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Oggi i funerali di mons. Padovese. L’assassino: “Ho ammazzato il grande satana!”

Ultimo Aggiornamento: 14/06/2010 22:20
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07/06/2010 18:30

Oggi i funerali di mons. Padovese. L’assassino: “Ho ammazzato il grande satana!”

di Geries Othman

Il vescovo è stato accoltellato in casa e decapitato all’esterno. Ha gridato aiuto prima di morire. Anche l’assassino ha gridato “Allah Akbar!”. La presunta insanità di mente dell’omicida è ormai da escludere. Non vi è alcun certificato medico che lo provi. Murat Altun accusa il vescovo ucciso di essere omosessuale. Il ministro turco della giustizia condanna l’omicidio e promette di fare piena luce sull’accaduto.


Iskenderun (AsiaNews) - Oggi alle 16 vi saranno i funerali di mons. Padovese, ucciso dal suo autista, Murat Altun, stranamente “impazzito” lo scorso 3 giugno. Intanto si aggiungono nuovi particolari sulla dinamica e sui moventi dell’uccisione che ha prostrato la Chiesa turca.
Alla cerimonia delle esequie, che si svolge nella chiesa dell’Annunciazione, partecipano il nunzio apostolico, mons. Antonio Lucibello, i vescovi latini di Istanbul e Smirne, il vescovo armeno cattolico di Istanbul, oltre a tutti i sacerdoti della Turchia e rappresentanze delle ambasciate internazionali.
Sarà presente anche un delegato della Conferenza dei vescovi dell’Europa. Non è invece prevista la presenza di vescovi da altre nazioni e in particolare dall’Italia: subito dopo il funerale a Iskenderun, la salma di mons. Padovese sarà portata in Italia a Milano, dove riceverà altre esequie. La data dei funerali in Italia è fissata con ogni probabilità a lunedì 14 giugno. Il ritardo è dovuto al fatto che anche la magistratura italiana ha richiesto di fare un’autopsia sul cadavere martoriato del vescovo.
Mentre i giorni passano, si aggiungono nuovi particolari alla vicenda dell’assassinio e alla presunta “insanità” dell’uccisore.
I medici che hanno effettuato l’autopsia hanno rilevato che mons. Padovese presentava coltellate in tutto il corpo, ma soprattutto dalla parte del cuore (almeno 8).  La testa era quasi completamente staccato dal tronco, attaccata al corpo solo con la pelle della parte posteriore del collo.
Anche la dinamica dell’uccisione è più chiara: il vescovo è stato accoltellato in casa. Egli è riuscito ad avere la forza di andare fuori, sulla soglia della casa, sanguinante e gridando aiuto e là avrebbe trovato la morte. Forse solo quando egli è caduto a terra, qualcuno gli ha tagliato la testa.
Testimoni affermano di aver sentito il vescovo gridare aiuto. Ma ancora più importante, è che essi hanno sentito le urla di Murat subito dopo l’assassinio. Secondo queste fonti, egli è salito sul tetto della casa è ha gridato: “Ho ammazzato il grande satana! Allah Akbar!”.
Questo grido coincide perfettamente con l’idea della decapitazione, facendo intuire che essa è come un sacrificio rituale contro il male. Ciò mette in relazione l’assassinio con i gruppi ultranazionalisti e apparentemente fondamentalisti islamici che vogliono eliminare i cristiani dalla Turchia.
Del resto, secondo un giornale turco, il Milliyet del 4 giugno, l’assassino avrebbe detto alla polizia di aver compiuto il gesto “per rivelazione divina”.
Davanti a questi nuovi e agghiaccianti particolari sono forse da rivedere le dichiarazioni del governo turco e le prime convinzioni espresse dal Vaticano, secondo cui l’uccisione non avrebbe risvolti politici e religiosi. Fermo restando che, come ha detto Benedetto XVI nell’aereo in viaggio per Cipro, questo assassinio “non può essere attribuito alla Turchia e ai turchi, e non deve oscurare il dialogo”.
Davanti alle giuste preoccupazioni del pontefice, si assommano anche le richieste dei cattolici e di alcune ong turche per i quali occorre che la polizia non fermi l’indagine alla sola spiegazione sulla “insanità” di Murat, ma proceda ed approfondisca i suoi possibili legami con organizzazioni dello “Stato profondo”, che sfuggono anche al governo turco.
La presunta insanità del 26enne che da oltre quattro anni viveva a fianco del vescovo è ormai indifendibile. Ercan Eriş, l’avvocato della Chiesa, sostiene che l’omicida non può essere diventato depresso in un giorno e che non esiste nessun rapporto sanitario che lo dichiari tale. Ormai é certo che il giovane è sano di mente. Non c'è alcun certificato medico che attesti la sua invalidità mentale. Negli ultimi tempi egli stesso diceva di essere depresso, ma ormai si pensa che questa fosse tutta una strategia per potersi difendere in seguito.
İeri direttamente da Ankara é giunto a Iskenderun il Ministro della Giustizia condannando esplicitamente il gesto e assicurando che verra fatto il possibile per fare piena luce su quanto accaduto.
Stabilire la verità è necessario per lo Stato turco, perché mostri la sua modernità e capacità di garantire il diritto; ma è necessario anche alla Chiesa. Secondo voci nella polizia, sembra che Murat stia offrendo una nuova giustificazione del suo gesto: mons. Padovese sarebbe un omosessuale e lui, Murat, 26 anni, sarebbe la vittima, “costretta a subire abusi”. L’uccisione del vescovo non sarebbe un martirio, ma un atto di “legittima difesa”.
Ma, secondo esperti del mondo turco, l’uccisione di mons. Padovese mostra un’evoluzione delle organizzazioni dello “Stato profondo”: è la prima volta che essi mirano così in alto. Finora avevano colpito semplici sacerdoti; ora invece hanno attentato al capo della Chiesa turca (mons. Padovese era presidente della Conferenza episcopale della Turchia). Allo stesso tempo, il loro fare è divenuto più sofisticato, meno grezzo di una volta. Non ci si limita alla “pazzia”, usata già per l’omicida di don Santoro, ma si offrono più spiegazioni, per confondere l’opinione pubblica nazionale e internazionale.

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14/06/2010 22:12

A Milano celebrati dal cardinale arcivescovo i funerali del vescovo Luigi Padovese

Costruttore di pace e testimone di speranza per la Chiesa in Turchia


di Fabrizio Contessa

Un "figlio della Chiesa ambrosiana" che è diventato "figlio e padre della Chiesa in Turchia". Ma soprattutto, "vero discepolo di Cristo", che ha dato "tutto se stesso per l'annuncio del Vangelo e per la vita di coloro che gli erano stati affidati". E, ancora, un "chicco di grano" caduto in terra e dal quale silenziosamente e nonostante tutto fiorisce la "speranza", per la Chiesa in Turchia e l'incontro cordiale e costruttivo tra le culture e le religioni. Così il cardinale arcivescovo di Milano, Dionigi Tettamanzi, ha ricordato il vescovo cappuccino Luigi Padovese, vicario apostolico di Anatolia, assassinato giovedì 3 a Iskenderun, sulla costa mediterranea della Turchia. Lo ha fatto accogliendo nella mattina di oggi, 14 giugno, in Duomo, il corpo del martoriato presule per i funerali, dopo quelli presieduti lunedì 7, nella cattedrale di Iskenderun, dal nunzio apostolico in Turchia, Antonio Lucibello.
Ad accoglierlo, per l'ultima volta "nel grembo" di quella Chiesa che 63 anni fa gli diede i natali, oltre trenta vescovi, circa trecento sacerdoti, tra cui numerosissimi religiosi cappuccini, oltre a migliaia di fedeli, presenti il sottosegretario agli Esteri, Stefania Craxi, in rappresentanza del Governo, il vice presidente della Camera, Maurizio Lupi, il sindaco di Milano, Letizia Moratti, e il presidente della Regione Lombardia, Roberto Formigoni. A rappresentare la Santa Sede, l'arcivescovo Edmond Farhat, già nunzio apostolico in Turchia, che il 7 novembre  2004  ordinò  vescovo  Luigi  Padovese.
Il Papa nel messaggio a firma del cardinale segretario di Stato, Tarcisio Bertone, inviato al cardinale Tettamanzi, ha espresso alla Chiesa ambrosiana "le sue sentite condoglianze con l'assicurazione della sua vicinanza nella preghiera". Benedetto XVI, "profondamente addolorato", si è unito così alla preghiera dei presenti al rito funebre nel raccomandare "l'anima nobile di questo amato pastore all'infinita misericordia di Dio" e nel rendere grazie "per la sua generosa testimonianza del Vangelo e il suo fermo impegno per il dialogo e per la riconciliazione che ha caratterizzato la sua vita sacerdotale e il suo ministero episcopale".
A nome del Santo Padre il segretario di Stato ha inviato telegrammi anche ai familiari di monsignor Padovese e al ministro generale dei cappuccini, Mauro Jöhri, esprimendo cordoglio e invocando per l'anima del vescovo "la celeste intercessione di san Francesco d'Assisi sulle cui orme il compianto presule ha offerto testimonianza di fede e pace in Medio Oriente". Monsignor Padovese come "uomo di dialogo e di pace", nel suo ministero episcopale e in qualità di presidente della Conferenza episcopale turca, è stato ricordato anche in un messaggio inviato al cardinale Tettamanzi dal presidente del Consiglio delle Conferenze episcopali d'Europa, il cardinale arcivescovo di Esztergom-Budapest, Péter Erdo.
Tra i messaggi di cordoglio delle istituzioni civili, quelli del presidente della Repubblica italiana, Giorgio Napolitano e del ministro degli Esteri, Franco Frattini. In particolare per Napolitano, Padovese "ha testimoniato con generosità e impegno i valori universali del dialogo, della tolleranza e della comprensione reciproca". Il capo dello Stato, "al di là delle circostanze del tragico evento", esprime anche il convincimento che "il rispetto della presenza cristiana, così come della presenza di ogni altra confessione religiosa, debba valere come impegno comune delle istituzioni e della società in tutti i Paesi che vogliono riconoscersi nei principi ispiratori della comunità internazionale". Frattini, a nome del Governo italiano, ricorda con "grande rispetto e ammirazione" la figura di monsignor Padovese, il quale nel corso della sua missione episcopale si è "attivamente speso a difesa della comunità dei cattolici di Turchia, della pacifica convivenza delle diverse fedi e confessioni religiose oltre che a favore del dialogo interreligioso".
Numerosi anche i messaggi giunti in questi giorni dalle Chiese sorelle. Oltre a quello del Patriarca ecumenico di Costantinopoli, Bartolomeo - del quale abbiamo dato conto nell'edizione di domenica 6 giugno - hanno espresso cordoglio e vicinanza nella preghiera anche l'arcivescovo ortodosso di Cipro, Crisostomo II, e il Patriarca supremo e catholicos di tutti gli armeni, Karekin II. Vicinanza e solidarietà anche da parte dell'Unione delle comunità islamiche in Italia, che tramite il segretario generale, Alessandro Paolantoni, ha inteso far giungere al Santo Padre anche i sentimenti di "gratitudine e apprezzamento per le parole di saggezza e di equilibrio da Lui pronunciate in occasione di questo terribile evento".
Un pensiero ai fedeli della Chiesa in Turchia è stato rivolto infine nell'omelia dal cardinale per il quale "il sacrificio di padre Luigi ci unisce a voi ancora più intimamente". E, richiamando l'immagine evangelica del chicco di grano, ha affermato che "la speranza è il primo frutto che fiorisce dalla testimonianza di questo "vescovo mite e sapiente, un vero costruttore di pace".


(©L'Osservatore Romano - 14-15 giugno 2010)
14/06/2010 22:19

L'eterno riposo dona a lui ,O Signore e splenda ad esso la Luce perpetua .Amen.
[Modificato da Vilucchio. 14/06/2010 22:20]
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