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Il discorso di Benedetto XVI al nuovo ambasciatore della Repubblica Democratica del Congo

Ultimo Aggiornamento: 30/04/2010 17:12
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30/04/2010 17:12



Il discorso di Benedetto XVI al nuovo ambasciatore della Repubblica Democratica del Congo


Come ricostruire il tessuto sociale di un Paese ancora in guerra

Benedetto XVI ha ricevuto nella mattina di giovedì 29 aprile, alle ore 11, in solenne udienza, Sua Eccellenza il Signor Jean-Pierre Hamuli Mupenda, nuovo ambasciatore della Repubblica Democratica del Congo presso la Santa Sede, il quale ha presentato le Lettere con le quali viene accreditato nell’alto ufficio. Rilevato alla sua residenza da un Gentiluomo di Sua Santità e da un Addetto di Anticamera, l’ambasciatore è giunto alle 10.45 al Cortile di San Damaso, nel Palazzo Apostolico Vaticano, ove un reparto della Guardia Svizzera Pontificia rendeva gli onori. Al ripiano degli ascensori, era ricevuto da un Gentiluomo di Sua Santità e subito dopo saliva alla seconda Loggia, dove si trovavano ad attenderlo gli Addetti di Anticamera e i Sediari. Dalla seconda Loggia il corteo si dirigeva alla Sala Clementina, dove il Diplomatico veniva ricevuto dal prefetto della Casa Pontificia, l’arcivescovo James Michael Harvey, il quale lo introduceva alla presenza del Pontefice nella Biblioteca privata. Dopo la presentazione delle Credenziali da parte dell’ambasciatore avevano luogo lo scambio dei discorsi e, quindi, il colloquio privato. Dopo l’udienza, nella Sala Clementina l’ambasciatore prendeva congedo dal prefetto della Casa Pontificia e si recava a far visita al cardinale Tarcisio Bertone, segretario di Stato. Al termine del colloquio il Diplomatico discendeva nella Basilica Vaticana:  ricevuto da una delegazione del Capitolo, si recava dapprima nella Cappella del Santissimo Sacramento per un breve atto di adorazione; passava poi a venerare l’immagine della Beatissima Vergine e, quindi, la tomba di San Pietro. Al termine della visita l’ambasciatore prendeva congedo dalla delegazione del Capitolo, quindi, alla Porta della Preghiera, prima di lasciare la Basilica, si congedava dai dignitari che lo avevano accompagnato e faceva ritorno alla sua residenza. Questo è il testo del discorso del Papa.

Signor ambasciatore,
Sono lieto di riceverla in occasione della presentazione delle Lettere che la accreditano come ambasciatore straordinario e plenipotenziario della Repubblica Democratica del Congo presso la Santa Sede. La ringrazio per le sue cordiali parole, attraverso le quali mi ha trasmesso l’omaggio rispettoso del presidente della Repubblica, Sua Eccellenza il signor Joseph Kabila Kabange, e del popolo congolese. Ho avuto il piacere d’incontrare il suo presidente nel giugno 2008. Le sarei grato se volesse trasmettergli i voti che formulo per la sua persona e per lo svolgimento del suo compito al servizio della nazione. Che Dio lo guidi nei suoi sforzi per giungere alla pace, garante di un’esistenza degna e di uno sviluppo integrale! Saluto anche con cordialità i vari responsabili e tutti gli abitanti del suo paese.

La sua presenza, signor ambasciatore, a capo della sua ambasciata, dopo lunghi anni di sede vacante, mostra il desiderio del Capo di Stato e di Governo di rafforzare le relazioni con la Santa Sede e per questo lo ringrazio. Osservo anche che questa decisione si situa nell’anno del cinquantesimo anniversario dell’indipendenza della sua patria. Possa questo giubileo permettere alla nazione di ripartire su nuove basi.

Il suo Paese in questi stessi anni ha conosciuto momenti particolarmente difficili e tragici. La violenza si è abbattuta, cieca e spietata, su una larga frangia della popolazione, piegandola sotto il suo giogo brutale e insostenibile e seminando rovine e morti. Penso in particolare alle donne, ai giovani e ai bambini, la cui dignità è stata schernita a oltranza attraverso la violazione dei loro diritti. Desidero esprimere loro la mia sollecitudine e assicurare loro la mia preghiera. La Chiesa cattolica stessa è stata ferita in molti suoi membri e nelle sue strutture. Essa desidera favorire la guarigione interiore e la fraternità. La Conferenza episcopale ne ha ampiamente parlato nel suo Messaggio dello scorso giugno. Sarebbe dunque ora opportuno impiegare tutti i mezzi politici e umani per porre fine alla sofferenza. Sarebbe altresì opportuno riparare e rendere giustizia, come invitano a fare le parole giustizia e pace scritte nel motto nazionale.

L’impegno assunto a Goma nel 2008 e l’applicazione degli accordi internazionali, in particolare del Patto sulla sicurezza, la stabilità e lo sviluppo della Regione dei Grandi Laghi, certamente sono necessari, ma è ancora più urgente lavorare alle condizioni preliminari alla loro applicazione. Questa non potrà realizzarsi se non ricostruendo poco a poco il tessuto sociale così gravemente leso, incoraggiando la prima società naturale, che è la famiglia, e consolidando i rapporti interpersonali tra congolesi fondati su un’educazione integrale, fonte di pace e di giustizia. La Chiesa cattolica, signor ambasciatore, desidera continuare a dare il suo contributo a questo nobile compito attraverso l’insieme delle strutture di cui dispone grazie alla sua tradizione spirituale, educativa e sanitaria.

Invito le autorità pubbliche a non tralasciare nulla per porre fine alla situazione di guerra che, purtroppo, ancora persiste in alcune province del Paese, e a dedicarsi alla ricostruzione umana e sociale della nazione nel rispetto dei diritti umani fondamentali. La pace non significa solo assenza totale di conflitti, ma è anche un compito che impegna i cittadini e lo Stato. La Chiesa è convinta che essa non può realizzarsi che nel “rispetto della “grammatica” scritta nel cuore dell’uomo dal divino suo Creatore”, vale a dire attraverso una risposta umana in armonia con il disegno divino. Questa “”grammatica”, vale a dire l’insieme di regole dell’agire individuale e del reciproco rapportarsi delle persone secondo giustizia e solidarietà, è iscritta nelle coscienze, nelle quali si rispecchia il progetto sapiente di Dio” (Messaggio per la Giornata Mondiale della Pace, 2007, n. 3).

Invito la comunità internazionale, implicata in diverso grado nei conflitti successivi vissuti dalla sua nazione, a mobilitarsi per contribuire in modo efficace a riportare nella Repubblica Democratica del Congo la pace e la legalità.
Dopo tanti anni di sofferenze, Eccellenza, il suo Paese ha bisogno di impegnarsi in modo risoluto sulla via della riconciliazione nazionale.
 
I vostri vescovi hanno dichiarato quest’anno di anniversario della nazione, anno di grazia, di rinnovamento e di gioia, anno di riconciliazione per costruire un Congo solidale, prospero e unito. Uno dei mezzi migliori per realizzare ciò è di promuovere l’educazione delle giovani generazioni. Lo spirito di riconciliazione e di pace, nato nella famiglia, si afferma e si estende alla scuola e all’università. I congolesi desiderano una buona educazione per i propri figli, ma il peso del finanziamento diretto da parte delle famiglie è grande e addirittura insostenibile per molti. Sono certo che si potrà trovare una giusta soluzione. Aiutando economicamente i genitori e assicurando il finanziamento regolare degli educatori, lo Stato farà un investimento proficuo per tutti. È fondamentale che i bambini e i giovani vengano educati con pazienza e tenacia, soprattutto quelli che sono stati privati dell’istruzione e addestrati a uccidere. È opportuno non solo inculcare in loro un sapere che li sosterrà nella futura vita adulta e professionale, ma anche dare loro basi morali e spirituali che li aiuteranno a respingere la tentazione della violenza e del risentimento per scegliere ciò che è giusto e vero. Attraverso le sue strutture educative e secondo le sue possibilità, la Chiesa può aiutare e completare quelle dello Stato.

Le importanti ricchezze naturali di cui Dio ha dotato la sua terra e che purtroppo sono diventate fonte di avidità e di profitti sproporzionati per molti all’interno e al di fuori del suo Paese, permettono largamente, grazie a una giusta ripartizione dei guadagni, di aiutare la popolazione a uscire dalla povertà e di provvedere alla sua sicurezza alimentare e sanitaria. Le famiglie congolesi e l’educazione dei giovani ne saranno i primi beneficiari. Questo dovere di giustizia promosso dallo Stato consoliderà la riconciliazione e la pace nazionale e permetterà alla popolazione di condurre una vita serena, base necessaria alla prosperità.

Attraverso lei, desidero anche esprimere voti cordiali ai membri della comunità cattolica del suo Paese, in modo particolare ai Vescovi, invitandoli a essere testimoni generosi dell’amore di Dio e a contribuire all’edificazione di una nazione unita e fraterna in cui ognuno si senta pienamente amato e rispettato.

Nel momento in cui ha inizio la sua missione, le esprimo, signor Ambasciatore, i miei migliori auguri per il nobile compito che l’attende, assicurandole che troverà sempre una accoglienza attenta e una comprensione cordiale presso i miei collaboratori.

Su di lei, Eccellenza, sulla sua famiglia, su tutto il popolo congolese e sui suoi governanti, invoco di tutto cuore l’abbondanza delle Benedizioni divine.

Il Papa indica i criteri del rispetto dei diritti umani e della riconciliazione nazionale

(©L’Osservatore Romano – 30 aprile 2010)

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