce narrante avvertiva gli spettatori meno  colti  che  il  giovane  e  ambizioso  avvocato  e retore africano avrebbe cambiato completamente direzione alla sua vita. Al centro dell'interesse non stava quindi tanto lo snodo biografico, quanto piuttosto la personalità del protagonista, la sua maturazione spirituale, e cioè come poteva essere che un giovane uomo tanto simile a uno di noi - a uno qualsiasi, schiavo dell'ambizione e del desiderio, fuorviato da cattive compagnie - diventasse poi uno dei più importanti Padri della Chiesa.
La semplicità della vicenda narrata restituiva la lucidità di Agostino nel guardare alla sua vita precedente, senza indulgenza ma anche senza stupore, consapevole della fragilità della natura umana ma anche del suo possibile riscatto attraverso la fede. La vicenda del convertito più famoso - dopo Paolo - della storia della cristianità, conferma ancora una volta quanto sia centrale, in un percorso di conversione, incontrare una persona capace di farci sentire vive le parole di Gesù. E sono state ben scelte quelle di Ambrogio nel presentare il momento dell'incontro:  "Non siamo noi a cercare la verità, è la verità a cercare noi". Non sono numerose le scene che preparano la svolta, per la quale del resto aveva da sempre operato e pregato la madre Monica, ma sono nette e significative.
Ed è anche bello che la fiction non si fermi qui, ma ci porti fino agli ultimi giorni di Agostino, nella città di Ippona assediata, dove la narrazione filmica si era aperta e dove il vescovo continua - ma ora con animo sereno e profondamente tranquillo - ad affrontare conflitti e a combattere perché vengano fatte le scelte giuste. A ricordare che l'approdo alla fede non porta necessariamente alla pace e alla felicità in questa vita, ma a rafforzare l'animo davanti alle difficoltà, a rendere chiare le scelte da compiere.



(©L'Osservatore Romano - 7 febbraio 2010)
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