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Messaggio di Benedetto XVI al nunzio apostolico in Turchia

Ultimo Aggiornamento: 07/06/2010 18:24
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06/06/2010 17:47

Messaggio di Benedetto XVI al nunzio apostolico in Turchia

Il dolore e la preghiera per il vescovo Luigi Padovese


Il Papa, "profondamente rattristato" dalla notizia della scomparsa del vescovo Luigi Padovese, vicario apostolico di Anatolia, ucciso giovedì 3 nella sua abitazione di Iskenderum, in Turchia, esprime le "sue sentite condoglianze" e assicura la "sua vicinanza nella preghiera" a tutta la Chiesa locale. È quanto si legge in un messaggio, a firma del cardinale segretario di Stato,  Tarcisio  Bertone, che Benedetto XVI ha inviato al nunzio apostolico in Turchia, Antonio Lucibello.
Il Pontefice - prosegue il messaggio - "si unisce a tutti voi nell'affidare la nobile anima di questo amato pastore all'infinita misericordia di Dio, nostro Padre, e nel rendere grazie per la testimonianza generosa del Vangelo e l'impegno risoluto per il dialogo e la riconciliazione che ha caratterizzato la sua vita sacerdotale e il suo ministero episcopale".
 Profondo cordoglio è stato espresso anche dal Patriarca ecumenico di Costantinopoli, Bartolomeo, in un messaggio inviato a Benedetto XVI. "Con grande dolore - si legge nel testo - abbiamo ricevuto la notizia della tragica morte del compianto vescovo Luigi Padovese, che ha reso un servizio preziosissimo alla Chiesa cattolica e al popolo di Dio". E, assicura Bartolomeo, "dopo aver pregato per il riposo dell'anima del compianto fratello nelle tende dei giusti con coloro che sono stati graditi al Signore, esprimiamo alla vostra molto amata e reverendissima Santità la vicinanza e le condoglianze del Patriarcato ecumenico e le nostre personali per la morte di questo eccellente vescovo, invocando che il Cristo nostro Dio", conceda "il riposo all'anima di colui che ci ha lasciati per dimorare all'ombra del Legno dal quale scaturiscono le sorgenti della vita. La sua memoria rimanga per sempre".
La figura di monsignor Padovese quale "uomo del dialogo" è ricordata anche dal nunzio apostolico in Turchia, Antonio Lucibello in una intervista al "ilsussidiario.net". Lucibello - che rileva come "l'aspetto religioso" sia "assolutamente estraneo" all'omicidio del presule, così come non esista alcuna correlazione con l'assassinio di don Santoro - tratteggia le qualità umane e spirituali di un sacerdote e di un vescovo che "aveva fatto della Turchia la sua scelta ideale, oltre che la sua prima terra di missione". Lucibello ricorda infatti come per Padovese la missione in Turchia fosse "il coronamento dell'interesse che aveva sempre dimostrato per questa terra che può essere senz'altro considerata come la Terra santa della Chiesa. Qui tutto parla delle antiche comunità cristiane. Poi era diventato vescovo e quindi membro della Conferenza episcopale turca, della quale era diventato presidente. Non posso non ricordare la sua volontà e il suo impegno culturale per tener viva la memoria dei santi che hanno fatto grande la prima cristianità". E il metodo della testimonianza portato avanti da monsignor Padovese e dai cristiani in Turchia rimane sempre valido anche per il futuro. "Qualche anno fa - prosegue Lucibello - la piccola comunità cattolica in Turchia ha fatto un convegno ecclesiale il cui titolo dice tutto:  "Dalla presenza alla testimonianza". Presenza significa che i numeri e le statistiche si fanno piccoli, ma quel che più conta, la testimonianza, rimane e grazie a Dio diventa più forte".
Dolore e vicinanza nella preghiera sono espressi anche dall'assistente generale dell'Azione cattolica italiana, il vescovo di Palestrina, Domenico Sigalini, che ricorda Padovese come "un figlio di san Francesco, uomo mite, uomo del dialogo, un pastore che ha dato la sua vita perché cresca il seme che stava piantando in questa terra sempre inquieta, e che oggi lo è ancora di più, eppure crocevia di culture e religioni". Sigalini auspica che "il Signore sia il premio di questo pastore buono, cordiale e sereno, pacifico e pacificatore, innamorato di Gesù e del Vangelo" e invita tutta l'Azione cattolica "a innalzare a Dio preghiere per la sua anima, per i cristiani e gli uomini di Turchia".


(©L'Osservatore Romano - 6 giugno 2010)
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Celebrati a Iskenderun i funerali del vicario apostolico di Anatolia

Un fratello e un padre per i cristiani in Turchia


 Iskenderun, 7. "Non abbiate paura!". Di vivere la fede e di annunciare con umiltà il Vangelo. Seguendo l'esempio tracciato da monsignor Luigi Padovese che fino alla fine ha accolto tutti, divenendo, per tutti, "fratello e padre" e lavorando alla costruzione di una Chiesa che ha voluto e vuole essere "porta e non muro". È un invito rivolto ai cristiani di Turchia, quello che nel pomeriggio di oggi ha accompagnato l'ultimo commosso saluto al vicario apostolico di Anatolia e presidente della Conferenza episcopale turca ucciso il 3 giugno scorso nella sua abitazione di Iskenderun. Un appello a non cedere allo sconforto. A lanciarlo l'arcivescovo di Izmir, Ruggero Franceschini, che ha tenuto l'omelia del rito funebre nella cattedrale di Iskenderun affollata da cristiani giunti da tutta la Turchia. A presiedere il rito il nunzio apostolico, arcivescovo Antonio Lucibello, che ha dato lettura del messaggio di condoglianze inviato dal Papa (di cui abbiamo dato conto nell'edizione di domenica 6, ndr) e ha citato le parole con cui il Santo Padre ieri a Cipro ha ricordato il lavoro svolto da monsignor Padovese nella preparazione dell'Instrumentum Laboris dell'assemblea speciale per il Medio Oriente del Sinodo dei vescovi.
Concelebranti tutti gli ordinari cattolici del Paese. Presenti rappresentanti delle Chiese sorelle. Come anche le autorità locali, che nei giorni scorsi, insieme a rappresentanti delle istituzioni statali, avevano già espresso il proprio cordoglio per la morte di una "persona perbene", di un uomo impegnato nel dialogo tra le culture e nella collaborazione per il bene comune.
"La memoria di padre Luigi non avrebbe bisogno di essere esaltata con un elenco di opere buone", ha premesso nell'omelia monsignor Franceschini. Che, tuttavia, "per amore di verità e di giustizia", ha voluto ricordare alcune iniziative. Come la distribuzione di generi alimentari a oltre 70 famiglie in difficoltà - di cui solo una cristiana - la condivisione del cibo con gli amici musulmani durante le reciproche feste, gli aiuti alla popolazione durante le recenti alluvioni. E l'organizzazione, fin dal 1990, di simposi e convegni culturali per approfondire lo studio e la conoscenza di una terra "dove la Chiesa ha mosso i primi passi, celebrato i primi concili, e dove si è data una prima determinante struttura teologica".
Franceschini, che dal 1993 al 2004 ha guidato la comunità cattolica di Iskenderun, ha così ricordato "l'amico che tutti abbiamo perso". Sottolineando come "a noi cristiani, in modo particolare, questa sua morte ricorda come la fedeltà al Vangelo, in certe situazioni, possa essere pagata con il sangue". E ha citato un passaggio di una delle sua ultime lettere scritte ai cristiani del Vicariato apostolico di Anatolia:  "Vivere con voi e in mezzo a voi per me è stata una grazia". A questa stessa comunità, smarrita e addolorata, si è rivolto Franceschini richiamando la celebre espressione di Giovanni Paolo ii:  "Non abbiate paura!". Di qui l'invito:  "Non perdetevi di coraggio, siate lieti, come gli apostoli, di vivere nella sofferenza e nella prova, senza venir meno alla vostra fede, che è il motivo della nostra speranza, che è il fondamento della nostra gioia". Monsignor Padovese sarà tumulato nella sua città natale, Milano, dove lunedì 14, alle ore 10, in Duomo, si terrà un nuovo rito funebre presieduto dal cardinale arcivescovo Dionigi Tettamanzi.


(©L'Osservatore Romano - 7-8 giugno 2010)
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