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Perche' non farlo nascere?

Ultimo Aggiornamento: 20/04/2010 10:29
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20/04/2010 10:13

L'aborto procurato è un raggiro mortale. Lo afferma proprio uno dei fondatori del movimento abortista negli Stati Uniti, il dott. Bernard Nathanson, famoso ginecologo di New York. Ora Nathanson, dichiarandosi responsabìle di 75.000 aborti, si prodiga in tutto il mondo, con il Movimento per la vita, affinché sia rispettato il diritto alla vita di ogni uomo sin dal suo concepimento.

In Irlanda a Dublino, durante la campagna per il referendum del 7 settembre 1983 sul "Pro‑Life Amendment",  vinto con una maggioranza di due terzi dal Movimento per la vita, Nathanson ha pronunciato un discorso che tutti devono conoscere.

Eccone la traduzione.

Dopo la pubblicazione in America del mio libro, tre anni fa, sono stato spesso invitato a tenere conferenze con il deputato Henry Hyde, eminente rappresentante del movimento per la vita nel Congresso degli Stati Uniti. La stampa, a proposito di queste conferenze, ha coniato l'espressione "Hyde Show"; in effetti il deputato Hyde è alto un metro e 70 cm, pesa 125 kg, assomiglia ad un giocatore di rugby o di calcio. Oratore brillante ed agile, con una folta chioma argentea, si presenta così: "Sono un feto, vecchio di 660 mesi...".

Parlerò oggi di politica e di chirurgia abortiva in generale, accennando specialmente agli emendamenti "pro‑life", alla Costituzione. Ci battiamo per una penalizzazione definitiva ed irrevocabile dell'aborto. A quelli, che pur essendo contrari all'aborto, giudicano l'emendamento della Costituzione una misura inutile e troppo drastica, rispondo menzionando elementi di storia americana per convincerli dell’utilità di questa mossa tattica.

Molti hanno sentito parlare di me come del "direttore della più grande clinica abortiva del mondo", il "Centro per la salute sessuale e riproduttiva" (Crash), di New York. In dieci anni, come fondatore e direttore di questa clinica, ho effettuato numerosissimi aborti: 60.000 dal febbraio 1972 al settembre 1973, vale a dire dalla liberalizzazione dell'aborto. Avevo 35 medici alle mie dipendenze. La clinica operava dalle 8 del mattino a mezzanotte dei giorni feriali e festivi, escluso solo il giorno di Natale. lo stesso ho effettuato privatamente circa 15.000 altri aborti e così sono responsabile in tutto di circa 75.000 aborti. Non sono fiero di questi dati statistici, ma è necessario tenerli presenti. Il mio discorso ne guadagnerà in credibilità e autorità.

Sono stato uno dei fondatori della Naral (National association for repeal of abortion law), l'unione nazionale per l'abrogazione della legge sull'aborto, chiamata più tardi "Lega d'azione per il diritto all'aborto" (Abortion rights action league). Quest’ultima fu il primo gruppo politico attivo per la legalizzazione dell'aborto negli Stati Uniti, fondato da Laurence Lader, Betty Freedan, nota femminista, Carol Brightcer, attiva nella politica a New York City, e da me, nel 1968. A quell'epoca era temerario fondare un movimento simile.

Eravamo in pochi, i nostri mezzi limitati (7.500 dollari il primo anno) ed era audace l'idea di voler cambiare le leggi sull'aborto. Secondo sondaggi non ufficiali, il 99,5% dell'opinione pubblica a New York City era contro una legalizzazione dell'aborto. Noi quattro fondatori, riuscimmo però in due anni a rovesciare a New York la legge contro l'aborto in vigore da 140 anni. Questa città divenne così la capitale dell'aborto in America. Tre anni più tardi, su nostra richiesta, la Corte Suprema legalizzò l'aborto nei 50 Stati dell'Unione. La nostra tattica, per realizzare il nostro scopo, è stata con piccole varianti, la stessa di quella usata in tutto il mondo occidentale. Per chi mi ascolta, è importante saperlo. Vale per tutti: per l'Italia, per il Canada, come per la Gran Bretagna. In questo momento la lotta infuria nella cattolicissima Spagna. Non c'è società occidentale che venga risparmiata. Tutte ne subiscono il contagio.

Nel 1968, il nostro gruppo, la Naral, era consapevole di andare incontro ad una sconfitta nel caso di un sondaggio serio ed onesto. Indicammo così ai mass‑media e al pubblico i risultati di un sondaggio fittizio, nel quale, secondo noi un 50‑60% degli americani erano favorevoli alla liberalizzazione dell'aborto. La nostra tattica consisteva nell'invenzione di dati frutto di consultazioni popolari inesistenti. Il nostro obiettivo divenne presto realtà. Il pubblico, al quale dicevamo che tanti erano per l'aborto, mutò opinione e diventò davvero favorevole all'aborto. Vorrei dunque consigliare di essere molto critici e guardinghi di fronte a informazioni, diffuse dalla stampa e da notiziari della radio e della televisione: purtroppo l'informazione inesatta e tendenziosa rimane per gli abortisti il metodo migliore di propaganda.

Drammatizzando la situazione, trovammo appoggi nella popolazione. Falsificammo i dati sugli aborti clandestini (sapevamo che il loro numero si aggirava intorno ai 100.000) dando ripetutamente al pubblico e alla stampa la cifra di un milione. Così anche HitIer, ripetendo il falso, riuscì a convincere tutta la Germania della veridicità di quanto asseriva. Sapevamo che la mortalità annuale negli aborti clandestini era di circa 200‑250 donne. Noi invece dicevamo che ogni anno morivano circa 10.000 donne per aborto clandestino. Questi dati fittizi influenzarono l'opinione pubblica americana che si convinse della necessità di cambiare la legge.

Il primo anno dopo la liberalizzazione, il numero degli aborti conosciuti salì ad almeno 750.000. Questa cifra, salì nel 1980 a 1,55 milioni, secondo i dati ufficiali. L'aumento degli aborti, dalla loro legalizzazione, si è dunque moltiplicato per 15 (dai 100.000 di prima si è passati infatti a 1,55 milioni nel 1980). Questa constatazione basta a dimostrare quanto fosse nefasta la nostra propaganda.

Una delle nostre tattiche consisteva nel convincere la gente che la penalizzazione dell'aborto avrebbe aumentato considerevolmente il numero degli aborti clandestini. Invece dai dati qui sopra elencati, risulta il contrario: è lecito pensare, che nel caso di una penalizzazione torneremmo ad una cifra vicina a quella anteriore, cioè a circa 100.000.

L'aumento degli aborti dopo la loro liberalizzazione sta anche a dimostrare la diminuzione nella popolazione del senso di responsabilità in materia sessuale. Attualmente l'aborto viene considerato da molti alla stregua di un controllo delle nascite e non c'è la possibilità di fermarne la valanga.

Ci siamo pure serviti della cosiddetta "carta cattolica", rivelatasi molto proficua per la nostra propaganda. Nel 1968 l'opinione pubblica da noi si schierava contro la guerra del Vietnam. Tutti, giovani, studenti ed intellettuali compresi, erano contrari a questa guerra. La gerarchia cattolica invece la appoggiava ancora. Noi, alludendo a questo suo atteggiamento, ed evocando quello da lei adottato di fronte all'aborto, tirandone conseguenze a nostro profitto, guadagnavamo alle nostre idee, quelli che erano contrari a questa guerra (e dunque, secondo noi, favorevoli all'aborto... ). Confidando nell'appoggio dei cattolici, cosiddetti intellettuali e liberali, evitando di attaccare il Papa, per non alienarci simpatie, combattevamo invece la gerarchia cattolica, convincendo i mass‑media della sua influenza negativa in merito al problema della liberalizzazione dell'aborto.

Ho conservato alcuni documenti inerenti alla mia attività di allora. Si tratta di circolari, mandate ai nostri gruppi d'azione, con le quali denunciavamo l'atteggiamento della Chiesa cattolica in materia. I mass‑media se ne impadronirono ed ebbero così un grande impatto sull'opinione pubblica. Ecco alcuni esempi di questa propaganda. Circolare dei 12 maggio 1972 della Naral: parlando dei presidente Níxon, «gli si rimproverava di essersi messo d'accordo con la gerarchia cattolica ed ì] cardinale Cooke, nella campagna contro l'aborto a New York, per ottenere voti». Anche nel Michigan, continua il documento, Nixon «militò contro l'aborto assieme alla gerarchia cattolica, rischiando di far degenerare la questione in una guerra di religione». «La gerarchia cattolica è decisa ad imporre le sue opinioni in materia d'aborto, e presto sarà in pericolo la Carta dei diritti, perché il cardinale Cooke farà legge anche nelle nostre camere da letto. Inammissibile che la Chiesa, legiferando imponga ad una donna di avere un figlio contro la sua volontà. L'esperienza di New York ha dimostrato l'inesorabilità della gerarchia cattolica, la sua totale mancanza di rispetto dell'opinione della maggioranza dei cattolici». In questo modo siamo riusciti a dividere i cosiddetti cattolici liberali dalla loro gerarchia e a infrangere la loro resistenza all'aborto.

Ancora un estratto della circolare: «Sondaggi d'opinione confermano nuovamente che la maggioranza dei cattolici desidera una riforma della legge. Lo dimostra il numero delle donne cattoliche che hanno praticato l'aborto: corrisponde alla loro percentuale nella popolazione totale».

Quanti inganni, quante bugie!

Altro argomento in nostro favore: cercare di stigmatizzare una Chiesa gerarchica e reazionaria, spingendo i cattolici liberali a cambiar campo, schierandosi con noi in favore di una revisione della legge: «molti cattolici, pur non essendo personalmente per l'aborto, pensano che le donne debbano scegliere loro stesse la via da seguire in un campo tanto privato. Per sostenerle, consigliamo l'organizzazione in gruppi dei cattolici in favore di un cambiamento della legge».

Citiamo un altro documento estratto dal Protocollo di un incontro al vertice avvenuto a Chicago il 9 gennaio 1971, presente l'elite dei nostro movimento: politici, deputati, senatori ed alti funzionari. «La maggior opposizione alla revisione della legge sull'aborto viene dalla Chiesa cattolica e dalle organizzazioni da lei appoggiate e finanziate come il "movimento per il diritto alla vita" (Right to life movement). Tutti i presenti sono al corrente della loro propaganda in questo senso. Sarà dunque importante sostenere movimenti di cattolici in favore della liberalizzazione dell'aborto, come quello di personalità attorno a Robert Dyman, deputato, e al cardinale Cushing». Quest'ultimo non era mai stato fautore di una revisione della legge. Diffondendone però la falsa notizia, siamo riusciti a convincere una certa quantità di cattolici indecisi e ad attirarli dalla nostra parte.

In un altro documento, sotto il titolo "Profilo dell'opposizione" la Naral afferma: «L'opposizione (cioè la Chiesa cattolica) rappresenta una minaccia, dispone di mezzi finanziari importanti, è ben organizzata e possiede una rete funzionale di comunicazioni. I suoi argomenti polarizzano l'attenzione su certi valori religiosi, a danno di una società democratica». Chi invece predicava e con grande successo una polarizzazione religiosa, eravamo noi!

Questa nostra campagna di propaganda serviva:

a)       a convincere i mass‑media che gli antiabortisti erano tutti cattolici o cripto‑cattolici, sottomessi alla gerarchia;

b)       che i difensori dell'aborto erano invece colti, liberali, intellettuali, progressisti;

c)       che a parte i cattolici, nessuno era antiabortista.

Invece le Chiese ortodosse orientali, le "Churches of Christ", I'"American Baptist Association" la Chiesa luterana, le Chiese metodiste, l'Islam, l'Ebraismo ortodosso, i Mormoni, le "Assemblies of God" (la più grande comunità ‑ 15 milioni ‑ di Pentecostali negli Stati Uniti) erano all'unanimità contro l'aborto.

Diverse comunità religiose avevano una posizione più mitigata senza però ammettere la liberalizzazione dell'aborto: la "Lutheran Baptist Convention", la Chiesa americana luterana, la Chiesa presbiteriana, e le Chiese battiste.

Questa lista impressionante di Chiese non fu però mai pubblicata, e la nostra propaganda si limitò a denunciare la Chiesa cattolica.

Ho sotto gli occhi una notizia del "Religions news service" apparsa due settimane fa in Giappone, Paese nel quale il cattolicesimo è ben poco diffuso. Ora un movimento importante nel Parlamento chiede l'abrogazione della legge dei 1949, che aveva autorizzato l'aborto; ciò per le catastrofiche conseguenze socio‑economiche.

I documenti da me citati, asseriscono che è anticostituzionale, da parte di gruppi religiosi, combattere l'aborto in violazione della legge che sancisce la separazione tra Stato e Chiesa. Tacciono invece sul fatto che nel 1850 e nel 1860 furono pastori protestanti i promotori del movimento contro la schiavitù, che Martin Luther King, il difensore dei diritti civili per tutti era anche lui pastore e che preti cattolici come i Barrigan furono attivi nella campagna contro la guerra del Vietnam, al punto di essere perfino incarcerati per parecchi anni.

Questo fu il nostro modo tendenzioso di presentare le cose. Quando, da noi, la Conferenza episcopale si pronunciò per la sospensione delle armi atomiche, fu lodata dalla stampa per le sue idee progressiste. Nessuno criticò questa "ingerenza" negli affari dello Stato. Questa stessa Conferenza episcopale fu però aspramente criticata e attaccata quando appoggiò una mozione parlamentare che chiedeva la revoca della legge permissiva sull'aborto. Sfortunatamente sarà molto difficile ottenere questa revoca. Si tratta non solo di reprimere la tendenza attuale e di modificare un articolo della Costituzione, ma anche di annullare una sentenza della Corte Suprema.

Consiglio ai gruppi "Pro Life'' della vostra Repubblica di tirare le dovute conseguenze dalla nostra esperienza, prima che la vostra Corte Suprema vi imponga una legge simile alla nostra.

A parte la "carta cattolica" due altri metodi ci guidavano nella nostra propaganda.

Il primo consisteva nel negare, malgrado le prove scientifiche attuali, che la vita ha inizio con il concepimento, che dunque nell'utero esiste già una persona, e che quest'ultima pretende protezione e sicurezza come noi.

Il secondo metodo consisteva nell'influenzare i mass‑media, ed era senz'altro il più efficiente.

Spesso mi si domanda: dottore, come è possibile che lei abbia cambiato così radicalmente strada e quali ne sono i motivi?

Ecco: la risposta.

Quando lasciai la clinica, diventai direttore della divisione maternità di un grande ospedale di New York, la Columbia University Medical School. Ero responsabile del servizio prenatale. Nel 1973, quando assunsi questa carica, erano appena state scoperte e usate nuove tecnologie, come ultrasuoni, amniocentesi, cardiotopografia, per appurare la salute del feto.

La seconda tattica (giocando la "carta cattolica") consisteva nel negare la prova scientifica - ora irrefutabile ‑ dell'inizio della vita già a partire dal concepimento. Insistiamo sul fatto che questo problema non deriva dalla scienza ma dalla teologia, dal diritto, dall'etica, e dalla filosofia. I gruppi favorevoli all'aborto ribadiscono il fatto che è impossibile stabilire scientificamente l'inizio della vita.

A dimostrazione della futilità di questa asserzione, cambiamo la parola “vita” con la parola “morte”. Se, come lo vorrebbero i gruppi abortisti, quest'ultima derivasse da un concetto morale, giuridico o teologico, ma non scientifico, sarebbe impossibile certificare la morte di qualcuno e i morti dei nostri cimiteri avrebbero diritto di voto. La mancanza di una definizione per la morte, in contrapposizione alla vita, creerebbe un caos totale.

Difatti nel 1976 il presidente Carter incaricò una commissione di trovare una definizione della morte e di presentarla al Congresso, in modo che medici, avvocati, giudici ed altri potessero servirsene per dichiarare morta una persona. Da una parte tanti sforzi per definire la morte, dall'altra la dichiarazione dei gruppi abortisti, secondo i quali non si può definire la vita...

Dobbiamo invece definirla. E’ una esigenza non solo scientifica, ma anche giuridica e morale. La vita si può definire: inizia dal concepimento, dalla fecondazione, e a partire da questo momento, l’essere concepito è un essere umano. Non esiste un altro momento nell'utero materno, nel quale da una "non‑persona" un essere diventa "persona", Non esiste nessuna mutazione subitanea durante la gravidanza e la vita è un filo continuo, dall'inizio alla fine.

Credo quindi che l'aborto sia un atto di violenza inammissibile e che rappresenti la distruzione sistematica della vita umana. Pur ammettendo il fatto che una gravidanza non desiderata può creare gravi problemi, non è con la distruzione della vita che se ne troverà la soluzione, ma nella ricchezza dell'ingegno umano. L'aborto è una capitolazione di fronte a problemi sociali spiacevoli, una accettazione della violenza.

Come scienziato so ‑ non credo, ma so ‑ che la vita ha inizio con il concepimento. Benché io non sia praticante, credo con tutto il cuore ad una esistenza divina che ci impone di mettere irrevocabilmente un termine ad un tale delitto.

La storia non ci perdonerebbe una mancanza di coraggio, un fallimento.

Vi ringrazio.

20/04/2010 10:29

RU 486

A chi sostiene la legittimità dell’aborto, sulla base della convinzione falsa che l’embrione di pochi mesi che si sviluppa nel seno di una donna non è ancora un bambino, la Parola del Signore dimostra l’esatto contrario con una chiarezza lapalissiana che  è impensabile contestare o mettere in discussione.

    Basterebbe citare come estremamente significative ed eloquenti al riguardo le meravigliose parole del salmo 139 in cui l’autore parla dell’embrione formato, tessuto e conosciuto da Dio prima ancora di venire alla luce:

“Sei tu che hai creato le  mie viscere

E mi hai tessuto nel seno di mia madre.

Non ti erano nascoste le mie ossa quando venivo formato nel segreto,

intessuto nelle profondità della terra.

  Ancora informe mi hanno visto i tuoi occhi e tutto era scritto nel tuo libro; i miei giorni erano  fissati quando ancora non ne esisteva uno”.

   Nessun dubbio quindi sul fatto che è Dio a formare l’uomo nel seno di sua madre  e che l’embrione ha la sua dignità  di essere umano dal primo momento del concepimento.

   Pur tuttavia, il mondo, sordo e cieco ai richiami di Dio  ed agli appelli di Maria SS.ma alla conversione, continua imperterrito nel costruire una cultura di morte  che trova le sue espressioni più aberranti nell’aborto chirurgico, nell’eutanasia ed oggi nella  RU 486, la pillola usata per abortire in diverse nazioni del mondo e, probabilmente, fra poco, anche in Italia.

   Se il mondo laico  plaude a quella che ritiene una conquista di civiltà, noi cristiani  vediamo nella RU un ulteriore attacco alla vita e  constatiamo con dolore che la scienza, dono stupendo di Dio all’uomo per servire la vita, è invece strumento messo al servizio della morte.

   Ed a servizio della morte è la RU 486, la pillola abortiva che consente di interrompere la gravidanza senza ricorrere ad interventi chirurgici, realizzando l’aborto con una sostanza chimica che uccide l’embrione.

   La Chiesa, custode, testimone e proclamatrice del Vangelo di Cristo, leva a ragione il suo grido indignato, contro questo farmaco mirato ad eliminare un bambino con un aborto più facile, banalizzato, autogestito, fai da te, edulcorato e reso meno traumatico.

     Ma nessun cristiano che sia degno di tale nome e che aspiri ad essere realmente tale può sminuire la gravità dell’aborto che, quali che siano i mezzi usati per la sua attuazione, va visto nella sua tragica realtà: quella dell’ l'uccisione di un essere umano perpetrata nel momento in cui esso non ha voce per difendere il suo diritto a vivere ed a conoscere Dio, il mondo, gli uomini,suoi fratelli in Cristo e figli di Maria.

   La strage degli innocenti che ebbe inizio Erode, lungi dall’essere  una tragica pagina circoscritta ad un momento storico che si perde nella notte dei tempi, continua ad alimentare un lungo fiume di sangue che attraversa i secoli ed i millenni della storia umana fino ai nostri giorni. Il sangue innocente di 50 milioni ed oltre di bambini abortiti ogni anno ai quali è stato impedito di nascere da coloro che, per missione e mandato,sono chiamati a collaborare con Dio nel generare la vita umana  grida oggi dalla terra verso il Creatore.

  E’ un dato di fatto che neppure gli animali, rispetto ai quali vantiamo la nostra presunta superiorità, sopprimerebbero il figlio che attendono, mentre noi esseri umani, creati ad immagine e somiglianza di Dio ed eredi della vita eterna grazie alla redenzione operata dall’amore di Cristo, con grande disinvoltura priviamo un bambino del diritto di nascere, peccando gravemente e dimostrandoci ingrati verso il Signore che con un bambino ci affida il tesoro di una vita da educare perché quel figlio possa conoscerLO, amarLO, lodarLO e servirLO nel corso della sua vita sulla terra e contemplare e godere poi per tutta l’eternità l’indicibile bellezza e gloria del suo Creatore in Cielo.

   E di certo, prima di mettere in atto la scelta dell’aborto, ogni genitore avrebbe il dovere morale davanti a Dio e davanti a sé stesso di riflettere alla luce della fede e della Parola di vita eterna e di interrogarsi sul ruolo che, nei disegni del Signore, un figlio potrebbe avere nella storia del mondo.

   Quel bambino che non si vuole far venire alla luce potrebbe essere un futuro santo, un ottimo sacerdote o un generoso missionario, un onesto lavoratore e padre di

famiglia, una buona moglie ed una madre valida educatrice, una santa suora, un artista che  con le sue opere potrebbe manifestare la genialità dell’Altissimo, un

uomo di scienza che tanto bene  potrebbe fare all’umanità, mettendo al servizio della vita i talenti a lui donati dal Signore.

    Di quante meravigliose figure di santi sarebbe oggi priva la Chiesa di Cristo e l’umanità intera, se i loro genitori avessero scelto di abortire!

    Mai, in questo caso, la Chiesa avrebbe potuto mostrare all’ammirazione di credenti e non figure luminose e splendide di santi come san Francesco D’Assisi, Santa Chiara, san  Pio da Pietralcina, san Giuseppe Moscati, santa Gianna Beretta Molla, san  Massimiliano Kolbe, santa Teresa Benedetta della Croce, e, per rimanere più vicini ai nostri giorni, il Papa, Giovanni Paolo II, e tante migliaia di altri che sarebbe impossibile enumerare, canonizzati e non canonizzati,oggi tutti in Paradiso a godere la bellezza di Dio e la felicità eterna.

     C’è sicuramente da aspettarsi che la pillola dell’aborto fai da te induca a comportamenti ancor più irresponsabili ed incentivi maggiormente i giovanissimi alla pratica del sesso facile e libero, praticato a fini meramente edonistici, data la facilità con cui l’assunzione della RU 486 permette di liberarsi del bambino non desiderato e non voluto.

     Ed a nessun futuro può  aspirare una società che con fredda determinazione uccide i suoi figli e che recita la sua farsa più grande e cade nella sua contraddizione più tragica quando da una parte promuove marce ed iniziative di ogni genere contro la guerra, portatrice di distruzione di morte, dall’altra promuove invece leggi che danno licenza di uccidere il bambino nel grembo stesso della madre, prima ancora che venga alla luce, con l’aborto che, comunque lo si attui, è un  delitto abominevole che sottrae tanti uomini di buona volontà e tanti santi alla storia dell’umanità e della Chiesa.

     L’aborto, quali che siano i metodi di attuazione, non è né progresso, né tanto meno conquista di libertà, ma è una grave  trasgressione della legge di un Dio, creatore ed amante della vita, un obbrobrio che nasce dal degrado di un mondo che ha messo Dio ai margini della vita individuale e sociale e non lo interpella più e non lo interroga, né si lascia consigliare da Lui sulle scelte da fare, è il delitto di un mondo presuntuoso, che crede di poter bastare a sé stesso e si illude di potersi realizzare facendo a meno del suo Signore e Redentore e che, avendo smarrito il senso del peccato, calpesta i più piccoli, i più indifesi, i bambini e gli anziani.

  Di quanta menzogna sa la partecipazione all’Eucaristia domenicale, l’ostentazione  di una corona del rosario fra le mani e magari al collo quando, davanti ad una gravidanza indesiderata, con tanta freddezza, crudeltà, cinismo e disinvoltura una donna in attesa dice:“Voglio andare ad abortire”. Corresponsabile di questo orribile delitto è nella stessa misura della donna che sceglie l’aborto,  chi l’accompagna ad abortire, chi la consiglia e la spinge a tale scelta e non si adopera a farle aprire gli occhi ed a pensare a quanto il suo peccato offenda Gesù che viene ancora una volta ucciso nel piccolo innocente abortito.

   Colpevole è anche la società civile che si dà un gran da fare nel promuovere leggi che uccidono la vita ma  non mette in campo nè risorse, nè  mezzi, nè leggi per creare strutture di aiuto e di sostegno alla donna  in difficoltà che aspetta un bambino  e che è a volte costretta a rinunciarvi perché abbandonata a sé stessa e priva di aiuto morale, affettivo ed anche economico.

  L’invito che rivolgo da queste pagine, nel nome di Gesù e di Maria, è allora quello del no all’aborto  e di un sì gioioso e convinto alla vita per donare ai bambini insieme alla vita sulla terra anche la possibilità della vita eterna perché per ogni uomo che viene al mondo e che si apre alla grazia di Dio sono aperte le porte del Paradiso.

  Chi scrive questo articolo si trovò anche lei anni fa, nella condizione di madre nubile e con un lavoro scarsamente remunerato, a fare la scelta fra il dare la vita ad un bambino o abortire; la grazia di Dio e la parola illuminata di un sacerdote furono determinanti nella scelta del sì alla vita, nonostante le pressioni e le sollecitazioni ad abortire che non mancarono e da parte della famiglia e da parte dell’ambiente di lavoro. Il bambino di allora ha oggi 20 anni, è un gigante di m. 1,90 ed è studente universitario.

    Voglio adesso far parlare direttamente Gesù sulla necessità di accogliere i bambini: “Chi accoglie uno di questi bambini nel mio nome, accoglie ME; chi accoglie Me, non accoglie Me, ma colui che mi ha mandato” (Matteo cap 9, 37).

    Queste meravigliose parole illuminano di luce la scelta di accettare la vita di un bambino ma evidenziano anche  la terribile responsabilità di chi invece rifiuta di accettare e di accogliere la vita nascente; non accogliere un bambino, rifiutargli il diritto alla vita e quindi abortire significa rifiutare di fare accoglienza e spazio nella propria casa e nella propria famiglia  a Gesù che in quel bambino,anche ammalato o malformato, chiede di essere accolto, amato, curato.

     L’appello  che rivolgo a tutte le donne che attendono un figlio e che pensano di imboccare la strada della morte con l’aborto è quello di meditare e di pensare spesso alle parole di Gesù  che, attraverso quel bambino che cresce nel loro corpo, bussa alle porte del loro cuore e della loro casa e dice con tanta dolcezza : “Ti prego, fammi entrare!”. Che non possano mai queste donne sentire un giorno il rimorso terribile di avergli detto di NO!

  Vergine Santissima, il tuo Figlio Gesù ci ha detto che chi accoglie un bambino accoglie LUI. Madre santissima, possa il nostro Salvatore e Redentore donarci la  grazia di amare infinitamente Lui,morto per dare la Vita al mondo e, per amore di Lui, rispettare, amare, accogliere in Suo nome ogni bambino che in qualunque angolo della terra viene al mondo e che affidiamo alla tua protezione materna perché Tu ne abbia cura e lo accompagni e lo guidi sulla via della santità verso il Signore Gesù.

  GABRIELLA BOTTICELLI

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