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Omelia per la Pasqua del Patriarca latino di Gerusalemme

Ultimo Aggiornamento: 04/04/2010 19:55
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04/04/2010 19:55



Omelia per la Pasqua del Patriarca latino di Gerusalemme

Nell’anno in cui cattolici e ortodossi la celebrano nella stessa data

GERUSALEMME, domenica, 4 aprile 2010 (ZENIT.org).- Pubblichiamo di seguito l’omelia per il giorno di Pasqua pronunciata da Sua Beatitudine Fouad Twal, Patriarca latino di Gerusalemme, nel Santo Sepolcro.

* * *

Cari fratelli, il Signore è risorto! E’ veramente risorto!

Il mattino di quella domenica i due apostoli Pietro e Giovanni e, prima di loro, le pie donne con la Maddalena, giunsero a questo sepolcro. Grande fu il loro stupore nel vedere la pietra rotolata via dal sepolcro. Ancora maggiore il loro smarrimento perché non si trovava più il corpo del Signore.

Chi aveva potuto osare tanto e rimuovere la grande pietra?

Forse i soldati romani? No di certo! Una simile iniziativa avrebbe causato loro una sicura condanna a morte. I capi del popolo? Impossibile! Proprio loro avevano chiesto la crocifissione di Gesù. Gli apostoli? No, perché impauriti e nascosti! Le pie donne, allora? Ma come avrebbero potuto delle deboli donne spostare una pietra che poteva essere mossa solo da uomini molto forti?

Per pochi istanti i due apostoli si confrontarono con il sepolcro vuoto, col sudario e le bende. Fino ad allora non avevano ancora compreso la Scrittura. Ma ecco che iniziarono a ricordarsi delle parole che il Signore stesso aveva rivolto loro quando era ancora in vita e che gli stessi angeli rivolsero alle pie donne: “Non è qui. È risorto, come aveva detto” (Mt 28,6). Queste parole furono confermate di lì a poco dalle numerose apparizioni di Cristo, che volle manifestarsi vivo ai suoi discepoli, rafforzandoli nella fede in Lui, morto e risorto: “Guardate le mie mani e i miei piedi. Sono proprio io!” (Lc 24,39).

Noi, vescovi, sacerdoti e fedeli, uomini e donne, piccoli e grandi di tutte le Chiese e di tutti i popoli, abbiamo il privilegio di stare oggi davanti a questo stesso sepolcro vuoto con una diversa emozione, con tanto stupore, attorniati da un nugolo di così tanti fedeli testimoni, che allora e lungo la storia ci hanno testimoniato la verità della Risurrezione, dando loro stessi la vita per Cristo.

In favore della Risurrezione di Cristo c’è infatti la testimonianza della tomba vuota, delle numerose apparizioni del Risorto ai suoi discepoli, della storia. Poiché certamente la testimonianza rispecchia la dignità dei testimoni, noi non possiamo non avere fiducia nella testimonianza degli apostoli e delle donne che hanno vissuto col Signore, che l’hanno visto vivo dopo essersi recati alla sua tomba e che erano pronti a morire per confermare la loro testimonianza.

La scienza e l’archeologia non troveranno mai il corpo del Signore perché è risorto! I suoi nemici, non riuscendo a ritrovare il suo corpo, diffusero la falsa diceria che esso fosse stato rubato. In realtà non trovarono le sue ossa perché Egli, dopo tanta sofferenza, era vivo, era risorto. Gli apostoli gridarono esultanti l’annuncio della sua Risurrezione e noi, con loro, facciamo altrettanto. Se scegliessimo il silenzio, se decidessimo di tacere, le pietre davanti a noi griderebbero al nostro posto perché esse stesse sono state testimoni silenziosi e continui della Risurrezione del Signore, come Egli stesso ha detto.

Quest’anno, poi, la nostra gioia è doppia. Noi tutti, pastori e fedeli delle diverse chiese, celebriamo l’unica Pasqua nel medesimo giorno e nello stesso luogo. E’ la stessa voce. Tutti i cristiani del mondo gridano oggi a piena voce: “Cristo è risorto!” Con la liturgia orientale inneggiamo a Cristo che “con la morte ha calpestato la morte e ha ridato la vita a quanti erano nei sepolcri”. Con le parole della liturgia latina cantiamo al Signore della vita: “Victimae paschali laudes immolent christiani. Agnus redemit oves, Christus innocens Patri reconciliavit peccatores.”

Qualcuno potrà forse essere disturbato dalla sovrapposizione di preghiere e di canti che si odono nello stesso tempo e nei diversi riti. Quest’apparente cacofonia, tuttavia, vissuta nella fede, diventa una sinfonia che esprime l’unità della fede e della celebrazione gioiosa della vittoria del Signore sul male e sulla morte, di Colui che risorse il terzo giorno proprio da questo sepolcro. Sì, siamo la Chiesa del Calvario, la Chiesa della Tomba vuota e della Risurrezione gloriosa!

Oggi più che mai abbiamo bisogno di speranza e di una forza particolare per vincere il male che è in noi e attorno a noi. Quest’anno 2010 ha conosciuto due gravi terremoti, ad Haiti e in Cile, con centinaia di migliaia di vittime. Proprio grazie alla speranza che vive nel cuore di ogni uomo di buona volontà, l’umanità intera ha potuto manifestare tanta solidarietà verso i superstiti. Anche la nostra Diocesi lo ha fatto: nella Quarta Domenica di Quaresima abbiamo raccolto il frutto della nostra astinenza e del nostro digiuno per offrirlo ai fratelli e alle sorelle, colpiti da così grandi cataclismi, con la stessa carità con la quale il mondo è venuto in nostro soccorso quando eravamo noi a trovarci nella sofferenza e nella privazione non tanto tempo fa.

Questa solidarietà nelle difficoltà concorre a rafforzare la speranza che è in noi. L’abbiamo già detto e lo ripetiamo: oggi più che mai abbiamo bisogno di una speranza viva in mezzo a tanta violenza, agli scontri sanguinosi e alle divisioni etniche e religiose. Le tante guerre, i numerosi conflitti e l’intolleranza religiosa, nonché una persecuzione diretta di cui i cristiani sono spesso vittime, sembrano affermare che il Principe delle tenebre ha vinto per sempre. Ma non è così! Il piccolo gregge non deve aver paura, ci rassicura Gesù stesso: “Ora il Principe di questo mondo sarà cacciato fuori. Io, quando sarò innalzato da terra, attirerò tutti a me” (Gv 12,31b-32).

Da questo sacro luogo che ha conosciuto l’evento più inatteso e più sorprendente nella storia dell’umanità e che testimonia la vittoria di Cristo sulla morte e sul male, la nostra Chiesa Madre, unita alla Chiesa di Roma, si rivolge a tutti i fedeli della Terra Santa, a tutti i pellegrini, nonché ai cristiani del mondo intero, per salutarli e augurare loro una gioiosa Pasqua. Preghiamo per loro e chiediamo le loro preghiere per noi affinché sia dato a tutte le comunità parrocchiali della nostra Diocesi, che si estende dalla Giordania, alla Palestina, a Israele, fino a Cipro, di essere testimoni gioiosi di quest’evento unico nella storia dell’umanità.

Non vogliamo testimoniare solo con le nostre labbra, ma con tutta la nostra vita. Il Signore, stesso, infatti, ci invita con la potenza della sua Risurrezione a spogliarci dell’uomo vecchio, schiavo del peccato, della morte e dell’impotenza, e a rivestirci dell’uomo nuovo creato a sua immagine e somiglianza. Saremo allora testimoni non solo con la parola, ma anche con la vita, con la santità e l’amore universale, con la nostra pazienza e la nostra permanenza nella Terra Santa e accanto ai Luoghi Santi.

Con la tua forza, Signore Risorto,
resisteremo al male che è in noi e attorno a noi.
La nostra fiducia non viene da noi stessi,
ma da Te che hai vinto il mondo.
Ti chiediamo la vittoria sulle nostre divisioni religiose, politiche e familiari;
la forza nella debolezza, la guarigione per i nostri malati,
la liberazione dei prigionieri, il ritorno dei profughi,
la pace e la riconciliazione fra tutti i popoli in conflitto.

“Questo è il giorno fatto dal Signore: rallegriamoci ed esultiamo in esso!” (Sal 117,24)

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