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Ultimo Aggiornamento: 30/06/2010 20:41
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30/06/2010 11:25

«Restituite i soldi dati
a Propaganda Fide»

La Corte dei Conti cita i vertici di Arcus per la ristrutturazione voluta da Sepe

Inchiesta Grandi eventi - Non rispettato l’impegno del museo. La difesa di Lunardi: fondi disposti da Di Pietro e Rutelli

«Restituite i soldi dati
a Propaganda Fide»

La Corte dei Conti cita i vertici di Arcus per la ristrutturazione voluta da Sepe

ROMA - La Corte dei Conti chiude l’istruttoria sul palazzo di Propaganda Fide a piazza di Spagna e chiede il risarcimento del danno erariale ai vertici di Arcus, la società ministeriale che ha erogato cinque milioni di euro per la ristrutturazione.

Un avviso a dedurre è stato notificato dieci giorni fa al direttore generale Ettore Pietrabissa, al direttore amministrativo e finanziario Gianluca Colabove e alla responsabile del progetto Francesca Nannelli. I giudici contabili confermano così la tesi della procura di Perugia che ritiene illegittima la concessione della somma alla Congregazione all’epoca guidata dal cardinale Crescenzio Sepe. L’alto prelato, attuale arcivescovo di Napoli, e stato indagato dai pubblici ministeri umbri per corruzione insieme all’allora ministro delle Infrastrutture Pietro Lunardi. L’ipotesi dell’accusa è che ci sia stato un vero e proprio scambio di favori: il politico avrebbe concesso il finanziamento dopo aver comprato da Propaganda Fide il palazzetto di via dei Prefetti pagandolo 3 milioni di euro, cioè un terzo del suo valore effettivo.

I lavori pregressi

Agli alti funzionari la Corte dei Conti contesta ora di aver concesso il denaro «accollandosi lavori che in realtà erano già stati effettuati», ma soprattutto di non aver preteso «il rispetto dei termini» della Convenzione stipulata con l’Istituto religioso. E per dimostrarlo ricostruisce la vicenda sin dal 1˚ marzo 2005 quando «il prefetto della Congregazione (Sepe ndr) trasmetteva al ministro delle Infrastrutture Pietro Lunardi copia del progetto dell’area Museale al fine di accedere al finanziamento, precisando che il Museo sarebbe stato aperto al pubblico».
 Costo previsto: 13,8 milioni di euro per la ristrutturazione dell’intero palazzo e 5.572 milioni di euro per quella della pinacoteca.
Scrive il magistrato: «Con nota del 21 ottobre 2005 il capo di gabinetto del ministro Lunardi segnalava per un esame prioritario in vista dell’imminente riunione del Cda di Arcus alcuni progetti, tra i quali quello in questione. E il direttore generale di Arcus, in sede di audizione personale, evidenzia la non frequente prassi seguita nell’occasione dal ministero. Tra gli atti c’è anche un’altra nota del 31 gennaio 2006 del direttore centrale Carolina Botti dalla quale si evince l’interessamento diretto del ministro Lunardi alle convenzioni firmate, tra le quali quelle in esame».


L’atto viene stipulato il 23 dicembre 2005 e prevede «l’apertura al pubblico di ambienti di grande rilievo artistico come la cappella dei Re Magi e la biblioteca lignea del Borromini sicché il progetto viene ritenuto compatibile con le finalità istituzionali di Arcus». Si decide che la somma venga erogata in tre fasi e che ci sia «un monitoraggio di Arcus per verificare l’esecuzione del progetto che avrebbe dovuto avere fine entro il 31 dicembre 2006». Ma secondo il magistrato «dalla documentazione emerge chiaramente che il contratto tra la Congregazione e la ditta esecutrice dei lavori è stato stipulato il 15 novembre 2004, ossia molto prima della stipula della Convenzione. Anche i lavori sono stati avviati, in buona parte, in epoca antecedente la stipula e accollati ad Arcus».

Doppio finanziamento

Il 26 febbraio 2007 Pietrabissa «ritenuto concluso il progetto, disponeva di liquidare la seconda rata e il saldo, completando l’erogazione dei primi due milioni e mezzo di euro. E il 30 marzo successivo, su proposta dello stesso Pietrabissa, il commissario straordinario di Arcus autorizzava a stipulare una nuova convenzione per l’erogazione di ulteriori due milioni e mezzo di euro in favore della Congregazione». Sottolinea il magistrato contabile: «È da notare la novità della proposta nella parte in cui si limitano le parti visibili e si afferma che la pinacoteca sarà completata al 31 gennaio 2008 per il solo 50 per cento». I progetti vengono nel frattempo modificati, ci sono ritardi enormi nei lavori tanto che un anno dopo, il 3 marzo 2008, lo stesso Pietrabissa «rammenta con una lettera che le attività dovevano concludersi il 31 gennaio 2008 e sollecita una richiesta di proroga o la richiesta del saldo».

A questo punto, così come ricostruito nel provvedimento della magistratura contabile «il prefetto della Congregazione, con una lettera datata 12 marzo 2008, riferiva che i lavori erano ultimati con l’eccezione della Pinacoteca, per la quale si era deciso un nuovo spostamento, con conseguente necessità di proroga di una anno». Pietrabissa effettua una visita di verifica con Colabove e Nannelli e dichiara che «la nuova gestione amministrativa ha con lungimiranza privilegiato i lavori per la Pinacoteca, migliorando la qualità progettuale affidata ora a mani esperte». Poco dopo «autorizzava quindi la prosecuzione dei lavori fino al 31 gennaio 2009».

Il cantiere aperto

La conclusione del magistrato è lapidaria: «Allo stato nessun luogo dell’edificio - non soltanto la Pinacoteca, per la quale vi è espressa asserzione di non completamente, ma anche le parti che dovrebbero essere ultimate da anni quali l’area museale, la cappella dei Re Magi e la biblioteca lignea del Borromini - è aperta al pubblico. E dunque si ritiene sussista un danno all’erario che deve essere imputato al dottor Pietrabissa, al dottor Colabove e alla dottoressa Nannelli ai quali sono concessi 120 giorni per le proprie deduzioni con l’avvertenza che l’importo contestato potrà subire variazioni anche in aumento».

«Il secondo finanziamento - dichiara il difensore di Lunardi, l’avvocato Gaetano Pecorella - è stato erogato su disposizione dei ministri Antonio Di Pietro e Francesco Rutelli e dunque come si fa a sostenere che il mio assistito aveva un interesse privato nella vicenda? Quei soldi erano dovuti perché la metropolitana aveva provocato gravi danni allo stabile che doveva essere ristrutturato».



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quanto abbiamo appena letto non proviene da ambienti tradizionalisti, ma dagli uffici GIUDIZIARI che mettono in luce il giro di appalti e di milioni di euro che hanno sempre tentato anche i più santi..

Se il card. Sepe NON ha agito di proposito a fregare l'erario statale come io stessa credo, resta palese la sua INGENUITA' nel trattare con persone privi di scrupoli in termini FISCALI e pertanto ugualmente RESPONSABILE di una gestione di milioni di euro che hanno pesato, per altro, sulle TASCHE DEI CITTADINI...


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