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Il Servo di Dio P. Tomas Tyn e il Vaticano II

Ultimo Aggiornamento: 06/08/2010 12:53
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06/08/2010 12:53

Il Servo di Dio P. Tomas Tyn e il Vaticano II (III parte)

(segue)

Libertà religiosa, un altro tema scottante, bene vi cito la " dignitatis humanae" tanto per vedere ciò che dice il concilio e che cosa succede nei nostri tristi tempi. Il concilio dice così, pensate a questo: libertas religiosa, la libertà religiosa, integram relinquit traditionalem doctrinam catholicam, cioè lascia integra la tradizionale dottrina cattolica sul dovere degli uomini e delle società riguardo l’unica vera religione, l’unica vera chiesa di Cristo. Insegnamento di tutti i tempi, cioè sia il singolo uomo, sia tutta la società hanno il dovere di favorire la chiesa cattolica. Perché? Per il semplice motivo che tra la verità e l’errore non c’è parità, non c’è uguaglianza di diritti . Lo dice quell’uomo così saggio, così profondo che è il Papa Pacelli, dice appunto: non c’è diritto all’errore. Quindi lo stato e tanto più il singolo uomo ha un obbligo di aderire alla chiesa cattolica. C’è un dovere di credere, mentre al giorno di oggi si dice: uno ci crede, un altro non ci crede, ma sono tutti brava gente, sono onesti, quindi possiamo andare tutti d’accordo.


Niente affatto. Proprio oggi nel vangelo leggeremo queste parole di Gesù: chi crede e sarà battezzato, sarà salvo, chi non crede è già condannato. Pensate a questo.


Quindi niente la religione roussoniana, mi fa specie questo illuminista subdolo il quale scrive all’arcivescovo di Parigi, anche i preti di Parigi non si lasciavano ingannare da simili proposte, il filosofo Jean Jaque Roussou scrive all’arcivescovo di Parigi, adesso ve lo cito un po’ liberamente, dice: monsignore, basta togliere i dogmi e tutto il mondo si prostrerà davanti a Gesù Cristo. Basta quella bazzecola, quella cosa da poco, togliere i dogmi. Vedete come al giorno di oggi si dice: il mio amico che non crede, il mio amico laicista, comunista, brava persona, uomo onesto, buono, dico, anche se fosse buono in tutto, cosa della quale sinceramente dubito molto perché senza la grazia di Dio è difficile, anzi impossibile osservare tutta la legge di Dio, ma anche se fosse buono, almeno in quel punto della sua incredulità buono proprio non è, perché questo? Perché la verità obbliga, c’è poco da fare, la verità obbliga. Tanto più obbliga la verità rivelata che riguarda la nostra salvezza, la salvezza eterna delle nostre anime. In questo senso non analizzo tutto ciò che avevo preparato perché sarebbe troppo lungo, solo questo. Bisogna opporsi soprattutto, ora vi do un programma filosofico, ma non spaventatevi, la confusione comincia con la filosofia, poi si divulga nel popolo cristiano e quindi bisogna restaurare la filosofia sana, nel senso di Leone XIII, Aeterni Patris Unigenitus spiritus, questa apoteosi del tomismo, documento bellissimo il quale raccomanda la sana filosofia di S. Tommaso di Aquino proprio per sconfiggere questo razionalismo e soggettivismo dei nostri tristi tempi.

Allora nell’ottocento appena cominciava, ora ne vediamo i velenosi frutti. Soprattutto opporsi al soggettivismo, care sorelle è terribile, al giorno di oggi praticamente non c’è filosofo di nome che abbia il coraggio di difendere il realismo epistemologico, una cosa molto semplice; realismo epistemologico vuol dire che la nostra mente umana è a contatto con la verità oggettiva, cioè che il tavolino che vedo davanti a me, realmente c’è. Il deteriore teosofismo dei nostri tempi ci vorrebbe far credere che tutto è un fenomeno, quindi non è che il tavolino esiste, appare a me che il tavolino ci sia, se poi a voi appare qualcosa di diverso avete democraticamente il diritto di dissentire. Invece non è così, vedete come il democraticismo, questo famoso pluralismo ecc., si rifà a queste orrende dottrine del soggettivismo, le quali poi conducono al disprezzo della verità. La verità, questo fine della intellettualità umana, è anche il fine di tutto l’uomo, S. Bonaventura mi perdoni, c’è anche un giusto pluralismo teologico, quindi anche S. Bonaventura è un teologo molto ortodosso, ma voi sapete che litigava con S. Tommaso su un punto delicato, cioè in che cosa costituisce la beatitudine eterna, cioè il fine ultimo dell’uomo. S. Bonaventura diceva la carità, l’amore e la gioia in Dio, S. Tommaso diceva: no, è la visione dell’essenza divina, quindi l’attenzione dell’intelletto. Quindi il nostro intelletto è destinato alla visione del volto di Dio, quindi la verità, care sorelle, è qualcosa che obbliga vitalmente sul piano morale. Perciò niente soggettivismo, niente poi nella prassi democraticismo e pluralismo, ma obbligo morale davanti alla verità. Questo è valido tanto a livello ecclesiastico, quanto a livello laicale, cioè è la stessa natura umana creata da Dio per conoscere la verità. E’ una vera e propria perversione dei fini naturali dell’intelligenza umana è pensare che la nostra intelligenza non sia fatta per conoscere il vero, ma per dubitare, discutere se una cosa appare come appare o se appare diversamente.

La liturgia, anche qui il concilio dice così nella "Sacrosantum concilium ": linguae latinae usus salvo particulari curae, in ritibus latinis servetur. Benissimo, dive tutto, vedete: l’uso della lingua latina tranne i diritti particolari,( al giorno di oggi tutti hanno dei diritti particolari) deve essere conservato, voi pensereste: deve essere tolto, no, poiché a quanto pare al giorno di oggi non si ricorre mai al latino, invece no, qui dice che deve essere conservato l’uso della lingua latina, nei riti, al plurale, quindi c’è una pluralità di riti latini, anche il nostro santo ordine aveva uno stupendo rito che è stato non soltanto conservato, ma molto promosso da sua santità S. Pio V.

Quando il sommo Pontefice nell’anno di grazia 1570 promulgò il nuovo messale tridentino, vedete il sano pluralismo del sommo Pontefice, al giorno di oggi ci si adira, si dice: è una persona autoritaria, che schiacciava i poveri cristiani, invece il cardinale Ratzinger ci ha rallegrati con un articolo pubblicato sull’"Avvenire" intitolato: l’attualità, o la modernità nientemeno che di S.Pio V. S. Pio V quando rinnovò il messale, ha conservato ed ha promosso tutti i riti che avevano più di 200 anni di tradizione. Pensate il rispetto di questo Papa, che si accusa di autoritarismo, aveva per i riti particolari. Ebbene, tanti ordini religiosi che avevano degli stupendi riti, ed anche il nostro ordine aveva uno splendido rito, tanti ordini religiosi, contrariamente alla lettera del concilio, hanno rinunciato ai propri riti, mentre il concilio esorta proprio a conservarli. Sono delle cose urtanti, vedere come un concilio insegna e come noi le abbiamo interpretate, così bisogna tornare alla lettera del concilio.

Così scomparsa del latino, voi sapete chi è interessato a far scomparire il latino, è scomparso dalle scuole medie, poveri figlioli, che dimenticano questa lingua e soprattutto qui in Italia che rimane veramente la culla della cultura europea, ebbene in Italia è di primo ordine la lingua latina, vitalmente necessaria per qualunque persona che voglia riconoscersi in qualche sublimità di cultura anche umana oltre che religiosa. Quindi vedete: cui prodest? Nel mio paese si diceva: non c’è bisogno del ginnasio, del liceo classico, anzi bisogna proprio sopprimerlo, per quale motivo? Perché la lingua latina è la lingua degli imperialisti, Cesare Augusto, l’imperialismo, quindi la lingua latina è imperialista, bisogna sopprimerla. Poi abbiamo la fortuna che c’è la lingua russa che è la lingua del primo paese socialista, quindi se impariamo questa, non c’è più desiderio di imparare quella latina. Similmente qui nelle scuole medie, cui prodest? Quale partito, care sorelle, si è dato da fare per eliminare il latino? Lo sappiamo tutti quali macchinazioni ci sono dietro a questo.

Ma almeno nella chiesa cattolica la lingua latina dovrebbe essere veramente promossa e veramente coltivata. Poi c’è stato tutto quell’affievolimento che voi conoscete della pietà eucaristica, questo veramente tremendo, vedete il Signore non ci abbandona, il Signore è sempre con noi nella sua Divina Presenza, così commovente, così umile, così nascosta, proprio l’ultimo grado dell’umiliazione del Servo di Javè, come insegna Isaia, questa presenza nascosta sotto le Sacre Specie , l’umiltà del nostro Salvatore il quale ha assunto la natura umana proprio per farsi umile. Vedete Iddio non può essere umile, lo sapete care sorelle, perché Dio essendo sopra a tutto non può riconoscere secondo verità dei limiti che non ha ed è per questo che ha voluto assumere la nostra povera natura umana per poter umiliarsi, è una cosa bellissima, è proprio come se Dio volesse farsi umile come l’uomo deve farsi umile. Così questa bellissima, grandissima presenza, questa scekinà per usare questa parola ebraica, quella tenda piantata in mezzo al popolo e che ci accompagna lungo tutto il cammino nel deserto fino alla patria celeste. Allora vedete care la pietà eucaristica segna sempre i tempi forti della Chiesa. Quando la Chiesa è prospera, è in ginocchio davanti all’Eucarestia.

Che cosa succede al giorno di oggi? Quei bellissimi altari, con Gesù Sacramentato in mezzo, non ci sono più. Ci sono i tavolini davanti e Gesù spostato in disparte in un angolino spesso anche abbastanza squallido, poi non ci si inginocchia più dinanzi al Santissimo. Proprio l’altra volta, io ho dei bravissimi chierichetti lì a S. Giacomo, dei bravi ragazzi veramente, non è colpa loro, nessuno ha insegnato a loro. Andiamo lì facendo un’altra strada davanti al Santissimo, messo anche lì un pochino in un canto, mi inginocchio naturalmente, i ragazzi vanno via imperterriti. Dico: ma sapete, lì c’è Gesù, quindi bisogna fermarsi, inginocchiarci, dicono: padre, nessuno ce lo ha insegnato. Ebbene, adesso ve lo insegno io, così un’altra volta ci inginocchiamo tutti insieme. Vedete l’uomo non è mai così grande come quando si fa piccolo, come quando si inginocchia davanti al Tabernacolo. Non è cari che il Signore ci abbandona, Lui rimane sempre in mezzo a noi, il problema è che potremmo essere noi ad abbandonarlo e questo sarebbe veramente spaventoso. Vedete dunque quello che è orrendo proprio questa indifferenza, insensibilità all’Eucarestia e persino la profanazione dell’Eucarestia.

Adesso non insisto, ma il Pontefice stesso accennò a questi fenomeni, chiedendo proprio perdono al popolo cristiano per gli scandali causati da alcuni sacerdoti indifferenti nei riguardi del SS. Sacramento. Io stesso ho visto delle pagliacciate enormi, non oso soffermarmi perché sono cose bruttissime. Ultima cosa, che fare, allora arriviamo proprio alla terapia. Che cosa dobbiamo fare? Come vedete il concilio è veramente " sacrosanctum concilum" , va bene? Possiamo dirlo forte, nel concilio non c’è neanche una lettera, neanche una virgola che sia sbagliata, cioè tutto quello che il concilio dice è interpretabile e quindi da interpretare alla luce della sacra tradizione e così interpretato risulta assolutamente attendibile e santo. L’unica difficoltà ed è qui che c’è una forma indiretta del concilio è che in un’epoca in cui bisognava proprio insegnare dottrinalmente, chiaramente, definire e anche se fosse necessario, scomunicare, proprio in un’epoca così pericolosa il Concilio si prese questo strano lusso di essere pastorale, senza essere dottrinale.

Questa cosa ha causato molti equivoci, basta citare una sola cosa che può esemplificare un po’ tutte, il Cardinale Michele Brown, un grande teologo veramente, il Cardinale Brown al concilio insisteva … (finita la cassetta)
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