Benvenuto in Famiglia Cattolica
Famiglia Cattolica da MSN a FFZ
Gruppo dedicato ai Cattolici e a tutti quelli che vogliono conoscere la dottrina della Chiesa, Una, Santa, Cattolica e Apostolica Amiamo Gesu e lo vogliamo seguire con tutto il cuore........Siamo fedeli al Magistero della Chiesa e alla Tradizione Apostolica che è stata trasmessa ai santi una volta per sempre. Ti aspettiamo!!!

 
Pagina precedente | 1 | Pagina successiva

LG 8b: punctum dolens dell'ermeneutica conciliare

Ultimo Aggiornamento: 01/07/2010 17:25
Autore
Vota | Stampa | Notifica email    
OFFLINE
Post: 31.493
Registrato il: 02/05/2009
Registrato il: 02/05/2009
Sesso: Maschile
01/07/2010 17:24

LG 8b: punctum dolens dell'ermeneutica conciliare

Tre anni or sono, il 29 giugno 2007, la Congregazione per la Dottrina della Fede pubblicava sotto forma di Responsa alcuni chiarimenti relativi all’interpretazione di un passaggio “dolente” – è proprio il caso di dirlo – della Lumen Gentium, ossia il famigerato “subsistit in”. Per provare a comprendere l’importanza e i limiti di quest’intervento compiamo una ricostruzione dei passaggi redazionali che condussero al testo definitivo di LG 8b e un tentativo seppur sommario di ricognizione storica circa la recezione dello stesso; in tutto ciò proponiamo alcuni spunti di riflessione critica.

Il 1 dicembre 1962 la Commissione Teologica Preparatoria (CTP), presieduta dal Cardinal Ottaviani, presenta in aula conciliare lo Schema Aeternus Unigeniti, la cui estensione era durata circa due anni. In corrispondenza del passaggio che sarebbe in seguito divenuto LG 8b, si afferma:

Ideoque sola iure Catholica Romana nuncupatur Ecclesia.
(Perciò la sola Cattolica Romana è di diritto chiamata Chiesa)

Questo Schema, elaborato da P.Tromp s.j., segretario della CTP, riecheggiava il Magistero tradizionale, recentemente riaffermato da Pio XII nella Mystici Corporis (1943) e nella Humani Generis (1950). Il Cardinal Ottaviani, che aveva già vissuto con molto turbamento il rigetto dello Schema De fontibus Revelationis e ben prevedeva che anche in questo caso le cose non sarebbero andate molto diversamente, presentò il testo con amara ironia, presago della litania di accuse che si sarebbe sollevata da parte dei progressisti, e concluse con l’espressione lapidaria: «Igitur ante praevisa mertia iam iudicatum est!». Fu buon profeta. Lo Schema venne duramente criticato e fu designata una Sottocommissione per l’elaborazione un nuovo testo; essa assunse come base il lavoro di Mons. Philips, sebbene furono tenuti presenti anche gli elaborati di Mons. Parente e dei vescovi Tedeschi, Francesi e Cileni. Il nuovo testo, presentato in Aula il 30 settembre 1963, nel punto che ci interessa, recitava così:

Haec igitur Ecclesia, vera omnium Mater et Magistra, in hoc mundo ut societas constituta et ordinata, est Ecclesia catholica.
(Perciò questa Chiesa, vera Madre e Maestra di tutti, costituita e ordinata in questo mondo come una società, è la Chiesa cattolica)

Notiamo come l’insegnamento tradizionale veniva conservato, giacché si affermava qui un’identità ontologica esclusiva mediante l’impiego della copula est. Ma notiamo anche che la vera novità era racchiusa nelle parole susseguenti di nuova intoduzione: «licet extra totalem compaginem elementa plura sanctificationis inveniri possint quae, ut res Ecclesiae Christi propriae, ad unitatem catholicam impellunt» (sebbene al di fuori della totale compagine possano trovarsi molteplici elementi di santificazione che, come cose proprie della Chiesa di Cristo, spingono all’unità cattolica). In tal modo l’istanza dei novatori, cioè la volontà di affermare l’esistenza di «molteplici elementi di santificazione» al di fuori della compagine visibile della Chiesa cattolica, veniva definitivamente integrata nel testo. Questo breve inciso, sebbene a prima vista possa non destare particolare stupore, costituiva in realtà una novità senza precedenti. Non si diceva semplicemente che fuori dai confini visibili della Chiesa l’uomo, raggiunto dalla grazia nelle proprie disposizioni soggettive (votum inscium), potesse salvarsi; ciò infatti sarebbe stato una semplice riproposizione dell’insegnamento tradizionale secondo il quale ad ogni uomo è data la grazia sufficiente per la salvezza. Si affermava piuttosto l’esistenza di elementi salvifici oggettivi esterni alla compagine ecclesiale. Fu precisamente tale introduzione a determinare l’esigenza di mutare la copula verbale, come si legge negli Acta del Concilio (ActSyn 3/1, 177); agli estensori del testo parve infatti poco consequenziale affermare l’identità esclusiva tra la Chiesa cattolica e la Chiesa di Cristo e, la riga successiva, introdurre l’inciso summenzionato che in qualche misura attenua la categoricità dell’ enunciato precedente. Alcuni proposero di utilizzare adest, ma ciò parve troppo debole; uno propose consistit in; infine, su proposta di Tromp, si convenne su subsistit in, cosicché il testo fu mutato nel seguente modo:

Haec Ecclesia, in hoc mundo ut societas constituta et ordinata, subsistit in Ecclesia catholica […] licet extra eius compaginem elementa plura sanctificationis et veritatis inveniantur quae ut dona Ecclesiae Christi propria ad unitatem catholicam impellunt.
(Questa Chiesa, costituita e ordinata in questo mondo come una società, sussiste nella Chiesa cattolica … sebbene al di fuori della sua compagine si trovino molteplici elementi di santificazione e di verità che, come doni propri della Chiesa di Cristo, spingono all’unità cattolica)

Notiamo nella seconda parte, il mutamento di “res” in “dona” e l’aggiunta della specificazione “veritatis”, con una sottolineatura ancor più positiva dei “plura elementa” esterni alla Chiesa cattolica, i quali non solo “si possono trovare” (inveniri possint), ma di fatto “si trovano” (inveniantur). Il testo continuò ad essere oggetto di discussione, senza tuttavia ulteriori mutamenti relativamente al passo che stiamo analizzando.
Il 21 novembre 1964 Paolo VI promulgava la Costituzione Lumen Gentium con le seguenti parole:

E migliore commento sembra non potersi fare che dicendo che questa promulgazione nulla veramente cambia della dottrina tradizionale. Ciò che Cristo volle, vogliamo noi pure. Ciò che era, resta. Ciò che la Chiesa per secoli insegnò, noi insegniamo parimenti. Soltanto ciò che era semplicemente vissuto, ora è espresso; ciò che era incerto, è chiarito; ciò che era meditato, discusso, e in parte controverso, ora giunge a serena formulazione.

Non è irriguardoso osservare come il Pontefice davvero non fu profeta; basta uno sguardo rapido alla teologia degli ultimi quarant’anni per accorgersi come LG 8b sia tutto fuorché una “serena formulazione” della dottrina cattolica sulla Chiesa. Le interpretazioni di questo difficile passaggio hanno fatto scorrere, secondo il vaticinio dello stesso Mons. Philips, fiumi di inchiostro.
Si è andata affermando la teoria secondo la quale la Chiesa di Cristo sarebbe un’entità metafisica, una sorta di idea platonica, moltiplicata in distinte sussistenze e partecipabile secondo un più e un meno: la Chiesa cattolica, tra le diverse sussistenze, parteciperebbe in modo più perfetto a quell’unica Chiesa di Cristo, ma ciò non escluderebbe il darsi di altre sussistenze, meno perfette ma non per questo meno reali. Tale teoria, certamente molto promettente in chiave ecumenica, si fonda in radice su un’interpretazione metafisica del verbo “subsistere”; curiosamente i novatori, che non cessano di rilevare come il Vaticano II abbia rinunciato ad un linguaggio scolastico, e per ciò stesso metafisico, ammettono in questo caso un’eccezione degna di nota! (Peraltro non è superfluo notare come il concetto di sussistenza non fosse per nulla pacifico tra gli stessi teologi Scolastici). Tale interpretazione nega l’identificazione della Chiesa romana con la Chiesa di Cristo e ammette un’ “apertura” (ma sarebbe più corretto dire una “liquidazione”) dell’ecclesiologia e dell’insegnamento tradizionale.
Per confermare l’effettiva problematicità del passo in questione è sufficiente scorrere la lista degli interventi magisteriali che contengono, più o meno esplicitamente, una risposta ai problemi ermeneutici e teologici sollevati dall’espressione incriminata: la Dichiarazione Mysterium Ecclesiae (1973), la Notificazione sul volume «Chiesa: carisma e potere» del P. Leonardo Boff (1985), la Lettera ai Vescovi della Chiesa Cattolica Communionis notio (1992), la Nota sull’espressione «Chiese sorelle» (2000), la Dichiarazione Dominus Iesus (2000), tutte pubblicate dalla Congregazione per la Dottrina della Fede. Il Magistero romano tende globalmente ad un’ interpretazione restrittiva, al contrario dell’ermeneutica progressista che si può ricondurre, almeno nel suo nucleo essenziale, alla teoria sopra esposta, sebbene assuma differenti sottolineature nel pensiero dei vari teologi novatori. Di particolare interesse per l’interpretazione ufficiale di LG 8b è la nota 56 della Dominus Iesus: «È perciò contraria al significato autentico del testo conciliare l’interpretazione di coloro che dalla formula subsistit in ricavano la tesi secondo la quale l’unica Chiesa di Cristo potrebbe pure sussistere in Chiese e comunità ecclesiali non cattoliche».
Naturalmente nessuno dei succitati interventi è mai riuscito a smorzare definitivamente l’intraprendenza dei teologi progressisti; alcuni si spingono tanto oltre da descrivere il Magistero romano come una forza restrittiva dell’autentico pensiero conciliare (si potrebbe ad esempio citare il recentissimo articolo di E. Schockenhoff dal titolo «Riconciliazione? Il conflitto sull’interpretazione autentica del Concilio Vaticano II», apparso in traduzione italiana sul quindicinale cattolico Il Regno 10/2010, pp.297-301).

I Responsa, dai quali siamo partiti, si inseriscono nel solco della linea interpretativa romana, apportando due ulteriori chiarimenti.
La risposta al primo quesito presenta la chiave di lettura di tutto il documento: «Il Concilio Ecumenico Vaticano II né ha voluto cambiare né di fatto ha cambiato tale dottrina (la “dottrina precedente”, cioè la dottrina tradizionale, n.d.r.), ma ha voluto solo svilupparla, approfondirla ed esporla più ampiamente». In vero tale affermazione non dice nulla di particolare, giacché dovrebbe apparire chiaro a chiunque ragioni con mente cattolica che la Chiesa non può essersi né scoperta né mutata nella propria essenza nel 1964! Resta totalmente esclusa ogni “palingenesi ecclesiologica”, con buona pace di coloro che parlano di nuova Pentecoste: desta tuttavia preoccupazione anche il solo fatto che qualcuno possa dubitare di ciò.
Si noti l’importanza della nota 4: «Il Concilio ha voluto esprimere l’identità della Chiesa di Cristo con la Chiesa Cattolica». Tale affermazione significa che l’unica Chiesa di Cristo è certamente la Chiesa cattolica; ciò viene comprovato con numerose citazioni dell’Expensio modorum relativa alla discussione sul decreto Unitatis Redintegratio. Ci si può tuttavia interrogare circa l’attitudine degli odierni documenti magisteriali che affidano le affermazioni più tonde alle “note” invece di integrarle nel testo del documento stesso (si veda anche supra relativamente a Dominus Iesus); un tempo, al contrario, i documenti possedevano di norma una parte espositiva (positiva) della dottrina e una parte proscrittiva (negativa, cioè i canoni), così da fugare ogni possibile dubbio circa i limiti esatti dell’insegnamento proposto.
La risposta al secondo quesito chiarisce il significato del verbo “subsistere”; esso non ha valore metafisico, bensì storico: « la sussistenza è questa perenne continuità storica e la permanenza di tutti gli elementi istituiti da Cristo nella Chiesa cattolica, nella quale concretamente si trova la Chiesa di Cristo su questa terra». In buona sostanza “sussistere” significa “permanere”. Inoltre si afferma che «la parola "sussiste" può essere attribuita esclusivamente alla sola Chiesa cattolica, poiché si riferisce appunto alla nota dell’unità professata nei simboli della fede (Credo…la Chiesa "una"); e questa Chiesa "una" sussiste nella Chiesa cattolica»; tutti coloro che sostengono la tesi secondo la quale sarebbero possibili altre “sussistenze” della Chiesa al di fuori della Chiesa cattolica trovano qui autorevole smentita.

Certamente tali precisazioni sono importanti e dovrebbero essere in grado di porre fine all’altalenarsi delle opinioni, almeno per quanto concerne il significato esatto del verbo “subsistere” (anche se di fatto, come comprova il succitato articolo di E. Schockenhoff, non è così; tuttavia qui entrerebbe in gioco il concetto stesso di insegnamento magisteriale e di ossequio ad esso dovuto, un discorso che non possiamo ora affrontare). Resta però a nostro avviso vero che il problema, sanato in un punto, riemerge in un altro: il documento riafferma l’esistenza e il valore di molteplici elementi di santificazione e di verità al di fuori della compagine visibile della Chiesa, senza ulteriori specificazioni; anche Dominus Iesus si muoveva nella medesima direzione e interpellava i teologi affinché si interrogassero in tal senso. Occorrerebbe far luce sull’effettiva portata di tali “elementi” e, ancor prima, domandarsi se tale dottrina sia effettivamente compatibile con l’insegnamento di sempre. In che misura è possibile riconoscere una valore oggettivamente salvifico a quegli elementi di verità esterni alla compagine visibile della Chiesa cattolica ed evidentemente frammisti ad una moltitudine di errori? Come mai la Chiesa avrebbe impiegato tanto tempo a comprendere che anche una confessione parziale della dottrina cristiana è un atto veramente soprannaturale di fede e perciò oggettivamente salvifico? Perché la Chiesa non ha mai elevato alla gloria degli altari quanti, ortodossie e protestanti, sono stati uccisi in odium fidei? Questi e molti altri interrogtivi attendono di essere chiariti in vista di una comprensione realmente tradizionale del Magistero dell’ultimo Concilio.

Messainlatino
 
OFFLINE
Post: 31.493
Registrato il: 02/05/2009
Registrato il: 02/05/2009
Sesso: Maschile
01/07/2010 17:25

Chi ha paura del "subsistit" ?

Ave Maria!

In molti ambienti tradizionalisti, Lumen Gentium 8b e l'espressione subsistit, costituiscono un vero tormentone. Il testo incriminato è il seguente:
"Questa Chiesa [l'unica Chiesa di Cristo], in questo mondo costituita e organizzata come società, sussiste nella Chiesa cattolica, governata dal successore di Pietro e dai vescovi in comunione con lui, ancorché al di fuori del suo organismo si trovino parecchi elementi di santificazione e di verità, che, appartenendo propriamente per dono di Dio alla Chiesa di Cristo, spingono verso l'unità cattolica" [1].

Se indubbiamente è vero che sul significato di subsistit è possibile giocare sporco, cercando di privare la Chiesa Cattolica della sua prerogativa di essere l'unica mediatrice della salvezza arrecataci da nostro Signore Gesù Cristo, questa espressione - rettamente intesa - costituisce un vero e proprio più che positivo progresso teologico. Ritengo quindi infondate le paure, le allergie, le insofferenze, le critiche a questa espressione, quali si possono cogliere numerose tra gli scritti anche di buoni tradizionalisti. Cercherò ora di provare quanto affermo.

Che differenza c'è tra est e subsistit?

Innanzi tutto dobbiamo dire che le due frasi "la Chiesa di Cristo è la Chiesa cattolica", e "la Chiesa di Cristo sussiste nella Chiesa cattolica", non sono contraddittorie, (cioè o è vera l'una o e vera l'altra), ma ognuna dice qualcosa "in più" dell'altra.

E, in base ad una lettura della costituzione dogmatica Lumen Gentium, si evince - come ha ben riassunto anche il recente responso della Congregazione per la Dottrina della Fede [2] - che l'espressione subsistit (sussiste) indica che la Chiesa di Cristo è, in modo perfetto e totale, la Santa Chiesa Cattolica. Non solo è, ma lo è in massimo grado: per usare le parole del documento appena citato, l'uso dell'espressione "sussiste" indica "la piena identità della Chiesa di Cristo con la Chiesa cattolica" (il grassetto corsivo è mio).

Perché è stato ritenuto opportuno usare subsistit, invece di continuare ad usare est?

Per spiegare la presenza della grazia e l'azione dello Spirito Santo fuori dai confini visibili della Chiesa stessa.

È sempre stata dottrina della Chiesa che gli infedeli, i quali senza loro colpa seguono una falsa religione, se fanno tutto il bene che possono in base a quanto Dio ha dato loro di conoscere, possono salvarsi [3].

Così esprime questa verità il Catechismo maggiore di San Pio X:

"171 D. Ma chi si trovasse, senza sua colpa, fuori della Chiesa, potrebbe salvarsi?

R. Chi, trovandosi senza sua colpa, ossia in buona fede, fuori della Chiesa, avesse ricevuto il Battesimo, o ne avesse il desiderio almeno implicito; cercasse inoltre sinceramente la verità e compisse la volontà di Dio come meglio può; benché separato dal corpo della Chiesa, sarebbe unito all'anima di lei e quindi in via di salute".

In modo stupendo Dante Alighieri:

Ma vedi molti gridan «Cristo Cristo!»
che saranno in giudizio assai men prope
a lui che tal che non conosce Cristo [4]

Tuttavia, se gli infedeli - tali per ignoranza invincibile - si salvano, si salvano sempre nella Chiesa cattolica, anche se non lo sanno; è infatti sacrosanta verità irrinunciabile del nostro deposito della fede che "fuori dalla Chiesa Cattolica non c'è salvezza" [5].

Inoltre, se, per esempio, un mussulmano compie un atto di giustizia, lo può fare solo con la grazia di Cristo mediata dalla Santa Chiesa Cattolica. La frase di Gesù "senza di me non potete far nulla" (Gv 15,5), è valida anche per gli infedeli.

Infatti sono state condannata le seguenti proposizioni gianseniste [6]:

"Pagani, Giudei, eretici e altri di questo genere non ricevono assolutamente nessun influsso da Gesù Cristo: si deduce quindi rettamente da questo che in loro c'è la nuda e inerme volontà, senza nessuna grazia sufficiente" (Denz/36a ed., n. 2305).

"Il non credente in ogni azione pecca necessariamente" (Denz/36a ed., n. 2308).

"Tutto ciò che non proviene dalla fede cristiana soprannaturale che opera per l'amore, è peccato" (Denz/36a ed., n. 2311).

Allora il problema è questo: gli eretici, gli scismatici, gi infedeli, che compiono il bene per mezzo della Grazia, da dove attingono questa stessa Grazia?

Direttamente da Cristo, senza alcuna mediazione? No, perché non si può separare il Capo dal Corpo che è la Chiesa (Cf. Ef 1, 23). Come direbbe Giovanni Paolo II, "Non si tema di cadere con ciò in una forma di «ecclesiocentrismo»" (Redemptoris Missio, § 19).

Attingono forse i lontani la Grazia dalla loro falsa religione o denominazione? Assolutamente no. Si tratta di una sorta di prestito, di una partecipazione alla grazia e alla verità che appartengono propriamente solo alla Chiesa Cattolica.

Facciamo un esempio: un luterano battezza un bambino; ancorché amministrato da un eretico il battesimo è valido; la grazia viene trasmessa al bambino, che, se battezzato nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, riceve veramente la grazia del sacramento, gli viene rimesso il peccato originale, da ingiusto diventa giusto etc.

Si può dire che questa grazia è una grazia ottenuta dalla appartenenza alla falsa denominazione? Assolutamente no: si tratta di una grazia propria della Chiesa Cattolica, grazia che però agisce, in modo straordinario, fuori dai confini visibili della Chiesa stessa.

Si può dire che è la falsa denominazione religiosa che opera il sacramento salutare? Assolutamente no: come afferma il documento della C.d.F. sopra citato "la Chiesa di Cristo è presente e operante nelle Chiese e nelle Comunità ecclesiali non ancora in piena comunione con la Chiesa cattolica grazie agli elementi di santificazione e di verità che sono presenti in esse".

Non solo. Siccome questa grazia è autentica grazia, e lo Spirito Santo è il vero Spirito Santo, un atto salutare compiuto da un infedele comporta che tanto la grazia quanto lo Spirito Santo che gli hanno permesso l'atto salutare, non possono fare altro che attirarlo verso la verità tutta intera.

Mi si permetta un altro esempio per descrivere i doni della Chiesa Cattolica presenti in altre credenze: immaginiamo una Madre che serve in un piatto sporco una buona pietanza, per non lasciare morire di fame un figlio, che non vuole ancora prendere cibo nella sala del convito. Questo cibo non è opera del figlio lontano e neppure è preparato nel tugurio dove egli abita. Tuttavia la Madre sa bene sa che se questo figlio, per ora riluttante, rifiuta l'invito senza colpa soggettiva, prima o poi verrà ingolosito da questo cibo e attirato nella Reggia.

E così si capisce bene il responso - sempre nel documento in questione sopra citato - al terzo quesito:

"Perché viene adoperata l'espressione "sussiste nella" e non semplicemente la forma verbale "è" ?
Risposta: L'uso di questa espressione, che indica la piena identità della Chiesa di Cristo con la Chiesa cattolica, non cambia la dottrina sulla Chiesa; trova, tuttavia, la sua vera motivazione nel fatto che esprime più chiaramente come al di fuori della sua compagine si trovino "numerosi elementi di santificazione e di verità", "che in quanto doni propri della Chiesa di Cristo spingono all'unità cattolica" [Concilio Ecumenico Vaticano II, Cost. dogm. Lumen gentium, 8.2]".

Viene così a cadere persino l'affermazione che le false religioni possono essere vie straordinarie di salvezza; queste proprio non sono vie di salvezza per niente, perché è solo la Chiesa Cattolica che salva, giacché qualunque cosa buona accada in una qualsiasi comunità acattolica, è proprio della Chiesa cattolica.

Anche i cosiddetti Semi del Verbo presenti in altre religioni, sono propri della Chiesa Cattolica: cioè non appartengono alla falsa religione in quanto tale, pur venendo accolti (in che modo solo Dio lo sa) dagli acattolici in buona fede.

È dunque solo la Chiesa cattolica che media la salvezza di Cristo, in modo ordinario o straordinario.

Una risposta a un'altra possibile obiezione: ma, visto il caos che è successo, non ci si poteva limitare alla sicura formulazione classica di appartenenza all'anima e al corpo della Chiesa?

Risposta: il progresso teologico, non potendo certo svelare il mistero, non è altro che un continuo progredire, parlando di Dio, partendo dal versante dell'analogia di proporzionalità metaforica, per andare - per quanto possibile - verso l'analogia di attribuzione intrinseca.

Quindi, mentre è solo il soggetto conoscente che può ravvisare una somiglianza della relazione anima-corpo con il diverso modo di relazionarsi alla Chiesa di fedeli e degli infedeli (giacché la Chiesa non ha propriamente un anima o un corpo), la sussistenza della Chiesa di Cristo (pienamente nella Chiesa cattolica, per partecipazione in ciò che è buono e vero nelle altre credenze) è realmente causa della salvezza di tutti coloro che si salvano. Quindi il concetto di subsistit ha una comprensione maggiore della metafora (pur rispettabilissima) di corpo-anima della Chiesa.


Conclusione

Se una cattiva interpretazione del subsitit può portare ad affermazioni come questa, dell'ex superiore generale dei gesuiti, Padre Peter-Hans Kolvenbach:

"... ci dobbiamo allontanare da [San Francesco] Saverio. Egli era ossessionato dal bisogno di salvare l'Asia dalla dannazione. Era oppresso dall'angoscia all'idea della perdita di così tante anime. Se non avesse creduto in questa minaccia dell'inferno per i "gentili", probabilmente sarebbe rimasto in Europa. Secondo il suo pensiero, l'evangelizzazione è necessaria, perché senza battesimo non c'è salvezza. C'è di più. Le persone sono create a immagine e somiglianza di Dio. La loro colpa li rende meno umani, meno capaci di riflettere l'immagine divina che satana attacca e combatte per cancellare del tutto. Solo attraverso il battesimo questa può essere restituita. "A volte le mie braccia sono pesanti per il lavoro del battesimo".

[...]
Saverio presenta l'immagine opposta rispetto a ciò che noi vogliamo essere in Asia: non costruttori di altari, ma persone che vogliono integrare i valori locali con la Buona Notizia" (7)

Benedetto XVI, che interpreta correttamente il subsistit, ci dice:

"... cari amici, siate santi, siate missionari, poiché non si può mai separare la santità dalla missione (cfr Redemptoris missio, 90). Non abbiate paura di diventare santi missionari come san Francesco Saverio, che ha percorso l'Estremo Oriente annunciando la Buona Novella fino allo stremo delle forze, o come santa Teresa del Bambino Gesù, che fu missionaria pur non avendo lasciato il Carmelo: sia l'uno che l'altra sono "Patroni delle Missioni". Siate pronti a porre in gioco la vostra vita per illuminare il mondo con la verità di Cristo; per rispondere con amore all'odio e al disprezzo della vita; per proclamare la speranza di Cristo risorto in ogni angolo della terra". [8]

Don Alfredo M. Morselli, Stiatico di San Giorgio di Piano, 1 luglio 2010, in Festo Pretiosissimi Sanguinis Domini Nostri Jesu Christi.
(da appunti precedenti, rielaborati)

NOTE

[1] "Haec Ecclesia, in hoc mundo ut societas constituta et ordinata, subsistit in Ecclesia catholica, a successore Petri et Episcopis in eius communione gubernata , licet extra eius compaginem elementa plura sanctificationis et veritatis inveniantur, quae ut dona Ecclesiae Christi propria, ad unitatem catholicam impellunt".

[2] Risposte a quesiti riguardanti alcuni aspetti circa la dottrina sulla Chiesa, del 29 giugno 2007.

[3] Cioè: a) in base a quanto l'infedele per ignoranza invincibile conosce naturalmente, b) in base ai germi di verità presenti, mescolati a errori, nella sua eventuale falsa religione, c) in base a lumi particolari infusi nel suo cuore da Dio stesso.

[4] Paradiso, XIX, 106-108.

[5] "Salus extra ecclesiam non est": san Cipriano, Epistula 73, 21,2.

[6] Alessandro VIII, Decreto del S. Uffizio del 7 dicembre 1690. Condanna degli errori dei giansenisti.

[7] Peter-Hans Kolvenbach S.I., «L'eredità di un apostolo attuale», dal discorso d'apertura del Padre Generale all'incontro tra le due Assistenze dell'Asia svoltosi nel marzo 2002 a Sampran, Thailandia; fonte: http://www.popoli.info/anno2002/11/ar021101.htm, visitato il 30 giungo 2010.

[8] Messaggio di Sua Santità 
Benedetto XVI 
per la XXIII Giornata Mondiale della Gioventù, da Lorenzago, 20 luglio 2007.

Messainlatino
Amministra Discussione: | Chiudi | Sposta | Cancella | Modifica | Notifica email Pagina precedente | 1 | Pagina successiva
Nuova Discussione
 | 
Rispondi
Cerca nel forum

Feed | Forum | Bacheca | Album | Utenti | Cerca | Login | Registrati | Amministra
Crea forum gratis, gestisci la tua comunità! Iscriviti a FreeForumZone
FreeForumZone [v.6.1] - Leggendo la pagina si accettano regolamento e privacy
Tutti gli orari sono GMT+01:00. Adesso sono le 08:40. Versione: Stampabile | Mobile
Copyright © 2000-2024 FFZ srl - www.freeforumzone.com