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Intervento della Santa Sede alla 26ª conferenza regionale della Fao per l'Africa

Ultimo Aggiornamento: 20/05/2010 11:00
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20/05/2010 11:00

<a name="5"></a><em><font size="+1">Intervento della Santa Sede alla 26&ordf; conferenza regionale della Fao per l&#39;Africa </font></em><br /><strong><h2>Sicurezza alimentare per lo sviluppo integrale </h2></strong><br /><p><font size="4"></font></p><blockquote><p align="justify"><font size="4"><em>Pubblichiamo l&#39;intervento pronunciato il 5 maggio a Luanda, in Angola, da monsignor Renato Volante, Osservatore Permanente della Santa Sede presso l&#39;Organizzazione delle Nazioni Unite per l&#39;Alimentazione e l&#39;Agricoltura, in occasione della 26&ordf; conferenza regionale della Fao per l&#39;Africa. <br /><br /></em>Signor Presidente, <br />1. Desidero anzitutto congratularmi per la sua elezione a dirigere i lavori di questa Conferenza chiamata a considerare la situazione agricola e alimentare della Regione africana e a orientare con un nuovo dinamismo l&#39;azione della Fao in quest&#39;area per fronteggiare le difficolt&agrave; legate alla sicurezza alimentare, ai cambiamenti climatici e alla crescita del mondo rurale. Un particolare ringraziamento rivolgo al Governo di Angola per l&#39;accoglienza calorosa che ha voluto riservare al nostro incontro. <br />A questa Conferenza &egrave; affidato il non facile compito di approfondire le strategie elaborate a livello mondiale per sradicare la fame applicandole nel contesto africano dove le vittime aumentano, come purtroppo indica il dato della costante diminuzione della disponibilit&agrave; di cibo per abitante. <br />In tutti &egrave; ancora viva la memoria dell&#39;impegno assunto nel Vertice Mondiale sulla Sicurezza Alimentare dello scorso novembre che ha ribadito l&#39;esigenza di una maggiore attenzione della Comunit&agrave; internazionale verso il settore agricolo assegnando a esso investimenti e sostegno della produzione locale. Una strategia che per l&#39;Africa ha maggiore importanza perch&eacute; si inserisce nei pi&ugrave; ampi obiettivi di sviluppo ai quali concorre anche la Fao, ben consapevole del fatto che nel continente la produzione agricola necessita di sostanziali apporti esterni. <br />La Santa Sede con la sua presenza in questa Conferenza vuole mostrare apprezzamento per l&#39;opera che la Fao svolge congiuntamente ai diversi Governi, anche in difficili situazioni, per garantire una cooperazione certa ed efficace. Ma vuole anche ricordare come sia sempre pi&ugrave; necessario che una tale azione sia libera da vincoli e interessi che facilmente possono assorbire parte non trascurabile delle risorse destinate allo sviluppo. Uno sviluppo integrale, infatti, richiede &quot;la libert&agrave; responsabile della persona e dei popoli:&nbsp; nessuna struttura pu&ograve; garantire tale sviluppo al di fuori e al di sopra della responsabilit&agrave; umana&quot; (<em>Caritas in veritate</em>, 17). <br />In questa relazione tra <em>libert&agrave;</em> e <em>responsabilit&agrave;</em> si colloca il diritto di ciascun Paese di definire in ultima istanza il suo modello di attivit&agrave; economica per corrispondere in modo concreto e coerente alle necessit&agrave; delle persone. Ugualmente, di fronte a Paesi che manifestano necessit&agrave; di apporti esterni vi &egrave; il dovere della Comunit&agrave; internazionale di partecipare con gli strumenti della cooperazione e di sentirsi cos&igrave; corresponsabile del loro sviluppo. <br />2. L&#39;agenda dei lavori, anche alla luce delle attivit&agrave; realizzate nel biennio trascorso, ha posto al centro della riflessione l&#39;analisi sui criteri per migliorare la <em>sicurezza alimentare</em> perch&eacute; la stabilit&agrave; della produzione, la disponibilit&agrave; di cibo e l&#39;accesso secondo i bisogni non possono restare solo dei criteri sufficienti a redigere strategie e programmi. &Egrave; ormai chiaro, infatti, che la mancanza di una nutrizione adeguata non solo impedisce il pieno sviluppo della personalit&agrave; di donne e uomini, ma costituisce una evidente negazione dei loro diritti a cominciare da quello fondamentale alla vita che nel cibo ha una sua componente indispensabile. <br />Per molti Paesi della Regione ci&ograve; significa affrontare le difficolt&agrave; della produzione agricola causate da fattori ambientali, dalle malattie, dal mancato utilizzo o dallo spreco di risorse idriche, ma pure da instabilit&agrave; istituzionali e talvolta da laceranti conflitti. Difficolt&agrave; sono anche quelle che derivano dal mancato trasferimento in una dimensione effettivamente a primario servizio della persona di strumenti e di dati che la tecnica, la tecnologia, le nuove ricerche scientifiche permettono di applicare all&#39;agricoltura, cos&igrave; da promuovere la produzione di alimenti e l&#39;allevamento senza sconvolgere le pratiche tradizionali che caratterizzano il mondo rurale e i suoi valori, la sua attenzione nel preservare l&#39;equilibrio della natura e nel custodire i doni del creato. <br />Sull&#39;insicurezza alimentare grava inoltre il peso di politiche particolarmente sfavorevoli provocate anche dal mancato progresso dei negoziati multilaterali sul commercio dei prodotti agricoli. Un fattore rilevante per quei Paesi dove la garanzia della nutrizione &egrave; condizionata dall&#39;importazione di alimenti o con un&#39;economia dipendente quasi esclusivamente dall&#39;esportazione di prodotti tipici. Si tratta di situazioni certamente lontane da quei parametri che la Fao considera indispensabili per poter conseguire il traguardo della sicurezza alimentare e la cui carenza determina la vulnerabilit&agrave; di persone, comunit&agrave; e interi Paesi non solo nelle prospettive sul lungo periodo, ma anche sul futuro immediato. <br />Signor Presidente, <br />3. Le pi&ugrave; ampie considerazioni di questa Conferenza sullo sviluppo del mondo rurale debbono tenere presente che l&#39;azione degli Stati e l&#39;attivit&agrave; di cooperazione sono chiamate a incoraggiare e sostenere anzitutto l&#39;agricoltura praticata su piccola scala, partendo dalle iniziative familiari e artigianali che per molti Paesi costituiscono la realt&agrave; economica di base. <br />La Santa Sede riserva grande attenzione alla realt&agrave; dei piccoli agricoltori e pescatori la cui attivit&agrave; &egrave; spesso lontana non solo dalle tecniche e dai criteri di produzione pi&ugrave; recenti, ma anche dalle preoccupazioni istituzionali e dai modelli di consumo presenti nelle aree urbane o in gruppi ristretti di popolazione. Vanno incentivati gli sforzi per favorire forme di associazione e di cooperazione alle quali, come &egrave; noto, partecipano attente le istituzioni della Chiesa cattolica. <br />&Egrave; questo l&#39;apporto con cui la Delegazione della Santa Sede vuole concorrere ai lavori di questa Conferenza, pur consapevole delle difficolt&agrave;, ma anche cosciente dei progressi sin qui realizzati, perch&eacute; mentre si fornisce l&#39;indispensabile e apprezzata competenza tecnica si favorisca anche una vera condivisione rispettosa verso i bisogni di chi &egrave; in situazione di sofferenza e di dolore. La tecnologia e il progresso scientifico possono, infatti, concorrere a risolvere il problema della fame, ma saranno insufficienti se non vanno di pari passo con le esigenze pi&ugrave; profonde dell&#39;animo umano e con le aspirazioni di ogni persona. <br />Rivolgendosi ai responsabili degli Stati partecipanti al Vertice di Roma, il Santo Padre Benedetto XVI indicava nella fame &quot;il segno pi&ugrave; crudele e concreto della povert&agrave;&quot; (n. 10) e auspicava un&#39;<em>azione di solidariet&agrave;</em> da parte di quanti - persone o istituzioni - sono impegnati nell&#39;azione contro la miseria nelle sue diverse forme. <br />Non pare esservi altro metodo per assicurare politiche di sviluppo e di cooperazione capaci di rimuovere la posizione di evidente svantaggio in cui versano coloro che vivono nelle aree a basso reddito e a deficit alimentare, ci&ograve; non solo sta a fondamento della giustizia ma promuove e promuover&agrave; una convivenza pacifica nell&#39;ambito delle societ&agrave; e fra i popoli.</font> </p></blockquote><br /><font size="2"><strong>(&copy;L&#39;Osservatore Romano - 20 maggio 2010)</strong></font>
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