"Ubi Aloisius ibi Ecclesia"
Martedì 23 marzo a Roma, nell'ambasciata della Repubblica di Croazia presso la Santa Sede, si è tenuta una conferenza dedicata al cardinale Stepinac, "Un modello per il nostro tempo". Pubblichiamo parte di uno degli interventi.
di Roberto de Mattei
Alojzije Stepinac nacque l'8 maggio 1898 nel villaggio di Brezanic, parrocchia di Krasic, a una trentina di chilometri da Zagabria. Durante la prima guerra mondiale combatté sul fronte italiano, fu ferito e fatto prigioniero. Con il crollo dell'impero austro-ungarico la Croazia divenne parte del nuovo regno dei serbi, dei croati e degli sloveni. Il giovane Stepinac fu ordinato sacerdote il 26 ottobre 1930; tre anni dopo fu nominato arcivescovo coadiutore di Zagabria, con diritto di successione.
Il 7 dicembre 1937, con la morte dell'arcivescovo Anton Bauer, Stepinac assunse il pieno governo della grande diocesi, che contava circa due milioni di abitanti. Sull'orizzonte si addensavano però fosche nubi. La guerra, scoppiata nel settembre 1939, nei primi mesi del 1941 dilagò anche in Jugoslavia. Nella terra di Croazia si scontrarono le due ideologie totalitarie del xx secolo, nazionalsocialismo e comunismo.
Nel 1945 la Jugoslavia entrò nell'orbita sovietica; i comunisti, giunti al potere con l'aiuto di Mosca, cercarono di estirpare le radici cristiane del popolo croato. Monsignor Stepinac venne arrestato il 18 settembre 1946; il reale movente era la lettera pastorale del 23 settembre di un anno prima, con cui l'episcopato rivendicava i diritti della Chiesa e denunciava le persecuzioni in Jugoslavia. Sottoposto a un processo farsa, l'11 ottobre seguente fu condannato a sedici anni di lavori forzati e il 19 ottobre trasferito al carcere di Lepoglava. Si aprì così il "caso Stepinac" di cui parlarono i giornali di tutto il mondo.
L'arcivescovo di Zagabria fu imprigionato dal 19 ottobre 1946 fino al 5 dicembre 1951, quando fu trasferito al domicilio coatto, nella canonica del paese nativo. Nel confino di Krasic - che i fedeli chiamavano "piccolo Vaticano", ubi Aloisius, ibi Ecclesia si diceva in Croazia - Stepinac non poteva allontanarsi fuori dai confini della parrocchia ed era strettamente sorvegliato.
Il 10 dicembre 1952 la Santa Sede annunciò che Pio xii lo avrebbe creato cardinale nel concistoro del 13 gennaio seguente. Il Governo di Tito considerò questa decisione una provocazione e ruppe ogni relazione diplomatica con la Santa Sede, chiedendo che il Vaticano richiamasse immediatamente la sua missione a Belgrado. Subito dopo, l'8 gennaio 1953, il maresciallo Tito convocò presso di sé sette vescovi jugoslavi per studiare le possibilità di un accordo diretto tra il regime comunista e l'episcopato locale, tentando di separare la Chiesa jugoslava dal centro della cattolicità. "Quando l'erba avrà coperto le tombe dei persecutori della nostra Chiesa di oggi - scrive Stepinac al padre Stanko Banic, nel giugno del 1959 - rimarrà ancora salda e incrollabile fino alla fine del mondo".
(©L'Osservatore Romano - 25 marzo 2010)