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Omelia S. Messa di apertura dell' ostensione della Sindone

Ultimo Aggiornamento: 12/04/2010 10:56
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10/04/2010 18:46

Passio Christi, Passio hominis

Cattedrale di Torino, 10 Aprile 2010 H. 16.OO


+ Carissimi tutti,
siamo finalmente arrivati al momento tanto atteso nel quale i nostri occhi stupiti e commossi possono fermarsi a fissare impressa sulla santa Sindone, esposta qui davanti a noi, líimmagine silenziosa ma fortemente eloquente di un uomo crocifisso, che presenta in modo impressionante tutti i segni caratteristici delle violenze subite dal corpo di Gesù durante la sua Passione, cosÏ come sono descritte dai Vangeli. La coronazione di spine, i numerosi colpi di flagello, le ferite dei chiodi nelle mani e nei piedi e il petto squarciato dal colpo di lancia di un soldato sono tutti elementi legati alla Passione del Signore e riconoscibili nell'immagine che sta qui davanti a noi visibile su questo sacro Lino e sono per noi, come disse nel 1998 il Venerabile Papa Giovanni Paolo II, provocazione all'intelligenza perchè il fascino misterioso esercitato dalla Sindone spinge a formulare domande sul rapporto tra il sacro Lino e la vicenda storica di Gesù.


+ La Parola di Dio
Stiamo celebrando l'Eucaristia e non possiamo prescindere dal compito di fermarci a riflettere sul messaggio che la liturgia della seconda Domenica di Pasqua ci offre attraverso la Parola di Dio ed in particolare nella pagina del Vangelo. Giovanni ci narra che, mentre i discepoli stavano chiusi nel cenacolo per timore dei Giudei, venne Gesù, si fermò in mezzo a loro e disse: ´Pace a voiª. Detto questo mostrò loro le mani e il fianco. E i discepoli gioirono al vedere il Signore. In questa celebrazione eucaristica Ges˘ si rende ancora una volta presente in mezzo a noi nel sacramento e la sua, pur essendo una presenza nascosta nei segni del pane e del vino consacrati, Ë una vera presenza reale in quanto Egli Ë ormai risorto e vive per sempre. Il suo corpo risorto porta perÚ ancora i segni della sua passione e morte e Gesù li fa vedere ai discepoli per convincerli della sua vera identit‡ di Messia, Figlio di Dio, morto in croce, ma ora vittorioso sulla morte e sul peccato. Questo suo apparire provoca nei discepoli una gioia grande perchè finalmente possono constatare che le notizie ricevute dalle donne che, andate al sepolcro, avevano sentito dagli Angeli líinvito a ìnon cercare tra i morti colui che Ë vivoî (Cf Lc 24, 5) corrispondono a verità. Anche il dubbioso Tommaso, che lancia la sfida dicendo che crederà soltanto quando potrà toccare con le sua mani le ferite dei chiodi e del costato, riceverà un segno di benevolenza da Gesù che ritorna per raccogliere questa sfida. Ma Tommaso non tocca, si ferma davanti al mistero e proclama la sua fede nel Risorto dicendo: ´Signore mio e Dio mio!ª.


+ La Sindone 'specchio del Vangelo'
Ci può essere una analogia tra quanto vissuto dai discepoli secondo questo testo di Giovanni e quello che proviamo noi davanti alla Sindone? Qual Ë il fascino che questo sacro Lenzuolo suscita nella moltitudine di persone che verranno a Torino per vederlo, contemplarlo in meditazione orante e silenziosa? Noi sappiamo che la nostra fede non si fonda sulla Sindone, bensÏ sui Vangeli e sull'annuncio che i testimoni, gli Apostoli, ci hanno dato della verità della risurrezione di Gesù da morte perchè sono stati con Lui e hanno mangiato e bevuto con Lui dopo che era uscito vivo dal sepolcro. Non trattandosi di materia di fede la Chiesa non ha competenza specifica nel pronunciarsi sull'autenticità o meno della Sindone. Compete agli scienziati e storici seri, non ai prevenuti, valutare e risolvere tale questione, cioè dire con certezza se la Sindone corrisponde o no al vero lenzuolo che ha avvolto il corpo di Gesù durante la sua breve sepoltura. A noi basta per ora affermare che quanti finora líhanno studiata a lungo e con criteri scientifici oggettivi non sono ancora riusciti a spiegare come si sia formata quellíimmagine, che certamente non Ë un manufatto, per cui permangono fondate, con alto grado di probabilità, le ragioni in favore della sua autenticità.
La nostra fede in Gesù, che patì sotto Ponzio Pilato, fu crocifisso, morì e fu sepolto e soprattutto risuscitò dai morti secondo le Scritture e quindi è il vero ed unico nostro Salvatore, non ha bisogno della Sindone bensì del Vangelo, ma la Sindone, ed Ë qui il suo fascino misterioso, Ë un grande aiuto alla fede e alla preghiera dei credenti perchÈ ci invita a meditare commossi e stupiti sulla Passione del Signore, di cui essa ci presenta i segni visibili, ed il nostro animo E' rapito dal pensiero di come e a quale prezzo il Signore Gesù ci ha amati fino a morire per noi.


+ Passio Christi, Passio hominis
Le parole 'Passio Christi, Passio hominis' che ho scelto come motto di questa Ostensione ci invitano a mettere in relazione la passione cosÏ carica di sofferenza del Signore Gesù con le tante passioni, croci e sofferenze che nel corso della storia ed in particolare anche oggi segnano la vita dell'umanità e scoprire come la passione del Signore illumina di luce nuova le numerose e spesso inspiegabili croci che gravano sulle spalle di tante persone.
Fissare lo sguardo sullíimmagine sindonica significa cogliere il profondo mistero di una sofferenza scelta, accettata e offerta per amore da parte del Signore Gesù. Ma nello stesso tempo la Sindone ci ricorda che Gesù ha preso su di sè ogni sofferenza umana, ogni nostra sofferenza. Ricordo ancora le parole di Giovanni Paolo II pronunciate qui nel '98: 'Líimpronta del corpo martoriato del Crocifisso, testimoniando la tremenda capacità dellìuomo di procurare dolore e morte si suoi simili, si pone come l'icona della sofferenza dell'innocente di tutti i tempi: delle innumerevoli tragedie che hanno segnato la storia passata e dei drammi che continuano a consumarsi nel mondo. Davanti alla Sindone, come non pensare ai milioni di uomini che muoiono di fame, agli orrori perpetrati nelle tante guerre che insanguinano le Nazioni, allo sfruttamento brutale di donne e bambini, ai milioni di esseri umani che vivono di stenti e di umiliazioni ai margini delle metropoli, specialmente nei Paesi in via di sviluppo? Come non ricordare con smarrimento e pietà quanti non possono godere degli elementari diritti civili, le vittime della tortura e del terrorismo, gli schiavi di organizzazioni criminali?'. Ora anche noi ci domandiamo: come non pensare qui davanti a questa immagine della sofferenza di Cristo alle grandi tribolazioni di molte famiglie povere, dei senza lavoro, alle croci quotidiane dei malati e dei moribondi, di quanti faticano a vivere dignitosamente, e alle tante sofferenze nascoste vissute nel silenzio tra lacrime e disperazione?
Soltanto la luce che promana da Gesù sofferente e risorto riesce ad arricchire di significato redentivo, molto spesso misterioso ma sempre efficace, tutte le nostre sofferenze, se vissute e offerte con amore e con la certezza che nulla di quanto nel nostro vissuto quotidiano ci accosta alla croce di Cristo Ëè privo di senso o va perduto.

+ San Giovanni nel suo Vangelo ci ricorda che ´Vicino alla croce di Gesù stava Maria sua Madreª (Gv 19, 25). Anche qui, vicino a questa immagine sindonica, intensa e struggente, che ci parla dello strazio inenarrabile del Signore Gesù, è lecito pensare alla presenza di Maria che Ë qui per ricordare ai pellegrini che passano in silenziosa preghiera che la passione di Gesù rimane il vero balsamo di consolazione per ogni nostra sofferenza perchÈ con la sua risurrezione il Signore ci ha dimostrato che il dolore finisce e la morte passa, mentre la vita e la gloria che Egli ci offre sono doni definitivi che ora viviamo nella speranza, ma che un giorno si riveleranno come una realtà di gioia senza fine quando ´saremo sempre con il Signoreª (1 Ts 4, 17).
Il frutto spirituale che chiedo al Signore per quanti si avvicineranno in preghiera a questa santa Immagine sindonica Ë di percepire con certezza di fede il dono di grazia che Dio ci offre attraverso la passione di Gesù, cosÏ come leggiamo nella Prima Lettera di Pietro: ´Cristo patÏ per voi, lasciandovi un esempio, perchÈ ne seguiate le orme: egli non commise peccato e non si trovò inganno sulla sua bocca; insultato, non rispondeva con insulti, maltrattato, non minacciava vendetta, ma si affidava a colui che giudica con giustizia. Egli portò i nostri peccati nel suo corpo sul legno della croce, perchÈ, non vivendo più per il peccato, vivessimo per la giustizia; dalle sue piaghe siete stati guaritiª (1 Pt 2, 21-24).


†Severino Card. Poletto
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10/04/2010 20:29

Apertura dell'Ostensione della Sindone: intervista con padre Lombardi

Inizia oggi, nel Duomo di Torino, l’evento tanto atteso dell’Ostensione della Sindone. Sono attesi fino al 23 maggio prossimo, giorno della chiusura, circa 2 milioni di pellegrini. Nel pomeriggio, l’apertura ufficiale dopo la Messa presieduta dal cardinale Severino Poletto, arcivescovo di Torino e custode pontificio della Sindone. Il Papa compirà per questa occasione una visita nel capoluogo piemontese il 2 maggio. A Torino è presente il direttore della Sala Stampa vaticana, padre Federico Lombardi. Sergio Centofanti gli ha chiesto di descriverci il clima di queste ore:


R. – Oggi è una bellissima giornata e direi che tutta la vita della città gira attorno all’apertura di questa Ostensione. Io mi trovo in questo momento qui vicino al Duomo e c’è un grande fermento, ma anche un grande raccoglimento. Sono presenti tantissime persone. E’ stata fatta già una prima visita per le autorità e per coloro che hanno collaborato all’organizzazione dell’Ostensione, guidata dal cardinale Poletto. Poi c’è stata la visita dei giornalisti: ce ne sono 1500 accreditati per la Sindone. Passano davanti alla Sindone, potendo fare le loro fotografie e i loro servizi televisivi. Dopo di loro, migliaia di volontari, che sono veramente una delle chiavi della buona riuscita di questa ostensione, perché sono migliaia le persone che si sono messe a disposizione: ci sono gli alpini, ci sono i membri delle associazioni cattoliche e anche tante singole persone. Sono loro che accolgono i visitatori, li accompagnano lungo l’itinerario e garantiscono quindi un clima di grande serenità e di ordine a questo grande evento. Le persone che seguono il percorso – ed io l’ho già potuto fare assieme ai giornalisti – hanno prima un tratto nei giardini reali, attraverso cui entrano gradualmente nella contemplazione della figura di Cristo, perché ci sono tante riproduzioni artistiche della grande mostra, che è stata allestita a Venaria, su Gesù Cristo, il suo corpo e la sua vita, per entrare in familiarità con la figura di Gesù Cristo. Poi si passa attraverso un lungo corridoio nei sotterranei del Palazzo Reale, che è accompagnato da canti in gregoriano e, quindi, si aiuta la concentrazione spirituale. E poi si passa alle due sale della prelettura, in cui vengono presentati dei brevi documentari di cinque minuti in alta definizione, che aiutano a leggere tutti i particolari della Sindone, in modo tale che quando poi si passa davanti al telo originale si sa bene quali sono tutti gli elementi essenziali da andare a riconoscere e a vedere. E poi si entra nel Duomo e ci si avvicina sempre in grande silenzio, in grande raccoglimento. Il Duomo è nella penombra e si può passare davanti alla Sindone ostensa, che è in posizione orizzontale. E’ un grande telo e si possono avere alcuni minuti di contemplazione. Naturalmente, tutta la preparazione aiuta molto a vivere in profondità l’esperienza della contemplazione di questa immagine straordinaria della Passione del Signore.

D. – Qual è la particolarità di questa Ostensione?

R. – Il titolo che è stato dato dal cardinale Poletto è “Passio hominis, Passio Christi”. Questa è una bella definizione per la meditazione che dobbiamo svolgere, perché c’è appunto Gesù Cristo che prende in sé tutta la sofferenza dell’umanità. E questa è la potenza straordinaria di questa immagine, che fa entrare in profondità in tutti gli elementi, in tutti gli aspetti della Passione di Gesù Cristo e aiuta a vedere tutti gli aspetti della passione, delle sofferenze dell’uomo, in questa luce cristiana.

D. – Qual è il messaggio della Sindone per noi oggi?

R. – E’ proprio ricordare, tenere presente, la sofferenza di Cristo per noi. Quindi, è una reliquia che ci rende presente le pagine più impressionanti del Vangelo e ci aiuta a rifare questa esperienza spirituale di Cristo, che soffre e muore per noi e ne comprendiamo intimamente il significato.

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"La Sindone ci ricorda che Gesù ha preso su di sé ogni nostra sofferenza". Così ieri il cardinale Poletto nella Messa di apertura dell'Ostensione del sacro lenzuolo

Finalmente è arrivato il momento tanto atteso: “i nostri occhi stupiti e commossi” possono fermarsi a fissare impressa nella Sindone “l’immagine silenziosa ma fortemente eloquente di un uomo crocifisso, che presenta in modo impressionante tutti i segni caratteristici delle violenze subite dal corpo di Gesù durante la sua Passione, così come sono descritte dai Vangeli”. E’ quanto ha detto ieri l’arcivescovo di Torino, cardinale Severino Poletto, durante la Santa Messa di apertura dell’Ostensione della Sindone. Ieri oltre 12 mila persone hanno sostato davanti al sacro lenzuolo. Oggi si prevede un'affluenza di decine di migliaia di persone. Durante l'omelia, il porporato ha anche sottolineato che le parole “Passio Christi, Passio hominis” scelte come motto di questa Ostensione invitano a mettere in relazione la Passione “così carica di sofferenza del Signore Gesù con le tante passioni, croci e sofferenze che nel corso della storia ed in particolare anche oggi segnano la vita dell’umanità”. Quale significato ha dunque l’Ostensione della Sindone in questo particolare momento storico e umano per la Chiesa? Luca Collodi lo ha chiesto al cardinale Severino Poletto:


R. – Il significato di un Cristo sofferente, come i suoi discepoli, che nella storia devono essere sempre sofferenti, perché Gesù ha detto: “Beati voi quando vi perseguiteranno e diranno ogni male contro di voi per causa mia; godete ed esultate perché grande è la vostra ricompensa nei cieli”. La Sindone ci dice: “Voi state soffrendo? Guardate me, ho sofferto più di voi e prima di voi. Perciò abbiate fiducia, io ho vinto il mondo”. Questa è la Parola di Gesù, che diventa motivo di speranza, di conforto, e balsamo di consolazione per tutte le persone di Chiesa, dal Santo Padre in giù, che sono attaccate ingiustamente.

D. – La Sindone è una sfida per l’uomo e la sua ragione?

R. – Questa frase l’ha detta Giovanni Paolo II nel ’98. Esattamente Papa Wojtyla non ha utilizzato il termine ‘ragione’, ma una parola analoga. E’ una sfida per l’intelligenza. E il Papa però ha anche spiegato in quale senso sia una sfida per l’intelligenza: guardando la Sindone, noi possiamo sentirci stimolati a mettere in rapporto questa sofferenza che si vede nell’immagine sindonica con quello che leggiamo sui Vangeli riguardo la Passione e la morte di Gesù.

D. – Si può 'leggere' la Sindone con gli occhi della fede e della scienza nello stesso istante?

R. – La scienza fa le sue ricerche. La scienza non è ancora riuscita a spiegare come si sia formata quell’immagine. La scienza ha dovuto cedere a tutti i tentativi fatti di costruirla artificialmente, per cui deve concludere che non è un manufatto e che non è un dipinto. La scienza deve proseguire nelle sue ricerche, perché Giovanni Paolo II nel 1998 disse che non è compito della Chiesa stabilire se la Sindone è autentica, se si tratta del lenzuolo che ha avvolto il corpo di Cristo nella sepoltura. Ma la fede invece dice che siamo stimolati a formulare domande dentro di noi sul rapporto tra questo sacro lino e la vicenda storica di Gesù. Fede e scienza devono essere in collaborazione tra loro. Non si annullano a vicenda, devono essere l’una al servizio dell’altra. Naturalmente, la fede va oltre.

D. – Un milione e mezzo di persone hanno prenotato via Internet il passaggio davanti alla Sindone, per un momento di preghiera davanti al sacro lenzuolo. C’è una ricerca del mistero nell’uomo di oggi, che non accenna a diminuire?

R. – Io credo che il mistero di Dio e la nostalgia di Dio alberghi nel cuore anche dei non credenti, perché anche loro hanno dentro di sé una coscienza; sanno di non avere le risposte per tutti gli interrogativi che nascono interiormente. (Montaggio a cura di Maria Brigini)

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