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L'abolizione del celibato per sradicare la piaga dei preti pedofili sarebbe inutile anzi controproducente

Ultimo Aggiornamento: 09/03/2010 18:55
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09/03/2010 18:55

Del perché l’abolizione del celibato ecclesiastico, intesa come mezzo per sradicare la piaga dei preti pedofili, sarebbe assolutamente inutile anzi controproducente

(con una citazione dal libro Lolita di Vladimir Nabokov)

 

 

Periodicamente si torna a parlare dei casi di abusi su bambini commessi da disgraziati delinquenti in abito talare e periodicamente c’è sempre qualcuno che tira fuori il nesso tra la pedofilia nel clero e il voto di celibato. La disciplina di feroce castità a cui il Vaticano costringe il prete, innaturalmente represso, sarebbe la molla criminogena che fa scattare le pulsioni oscure sotto la cintola e spinge il pastore a violentare l’agnello. Il rimedio universale, il refrain obnubilante raccomandato da tutto il pensiero ecclesialmente corretto compresi molti stessi sacerdoti ed episcopi accomodanti col mondo, sarebbe abolire il celibato e inaugurare l’era dell’Acquario del libero amore in libera chiesa. Così i preti saranno felici e i bambini saranno salvi.

 

L’idea descritta qui sopra è un esempio di *dogma*. Definiscesi *dogma*, interposto tra gli asterischi onde distinguerlo dal termine dogma canonicamente inteso, un concetto che viene ripetuto e ribadito dalle asserite figure d’autorità così tante volte fino a che esso è intellettualmente bevuto e digerito senza previa masticatura, senza averlo seriamente meditato e ruminato, senza averne personalmente controllata la veridicità e/o l’affidabilità delle fonti. Colui che cade nella trappola del *dogma* si autocondanna a pensare un concetto standardizzato e preconfezionato nonché sovente a fungere da cassa di risonanza e contribuire alla sua diffusione praticamente epidemica. Ed è importante specificare che il *dogma* non fa distinzioni riguardo a religione politica ceto sociale livello d’istruzione cursus honorum eccetera: le semplificazioni farsesche noi-pensiamo-voi-credete piacciono tanto ai manichei che si nutrono di odi freddi, ma la realtà è sempre più complessa di qualunque appagante schemino ideologico. Il *dogma* attecchisce ovunque e insidia tutti, e può insinuarsi anche in una mente per altri versi abituata a pensare correttamente. Nessuno è al sicuro.

Per smontare il succitato *dogma* sui preti pedofili basta riflettere un po’, ma sul serio, sui preti e sui pedofili.

 

A proposito dei preti – L’idea che il prete concupisca i bambini come conseguenza del suo impedimento verso gli adulti è risibile, ma non perché si debba nutrire fiducia incondizionata nella virtù del prete, bensì al contrario proprio perché la storia universale dimostra che se si vuole si può. Per un sacerdote avere rapporti sessuali non è impossibile, ed anzi è lecito sospettare che non sia neanche troppo difficile. Le cose accadono: parroci con la perpetua “particolare”, o impegnati in relazioni con una parrocchiana, magari anche risapute nella comunità ma su cui si chiudeva un occhio, ce ne sono sempre stati. Basta una rapida ricerca su internet per trovare una vasta pletora di fatti documentati, dal drammatico al tragicomico (esemplare in tal senso il recente caso di Sante Sguotti, quello che insisteva a voler fare il prete mentre teneva famiglia, e che ha avuto il suo quarto d’ora di celebrità come icona antivaticana usa-e-getta).

Ma per fortuna ci sono anche sacerdoti che fanno le cose secondo le regole, e che dopo essersi innamorati, non volendo più fare i preti, chiedono e ottengono la sospensione a divinis e la dispensa per contrarre matrimonio (due esempi al riguardo, così lontani così vicini: Gianni Gennari e Vito Mancuso).

Per non parlare poi degli apostati, ovvero quelli che traslocano più o meno spontaneamente verso una qualche chiesa protestante dove si può  sposare una donna sposare un uomo cambiare sesso farequellochetipare perché tanto gesù è ammore.

Per non parlare poi di quelli che semplicemente gettano la tonaca alle ortiche, e chi s’è visto s’è visto.

Per non parlare poi dei preti che, senza neanche impegnarsi in relazioni sentimentali più o meno stabili, si limitano a usufruire del meretricio, fino a quando non sono beccati con le mani nel sacco (sic).

Insomma, chi ingenuamente pensa che i preti siano proprio costretti a non fare sesso, forse un prete non l’ha conosciuto mai.

 

A proposito dei pedofili – L’idea che il pedofilo concupisca i bambini come conseguenza del suo impedimento verso gli adulti è altrettanto infondata. Ed ecco arrivato il momento dell’annunciata citazione dal libro Lolita, dal quinto capitolo per la precisione (nella traduzione di Bruno Oddera). Ecco cosa scriveva l’ineffabile Humbert Humbert nelle sue memorie:

 

Stando alle apparenze, io avevo rapporti cosiddetti "normali" con un certo numero di donne terrestri i cui seni erano zucche o pere; nell'intimo, mi consumava una fornace infernale di lussuria localizzata per ogni ninfetta di passaggio che, da codardo rispettoso della legge, non osavo mai avvicinare. Le femmine umane che si lasciavano amare da me erano semplici palliativi. Le sensazioni ch'io derivavo dalla fornicazione naturale, sono senz'altro disposto a crederlo, erano press'a poco uguali a quelle dei maschi normali accoppiati con le loro femmine normali, in quella ritmica routine che fa tremare il mondo. Il guaio è che quei signori non avevano intravisto (ed io sì, invece) beatitudini incomparabilmente più intense. Il più scialbo dei miei sogni erotici era mille volte più abbacinante di tutti gli adulteri che lo scrittore di genio più virile, o l'impotente più ricco di talento, potrebbe immaginare. Il mio mondo era spaccato in due. Conoscevo non già uno solo, ma due sessi, nessuno dei quali mi apparteneva; entrambi verrebbero definiti femminili dall'anatomista. Ma per me, veduti attraverso il prisma dei miei sensi, erano diversi come nero e bianco.

 

Penso che questo brano si commenti da solo, né possiamo ascriverlo semplicemente all’inventiva letteraria del geniale Nabokov. E d’altra parte la cinematografia ci ha regalato una notevole congerie di personaggi, dall’aguzzino di Sleepers al pappone di Taxi Driver, forse meno memorabili di Humbert Humbert ma con la sua stessa caratteristica: sono laici. Costoro potrebbero senza impedimento sposarsi, rimorchiare nei bar, andare a puttane, eppure concupiscono i bambini e li seducono e li stuprano. Come del resto fanno nel mondo reale tutti i padri di famiglia che abusano dei figli e quelli che si appostano davanti alle scuole e quelli che nelle scuole ci lavorano e ne approfittano e insomma tutti i pervertiti spinti dalla propria perversione verso i bambini e non altrove: perché per il pedofilo è il sesso adulto ad essere un surrogato della pederastia, non il contrario.

 

 

Dunque – L’effetto combinato di queste banali osservazioni consente, bastava solo pensarci!, di demolire il *dogma* [ celibato ecclesiastico _ abusi su minori ]. La verità è che un prete pedofilo non è un prete che è diventato pedofilo, ma un pedofilo che è diventato prete.

È ovvio allora che la questione fondamentale non è la disciplina del celibato, ma la selezione all’ingresso. Il problema è proprio questo: ci sono parecchi personaggi che non sarebbero mai dovuti diventare preti, eppure lo sono diventati, con grave danno non solo per la Chiesa ma anche per la società intera (e il discorso non riguarda solo la pedofilia ma anche altri aspetti, es. i preti che parlano più di politica che di vangelo). Perché?

Azzardo una spiegazione parziale: il problema è in qualche modo collegato all’epocale crisi che la Chiesa attraversa da 40-50 anni circa. Parte dei preti e dei vescovi e degli intellettuali cattolici ha disastrosamente frainteso il Concilio Vaticano II e ha pensato che fosse giunto il momento di un cattolicesimo conciliato con il “mondo”, senza più attriti con il pensiero laico dominante (che allora era il marxismo e oggi è l’individualismo relativista). Con catastrofica ingenuità si pensava che questa “pace” avrebbe rafforzato la Chiesa, quando invece non ha fatto altro che indebolirla: i cattolici tiepidi, quelli conformi alla mentalità di massa, sotto sotto soffrono di un inconfessato ma ineludibile complesso d’inferiorità culturale e sono i più esposti al rischio di apostatare. Tra le altre cose, la crisi culturale ha provocato anche un enorme calo delle vocazioni sacerdotali, complice anche il fatto che grande è la confusione sotto il cielo circa la natura e la funzione del sacerdote nel mondo. E a questo punto, se i seminari si trovano con le vocazioni dimezzate o addirittura decimate, è chiaro che – specie laddove la confusione imperversa – può sorgere la tentazione di “essere meno rigorosi”, insomma, già son pochi quelli che vogliono diventare preti, se poi ci mettiamo anche a rifiutarli...

Io spero che in nessun seminario si sia mai permesso che fosse ordinato sacerdote qualcuno di cui si sapeva o si sospettava una pulsione verso i bambini, ma non ci metterei la mano sul fuoco. Però ho il vago sentore che si sia pensato di risolvere il problema rendendo “più facile” il diventar preti, il che presumibilmente non ha aumentato granché il numero dei preti degni di tal nome, i quali sarebbero diventati preti in ogni caso, ma invece ha probabilmente aumentato il numero dei preti-che-sarebbe-stato-meglio-se-non-fossero-diventati-preti, e ha reso le cose più facili per i disgraziati che non sentivano alcuna reale vocazione ma erano molto bravi a fingere ed erano desiderosi di approfittare di quell’aura di autorità che automaticamente permea(va) la figura del sacerdote: i pedofili, insomma (e anche altre categorie tipo gli attivisti politici sotto mentite spoglie, e diciamo pure alcune serpi in seno che combattono il pensiero cattolico “dall’interno”).

Tutto questo non spiega da solo il fenomeno dei preti pedofili, e in generale dei delinquenti ipocriti che entrano nel clero e magari arrivano anche a cariche di non poco conto: questo fenomeno dura ovviamente da ben prima dell’ultimo cinquantennio (Marciel Maciel, un’autorità in materia, fu ordinato nel 1944 – peraltro dallo zio vescovo dopo che era stato espulso da tre seminari, ecco i guai del nepotismo – e meno male che i vescovi non fanno figli proprio perché c’è il celibato…), è un fatto che discende dal peccato originale e dalla casta meretrix e perciò proprio come il peccato può essere, finché durano il mondo e la storia, ridotto ma non eliminato. A mio parere, però, ciò contribuisce a spiegare perché proprio negli anni recenti il fenomeno è statisticamente esploso: perché è esploso anche tutto il resto, specialmente nel cervello di qualcuno.

 

 

Conclusione – È chiaro allora che abolire il celibato ecclesiastico sarebbe perfettamente inutile ai fini che qui interessano: semmai sarebbe anzi controproducente, perché i pedofili infiltrati nei ranghi del clero non dovrebbero far altro che trovarsi moglie e rafforzare il proprio alibi sociale, per poi continuare a insidiare bambini con più tranquillità di prima. Il *dogma* del nesso tra celibato e pederastia non è altro che una pia banalità, tanto di moda presso coloro che non hanno riflettuto correttamente né sull’uno né sull’altra – spiace notare che nella categoria ci sono anche vescovi e cardinali – e molto opportuna per i soliti anticlericali il cui obiettivo primario era e resta l’attacco alla Chiesa cattolica, e a tal fine tutto fa brodo, anche la strumentalizzazione della questione pedofilia.

Ma il problema non si risolverà dando la moglie al prete e rendendo la figura del sacerdote più allineata alla mentalità mondana, bensì esattamente al contrario, con esami di vocazione più rigorosi e selettivi. Il che è proprio quel che sta pazientemente disponendo Benedetto XVI. Se poi questo comporterà nell’immediato un ulteriore calo dei sacerdoti, pazienza, l’importante è che saranno sacerdoti migliori: e intanto preghiamo il Signore che mandi più operai nella vigna.

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