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Caravaggio dietro Caravaggio

Ultimo Aggiornamento: 09/06/2010 16:57
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Caravaggio, né eretico né maledetto
Intervista a Rodolfo Papa, autore di un libro sull'artista

di Marialuisa Viglione

ROMA, martedì, 9 marzo 2010 (ZENIT.org).-
 
Caravaggio non è per nulla rivoluzionario, né eretico, e piaceva moltissimo ai suoi contemporanei proprio come a noi. I prìncipi facevano a gara per avere anche solo un suo quadro.

Lo sostiene da sempre lo storico dell’arte Rodolfo Papa, docente alla Pontificia Università Urbaniana di Roma, e lo riconferma nella sua recente pubblicazione “Caravaggio. Le origini, i modelli”, un dossier monografico uscito con la rivista Arte Dossier della Giunti.

Che Caravaggio piaccia molto anche oggi lo si vede dalle code alle Scuderie del Quirinale, con record di biglietti venduti, a 400 anni dalla morte.

Quindi non è vero niente di tutto quello che si dice di Caravaggio: che i suoi quadri erano rifiutati, che era eretico, che non piaceva a nessuno perché aveva rivoluzionato l’arte?

Papa: Caravaggio, pur essendo amatissimo, è vittima di una serie di fraintendimenti che rischiano di offuscarne il vero valore artistico.

Primo tra tutti il “maledettismo”, quell’aura di artista maledetto che ricopre le sue opere di una coltre fuligginosa. Quando i mass media parlano di Caravaggio lo fanno usando un linguaggio che lo assimila a comportamenti decadenti dell’epoca bohémien della Parigi di inizio ‘900. Ed è una falsità storica, oltre ad essere storiograficamente scorretto. Caravaggio è uomo del suo tempo e non del nostro.

Anche se tanto ci piace, perché ci vediamo riflessi nei suoi dipinti, o almeno così ci sembra, Caravaggio è un uomo del tardo Cinquecento, immerso innanzitutto nella sua cultura cattolica, mentre noi siamo “post-moderni” rassicurati nel nostro vuoto relativismo. Ma la questione più importante non è quella biografica - anche se è un punto di partenza sbagliato per osservarne l’opera - quanto quella teoretica, che produce disastri ben maggiori.

Qual è allora questa questione teoretica che produce disastri così grandi? Non è vero che fu rivoluzionario dal punto di vista artistico?

Papa: Oltre al “maledettismo”, c’è il fraintendimento del termine usato per gli artisti pre-contemporanei che, quando li si vuole esaltare, si definiscono “rivoluzionari”. Quindi Caravaggio viene detto artista bohémien e rivoluzionario.

Questo accade perché si applicano categorie critiche novecentesche ad artisti che non sono contemporanei, e tantomeno hanno mai avuto la volontà di esserlo. Chiariamo: il termine “rivoluzione” indica un cambiamento radicale, un azzeramento di tutto il passato e l’apertura a qualcosa di totalmente diverso e soprattutto di antitetico al sistema precedente.

Faccio un esempio. Vasilij Kandinskij con il suo testo teorico Punto, linea, superficie, esce in maniera rivoluzionaria dall’impostazione teorica delle Belle arti, creando un sistema antitetico, anti-cristiano. Riposando sulle idee esoteriche della teoria teosofica elaborata da Madame H.P. Blavatszky e sulle teorie dell’empatia di Worringer Kandinskij, azzera tutta la tradizione cristiana, che era riuscita, attraverso secoli, a costruire un sistema teoretico attorno al concetto di corpo e di bellezza. E si pone fuori dalla tradizione cristiana, negandola. Lui è davvero un rivoluzionario.

Caravaggio, al contrario di Kandinskij, è un artista che conosce e comprende tutta la tradizione al punto da seguirla sia nelle finalità che nelle istanze. Anzi ci aggiunge qualcosa per potenziarla, per migliorarla. E’ un innovatore perché non distrugge nulla, anzi compie e completa il lavoro di quelli che lo hanno preceduto. E non si tratta solo di una banale questione di stile.

In che senso non è solo una questione di stile? Che cosa intende per stile?


Papa: Lo stile non corrisponde all’arte. L’arte è una cosa più completa. Lo stile è una categoria dell’arte, un sottinsieme. Il termine “stile” - introdotto da alcuni storici dell’arte “filologi” alla metà del XIX secolo - è ormai poco chiaro, sopravvalutato e invadente.

Addirittura in alcuni casi viene equivocato con arte. E‘ il come si dipinge. E’ l’insieme delle convenzioni figurative che distinguono le personalità artistiche e le accomunano tra di loro, maestri, scolari, collaboratori, imitatori. Con Burckhardt diventa un’astrazione storiografica, che schematizza periodi storici sotto l’insegna di un unico comune denominatore, ignorando le peculiarità specifiche delle singole personalità, in una indistinta sequenza di periodi stilistici chiusi in compartimenti, come il Rinascimento, il Barocco, il Gotico.

Se la nozione è utile per generali ricostruzioni storiografiche, è d’impaccio per l’analisi di un’opera d’arte, in quanto appare troppo rigida e poco duttile. Servirebbe una nozione che, pur sottolineando gli elementi comuni a un gruppo di artisti, fosse capace di rimanere aperta ai contributi delle singole personalità.

Allora quale termine proporrebbe per sostituire l’uso equivoco di “stile”?

Papa: Al tempo di Caravaggio si usava il termine schola, per intendere la cifra artistica di un gruppo di artisti o di una singola bottega, o di un artista e i suoi seguaci. Questo termine proprio per il suo carattere descrittivo, usato tra Cinquecento e Seicento, garantisce una certa aderenza a quello che si vuole dire, senza cadere in generalizzazioni e schematismi fuorvianti.

La comprensione di questo passaggio nodale della questione artistica è utile per capire anche le questioni d’arte contemporanee.

Ci può fare un esempio di questa applicazione in ambito contemporaneo?

Papa: La più importante questione artistica contemporanea che io conosco è quella che si muove attorno all’interpretazione di un articolo della Sacrosanctum Concilium, ovvero la Costituzione sulla Sacra Liturgia del Concilio Vaticano II, ed esattamente il numero 123 del capitolo VII, in cui viene affrontata la questione stilistica.

Qui si legge: «La Chiesa non ha mai avuto come proprio un particolare stile artistico, ma, secondo l'indole e le condizioni dei popoli e le esigenze dei vari riti, ha ammesso le forme artistiche di ogni epoca, creando così, nel corso dei secoli, un tesoro artistico da conservarsi con ogni cura. Anche l'arte del nostro tempo e di tutti i popoli e paesi abbia nella Chiesa libertà di espressione, purché serva con la dovuta riverenza e il dovuto onore alle esigenze degli edifici sacri e dei sacri riti. In tal modo essa potrà aggiungere la propria voce al mirabile concerto di gloria che uomini eccelsi innalzarono nei secoli passati alla fede cattolica».

Come si può notare i termini della questione vengono affrontati correttamente e con una proprietà di linguaggio esemplare. Il termine “stile” è evidentemente sottoinsieme del concetto di arte. Infatti viene affermato che esistono molti stili - molte schole - all’interno dell’unica tradizione artistica che nel corso dei secoli si è andata definendo come arte, e in particolare come arte cristiana.

Infatti l’arte cristiana comprende vari stili. Per citarne alcuni: bizantino, gotico, romanico, rinascimentale, barocco, neoclassico...

Papa: La questione essenziale non si gioca mai nel “sottoinsieme” del fattore stilistico, che è e rimane sempre una questione di risultato, ma la faccenda è da sempre una questione teoretica, che riguarda l’ “insieme”, ovvero l’arte.

L’arte che usa la Chiesa non può essere un’arte qualsiasi, ma deve invece rispondere alle esigenze fondative dipendenti dal Magistero. In altre parole, l’arte deve essere capace di valore veritativo attraverso la bellezza, non arbitraria e non relativista. Così gli artisti l’hanno concepita nel corso dei secoli, in accordo alle esigenze della Chiesa. L’arte cristiana ha un suo statuto peculiare, perché è fondata esattamente nell’incontro tra fede e ragione.

Il pensiero cattolico che si sviluppa tra Medioevo, Rinascimento e Barocco è un grande tesoro, responsabile della produzione di innumerevoli capolavori che narrano la nostra fede, come nel caso di Caravaggio. Se correttamente utilizzato, è capace ancora oggi di costruire nuove schole, al servizio della verità e della bellezza, al passo con i tempi.

Questa è la vera sfida del nostro tempo, l’ambito di ricerca sul quale scommettere ed investire. Solo un manipolo di eroici artisti cattolici si sono impegnati con pochi mezzi, nel disinteresse generale. Purtroppo senza mecenati il laboratorio dell’arte dà poco frutto, perché la ricerca è priva di mezzi.

Quindi tra Caravaggio e noi c’è un filo che ci lega e solo attraverso un’analisi più approfondita comprendiamo perché Caravaggio ci piace tanto. E questo non perché maledetto o rivoluzionario o moderno, ma perché aderisce ai valori dell’arte cristiana: la bellezza, la verità e il realismo. In sostanza l’arte di Caravaggio ci piace perché profondamente cristiana e quindi eterna?

Papa: Esattamente. I principi dell’arte cristiana sono stati concepiti appositamente per dire Cristo, e tutti gli artisti che li hanno pienamente utilizzati ancora oggi, dopo secoli, sanno incantarci attraverso la bellezza, che noi dovremmo saper riprendere e tradurre nella nostra epoca.

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