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PIccole e grandi donne

Ultimo Aggiornamento: 12/03/2010 09:24
  L’8 marzo per la donna africana
Combonifem aderisce all’appello della Campagna Noppaw ai media italiani: «Per la festa della donna dedicate le vostre prime pagine alle donne africane!».



08.03.2010:

«L’8 marzo dedicate le prime pagine delle vostre testate alle donne africane e alla loro candidatura al Premio Nobel per la Pace 2011». È questo l’appello di Solidarietà e cooperazione, Cipsi (Coordinamento di 45 associazioni di solidarietà e cooperazione internazionale) e di ChiAma l’Africa ai direttori di quotidiani, telegiornali e radiogiornali al quale la redazione di Combonifemaderisce . «Le donne africane sono protagoniste trainanti sia nei settori della vita quotidiana che nell’attività politica e sociale. Donne imprenditrici, impegnate in politica, donne che si assumono il ruolo di promotrici dei diritti, della salute, della pace. Ed è a loro che vorremmo venisse data voce in un giorno storicamente dedicato alle donne, alla rivendicazione dei loro diritti e alla lotta contro ogni forma di violenza perpetrata nei loro confronti».

La Campagna Noppaw prosegue per assegnare il Premio Nobel per la pace 2011 alle donne africane, un premio collettivo per riconoscere il loro protagonismo in tutti gli ambiti della società. In questi ultimi giorni, l’appello è stato firmato dall’attuale presidente della Camera Gianfranco Fini e dal suo predecessore Fausto Bertinotti , che si è impegnato in prima persona per far aderire anche tutti gli ex-presidenti di Montecitorio.

Istituzioni politiche, ex-premi Nobel come Richard Odingo, personalità del mondo della cultura e dello spettacolo si stanno mobilitando per appoggiare la candidatura. Numerose iniziative ed eventi sono in corso di programmazione per tutto il 2010. Anche gli enti locali possono fare la loro parte attraverso la mozione da presentare ai Consigli comunali. Combonifemha dedicato il calendario 2010 alle donne d’Africa e alla Campagna Nobel per la pace.


   
[Modificato da Gabbianella1. 12/03/2010 09:15]
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12/03/2010 09:08

Malalai Joya, deputata afgana minacciata dai talebani, accusa la Cia e il governo di Karzai: niente è cambiato in Afghanistan negli ultimi anni, è sempre come quando comandavano i talebani. Ancora solo devastazioni e morte. E la condizione delle donne non è certo migliorata

Malalai Joya ha 32 anni e nel 2005 è stata eletta deputato. Ma nel 2007 le è stato revocato l'incarico: troppo dure erano le sue denunce contro i signori della guerra afgani che ancora governano il Paese. È scampata inoltre a vari tentativi di omicidio.

Malalai ha anche scritto un libro, Finché avrò voce (Piemme), sottotitolo: La mia lotta contro i signori della guerra e l'oppressione delle donne afgane.

DAL SITO COMBONIFEMM http://www.combonifem.it/articolo.aspx?a=789&t=N

Malalai Joya: “La tragedia delle donne in Afghanistan”
In Italia per ritirare la medaglia d’oro conferitale dalla regione Toscana, la giovane parlamentare afghana denuncia la condizione femminile nel proprio Paese: “La situazione delle donne è peggiore di sette anni fa”.



21.10.2008:

“Dire che gli Stati Uniti abbiano portato l’affermazione dei diritti delle donne in Afghanistan equivale a dire il falso. La situazione è peggiore di sette anni fa. L’invasione degli Stati Uniti e dei Paesi che li sostengono ha gettato l’Afghanistan dalla padella nella brace. Il governo dell’Alleanza del Nord è tanto fondamentalista e violento quanto lo era quello dei talebani. Continuerò la mia battaglia per raccontare la verità a sostegno della mia gente, contro i signori della guerra, anche se so che probabilmente, prima o poi riusciranno ad uccidermi”.

Non usa giri di parole Malalai Joya, la giovane parlamentare afghana allontanata dal assemblea legislativa per aver criticato i potenti manovratori al governo (leggi profilo). In Italia per ritirare la medaglia d’oro conferitale dalla regione Toscana, Malalai continua a denunciare la condizione del suo popolo. Soprattutto delle donne come lei, costrette a portare il burqa per proteggersi.

“Le violenze in Afghanistan cominciano in famiglia. L’87% delle donne del mio Paese lamenta violenze domestiche e sessuali. L’80% dei matrimoni sono forzati. I casi di suicidio tra le donne sono in aumento, 250 quelli certi nel primo semestre del 2007, ma certo i dati reali sono ben peggiori. Il 65% delle 5mila vedove di Kabul pensa al suicidio come unica possibilità si scampare alle sofferenze. Ogni 28 minuti una donna afghana muore di parto e l’aspettativa di vita è di 44 anni. A questo si aggiunge – ha proseguito Malalai – che l’alfabetizzazione femminile in tutto il Paese è tra il 3 e 4%”.


  


12/03/2010 09:12

   
12/03/2010 09:24

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