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NEL CORTILE DI RAVASI CRESCE L'ORTICA?

Ultimo Aggiornamento: 26/02/2010 12:14
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26/02/2010 12:14

NEL CORTILE DI RAVASI CRESCE L'ORTICA?

di Francesco Colafemmina

Già di questi tempi la Chiesa Cattolica non sta messa benissimo, adesso ci si mette anche Ravasi col suo cortile dei gentili...

Incuriosiva da qualche giorno l'operazione "nel cortile dei gentili" di Avvenire. Un cattolico e un paragnosta messi a confronto sulle tematiche della fede. Roba da mendicanti di una visibilità "culturale" e "radical-chic" per i miseri e bisfrattati cattolici, tutti oratorio e rosario. Un altro paio di maniche rispetto al desiderio di riavviare una evangelizzazione delle nazioni europee laicizzate ma bisognose di fede, come la Repubblica Ceca espresso da Benedetto XVI col richiamo all'idea del "cortile dei gentili".

Finalmente il mistero è risolto. Ci ha pensato l'estroso biblista che presiede la cultura vaticana, chiarendo che "il cortile dei gentili" sarà il nome di una nuova fondazione del Pontificio Consiglio della Cultura.Wow... Prima ci ha stupito con gli effetti speciali del 21 novembre: Raul Bova, Lino Banfi, Nanni Moretti accompagnati da Kounellis, Viola e Calatrava, tutti dal Papa, per un "evento" offerto dalla Martini e Rossi. Adesso ci stupisce con una fondazione che avrà i seguenti scopi:

"Primo, creare una rete di persone agnostiche o atee che accettino il dialogo e entrino come membri nella Fondazione e quindi del nostro dicastero. Inoltre, vogliamo avviare contatti con organizzazioni atee per avviare un confronto (non certo con l’Uaar italiana, che è folcloristica). Terzo, studiare lo spazio della spiritualità dei senza Dio su cui aveva già indagato la Cattedra dei non credenti del cardinale Martini a Milano. Infine, sviluppare i temi del rapporto tra religione, società, pace e natura. Vorremmo, con questa iniziativa, aiutare tutti ad uscire da una concezione povera del credere, far capire che la teologia ha dignità scientifica e statuto epistemologico. La Fondazione vorrebbe organizzare ogni anno un grande evento per affrontare, di volta in volta, uno di questi temi."

Ma io dico perché non invitare anche il Cicap? E perché non Giacobbo di Voyager? E perché non Cecchi Paone, Pannella e la Bonino? Voglio dire, sono atei e agnostici anche loro (non so Giacobbo, ma almeno fa folklore come l'Uaar)? Allora invitiamoli!
Questa volta chiaramente non serviranno le poche migliaia di euro della Martini & Rossi per l'evento del 21 novembre. Adesso si tratta di raggranellare moneta: a questo servono le fondazioni! E dove ci vediamo per il prossimo incontro con i paragnosti?

"Nella seconda metà di quest’anno, probabilmente a Parigi, città molto viva su questi argomenti: abbiamo già avuto la disponibilità di Julia Kristeva".

Un attimo! Ma questa Kristeva sarà mica l'ex maoista che ha pubblicato recentemente un romanzo dal titolo "Teresa, mon amour"? E non è forse lei l'autrice di questa "ode a Santa Teresa" che comincia così: "Je vous salue, Thérèse, femme sans frontières, corps physique érotique hystérique épileptique, qui se fait verbe qui se fait chair..."(trad: "Io vi saluto, Teresa, donna senza frontiere, corpo fisico erotico isterico epilettico, che si fa verbo che si fa carne...")?

Ma dai? E, aspetta, aspetta... la Kristeva non è forse la grande intellettuale che partecipa sia agli incontri per la Quaresima organizzati dall'Arcivescovado di Parigi, sia alle più frugali riunioni del Grand Orient de France? Sì, perché cercando sulla rete possiamo riscontrare che l'ottima psicanalista gentilesca ha partecipato ad esempio:

- nel 2008 al "Salone massonico del libro" organizzato dall'Institute Maconique de France, relazionando nel corso di una tavola rotonda sul tema « Le XXIème siècle sera-t-il féminin ? ». Tavola rotonda organizzata dalla Grande Loge Féminine de France.

- nel 2007 ha partecipato sempre al "Salone massonico del libro" in una tavola rotonda dal titolo:« La liberté absolue de conscience a-t-elle encore un avenir ? » organizzata da La Chaine d'Union (casa editrice massonica).

Risparmio altre connessioni frammassoniche della grande intellettuale francese. Passo quindi a leggervi quanto la professoressa Kristeva ( ma anche suo marito - altro grande intellettuale parigino – Philippe Sollers) pensano riguardo l’inculturazione dei “gentili” promossa da Benedetto XVI. La Kristeva ne parlò già nel 2006 nel corso di una sua riflessione sulla quaresima a Parigi:

“…Di fronte a voi, signore e signori, c’è una donna non credente, convinta però che il “genio del cristianesimo” abbia introdotto e continui a diffondere innovazioni radicali nell’esperienza religiosa degli esseri dotati di parola. Innovazioni delle quali non abbiamo ancora misurato appieno la portata rivelatrice e, in questo senso, rivoluzionaria, che gli stessi cristiani non si arrischiano a riconoscere o a far riconoscere come “peculiarità cristiana” nello scontro tra le religioni in atto. Tra queste innovazioni specifiche, quella che riguarda la sofferenza è forse la più radicale perché, paradossalmente, è meno misteriosa e quindi più universale. La sofferenza del Cristo in croce, - quella che si impone a voi, a me, in questi giorni di Quaresima, quella che affascina gli uomini nel percorso pasquale che precede la Resurrezione – la sofferenza di Cristo, quindi, non appartiene né al mistero con cui si confronta la fede quando si accosta alla nascita verginale dell’Uomo Dio, né a quell’altro mistero, che interpella la fede nella Resurrezione. Tra i due poli dell’Incarnazione… e della Resurrezione del Figlio di Dio alla destra del Padre, che promette la resurrezione di tutti i corpi, lasofferenza di Gesù, pur essendo parossistica, è comunque condivisibile, e in questo senso comune a tutti. (…) La mia lettura della passione di Cristo mi conduce a un sogno: che le vere alleanze, necessarie contro la barbarie in aumento, potrebbero essere strette non solo, e probabilmente non tanto tra il cristianesimo e le altre religioni oggi tentate dall’integralismo, ma tra il cristianesimo e la visione della complessità umana alla quale io aderisco, che è derivata dal cristianesimo, benché ormai distaccata da esso, e che coltiva l’ambizione di spiegare le strade rischiose della libertà.”

Dunque il Cristianesimo è una specie di animale da analizzare perché grazie alla complessa struttura psichica del pensiero cristiano, questa religione è in grado di stimolare alcune proficue sensibilità dell’uomo... Chiaramente è un animale da osservare, proteggere, interpretare, come faceva Konrad Lorenz con le sue anatre. Non certo una religione da abbracciare! Ci mancherebbe altro. D’altronde secondo voi è possibile leggere il Cristianesimo secondo una prospettiva ideologica e psicanalitica non cristiana? Facendo così lo si può interpretare, si può cercare di comprenderlo dalla propria prospettiva, non però dalla sua prospettiva. Perché per comprendere il Cristianesimo bisogna leggerlo oggettivamente per quello che è. Bisogna evitare di cedere al relativismo interpretativo per contemplare la realtà della fede che è sotto i nostri occhi: i cristiani credono in Cristo, Figlio di Dio, morto e risorto per la salvezza dell’uomo. E’ così semplice. Ma è anche chiaro che nessun ateo è in grado di fermarsi a questa realtà oggettiva, e ciò che gli viene naturale è reinterpretare, rileggere secondo la propria chiave di lettura più comoda una religione naturalmente “scomoda”.

Ad ogni modo lasciandovi alla contemplazione del bel documentario sulla Massoneria, cui ha partecipato lo stesso eclettico Philippe Sollers, inviterei i lettori a riflettere su questa idea di “cultura” promossa da Mons. Ravasi. Cultura intesa non come struttura dell’identità umana nella storia, ma come reverie dialettico narcisistica da circolo letterario fin de siecle. Cultura da poltrona di pelle e sigaro cubano (meglio pipa di mogano), da discussione dialettico autoconsolatrice di chi è così sazio della Verità da doverla ricercare in compagnia di improbabili eccentrici planetoidi della galassia laicistico massonica.

Piuttosto mi vien voglia di rileggervi quanto diceva Santa Teresa d’Avila, sì, l’epilettica-isterico-erotica della Kristeva:

“Ritenevo che tutte immerse nell’orazione per i difensori della Chiesa, per i predicatori e per i dotti che le fanno scudo, avremmo aiutato nei limiti del nostro possibile questo mio Signore, così angariato da coloro cui ha fatto tanto bene, da suscitare l’impressione che questi traditori lo vogliano ora rinchiodare in croce, senza lasciargli un luogo ove reclinare il capo. Oh, mio Redentore, il mio cuore non può proprio affrontare tale vista senza rimanerne prostrato! Che razza di atteggiamento è quello assunto ora dai cristiani? Possibile che a torturarti siano sempre alcuni di loro, quelli cui tu fai migliori concessioni, quelli che ti devono di più, quelli che tu scegli per tuoi amici, quelli fra cui convivi e cui ti comunichi coi sacramenti? Non sono ancora sazi, Signore dell’anima mia, dei tormenti a te inflitti dai Giudei?”

Santa Teresa d’Avila, Manoscritto dell’Escorial, c.1,2-3.

Fides et Forma

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