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Casta meretrix ovvero “doppiamente santa”

Ultimo Aggiornamento: 17/06/2010 19:32
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25/05/2010 18:00

SUL PECCATO NELLA CHIESA


di Francesco Colafemmina

Ci si domanda da più parti se sia opportuno o meno parlare del peccato nella Chiesa. Se sia opportuno o meno indagarne le ragioni, esporne le manifestazioni. Ciò costituisce un detrimento, una minaccia per la Chiesa? E' in definitiva un male? Sarebbero preferibili il silenzio e la preghiera?

Per rispondere con i miei limiti a queste osservazioni, credo sia opportuno cominciare da un punto fondamentale: i peccati non sono "della Chiesa" ma, al massimo, attribuibili ad "uomini di Chiesa". Non si tratta, infatti, di peccati collettivi, ma di singoli peccati che possono accomunare alcuni membri della gerarchia ecclesiastica. Ciò facilita notevolmente l'approccio al problema. E' infatti innegabile che la Chiesa, come divina istituzione, sia Santa. Ma la Chiesa è composta anche da peccatori. Sbaglia, però, chi crede nella trasmissione del peccato - quasi per osmosi - dal peccatore all'istituzione divina, spesso ricorrendo all'improvvida interpretazione del "casta meretrix" di Sant'Ambrogio onde riconoscere nella Chiesa una duplice e ossimorica connotazione morale. Il peccato è infatti un atto personale, frutto del libero arbitrio che Dio ci ha donato. Il vero problema è però la "cooperazione" al peccato, ossia, secondo il Catechismo (n.1868) : "la responsabilità nei peccati commessi dagli altri, quando vi cooperiamo prendendovi parte direttamente e volontariamente;— comandandoli, consigliandoli, lodandoli o approvandoli;— non denunciandoli o non impedendoli, quando si è tenuti a farlo;— proteggendo coloro che commettono il male."

In questo senso anche gli uomini di Chiesa hanno profonde responsabilità. E queste responsabilità non sono schermate da alcun tipo di immunità, giacché essi sono uomini come noi, deboli ed esposti al peccato. Quando però gli uomini di Chiesa cooperano al peccato di altri chierici, non solo si rendono cooperatori del peccato ma diffusori di scandalo, secondo quanto sancito dal Catechismo della Chiesa Cattolica al n.2285: "Lo scandalo assume una gravità particolare a motivo dell'autorità di coloro che lo causano o della debolezza di coloro che lo subiscono. Ha ispirato a nostro Signore questa maledizione: « Chi scandalizza anche uno solo di questi piccoli, [...] sarebbe meglio per lui che gli fosse appesa al collo una macina girata da asino, e fosse gettato negli abissi del mare » (Mt 18,6). Lo scandalo è grave quando a provocarlo sono coloro che, per natura o per funzione, sono tenuti ad insegnare e ad educare gli altri. Gesù lo rimprovera agli scribi e ai farisei: li paragona a lupi rapaci in veste di pecore."

Ecco quindi spiegate, a mio parere, le ragioni per le quali ha un senso parlare anche dei peccati volgarmente detti "della Chiesa", ossia di quei peccati commessi dalle gerarchie ecclesiastiche. Parlarne dovrebbe avere pertanto una doppia funzione:

1) esortare alla preghiera l'intero Corpo Mistico: solo con la preghiera si combatte il peccato e la tentazione. Con la preghiera si intercede per i peccatori ed i persecutori della Chiesa (interni ed esterni). Con la preghiera infine ci si mette "in comunicazione" con il Signore: l'intero Corpo Mistico è così pervaso da quest'univoco movimento verso Cristo, origine e fine della sua esistenza.

2) esortare gli uomini di Chiesa a non perseverare nel peccato e ad essere più degnamente conformi alla loro autorità e al loro insegnamento: solo attraverso la coerenza e il senso della responsabilità si evitano gli scandali e si è fedeli al proprio ministero.

Non credo si debba aver timore nell'affrontare queste problematiche, e soprattutto non credo sia opportuno temere la strumentalizzazione anticristiana di coloro che affrontano gli scandali degli uomini di Chiesa. Perché due sono le strade: o tacere tollerando o peggio maldestramente giustificando gli scandali, o parlare con retta intenzione delle ragioni alla radice degli scandali onde l'innesto che non dà frutto sia reciso e sostituito da innesti fruttuosi per la Chiesa di Cristo. Le vie di mezzo non sono concesse perché riuscirebbero ambigue o compromissorie. Il peccato e lo scandalo, infatti, o ci sono o non ci sono. Tollerarli fino a quando non esplodono significa soltanto aggravarne il carico malefico. Se invece ne spieghiamo le ragioni, se, soprattutto, attraverso testimonianze autentiche e grazie all'indirizzo che il Sommo Pontefice ci offre, riusciamo a intravvedere le vie attraverso le quali il male si è insinuato nel seno della Chiesa, potremo ritrovare le energie e la forza per sconfiggerlo o per lo meno ridurne la portata, evitando gli scandali futuri.

E' vero, d'altra parte, che Cristo affermò che "è necessario che avvengano gli scandali" ma è altrettanto necessario leggere per intero il passo evangelico da cui è tratta questa frase usata spesso per minimizzare o banalizzare gli scandali: " 6 ῝Ος δ᾿ ἂν σκανδαλίσῃ ἕνα τῶν μικρῶν τούτων τῶν πιστευόντων εἰς ἐμέ, συμφέρει αὐτῷ ἵνα κρεμασθῇ μύλος ὀνικὸς εἰς τὸν τράχηλον αὐτοῦ καὶ καταποντισθῇ ἐν τῷ πελάγει τῆς θαλάσσης. 7 Οὐαὶ τῷ κόσμῳ ἀπὸ τῶν σκανδάλων· ἀνάγκη γάρ ἐστιν ἐλθεῖν τὰ σκάνδαλα· πλὴν οὐαὶ τῷ ἀνθρώπῳ ἐκείνῳ δι᾿ οὗ τὸ σκάνδαλον ἔρχεται. 8 εἰ δὲ ἡ χείρ σου ἢ ὁ πούς σου σκανδαλίζει σε, ἔκκοψον αὐτὰ καὶ βάλε ἀπὸ σοῦ· καλόν σοί ἐστιν εἰσελθεῖν εἰς τὴν ζωὴν χωλὸν ἢ κυλλόν, ἢ δύο χεῖρας ἢ δύο πόδας ἔχοντα βληθῆναι εἰς τὸ πῦρ τὸ αἰώνιον. 9 καὶ εἰ ὁ ὀφθαλμός σου σκανδαλίζει σε, ἔξελε αὐτὸν καὶ βάλε ἀπὸ σοῦ· καλόν σοί ἐστι μονόφθαλμον εἰς τὴν ζωὴν εἰσελθεῖν, ἢ δύο ὀφθαλμοὺς ἔχοντα βληθῆναι εἰς τὴν γέενναν τοῦ πυρός. 10 ῾Ορᾶτε μὴ καταφρονήσητε ἑνὸς τῶν μικρῶν τούτων· λέγω γὰρ ὑμῖν ὅτι οἱ ἄγγελοι αὐτῶν ἐν οὐρανοῖς διὰ παντὸς βλέπουσι τὸ πρόσωπον τοῦ πατρός μου τοῦ ἐν οὐρανοῖς. 11 ἦλθε γὰρ ὁ υἱὸς τοῦ ἀνθρώπου σῶσαι τὸ ἀπολωλός."

"Perché chi dovesse scandalizzare uno di questi piccoli che credono in me, conviene che gli si appenda una mola da asino al collo e lo si affoghi nell'abisso del mare. Guai al mondo per gli scandali: è necessario che gli scandali avvengano, ma guai a quell'uomo per mezzo del quale avviene lo scandalo. Se la tua mano o il tuo piede ti scandalizza, tagliali e gettali via da te; è meglio per te entrare nella vita monco o zoppo, che, avendo due mani e due piedi, essere gettato nel fuoco eterno. E se il tuo occhio ti scandalizza, strappatelo via e gettalo lontano da te: è meglio per te entrare nella vita con un solo occhio che avendo due occhi essere gettato nella Geenna del fuoco. Guardatevi dal disprezzare uno solo di questi piccoli: infatti vi dico che i loro angeli nel cielo per sempre guardano il volto del Padre mio nel cielo. Venne infatti il figlio dell'uomo a salvare ciò che è perduto" (Matteo 18,6-11).

Detto ciò, è evidente che nessuno di noi ha l'autorità morale per giudicare alcun peccatore. Ciascuno di noi è vittima del peccato e la Chiesa, pur Santa, non è fatta di santi, bensì di peccatori. Ciò che però possiamo fare è semplicemente criticare e ragionare su quelle "strutture del peccato" le cui radici permangono nei peccati personali dei singoli, ma i cui frutti negativi sono autentico veleno per la comunità cristiana e per il Corpo Mistico di Cristo. Recidere le "strutture del peccato" interne alle gerarchie ecclesiastiche, estirparne le radici profonde identificabili con l'attaccamento ai beni materiali e l'amore per il potere in sè, sono delle necessità già individuate chiaramente dal Santo Padre. Se noi fedeli prendiamo coscienza sia del male sia del suo farmaco credo che la Chiesa tutta non potrà che trarne un vivificante e sincero giovamento. Tanto più che il male oggi affiorante nella Chiesa rimanda a ragioni storiche contingenti, ad un "modello" di Chiesa gerarchica ormai evidentemente fallimentare: quel modello che ha voluto per anni imporre alla Chiesa e al clero una totale dedizione al mondo. La mondanizzazione e la desacralizzazione sono state bacini di coltura di quella "struttura del peccato" radicata in pochi chierici, ma tollerata nella sua crescente metastasi anche dagli alti ranghi della gerarchia. L'importante è comunque non fermarsi dinanzi all'evidenza dello scandalo, non farsene travolgere, ma essere noi a travolgerlo con la preghiera, a sgonfiarlo attraverso la ragione, ad annientarlo con la giustizia. Non è forse questo un modo per facilitare l'opera di purificazione della Chiesa che il Santo Padre ha intrapreso, nonostante le tante pressioni e le costanti ostilità di una cospicua parte di sacerdoti, Vescovi e Cardinali?

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