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La controffensiva in Rai di mons. Sodi contro il motu proprio

Ultimo Aggiornamento: 18/08/2010 14:23
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18/08/2010 14:23

La controffensiva in Rai di mons. Sodi contro il motu proprio

Le parole benemerite di mons. Burke (il cui nucleo centrale si riassume nel ricordare che il motu proprio non è una interinale concessione a gruppuscoli di tradizionalisti chiusi nelle loro cappelle, ma la riproposizione a tutto il popolo cristiano, affinché se ne riappropri, del tesoro della liturgia immemoriale) hanno avuto una grande eco e suscitato piccate reazioni. Vien da domandarsi perché, visto che si tratta di osservazioni ovvie ed evidenti (già il card. Castrillòn diceva che il Papa vorrebbe una Messa tridentina in ogni parrocchia; e del resto basta leggere le affermazioni inequivocabili e molto forti dell'allora cardinal Ratzinger per rendersene conto: qui ne trovate una buona selezione). Ogni persona con un minimo di cognizione di causa sa perfettamente qual è l'intenzione del Papa; ma vi è chi, in mala fede, cerca di convincere i semplici e gli ignari del contrario, ossia che il motu proprio va circondato da un cordone sanitario e deve riguardare solo quei nostalgici che, dal 1970, non sono riusciti a capire la ricchezza della liturgia riformata.

Uno di coloro che più si applicano in questo senso è don Manlio Sodi, salesiano, che gode di grande entratura mediatica visto che è riuscito a diffondere il suo verbo alla radio di Stato per ben due volte in tre giorni. Vediamo che cosa ha detto

***

GR3 di giovedì 12 agosto, edizione delle ore 8,45

Speaker del TG3 : A tre anni dalla pubblicazione del decreto con il quale ha autorizzato la celebrazione della Messa in latino Papa Benedetto XVI ha sollecitato una valutazione da parte dei Vescovi. I pareri anche in Vaticano sono molto diversi,

Riccardo Cristiano: “Secondo il Prefetto della Segnatura Apostolica Mons. Burck la decisione con cui Benedetto XVI ha liberalizzato la Messa in rito latino non è stato un favore a gruppi o a individui affezionati a quella liturgia ma una legge finalizzata alla salvaguardia e la promozione di tutto il corpo mistico di Cristo".

Mons. Sodi direttore di Rivista Liturgica: “Il Motu Proprio del Papa pubblicato tre anni fa è stato finalizzato a far sì che alcuni gruppi di persone che erano legate al precedente rito potessero celebrare con la dovuta tranquillità e serenità secondo il Messale pubblicato nel 1962. Quello che è stato posto in evidenza nell’ambito del Motu Proprio è stato il fatto di venire incontro a comunità stabili, comunità cioè che sono rimaste fedeli e sempre legate a questa forma di celebrazione”.

***

Radio Uno, 15 agosto 2010 (dal 10° minuto in avanti)

Un conduttore della trasmissione dal timbro di voce sfigato torna con gusto sullo spettacolo delle chierichette, che sono ormai 'universalmente accettate', dice, tanto che presto un documento della Congregazione per il Culto Divino sancirà questa evoluzione e darà piena cittadinanza alle damigelle all'altare (ah sì?); aggiunge che il settimanale Time ha salutato questa evoluzione che rappresenta, sempre per il compiaciuto conduttore (evidentemente ignaro del fatto che sul punto c'è un divieto pronunciato infallibilmente ex cathedra da Giovanni Paolo II), un passo avanti verso il riconoscimento del ministero femminile.

Accenna al fuoco di contraerea partito da mons. Burke, nonché allo spauracchio del motu proprio Summorum Pontificum che si sarebbe posto di traverso a questa benemerita prassi (curioso: quel motu proprio non si occupa affatto di chierichesse) e passa ad intervistare il solito Sodi.

Per quest'ultimo, il motu proprio concerne soltanto alcune comunità stabili, dove stabile significherebbe: esistenti da sempre (quindi anteriori al motu proprio; anzi, rimaste ancorate ai vecchi riti fin da quando furon soppiantati). Si tratta di poche persone, aggiunge, che non debbono e non possono condizionare il futuro del 99,9% dei cattolici, che sono invece proiettati verso magnifiche sorti e progressive. "Non può essere un problema dell'intera Chiesa universale", dice Sodi, e già la scelta del termine 'problema' è rivelatrice. C'è anche un simpatico passaggio sulla necessità di valorizzare la 'responsabilità episcopale' sulla questione; leggi: dar briglia sciolta all'arbitrio dei vescovi per impedire lo scandalo delle celebrazioni tridentine.

Onirico il passaggio in cui il Sodi afferma con sicumera che il Messale di Paolo VI è il messale più tradizionale che la Chiesa abbia mai avuto... A volte vien da domandarsi se certi monsignori vadano mai a messa, non diciamo se la celebrino...

Conclude il conduttore: mentre c'è ancora chi pensa a pizzi e merletti, la Chiesa si regge grazie all'apporto femminile; è quindi tempo di dar spazio alle donne. Come gli anglicani, no? Da quelli le cose funzionano a meraviglia...

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