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La questione educativa alla luce del tema della speranza

Ultimo Aggiornamento: 05/03/2010 12:42
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05/03/2010 12:42

La questione educativa alla luce del tema della speranza
Intervento del Direttore dell'Ufficio per la Pastorale Universitaria della Diocesi di Roma

ROMA, giovedì, 4 marzo 2010 (ZENIT.org).-
 
E’ stato presentato lunedì 1 marzo, presso l’Aula Magna dell’Università Roma Tre, il libro “Educare alla speranza. Itinerari pedagogici e didattici speciali” (Franco Angeli) a cura della prof.ssa Anna Maria Favorini.

Il volume è la raccolta degli atti del convegno “Educare alla speranza oggi. Sfide educative e itinerari pedagogici per uno sviluppo integrale della persona”, che si è svolto lo scorso maggio a Roma.

Riportiamo di seguito l'intervento tenuto per l'occasione da monsignor Lorenzo Leuzzi, Direttore dell’Ufficio per la Pastorale Universitaria della Diocesi di Roma.


* * *

Sono lieto di presentare il volume "Educare alla speranza. Itinerari pedagogici e didattici speciali", curato dalla professoressa Anna Maria Favorini, che raccoglie i contributi di autorevoli docenti universitari presenti al Convegno svoltosi nei giorni 7-9 maggio 2009 promosso dalle Facoltà di Scienze della Formazione delle Università di Roma.

La riflessione sulla questione educativa sollecita la responsabilità di tutti gli operatori culturali e sociali, sia nelle istituzioni pubbliche come in quelle religiose, sia nella comunità familiare che nelle diverse forme di aggregazioni sociali.

E ciò non soltanto per il diffondersi della crisi dei valori tradizionali o il moltiplicarsi di episodi che manifestano gravi carenze educative, ma per accogliere la sfida del comune sentire circa la difficoltà di educare e l’urgenza di una sua rivisitazione antropologica e metodologica.

La disaffezione all’impegno educativo da parte di molti operatori, scoraggiati dai risultati di fronte ad un impegno talvolta anche eroico, costituisce un forte richiamo a lavorare insieme per offrire indicazioni non solo occasionali, ma strutturali, ossia capaci di suscitare percorsi di progettualità educativa tali da coinvolgere le tante energie ancora disponibili per una nuova stagione di impegno.

Il presente volume vuole essere una concreta testimonianza che è possibile lavorare insieme con competenze specifiche, ma soprattutto che la nuova questione educativa può essere compresa e servita a partire dalla realtà e non dall’astrazione, dalla concreta esistenza umana e non dall’utopia.

È proprio il tema della speranza a porre la nuova questione educativa nel tornante concreto della storia e ad evitare che la questione educativa si dilati in un orizzonte idealistico privo di spessore storico.

Infatti la speranza si pone come crocevia del processo educativo, orientandolo verso l’utopia e l’astrazione, oppure verso la realtà concreta e storica.

La crisi dell’educazione, infatti, è un fenomeno che appartiene alla non chiara comprensione della nuova realtà storica, in quanto la società sta ormai completando il suo passaggio dalla dimensione statica per entrare definitivamente nella dimensione storico-dinamica.

Dal momento che l’educazione chiama in causa la realtà, senza la quale l’educazione si svuota di contenuto e si riduce a semplice metodologia, si tratta di scoprire, a partire dal tema della speranza, qual è la realtà che nell’attuale contesto culturale è la fonte dell’educatività.

Educare, infatti, significa rendere l’uomo capace di scoprire e di assumere la verità profonda di sé: quella di essere l’unica realtà del creato che ha la possibilità di arricchirsi ontologicamente attraverso la partecipazione alla costruzione della comunità. Solo l’uomo è persona perché è costruttore, e non solo in senso etico-morale, ma soprattutto ontologico.

La novità della questione educativa si annida in questa emergenza socio-culturale: sempre più nella società attuale si fa luce la dimensione storico-dinamica dell’esistenza umana, che non è altro rispetto a ciò che accade nella società ma è la sua manifestazione storica più piena.

In altri termini l’emergenza educativa è tale, e può essere compresa nella sua profondità, solo in riferimento a questa nuova situazione storica, altrimenti resta confinata in un’anacronistica nostalgia del passato.

Il passaggio dalla società statica a quella dinamica pone una vera emergenza educativa perché postula il passaggio dall’educare l’uomo buono all’uomo costruttore. E ciò non è di poco conto. È una vera rivoluzione copernicana.

Tale emergenza si rivela in tutta la sua portata quando si vuole rispondere alla domanda di speranza, che proprio perché si radica nella nuova esigenza esistenziale, cioè dell’uomo costruttore, non può essere accolta e servita senza la comprensione di tale passaggio.

È il motivo per cui il Papa Benedetto XVI nell’Enciclica Spe Salvi ha proposto la distinzione tra le molte speranze, piccole o grandi, e la grande speranza, indicando di fatto la radice di ciò che in altre occasioni ha chiamato emergenza educativa.

Tale emergenza non è di natura puramente sociologica o spirituale, ma chiama in causa la dimensione ontologica dell’esistenza umana, quella cioè che fa dell’uomo un costruttore.

Si spiega in tal modo la condivisione diffusa del tema della speranza, soprattutto dopo gli eventi dell’89, del 2001 e del 2008. Tre date che hanno segnato il destino di progettualità annunciatrici di speranza. Tutto si è infranto di fronte alla solidità della realtà: non c’è spazio per l’utopia o per l’antirealismo.

L’uomo può sognare o sperare, ma è la realtà che alla fine prende il sopravvento. E la realtà è questa: l’uomo è entrato nella società storico-dinamica, può essere costruttore e non semplice spettatore, anche se moralmente buono.

La vera questione educativa, vera emergenza, è il passaggio dall’educare l’uomo buono all’educare l’uomo costruttore. Un passaggio molto più impegnativo, ma molto più affascinante, si tratta di aiutare l’uomo a saper progettare e ciò può realizzarsi solo se c’è la grande speranza.

Pertanto per educare alla speranza bisogna essere consapevoli che è già operante nella storia la grande speranza e che è possibile educare l’uomo ad essere costruttore. Non una semplice revisione metodologica, ma assunzione di responsabilità.

Il futuro della società dipenderà dalla capacità educativa di formare uomini e donne impegnati nella costruzione con fiducia e responsabilità.

È l’impegno dei partecipanti al convegno. È l’auspicio di tutti gli uomini che hanno a cuore le sorti delle nuove generazioni e della società.

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