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Massima chiarezza sugli abusi in Germania

Ultimo Aggiornamento: 23/03/2010 17:30
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"Modesto esercizio antipapista"

Vian ci spiega perché Küng è fa "errori madornali" su celibato e pedofilia


Il direttore dell’Osservatore Romano sostiene che il teologo antiratzingeriano “cade sempre nelle stesse banalità”. Il Papa sa degli attacchi e se ne dispiace

di Paolo Rodari

“Ratzinger reciti il mea culpa sulla pedofilia” scriveva ieri su Repubblica il “teologo ribelle” Hans Küng, perché da arcivescovo di Monaco prima, da prefetto della Congregazione per la dottrina della fede e da Pontefice poi, pur conoscendo “i più gravi reati sessuali commessi dal clero in tutto il mondo” non ha fatto nulla per evitarli. Cosa avrebbe dovuto fare? Denunziare per tempo i preti pedofili e abolire il vincolo del celibato sacerdotale il quale, dice Küng citando lo psicoterapeuta americano Richard Sipe, “può favorire tendenze pedofile”. A queste parole è Gian Maria Vian, direttore dell’Osservatore Romano e voce autorevole dentro le mura leonine, che decide di rispondere. Lo fa, Vian, chiarendo subito un concetto: “L’articolo di Küng è modesto e di pessimo gusto. Non meriterebbe risposta ma siccome gli attacchi al Pontefice sono diretti ed espliciti qualche parola ritengo sia opportuno dirla”.
Del resto, non è la prima volta che Vian interviene contro Küng. Lo fece con un editoriale sul giornale vaticano il 29 ottobre scorso. Il teologo svizzero criticò la decisione del Papa di aprire le porte agli anglicani, “il Papa pesca nell’acqua di destra” scrisse Küng. E Vian rispose per le rime: “Le critiche di Küng sono lontanissime dalla realtà”. Parole che Vian userebbe anche oggi? “Sostanzialmente sì”, dice. “Dispiace che uno come Küng, antico collega di Ratzinger e amico, cada sempre nelle stesse banalità.
E lo faccia contro il Papa il quale, ricordiamolo, nel 2005, solo cinque mesi dopo la sua elezione, lo invitò a Castelgandolfo, in amicizia, per discutere delle comuni basi etiche delle religioni e del rapporto tra ragione e fede”. Küng chiede l’abolizione del celibato sacerdotale e insieme accusa Ratzinger di aver coperto gli abusi su minori commessi da preti.
In particolare parla di quando l’attuale Papa era arcivescovo di Monaco: “Lasciamo stare Monaco. I fatti non sono andati come Küng e certa stampa li ha raccontati. Ratzinger, quando era arcivescovo di Monaco, accolse nella propria diocesi un prete accusato di pedofilia. Venne mandato a Monaco per curarsi.
Ratzinger chiese che non venisse impiegato pastoralmente ma qualcuno disobbedì. Al di là delle vicende di Monaco, sono principalmente gli attacchi personali di Küng al Papa e anche al presidente dei vescovi tedeschi Robert Zollitsch che stupiscono perché sembrano fatti più a beneficio del grande pubblico che per altro”. Cioè? “Küng offre articoli preconfezionati (quello di ieri è stato pubblicato in eguale copia dalla Suddeutsche Zeitung), pezzi scritti più per andare dietro a degli stereotipi che per entrare nel fondo delle questioni”. Quanto dice sul celibato è sbagliato? “Direi di sì. Küng parla della norma ecclesiastica del celibato introdotta soltanto nell’XI secolo. Lo scrive per dire che il celibato prima non esisteva. Ma a parte il fatto che la riforma gregoriana, la grande riforma dell’XI secolo, venne messa in campo proprio con un forte richiamo al valore del celibato così come la traduzione della chiesa l’aveva tramandato, c’è da dire anche un’altra cosa: il celibato ha evidentemente fondamenti neo testamentari. Basta ricordare Matteo (19,11): ‘Vi sono infatti eunuchi che sono nati così dal ventre della madre; ve ne sono alcuni che sono stati resi eunuchi dagli uomini, e vi sono altri che si sono fatti eunuchi per il regno dei cieli. Chi può capire, capisca’. Oppure la prima ai Corinzi (7,1): ‘E’ cosa buona per l’uomo non toccare donna’.
Siamo ai primordi del cristianesimo. Sono parole chiare. Parole poi riprese nella storia della chiesa. Una storia dove la sessualità è altamente valorizzata. Fino ai giorni nostri. Ci stiamo dimenticando dell’importante testo firmato da Margherita Pelaja e Lucetta Scaraffia intitolato ‘Due in una carne. Chiesa e sessualità nella storia’?”. E ancora: “Come si fa a ignorare che la scelta del celibato ha permesso a tante donne di emanciparsi?” Emanciparsi? “Sì. La scelta della vita religiosa è una grande forma di emancipazione femminile. E’ un segno grande che richiama a Dio. Un segno che tanti Pontefici hanno valorizzato. Non dimentichiamoci di Pio XI con la sua ‘Casti connubii’, di Paolo VI con la ‘Sacerdotalis caelibatus’ e la ‘Humanae vitae’, encicliche tanto contestate quanto importanti, di Giovanni Paolo II con tutta la sua teologia del corpo.
Fino a Benedetto XVI, un Papa che ha parlato più volte del celibato e ha messo in campo una grande operazione di trasparenza per quanto riguarda gli abusi su minori commessi da preti. Ha parlato della sporcizia della chiesa nella via crucis del Colosseo pochi giorni prima che Wojtyla morisse. Ha parlato degli abusi dei preti durante il viaggio negli Stati Uniti. In Australia ha addirittura incontrato l’associazione delle vittime di pedofilia”.
Gli attacchi di Küng senz’altro non fanno piacere al Papa. “Assolutamente no” dice Vian. Ma il Papa ne è informato? “Il Papa legge i giornali, è sempre informato e quanto scrivono i giornali è a sua conoscenza”. Gli arriva tutto? “Assolutamente sì. E si dispiace quando i giornali stravolgono la realtà. Ne ho parlato anche recentemente sul Corriere della Sera quando ho detto che il tentativo che certa stampa sta mettendo in atto è proprio quello di alterare la realtà presentando la chiesa come un ‘club di pedofili’. Una cosa falsa e disgustosa. Per fortuna c’è chi non fa questo tipo di operazioni. Vorrei in questo senso elogiare Angela Merkel che in un discorso al Bundestag ha detto che il problema della pedofilia è di tutta la società”. Gian Maria Vian non ha complessi nell’attaccare la cattiva stampa e nell’elogiare la buona. L’ha fatto proprio con Repubblica, recentemente. Dopo gli attacchi a Küng nello scorso ottobre ha elogiato il quotidiano di Ezio Mauro: “L’ho fatto perché era giusto farlo. Marco Ansaldo sta lavorando molto bene nella ricostruzione delle vicende storiche legate alla figura di Pio XII. E per questo motivo va lodato. Del resto ora sono qui a parlare con il Foglio. Non diceva Maritain che bisogna distinguere per unire?”.

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