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A volte ritornano. Stravaganze sull'Eucarestia in onda su Radio Maria (scusate per la rima)

Ultimo Aggiornamento: 16/05/2010 00:16
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15/05/2010 12:15

A volte ritornano. Stravaganze sull'Eucarestia in onda su Radio Maria (scusate per la rima)

Un lettore ci segnala questa stravaganza del buon abate Scicolone su Radio Maria.
Dopo alcuni mesi di maggiore "prudenza", dettati forse dalle reprimende di p. Livio, l'abate Ildebrando Scicolone, titolare della rubrica di attualità liturgica su Radio Maria, torna a sbizzarrirsi con le sue teorie per lo meno stravaganti.
Nella puntata del 13 aprile 2010 si è dedicato a descrivere minuziosamente la comunione sotto le due specie, che, come è noto, è stata introdotta anche per i fedeli dalla riforma liturgica post-conciliare. E fin qui...
Ma il meglio di sè lo ha fornito, come quasi sempre, nelle risposte agli ascoltatori al termine della sua lezione.
1. Ad una signora che gli chiedeva lumi sul ringraziamento dopo la Comunione, il padre ribadiva, senza mezzi termini, le posizioni già esposte in precedenza:
"Io ritengo che sia meglio stare seduti. Gesù è già dentro di noi e noi siamo il suo Trono. Un trono lo si raffigura meglio stando seduti che non in ginocchio. Ma se proprio qualcuno, per ragioni devozionali (sic!), vuole proprio stare in ginocchio... Oddio! lo faccia pure! La norma glielo consente"
[grazie padre... Come è buono lei!n.d.r.]
-
2.Ma la teoria più nuova, che sinceramente non si era mai sentita, arriva poco dopo come risposta ad un'altra domanda e riguarda sempre la questione dello stare in ginocchio.
Il nostro abate sostiene che nel giorno di domenica non solo sarebbe sconsigliato, ma addirittura vietato, stare in ginocchio anche durante la Consacrazione.
Cita in proposito addirittura una disposizione del Concilio di Cartagine [che non era "ecumenico", n.d.r] che comminerebbe addirittura la scomunica, si, ha detto proprio scomunica, a chi si inginocchia di domenica.
[Mamma mia! Che disgrazia! E' una cosa tremenda! Ma... ma, allora per secoli e secoli, dal più Alto Medio Evo fino ai nostri giorni, i Cattolici di tutto il mondo son morti scomunicati per questo "reato"? E' terribile!]
L'esimio liturgista continua erudendo che sarebbe egualmente vietato recitare in ginocchio le Litanie dei Santi durante la Veglia Pasquale. [????]
.
Che altro aggiungere?

Messainlatino

Interessante risposta di un utente del suddetto Blog:

Può darsi che il Concilio non ecumenico di Cartagine abbia proibito l'inginocchiarsi durante la Consacrazione; ma questo, ben lungi dall'essere quello che un moderno occidentale può intendere, sta semplicemente nella spiritualità che poi è sopravvissuta nelle Chiese Orientali. In esse inginocchiarsi è principalmente un gesto penitenziale, proibito, ad esempio nel Tempo di Pasqua. Ad esso però non si sostituisce il semplice stare in piedi o, Dio non voglia, seduti, bensì o la piccola metanìa (inchino di tutto il busto a partire dai fianchi, orizzontali a terra) o la grande metanìa (fronte, palme e ginocchia a terra). La seconda mi pare ancora più bella e giusta della semplice genuflessione.  
Spero solo che varie categorie di novatores non abbiano ascoltato tali semidotte farneticazioni del nostro, che potrebbero condurre a inedite novità nel Novus Ordo.
15/05/2010 17:00

ehheheh ...la prima volta che mi son inginocchiata davanti al Tabernacolo durante l'Adorazione e' stata nel gruppo del RnS in una cappella consacrata del mio paese.E' li' che e' iniziato la mia conversione...
E...al momento dell'elevazione dell'Ostia mi capita di vedere gente inginocchiarsi sul pavimento qdo manca l'inginocchiatoio...perche' occupato.Lo faccio anch'io e chissenefrega della gente che guarda o meno.....
Lo trovo bellissimo.
16/05/2010 00:16

Atteggiamenti: stare in ginocchio
Scritto da don Pietro Jura
sabato 25 ottobre 2008
L'Abc della liturgia/62

Il corpo nella liturgia: gli atteggiamenti

Stare in ginocchio – inginocchiarsi (Prima Parte)

Davanti a Dio, l’uomo s’inginocchia. San Paolo Ap. lo ricorda ai cristiani: “Per questo, io piego le ginocchia davanti al Padre” (Ef 3, 14). Meno usata di una volta, la posizione di pregare in ginocchio o l’atto di inginocchiarsi, esprime innanzitutto:


- la fede nella presenza di Dio, come dice il Salmo: “Venite, prostrati adoriamo, in ginocchio davanti al Signore che ci ha creati” (Sal 95, 6);

- l’umiltà, il sentirci piccoli, peccatori;

- la venerazione del Mistero, l’adorazione, l’intercessione, la supplica (soprattutto quella personale e privata), la sottomissione, la piccolezza e la compunzione davanti a Dio, senza umiliazione, ma con la convinzione che Dio colma la povertà della nostra vita con i suoi doni;

- la completa disponibilità ad accogliere la sapienza di Gesù, come fece quel tale che corse incontro a Gesù e si gettò in ginocchio davanti a lui chiedendogli che cosa dovesse fare per avere la vita eterna (cf. Mc 10, 17).

- la penitenza: nei primi secoli il gruppo dei penitenti era anche chiamato dei “genuflettenti”; ricordiamo ancora nei giorni penitenziali l’invito ad inginocchiarsi in determinate circostanze.

Nella Bibbia, quest’atteggiamento è presente nei contesti in cui si vuole manifestare umiltà, adorazione e penitenza: Daniele prega in ginocchio nell’esilio (Dn 6, 11); i fratelli di Giuseppe, in Egitto, si prostrano davanti a lui con sentimenti di colpa e di timore (Gn 42, 6); i ventiquattro anziani dell’Apocalisse si prostrano in atteggiamento umile ed adorante davanti a colui che sta seduto sul trono (Ap 4, 10); Paolo prega in ginocchio nel commiato dai suoi discepoli di Tiro e Mileto (At 20, 36; 21, 5); Pietro s’inginocchia e prega prima di risuscitare la donna morta (At 9, 40); Gesù prega in ginocchio (cf. Lc 22, 41).


(Pubblicato su "Lazio Sette", 12 ottobre 2008, p. 15)

(Seconda Parte)
Nella liturgia dopo la riforma del Concilio Vaticano II, l’inginocchiarsi è riservato per di più al presidente (tre genuflessioni, cioè: dopo l’ostensione dell’ostia, dopo l’ostensione del calice e prima della Comunione). “Se nel presbiterio ci fosse il tabernacolo con il Ss.mo Sacramento, il sacerdote, il diacono e gli altri ministri genuflettono quando giungono all’altare o quando si allontanano, non invece durante la stessa celebrazione della Messa” (cf. OGMR 274). Il gesto viene consigliato ai fedeli durante la consacrazione (precisamente, dal gesto dell’imposizione delle mani fino all’elevazione del calice inclusa), a meno che lo “impediscano lo stato di salute, la ristrettezza del luogo, o il gran numero dei presenti, o altri ragionevoli motivi. Quelli che non si inginocchiano alla consacrazione, facciano un profondo inchino mentre il sacerdote genuflette dopo la consacrazione” (OGMR 43). Si può però anche rimanere, durante la consacrazione, in piedi, come fanno i sacerdoti concelebranti, e come hanno fatto tutti i fedeli nel primo millennio. Comunque in una stessa assemblea ci dovrebbe essere uniformità.

La genuflessione che è il segno d’adorazione, è riservata al Ss.mo Sacramento e alla santa Croce (dalla solenne adorazione nell’azione liturgica del Venerdì Santo fino all’inizio della Veglia pasquale; cf. OGMR 274).

Inoltre, nelle Ordinazioni gli ordinandi s’inginocchiano (o si prostrano) al momento in cui si prega per loro.

Scrive Romano Guardini: “Quando pieghi il ginocchio, non farlo né frettolosamente né sbadatamente. Dà all’atto tuo un’anima! Ma l’anima del tuo inginocchiarsi sia che anche interiormente il cuore si pieghi dinanzi a Dio in profonda reverenza” (Lo spirito della liturgia. I santi segni, Brescia 1996, p. 132).
Sarebbe un peccato che sparisse l’abitudine di pregare in ginocchio in alcuni momenti della nostra vita da credenti: nella preghiera personale, nell’adorazione del Ss.mo Sacramento, passando davanti al tabernacolo, nella preghiera penitenziale.

(Pubblicato su "Lazio Sette", 19 ottobre 2008, p. 15

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