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Le insidie dell'attivismo

Ultimo Aggiornamento: 21/05/2010 14:22
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Le insidie dell'attivismo

Di Daniele Di Sorco

L'episodio di Marta e Maria, come la Chiesa ha sempre insegnato, esemplifica il primato della contemplazione sull'azione. Gesù non apre un dialogo con Maria, non le consiglia di seguire l'esempio di Marta, ma dice a chiare lettere che l'atteggiamento della prima deve preferirsi a quello della seconda ("Maria ha scelto LA PARTE MIGLIORE, che non le sarà affatto tolta"). L'inversione di questo rapporto, per cui la contemplazione cede il passo all'azione, è la base profonda della crisi che travaglia la Chiesa di oggi, più profonda ancora dell'antropocentrismo e del modernismo, che ne sono la conseguenza.

Il perché è intuitivo. Il cristiano, avendo una fede trascendente, riconosce la causalità di tutte le cose da Dio. Tutto dipende in prima istanza da Dio e senza Dio noi non possiamo fare nulla, come ammonisce il Vangelo. Questo non vuol dire che l'uomo debba starsene inerte, aspettando che un aiuto inaspettato gli arrivi dal Cielo. Egli è certamente chiamato a collaborare con la causalità divina, ad essere causa seconda dell'operato di Dio in questo modo. Tutto questo, però, deve sempre avvenire nella consapevolezza del primato della causalità divina. San Paolo, che aveva fondato PERSONALMENTE decine di comunità, le aveva tirate su, le aveva preservate dall'eresia, non attribuisce mai questi risultati alla propria azione, ma a Dio: "Io ho piantato, Apollo [suo collaboratore] ha innaffiato, ma è Dio che ha fatto crescere".

Il primato della causalità divina ha come risvolto nella vita spirituale il primato della preghiera e delle cosiddette "virtù contemplative" (da qualcuno definite "passive", ma erroneamente, perché nessuna virtù, per definizione, è passiva): mortificazione, sacrificio, espiazione, meditazione, ecc. Infatti, se Dio è la causa prima di tutto e se tutto da Lui dipende, bisogna in primo luogo domandargli che "sia fatta la sua volontà" e rimuovere gli ostacoli (il peccato, in primo luogo) che ne ostacolano l'esecuzione. Le virtù contemplative hanno il primato su qualunque azione, come attesta, oltre che la Scrittura, la vita dei Santi. San Francesco, parlando delle conversioni attribuite ad un formidabile predicatore, diceva che esse, in realtà, erano dovute (come causa prima e determinante) alle preghiere dei frati che stavano negli eremi e che nessuno conosceva. La beata Teresa di Calcutta, a un Cardinale che le domandava la migliore strategia per combattere la povertà, rispose: "Eminenza, lei quante ore prega al giorno? Quanti sacrifici fa?".

Il ridimensionamento della vita contemplativa (che non è necessariamente la vita del monaco o dell'eremita: quella è vita SOLO contemplativa, mentre tutti i cristiani sono tenuti a condurre vita ANCHE ed ESSENZIALMENTE contemplativa) conduce all'attivismo. L'attivismo può essere definito come l'inversione del rapporto cristiano tra contemplazione e azione, per cui la seconda (nei suoi vari aspetti: apostolato, evangelizzazione, vita di comunità, impegno sociale) prevale sulla prima. Tale inversione, che ad una prima impressione sembra riguardare solo l'ortoprassi (infatti vi furono diversi tentativi di conciliare attivismo e dottrina cattolica, il più notevole dei quali fu il cosiddetto "americanismo" di fine XIX secolo, condannato da Leone XIII), ha invece conseguenze devastanti sull'ortodossia: devastanti perché, a differenza dell'eresia vera e propria non si contrappongono apertamente alla rivelazione, ma la erodono dal di dentro.

La conseguenza psicologica del relativismo, infatti, è il rovesciamento del rapporto di causalità. Mediante la pratica delle virtù contemplative, l'uomo è naturalmente portato a riconoscere la sua assoluta dipendenza da Dio e la subordinazione delle sue azioni alle azioni di Lui. Quando invece le virtù completative sono ordinate a quelle attive, l'uomo si convince di essere lui la causa prima e determinante delle cose. Attribuisce soltanto o principalmente all'effiacia della sua azione l'ottenimento di certi risultati. A poco a poco esclude Dio dal suo orizzonte e fa della terra il regno esclusivo della causalità umana. Ossia: passa impercettibilmente, ma necessariamente, dall'attivismo all'antropocentrismo. Di qui all'immanentismo il passo è scontato: una volta eliminata la causalità divina dalla prassi, non sarà difficile toglierla anche dal ragionamento speculativo. La teologia moderna ha seguito esattamente questo percorso: si è cominciato con la teologia dell'azione o della vita (Blondel), si è proseguito con le varie teologie dell'antropocentrismo, ossia dell'immanentismo (Congar, De Lubac, Danielou, ecc.) fino ad arrivare a teologie puramente materialiste, come le teologie della liberazione o della morte di Dio.

La tappa finale di questo percorso ripugna a tutti i cattolici degni di questo nome. Pochi si rendono conto, tuttavia, che il suo punto di inizio sta nell'inversione dei rapporti tra contemplazione e azione, inversione che è il frutto più malato del pensiero contemporaneo, perché mira, in ultima analisi, ad escludere Dio dalla realtà terreste e a fare dell'uomo l'unico o il principale artefice dei propri destini.

L'attivismo, oltre che sulla teologia, ha conseguenze deleterie anche sulla vita spirituale. L'attivista è, per definizione, una persona che non ha pazienza, che non sa aspettare i tempi di Dio, che si logora perché non vede i risultati tangibili delle sue azioni. Quanta differenza dai Santi, che si contentavano di seminare nella certezza che Dio avrebbe fatto crescere! Quali siano le conseguenze di questo abito mentale, lo vediamo da Marta, tipo evangelico di tutti gli attivisti: prima si preferisce l'azione alla contemplazione, poi si rimprovera chi fa il contrario, infine si rivolge la critica su Dio stesso, perché accorda le sue grazie ai fautori della contemplazione anziché dell'azione.

Concludo dicendo che la critica dell'attivismo non si identifica nella critica dell'attività. I cristiani, salvo quel piccolo drappello chiamato, per divina vocazione, alla vita solo contemplativa, è chiamato anche all'azione: all'apostolato, all'impegno sociale a tutto ciò che ne consegue. Essi, tuttavia, non devono mai dimenticare il primato della contemplazione, conseguenza naturale del principio di causalità divina, e non devono mai cessare di metterlo in pratica nella vita quotidiana. È doloroso constatare come il tarlo dell'attivismo continua a rodere oggi, dopo cinquant'anni di disastri dovuti ad esso, molti cattolici perfettamente ortodossi. Essi non si rendono conto che un cattolicesimo tutta attività e poca contemplazione porta prima alla perdita della pace interiore, poi allo sconforto (derivante dal non vedere i risultati tangibili del proprio operato), infine - Dio non voglia - all'abbandono del campo. L'attivista non è uno che tollera le sconfitte. Avendo abbandonato, sia pure inconsapevolmente, il principio della causalità divina, non riesce ad accettare il fallimento della causalità umana.

Riassumendo: l'attività ci vuole, ma ci vuole prima la contemplazione. Non è un caso che prima tutti gli Ordini religiosi, anche quelli con finalità più pratiche, prevedevano per i loro membri una gran quantità di pratiche contemplative, oggi quasi del tutto abbandonate. Questo spiega il loro grande successo nel passato e il loro fallimento nel presente.

Vediamo, dunque, perché Gesù elogia Maria e critica Marta. Egli non prende di mira l'attività in se stessa, ma l'attività che non si nutre di contemplazione, che disprezza la contemplazione e, con la contemplazione, Dio stesso. Marta infatti riprende direttamente la sorella e indirettamente Gesù, che ha la "colpa" di non rimproverarla. L'atteggiamento di Gesù in questo episodio è perfettamente in linea con gli altri suoi insegnamenti. Egli sostiene, per esempio, che è inutile conquistare il mondo (per qualunque finaluità, buona o cattiva che sia) e perdere la propria anima. Dice a chiare lettere: "Senza di me non potete fare nulla". E ribadisce: "Chiedete prima il Regno di Dio e la sua giustiza, e tutto il resto vi sarà dato in aggiunta".

Non diverse le parole del salmista nell'antico Testamento: "Se il Signore non edifica la casa, invano faticano i costruttori". E più precisamente: "Vano è per voi che vi leviate di buon mattino, che tardiate a posarvi, che mangiate pane di afflizioni. Tanto ne dona ai suoi diletti nel sonno!".
18/05/2010 08:59

Solo un piccolo ronzio....

Da persona pratica quale io sono,secondo me Gesu' si rivolse a Marta con affetto e non certo con tono di critica....perche' cmq e' stato accolto in casa sua...Marta Lo ha accolto nel migliore dei modi.Ha pulito la casa ,ha preparato il pranzo ( o cena),lo ha servito con tutto l'amore di cui era capace.
Essendo un tipo pratico questo era il suo modo di servirlo.
Gesu' ha accettato.
Son sicura che si è seduto ,ha sorriso,ha mangiato e ha gradito.
Alla domanda di Marta, Gesu' ha voluto mettere a posto le cose....
ha gradito tutte le azioni di Marta ma ha profondamente conosciuto la sete di amore .di conoscenza ,di meditazione della donna Maria e cosi' nel bilanciare le cose ha detto che la parte migliore l'aveva scelta Maria.E in qto modo ha aggiustato il senso di orgoglio di Marta . La quale chissa' avra' capito.
In ogni caso la preghiera ,la contemplazione paradossalmente e' azione....perche' i frutti spirituali poi si riversano nella vita pratica.
Ecco il senso delle parole del salmista :"Se il Signore non edifica la casa,invano faticano i costruttori".
Vero.E si vede poi che fine fanno quelle opere ( apostolato evangelizzazione ect ect) dell'uomo qdo si dimenticano di Dio.
Son d'accordo con quanto scritto sopra.

E cmq Dio scrive anche sulle righe storte...
certo e' che l'uomo nn deve mai pensare che la preghiera sia inutile ,un tempo perso ,un 'attivita' inerte e passiva....
Anzi e' il carburante dell'azione data a Cristo Gesu'.
Solo con l'aiuto di Dio si puo' costruire ....e cantare col salmista:"Mia roccia sei tu!"

Poi sorrido perche' sopra e' stata citata una frase di Madre Teresa di Calcutta ,beatificata da Papa Paolo Giovanni II ...chissa' perche'?
Papa Giovanni Paolo II era un contemplativo e un esempio di sacerdote sempre in ginocchio davanti al Crocefisso ,soprattutto qdo era malato ...Oggi cade il suo compleanno ....lo vogliamo ricordare con affetto?
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21/05/2010 14:21

[SM=g7427] dolce Vilucchio, le tue osservazioni sono sublimi ed arricchiscono l'argomento un tantino ignorato da altri...

premesso questo l'argomento è importante perchè va a toccare anche una sorta di dottrina protestante che nega per esempio, la contemplazione delle Claustrali... [SM=g7566] mobilitandosi esclusivamente per l'attivismo e ritenendo il resto cosa assai inutile...

E' evidente che ogni estremismo LOGORA e sopratutto logora il parlare del ruolo di Maria in questo quadro del Vangelo, se prima non si comprende l'importanza di quel "lasciare tutto" per ascoltare, servire, adorare Dio....

"Maria ha scelto LA PARTE MIGLIORE, che non le sarà affatto tolta".

Giustamente l'amico Daniele di Sorco sottolinea che nella Chiesa non è rimasto un bilanciamento come era prima...ma è avvenuta una INVERSIONE attraverso la quale l'attivismo ha prevalso sull'adorazione e sull'ascolto, preferendo ascoltare SE STESSI E LE PROPRIE OPINIONI.... [SM=g7556]

L'altra sottolineatura del testo, molto importante, è quella di aver relegato esclusivamente ai Monaci o alle Suore di Clausura l'azione della contemplazione... mal ce ne colse di questo grave abbaglio!!!
Lo dico da Domenicana nella cui Regola che seguo con la Professione da terziaria mi insegna proprio che il mio attivsmo DA LAICA si esplicita in questi tre passi (Motto domenicano - Contemplata Aliis Tradere):
- Contemplazione- Adorazione;
- Meditazione di quanto contemplato (nella Scrittura con il Magistero);
- AZIONE....

nel momento in cui separassi una di queste parti, sarei in difetto, ingannerei me stessa e naturalmente ingannerei il mio Prossimo mal consigliandolo...

Il cristiano in generale non mi interessa, ma IL CRISTIANO-CATTOLICO senza la contemplazione erode dal di dentro l'ortodossia della fede perchè viene a mancare del suo supporto principale, del suo nutrimento, del suo sostentamento trasformando l'azione IN UN SOCIATIVISMO-BUONISMO-PIETISMO...

Daniele a ragione sottolinea:

L'attivista è, per definizione, una persona che non ha pazienza, che non sa aspettare i tempi di Dio, che si logora perché non vede i risultati tangibili delle sue azioni. Quanta differenza dai Santi


ed è verissimo!!!
Prendiamo ad esempio la pratica del Santo Rosario... quanti Cattolici dedicano il tempo ALLA MEDITAZIONE dei Misteri contenuti?
Nella maggior parte dei gruppi si dice in fretta il Rosario, si guarda l'orologio, il prete non può stare al Rosario perchè nel frattempo si fa la chiacchierata con due parrocchiani....CI SI ATTIVA PER ANIMARE LA MESSA!!!! come se senza di noi la Messa non avvenisse...dimenticando che anche il prete da solo rende valida il Divino Mistero Eucaristico [SM=g7556]
Intendiamoci, ecco che come Marta, preparare accuratamente la Liturgia è cosa giusta e buona, ma non è la prima cosa, non è questo l'indispensabile anche perchè, senza alcuna meditazione e contemplazione anche la Messa ne risente...anche nella Messa non si presterà attenzione, tutto è attivsmo e quasi nulla la contemplazione del Mistero...

I Santi...
solitamente erano persone che prima della Messa stavano anche un'ora in contemplazione, DOPO LA MESSA si fermavano a parlare con il sacerdote magari aiutandolo a spostare anche gli strumenti liturgici da deporre in Sacrestia... [SM=g7566]
ne sappiamo qualcosa da san Padre Pio, da Madre Teresa di Calcutta, da santa Caterina da Siena, da santa Teresina del Bambin Gesù, da san Filippo Neri, ecc...

Noi come agiamo?
andiamo alla Messa un minuto prima che inizi...e scappiamo appena finita o anche prima della benedizione...
andiamo al Rosario e lo diciamo come se fossimo ad una staffetta di maratona, a chi arriva prima alla fine...per non parlare dell'attesa al Confessionale: se va bene si sta li a sbuffare, a chiacchierare...se va male, uno rinuncia e se ne va....non si vede mai L'ATTESA COME UN TEMPO PROPIZIO PER CONTEMPLARE...

Siamo dal dottore e c'è l'attesa? quanti ne approfittano per dire e meditare il ROSARIO o portarsi un libricino di Preghiere e meditazioni? [SM=g7556]
macchè, si sfogliano LE RIVISTE... si sbuffa e si va a NOIA!! ettecredo!!
Rarissimamente vedo CATTOLICI con il Rosario per la strada...NEPPURE LE SUORE men che meno i preti...
una volta sull'autobus ho incontrato una suora che conosco, dopo i saluti mi vede con il Rosario in mano e dice: "perdonami! ti ho distolto dalla preghiera!? Mi hai dato una bella lezione oggi, da oggi lo riprenderò anch'io per la strada...."
Le ho sorriso tranquillizzandola sul senso di colpa....

SE NON ESERCITIAMO IL TEMPO CHE ABBIAMO ALLA MEDITAZIONE, NON LO FAREMO MAI!!!
Si tratta NON di abitudine, attenzione, ma proprio di ESERCIZIO!!!

La Teologia della Liberazione (TdL) in sostanza si riduce proprio a questo: all'esclusione di Dio dalla nostra vita ed a sostituirlo CON IL NOSTRO FARE...Diciamo di credere in Dio, MA NON GLI AFFIDIAMO PIU' L'AZIONE, la teniamo per noi stessi, ci attiviamo da noi stessi...poi però quando le cose vanno male invochiamo Dio senza tuttavia correggere questo difetto...


Nella mia Parrocchia l'attivismo è così concentrato che da dopo l'infarto non sono più riuscita a stargli dietro...le iniziative si accavallano, si fatica continuamente, si fanno migliaia di attività e devo dire anche lodevoli e sane...ma non si respira più... infatti dopo tanto lavorare da ben 11 anni non hanno neppure una vocazione...come mai? [SM=g7556]

Si sono preparate ben 50 Prime Comunioni....un correre in ogni angolo con il risultato che da settembre oltre la metà del gruppo NON ci sarà...
per non parlare della Cresima...una volta si faceva il Ritiro spirituale che durava tre giorni nel quali il silenzio e l'adorazione dominavano le giornate... ora che da 40 anni il ritiro si è ridotto ad un giorno con CANTI E ABBUFFATA, il risultato è che dopo il Sacramento di un gruppo di 30 ragazzi ne rimarranno solo 5 o 10...

Si cita la Scrittura ma senza meditarla:

"Se il Signore non edifica la casa, invano faticano i costruttori". E più precisamente: "Vano è per voi che vi leviate di buon mattino, che tardiate a posarvi, che mangiate pane di afflizioni. Tanto ne dona ai suoi diletti nel sonno!".


San Giacomo dice: "Chiedete e non ottenete perché chiedete male!"

L'atteggiamento per chiedere ed ottenere qualcosa eccolo quale è, quello di Maria...
Con Marta edifichiamo, con Maria CHIEDIAMO, CONTEMPLIAMO, ASCOLTIAMO....
Gesù non fa un apprezzamento volto a denigrare l'altro al contrario,è Marta che "rimprovera" Gesù perchè non riprende la sorella che secondo lei starebbe PERDENDO DEL TEMPO... e allora Gesù fa comprendere che c'è una PRIORITA' che non è il sedersi a tavola, ma IL CONTEMPLARE E IL SAPER ASCOLTARE...da qui si diparte l'edificazione, l'azione, il sedersi alla mensa...

Anche la Divina Liturgia infatti consiste in tre parti che non sono state messe per caso, ma hanno una funzione TEOLOGICA:
- ascoltare la Parola di Dio;
- ADORARE IL DIO PRESENTE VIVO E VERO NELL'EUCARESTIA;
- unirsi alla Mensa Sacra...

Benedetto XVI lo ha ripetuto nella Sacramentum Caritatis e due volte in udienza ai sacerdoti, citando sant'Agostino ha ripetuto: "NESSUNO PUO' NUTRIRSI DELL'EUCARSTIA SENZA PRIMA AVERLA ADORATA!"
è per questo che il Papa ha riportato l'inginocchiatoio e ci invita a rimetterci in ginocchio davanti all'Eucarestia...
Per questo non vuole i battimani durante la Messa o l'alzata degli striscioni, NON SIAMO ALLO STADIO O A UN CONCERTO!!!
Per questo ha chiesto che ritornasse IL SILENZIO DURANTE LA MESSA...

Senza il silenzio non può esserci adorazione, ne contemplazione...

Grazie di cuore per questo arricchimento! [SM=g7255]




[Modificato da Caterina63 21/05/2010 14:22]
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