Benvenuto in Famiglia Cattolica
Famiglia Cattolica da MSN a FFZ
Gruppo dedicato ai Cattolici e a tutti quelli che vogliono conoscere la dottrina della Chiesa, Una, Santa, Cattolica e Apostolica Amiamo Gesu e lo vogliamo seguire con tutto il cuore........Siamo fedeli al Magistero della Chiesa e alla Tradizione Apostolica che è stata trasmessa ai santi una volta per sempre. Ti aspettiamo!!!

 
Pagina precedente | 1 | Pagina successiva

Intervento della Santa Sede alle Nazioni Unite

Ultimo Aggiornamento: 09/05/2010 11:20
Autore
Stampa | Notifica email    
OFFLINE
Post: 31.493
Registrato il: 02/05/2009
Registrato il: 02/05/2009
Sesso: Maschile
08/02/2010 19:38

Intervento della Santa Sede alle Nazioni Unite

Per la promozione di un'autentica integrazione sociale


Pubblichiamo la traduzione dell'intervento pronunciato il 4 febbraio a New York dall'arcivescovo Celestino Migliore, Osservatore Permanente della Santa Sede presso l'Organizzazione delle Nazioni Unite, in occasione della quarantottesima sessione della Commissione per lo Sviluppo Sociale del Consiglio Economico e Sociale dell'Onu (Ecosoc) sul tema prioritario:  integrazione sociale.

Signor Presidente,
A nome della mia Delegazione desidero esprimere a lei e al Bureau i migliori auguri per una sessione feconda sul tema prioritario di quest'anno, "Promuovere l'integrazione sociale", e attendo con piacere di lavorare con i membri e le altre parti interessate per affrontare le pressanti sfide dell'integrazione sociale.

Da oltre vent'anni, ormai, la comunità umana sta vivendo e interagendo nel contesto della cosiddetta globalizzazione della società. E tuttavia, la "società sempre più globalizzata ci rende vicini, ma non ci rende fratelli" (Benedetto XVI, Caritas in veritate, n. 19). Tutti i responsabili della promozione dell'integrazione sociale e della coesione sanno fin troppo bene che non possono essere ottenute per mezzo di una semplice, seppure indispensabile, combinazione di buone leggi e di misure sociali e incentivi. C'è sempre il bisogno di andare oltre e prendere in considerazione il bene integrale della persona umana nelle sue diverse dimensioni, compresa quella spirituale.
In un mondo afflitto dalle grandi difficoltà della crisi economica e finanziaria, le deliberazioni sulla promozione dell'integrazione sociale devono tener conto del suo collegamento con lo sradicamento della povertà e la piena occupazione, che comprende un lavoro dignitoso per tutti.

Anche se il sistema finanziario sembra riacquistare stabilità e l'aumento della produzione in alcuni settori è segno di una ripresa economica, in molti luoghi il livello di disoccupazione continua a peggiorare.
In questo contesto, al fine di promuovere la crescita economica e sociale, insieme all'occupazione, sembra che gli schemi di consumo dovrebbero concentrarsi sui beni e i servizi relazionali che favoriscono un maggiore legame tra le persone. Investendo nei beni relazionali, come l'assistenza medica, l'educazione, la cultura, l'arte, lo sport - tutte cose che sviluppano la persona ed esigono un'interazione umana unica piuttosto che una produzione meccanica - lo Stato, attraverso gli interventi pubblici, affronterebbe la questione dello sviluppo alla radice, favorendo al contempo l'occupazione e lo sviluppo a lungo termine.

Lo sviluppo e l'integrazione sociale non si realizzeranno soltanto attraverso soluzioni tecnologiche, poiché riguardano principalmente le relazioni umane.
Concentrarsi sulle relazioni umane esige un'apertura alla vita che è un contributo positivo allo sviluppo sociale ed economico. In questa luce, troppo spesso la crescita demografica è vista come causa della povertà mentre invece è un mezzo per superarla, poiché solo nella forza lavoro si può trovare la soluzione alla povertà. È pertanto indispensabile che i Paesi concentrino i loro sforzi sulla ricerca di modi e mezzi per far sì che le persone ricevano la necessaria preparazione, formazione ed educazione affinché l'ingegno umano possa essere utilizzato in un modo che promuova lo sviluppo e i diritti umani. Similmente, laddove i tassi di crescita economica sono diminuiti, le risposte non stanno nel cercare di chiudere la società agli altri e nel fare pressione per una diminuzione della popolazione, bensì nel creare una società che sia aperta alla vita e la incoraggi. Promuovere la vita e la famiglia e trovare modi per integrare il contributo di tutte le persone permetterà alle società di realizzare il loro pieno potenziale e ottenere lo sviluppo.

Per questa ragione la famiglia occupa un posto centrale. La famiglia è il primo contesto in cui i bambini acquisiscono certe capacità, atteggiamenti e virtù che li preparano come forza lavoro e quindi permettono loro di contribuire alla crescita economica e allo sviluppo sociale. L'educazione e la formazione sono un investimento a lungo termine. Ciò esige che le politiche che promuovono la famiglia non si basino solo sulla ridistribuzione, ma soprattutto sulla giustizia e sull'efficienza, e che si assumano la responsabilità delle necessità economiche e del giusto trattamento fiscale delle famiglie.

Signor Presidente, mentre promoviamo l'integrazione sociale nel mondo attuale, non possiamo ignorare la crescente attenzione che occorre rivolgere alla migrazione, e in particolare alla migrazione irregolare.
Sempre più spesso si osservano intolleranza e attriti reciproci tra i cittadini e i nuovi arrivati nei paesi in cui vi è un'immigrazione intensa. Questo fenomeno esige una grande attenzione per i due percorsi dell'accettazione dei migranti e del rispetto della legge, nei quali si possono trovare le soluzioni al problema. Anche in questo campo l'integrazione e la coesione sociale sono i parametri che ci consentono di trovare soluzioni adeguate alle complesse questioni legate all'immigrazione.
L'integrazione richiede molto tempo e generalmente viene realizzata nelle generazioni successive. Si fonda sulla premessa di una visione proattiva della cittadinanza nazionale e dei meccanismi di interazione, che implica il pieno rispetto dei diritti fondamentali di tutti - dei cittadini come pure dei nuovi arrivati - e una cultura di giustizia sociale.

Nei programmi di integrazione sociale, che includono gli sforzi per superare il divario nell'educazione, nell'assistenza sanitaria e nella cura per l'ambiente, un ruolo importante viene svolto dalla società civile e dalle organizzazioni confessionali, poiché contribuiscono ad assicurare il coinvolgimento delle comunità locali e promuovono la cooperazione e la partecipazione di tutti i popoli.



(©L'Osservatore Romano - 8-9 febbraio 2010)
OFFLINE
Post: 31.493
Registrato il: 02/05/2009
Registrato il: 02/05/2009
Sesso: Maschile
24/02/2010 19:15

Intervento della Santa Sede alle Nazioni Unite

Per una vera integrazione sociale


Pubblichiamo la traduzione dell'intervento pronunciato il 4 febbraio dall'arcivescovo Celestino Migliore, Osservatore Permanente della Santa Sede presso l'Organizzazione delle Nazioni Unite a New York, nell'ambito della 48ª sessione della Commissione per lo Sviluppo Sociale del Consiglio Economico e Sociale dedicata al tema prioritario:  integrazione sociale.

Presidente,
a nome della mia Delegazione desidero esprimere i migliori auspici a Lei e al Bureau per una proficua sessione sul tema prioritario di quest'anno "Promozione dell'integrazione sociale" e attendo di poter collaborare con i membri e con altri partecipanti per affrontare le intimidanti sfide dell'integrazione sociale.

Ormai da più di vent'anni la comunità umana vive e interagisce nel contesto della cosiddetta globalizzazione della società. Tuttavia, "La società sempre più globalizzata ci rende vicini, ma non ci rende fratelli" (Benedetto XVI Caritas in Veritate, n. 19). Tutti coloro che sono responsabili della promozione dell'integrazione e della coesione sociali sanno fin troppo bene che non si possono ottenere per mezzo di un semplice, sebbene indispensabile, insieme di buone leggi e di misure e incentivi sociali. C'è sempre bisogno di andare avanti e di prendere in considerazione il bene integrale della persona umana nelle sue varie dimensioni, inclusa quella spirituale. In un mondo assillato dalle gravi sventure della crisi economica e finanziaria, le discussioni sulla promozione dell'integrazione devono prendere in considerazione il suo legame con lo sradicamento della povertà e con la piena occupazione, che includa un lavoro decente per tutti.
Sebbene sembri che il sistema finanziario stia riguadagnando stabilità e l'aumento della produzione in alcuni settori dia segni di ripresa economica, in molti luoghi il livello di disoccupazione continua ancora a peggiorare.

In tale contesto, per promuovere la crescita economica e sociale assieme all'occupazione, sembra che i modelli di consumo dovrebbero essere incentrati su beni e servizi relazionali che promuovano un legame maggiore fra le persone. Attraverso il suo intervento pubblico lo Stato, investendo su beni relazionali quali assistenza medica, educazione, cultura, arte, sport - ovvero su cose che sviluppano la persona e richiedono soprattutto interazioni umane anziché invece una produzione meccanica - affronterebbe lo sviluppo alla radice e promuoverebbe, nello stesso tempo, l'occupazione e uno sviluppo di lungo periodo.
Lo sviluppo e l'integrazione sociali non risulteranno soltanto da soluzioni tecnologiche perché riguardano principalmente le relazioni umane.

Concentrarsi sulle relazioni umane richiede necessariamente un'apertura alla vita che è un contributo positivo allo sviluppo economico e sociale. In questa luce, troppo spesso la crescita demografica è considerata la causa della povertà mentre, in realtà, ne è il superamento perché soltanto nella forza lavoro si può trovare la soluzione al problema della povertà. È dunque imperativo per i Paesi concentrare i propri sforzi sull'individuazione di modalità e di strumenti per garantire che le persone ricevano le capacità, la formazione tecnica e l'educazione necessarie affinché l'ingegno umano possa essere utilizzato per promuovere lo sviluppo e i diritti umani. Parimenti, dove i tassi di crescita economica sono diminuiti, le risposte non consistono nel cercare di chiudere la società agli altri e nello spingere la popolazione a diminuire, ma nel creare una società che sia aperta alla vita e la incoraggi. Promuovere la vita e la famiglia e trovare modi per integrare il contributo di tutte le persone permetterà alle società di realizzare il loro pieno potenziale e di raggiungere lo sviluppo.

Per questo motivo, la famiglia occupa un posto centrale. La famiglia è il primo contesto in cui i figli apprendono certe abilità, attitudini e virtù che li preparano a far parte della forza di lavoro e quindi permettono loro di contribuire alla crescita economica e allo sviluppo sociale. L'educazione e la formazione sono un investimento a lungo termine, che richiede che le politiche di promozione della famiglia si basino non solo sulla ridistribuzione, ma soprattutto sulla giustizia e sull'efficienza e si assumano la responsabilità delle necessità economiche e fiscali delle famiglie.
Signor Presidente, oggi, mentre promuoviamo nel nostro mondo l'integrazione sociale, non possiamo trascurare la crescente attenzione che si deve dare alle migrazioni e, in particolare, alla migrazione irregolare.

Nei Paesi di intensa immigrazione si osservano sempre di più manifestazioni di intolleranza e di animosità reciproca fra i cittadini e i nuovi arrivati. Il fenomeno richiama una grande attenzione alle due strade dello straniero del rispetto per il diritto, lungo le quali si possono trovare le soluzioni al problema. Anche in questo campo, l'integrazione e la coesione sociali sono i parametri che ci permettono di trovare soluzioni adeguate alle complesse questioni legate all'immigrazione.
L'integrazione richiede un lungo periodo di tempo e si ottiene generalmente con il susseguirsi delle generazioni. Si costruisce sulla premessa di una visione positiva della cittadinanza nazionale e dei meccanismi di interazione, nel pieno rispetto per i diritti fondamentali di tutti - cittadini e nuovi arrivati - e anche sulla premessa di una cultura di giustizia sociale.

Nei programmi di integrazione sociale, inclusi gli sforzi per colmare il divario nell'educazione, nell'assistenza sanitaria e nella sollecitudine per l'ambiente, ruoli importanti sono svolti dalla società civile e dalle organizzazioni di stampo religioso perché contribuiscono a garantire l'impegno delle comunità locali e promuovere la cooperazione e la partecipazione di tutti.


(©L'Osservatore Romano - 25 febbraio 2010)
OFFLINE
Post: 31.493
Registrato il: 02/05/2009
Registrato il: 02/05/2009
Sesso: Maschile
27/03/2010 07:07

Intervento della Santa Sede

Un'economia mondiale per lo sviluppo integrale di tutti


Pubblichiamo una nostra traduzione italiana dell'intervento dell'arcivescovo Celestino Migliore, osservatore permanente della Santa Sede presso le Nazioni Unite, al quarto dialogo di alto livello sul finanziamento allo sviluppo, svoltosi a New York il 24 marzo.

Presidente,
l'impatto devastante della recente crisi finanziaria sulle popolazioni più vulnerabili del mondo è stata evidenziato in quasi tutti gli interventi fatti finora in quest'Assemblea generale perché è veramente una preoccupazione condivisa dai governi e dai cittadini di tutto il mondo. Infatti, l'ombra oscura di questa crisi probabilmente frustrerà gli sforzi compiuti finora per contribuire a ridurre la povertà e farà salire alle stelle il numero di coloro che vivono in estrema povertà.
Nello stesso tempo, l'attuale crisi economica ha dato anche vita a una cooperazione politica internazionale senza precedenti, evidente negli incontri di alto livello del g20, che si sono succeduti a Washington, a Londra e a Pittsburg nel corso del 2009. Questi incontri sono riusciti a pervenire a un accordo su misure di emergenza per riavviare l'economia mondiale, anche tramite pacchetti fiscali e monetari di incentivo, che hanno evitato la catastrofe globale. In generale, le deliberazioni del g20 hanno ricevuto il sostegno morale della maggior parte dei membri delle Nazioni Unite, nonostante la negata partecipazione dei Paesi più piccoli alle delibere.
Ciononostante, la stabilizzazione di alcune economie, o la ripresa di altre, non significa che la crisi è superata. Inoltre, esiste una percezione generale della mancanza di saldi fondamenti politici ed economici necessari a garantire una stabilità e una sostenibilità dell'economia globale di lungo periodo. Infatti, tutta l'economia mondiale, in cui i Paesi sono altamente interdipendenti, non riuscirà mai a funzionare bene se le condizioni che hanno generato la crisi continueranno a esistere, in particolare se ci saranno ancora ineguaglianze fondamentali nel reddito e nella ricchezza fra individui e fra nazioni.
Di fronte a questo scenario, la mia delegazione sottolinea l'idea che per passare all'azione non si può attendere una ripresa definitiva e permanente dell'economia globale. Un motivo significativo è che la riattivazione delle economie dei popoli piu poveri del mondo contribuirà di certo a garantire una ripresa universale e sostenibile. Tuttavia, il motivo più importante è l'imperativo morale:  non lasciare un'intera generazione, circa un quinto della popolazione mondiale, in estrema povertà.
Adesso è urgentemente necessario riformare, rafforzare e modernizzare l'intero sistema di finanziamento per i Paesi in via di sviluppo nonché i programmi delle Nazioni Unite, delle agenzie specializzate e delle organizzazioni regionali, rendendole più efficienti, trasparenti e ben coordinati, a livello sia internazionale sia locale. La crisi ha anche evidenziato la necessità urgente di procedere con la riforma del Fondo monetario internazionale (Fmi) e della Banca mondiale, le cui strutture e procedure devono rispecchiare le realtà del mondo di oggi e non più quelle del periodo successivo alla seconda guerra mondiale.
Come evidenziato dalla Dichiarazione di Doha, nel dicembre 2008, un Fmi riformato dovrebbe riuscire a svolgere pienamente il suo mandato originario di stabilizzare le fluttuazioni delle valute e dovrebbe essere dotato degli strumenti per prevenire le crisi finanziarie. La funzione del Forum di stabilità finanziaria acquisterebbe una maggiore legittimità se fosse sviluppata in stretta collaborazione con il Fondo e con altri organismi importanti delle Nazioni Unite come l'Unctad. La comunità internazionale, attraverso i suoi organismi competenti, come l'Fmi, l'Fsf e altri, dovrebbe riuscire a formulare proposte per migliorare le normative bancarie. Dovrebbe essere in grado di identificare e definire i requisiti di capitale per le banche, quelli di liquidità, le misure di trasparenza e i criteri di affidabilità per l'emissione e la commercializzazione dei titoli. Ugualmente importanti sono le norme che regolano le attività parabancarie e di controllo delle agenzie di rating. Faremmo bene a non aspettare il consenso su tutte queste questioni, ma a muoverci nelle aree in cui il consenso è già molto ampio, come i criteri internazionali di contabilità uniforme.
D'altro canto, la comunità internazionale, attraverso la Banca mondiale e le agenzie multilaterali competenti, dovrebbe continuare a dare priorità alla lotta contro la povertà, in particolare nei Paesi meno sviluppati (Ldc). In questo contesto, come parte di misure di emergenza prese dai Paesi industrializzati per affrontare la crisi, i contributi della Banca mondiale destinati a combattere la povertà estrema dovrebbero avere la priorità assoluta. Sebbene la crisi finanziaria abbia reso necessario aumentare gli aiuti ai Paesi a medio reddito attraverso la Banca internazionale per la ricostruzione e lo sviluppo (Ibrd), la Banca mondiale deve continuare a dare priorità ai prestiti tramite l'Associazione internazionale per lo sviluppo (Ida) che assiste i Paesi a basso reddito e offre risorse per la sicurezza alimentare.
A questo fine, dobbiamo continuare a rivedere la distribuzione dei diritti di voto in entrambi questi istituti finanziari cosicché le economie emergenti e i Paesi in via di sviluppo, inclusa la categoria dei Paesi meno sviluppati (Ldc), siano doverosamente rappresentati. Nello stesso modo, potrebbe essere auspicale introdurre, almeno per quanto riguarda le decisioni chiave, l'approvazione a "doppia maggioranza" affinché le decisioni non vengano prese solo in base alle quote, ma anche in base alla maggioranza numerica dei Paesi.
Presidente,
alla fine della seconda guerra mondiale, la comunità internazionale riuscì ad adottare un sistema globale che non solo avrebbe assicurato la pace, ma avrebbe anche evitato una ripetizione del dissesto economico globale. Le istituzioni che sono emerse dalla Conferenza di Bretton Woods nel luglio del 1944 potevano garantire l'avvio di un processo di sviluppo economico equo per tutti. L'attuale crisi globale offre un'opportunità simile che richiede un approccio totale, basato sulla condivisione delle risorse, sul trasferimento delle conoscenze e sulle istituzioni. Per ottenere questo, tutte le nazioni, senza eccezioni, devono impegnarsi per un rinnovato multilateralismo.
Nello stesso tempo, l'efficacia delle misure prese per superare la crisi attuale dovrebbe essere sempre valutata in base alla loro capacità di risolvere i problemi primari. Non dovremmo dimenticare che quello stesso mondo che, in poche settimane, ha potuto trovare trilioni di dollari per soccorrere banche e istituti finanziari, non è riuscito a trovare l'1% di quella cifra per venire incontro alle necessità delle persone affamate, a cominciare dai 3 miliardi di dollari necessari a fornire pasti a bambini affamati nelle scuole o dai 5 miliardi di dollari necessari a sostenere il fondo per l'emergenza alimentare del Programma alimentare mondiale.


(©L'Osservatore Romano - 27 marzo 2010)
OFFLINE
Post: 31.493
Registrato il: 02/05/2009
Registrato il: 02/05/2009
Sesso: Maschile
14/04/2010 19:35

Intervento della Santa Sede alle Nazioni Unite

Strategie più efficaci sul fronte della sanità e dello sviluppo


Pubblichiamo la traduzione dell'intervento pronunciato il 12 aprile dall'arcivescovo Celestino Migliore, Osservatore Permanente della Santa Sede presso l'Organizzazione delle Nazioni Unite a New York, in occasione della 43ª sessione della Commissione su popolazione e sviluppo, nell'ambito del Consiglio economico e sociale, dedicata al tema "Sanità, morbilità, mortalità e sviluppo".

Presidente,
dato che la Commissione su Popolazione e Sviluppo (CPD) si riunisce nel mezzo di una crisi economica e finanziaria, faremmo meglio ad ascoltare l'opinione sempre più diffusa fra gli economisti secondo la quale le tendenze demografiche sono parte del problema e non possono essere trascurate come elemento importante della soluzione. La crisi demografica che nel corso di alcuni decenni ha portato i tassi di crescita demografica annuale dal 7% a meno dell'1% in numerose parti del mondo, insieme con l'invecchiamento della popolazione, ha avuto effetti devastanti per l'economia e il governo. La correzione del deficit demografico per mezzo dell'immigrazione costante non sembra risolvere i problemi nemmeno nel breve periodo. Le stesse politiche demografiche che hanno causato il crollo dei tassi di crescita demografica fino a livelli insostenibili devono essere riviste e ridelineate insieme con politiche sociali appropriate per incoraggiare le nascite.
Fra gli argomenti assegnati alla sessione della CPD quest'anno, la sanità globale, la morbilità, la mortalità e lo sviluppo, i documenti preparatori si concentrano principalmente sulla mortalità materna.
Secondo le statistiche delle Nazioni Unite, ogni anno si verifica circa mezzo milione di decessi materni, per il novantanove per cento nei Paesi in via di sviluppo. Non solo la vita di queste madri finisce in tragedia, ma anche quella dei loro bambini comincia nello scompiglio. Nel periodo immediatamente successivo, la probabilità di sopravvivenza dei loro neonati diminuisce drammaticamente, causa la disgregazione delle loro famiglie e ostacola lo sviluppo locale.
Purtroppo, queste morti sono solo la punta dell'iceberg. Si stima che per ogni decesso, altre trenta donne subiscono danni alla salute di lungo periodo come fistole ostetriche. La devastazione fisica causata dalle fistole le rende ostracizzate e isolate dalla famiglia e dalla società. Provano dolore, umiliazione e se non vengono curate rimangono disabili per tutta la vita. In tutto il mondo forse due milioni di queste povere, giovani madri dimenticate hanno questo problema, per la maggior parte in Africa. Questi decessi di madri e di neonati sono ancor più vergognosi perché sono evitabili e curabili.
Secondo la comunità ostetrica le madri  hanno bisogno di cure prenatali  essenziali,  persone  esperte durante tutti i parti e un'assistenza specialistica per complicazioni che possono essere letali. Ciononostante, i programmi per fornire i servizi che garantiscono la sopravvivenza delle madri e dei loro figli sono malamente sottofinanziati.
Investimenti nell'educazione e programmi di sviluppo di lungo periodo possono offrire alle comunità i mezzi per migliorare la loro sanità. Tuttavia, l'emigrazione di individui con conoscenze e capacità mediche dai Paesi in via di sviluppo provoca la perdita di competenza e di persone necessarie a migliorare il sistema sanitario in quei Paesi.
Inoltre, i governi devono continuare ad affrontare le urgenti necessità sanitarie dei bambini in tutto il mondo. Solo nel 2008, si sono verificati 243 milioni di casi di malaria che hanno causato più di 800.000 morti. Nello stesso modo, infezioni respiratorie, malattie digestive e derivanti da un'alimentazione inadeguata, che però sarebbero curabili ed evitabili, continuano a essere la causa principale di morte infantile nel mondo in via di sviluppo. Malattie che sono state da tempo debellate nei Paesi industrializzati continuano a devastare bambini nel mondo in via di sviluppo ed è necessaria una solidarietà globale per garantire che i bambini poveri abbiano accesso all'assistenza medica e all'alimentazione di cui hanno bisogno.
Presidente,
nell'estendere a tutti l'assistenza sanitaria, la società civile, incluse le organizzazioni di stampo religioso, deve impegnarsi. In molti angoli del mondo, le cliniche e gli ospedali cattolici continuano a essere in prima linea nell'offrire assistenza sanitaria primaria, in particolare alle persone più emarginate della società. Queste organizzazioni non a scopo di lucro offrono assistenza a quanti la società ha lasciato indietro o per i quali offrire servizi è troppo difficile o toppo pericoloso. Queste organizzazioni vivendo con e fra quanti servono, promuovono la solidarietà nella comunità e contribuiscono a una comprensione unica delle necessità di quest'ultima.


(©L'Osservatore Romano - 15 aprile 2010)
OFFLINE
Post: 31.493
Registrato il: 02/05/2009
Registrato il: 02/05/2009
Sesso: Maschile
09/05/2010 11:20

Intervento della Santa Sede alle Nazioni Unite

Il rischio che il nucleare civile finisca in armamenti


Pubblichiamo la traduzione dell'intervento pronunciato il 6 maggio dall'arcivescovo Celestino Migliore, Osservatore Permanente della Santa Sede presso l'Organizzazione delle Nazioni Unite a New York, in occasione della Conferenza di Esame delle Parti 2010 del Trattato di non proliferazione delle armi nucleari.
 
 
Signor Presidente,
mi permetta di congratularmi per la sua elezione alla presidenza della Conferenza per la revisione del Trattato di non-proliferazione nucleare del 2010. La mia Delegazione assicura pieno sostegno ai suoi sforzi per un esito positivo della Conferenza.

Innanzitutto, desidero leggere il messaggio che Papa Benedetto XVI ha inviato a questa Conferenza:  "Il processo verso un disarmo nucleare concertato e sicuro è strettamente connesso con il pieno e sollecito adempimento dei relativi impegni internazionali. La pace, infatti, riposa sulla fiducia e sul rispetto degli obblighi assunti e non soltanto sull'equilibrio delle forze. In tale spirito, incoraggio le iniziative che perseguono un progressivo disarmo e la la creazione di zone libere da armi nucleari, nella prospettiva della loro completa eliminazione dal pianeta. Esorto tutti i partecipanti alla riunione di New York a superare i condizionamenti della storia e a tessere pazientemente la trama politica ed economica della pace per aiutare lo sviluppo integrale umano e le autentiche ispirazioni dei Popoli".

Le armi nucleari sono ormai da decenni un tema centrale sull'agenda del disarmo. Queste armi continuano a esistere in quantitativi
enormi e alcune di esse sono operativamente pronte. Non sono più soltanto un deterrente, ma si sono radicate nelle dottrine militari delle maggiori potenze. Il pericolo della proliferazione si è intensificato. La minaccia di terrorismo nucleare è divenuta reale.

In questo contesto il Trattato di non proliferazione nucleare (Tnp) resta uno strumento multilaterale valido e indispensabile che vincola gli Stati aderenti nella sua totalità e in particolare nel suo richiamo a negoziati "in buona fede su misure concrete relative alla cessazione della corsa agli armamenti nucleari al più presto e al disarmo nucleare e su un Trattato sul disarmo generale e completo sotto controllo internazionale stretto ed efficace" (Art. vi).

Una delle sfide consiste nel fatto che gli Stati che detengono armi nucleari, quarant'anni dopo l'entrata in vigore del Tnp, devono ancora perseguire in modo chiaro e concreto questi negoziati previsti dall'articolo vi del Tnp, devono ottemperare alle indicazioni della Corte Internazionale di Giustizia secondo la quale si devono concludere negoziati per l'eliminazione delle armi nucleari, e devono compiere quelle misure adottate nel 2000 per la loro completa eliminazione. Il disarmo nucleare è uno dei pilastri del Trattato e in definitiva condiziona gli altri due per un semplice fatto:  fino a quando esisteranno le armi nucleari, esse permetteranno e incoraggeranno la proliferazione, e ci sarà sempre il rischio che il nucleare prodotto per l'uso pacifico di energia finisca poi in armamenti. La concretezza delle nostre preoccupazioni e dei nostri sforzi per porre fine alla proliferazione nucleare deve essere sostenuta da una forte autorità morale, un'autorità morale che deriva innanzitutto dal rispetto e dal mantenimento delle promesse e degli impegni.

Le dottrine militari che continuano a basarsi sulle armi nucleari come strumenti di sicurezza e di difesa o perfino come misura di potere, de facto rallentano il disarmo nucleare e i processi di non proliferazione. La Santa Sede sostiene con vigore sia un disarmo nucleare trasparente, verificabile, globale e irreversibile, sia l'affrontare seriamente le questioni delle armi nucleari strategiche, quelle tattiche e i loro strumenti di utilizzo. In questo contesto, la Santa Sede accoglie con favore il nuovo Trattato di Riduzione delle Armi strategiche. L'entrata in vigore del Trattato sull'interdizione globale degli esperimenti nucleari (Ctbt) è la più alta priorità. La messa al bando universale delle esplosioni nucleari inibirà lo sviluppo di armi nucleari e quindi contribuirà al disarmo nucleare e alla non proliferazione e impedirà ulteriori danni all'ambiente. In questa direzione, è cruciale fermare la produzione e il trasferimento di materiale fissile per le armi. L'immediato inizio del negoziato per un Trattato per la messa al Bando della produzione di materiale sissile (Fmct) è una questione di responsabilità e non deve essere ulteriormente procrastinato. La Santa Sede incoraggia anche gli Stati che detengono armi nucleari e quanti le possiedono a ratificare i rispettivi Protocolli dei Trattati sulle Zone libere da Armi nucleari e sostiene con vigore gli sforzi per creare una zona del genere in Medio Oriente. Le zone libere da armi nucleari sono il miglior esempio di fiducia e affermazione che la pace e la sicurezza sono possibili senza possedere armi nucleari.

La comunità internazionale deve cercare nuove modalità per il disarmo nucleare. È un fatto che nessuna forza sulla terra sarà in grado di proteggere le popolazioni civili dall'esplosione di bombe nucleari che potrebbero causare milioni di morti immediate. Il disarmo nucleare e la non proliferazione sono infatti essenziali anche da un punto di vista umanitario. Ogni passo verso la non-proliferazione e il programma di disarmo devono sempre essere rivolti alla sicurezza e alla sopravvivenza dell'umanità e devono basarsi sui principi del valore preminente e intrinseco della dignità umana e della centralità della persona umana, che sono il fondamento del diritto umanitario internazionale. Lezioni importanti si possono apprendere dalla Convenzione sulle Munizioni a Grappolo e dal Trattato sulla messa al Bando delle Mine Antiuomo, che dimostrano entrambi come sia possibile fare una reale differenza per la sicurezza umana, abbandonando le vecchie abitudini.

Signor Presidente, il mondo è giunto al momento opportuno per cominciare a soddisfare in modo sistematico i requisiti legali, politici e tecnici per un mondo libero da armi nucleari. Per questo motivo, dovrebbe cominciare il prima possibile il lavoro preparatorio sulla Convenzione e sull'accordo quadro per una eliminazione graduale delle armi nucleari.


(©L'Osservatore Romano - 9 maggio 2010)
Amministra Discussione: | Chiudi | Sposta | Cancella | Modifica | Notifica email Pagina precedente | 1 | Pagina successiva
Nuova Discussione
 | 
Rispondi
Cerca nel forum

Feed | Forum | Bacheca | Album | Utenti | Cerca | Login | Registrati | Amministra
Crea forum gratis, gestisci la tua comunità! Iscriviti a FreeForumZone
FreeForumZone [v.6.1] - Leggendo la pagina si accettano regolamento e privacy
Tutti gli orari sono GMT+01:00. Adesso sono le 10:14. Versione: Stampabile | Mobile
Copyright © 2000-2024 FFZ srl - www.freeforumzone.com