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A scuola dal Papa sull'enigma Concilio

Ultimo Aggiornamento: 01/09/2010 13:04
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27/08/2010 16:01

A scuola dal Papa sull'enigma Concilio

Finalmente ci siamo: si è aperto oggi l'incontro del Papa teologo coi suoi ex allievi sul tema centrale del suo pontificato, e della vita della Chiesa: l'interpretazione del Concilio. I danni causati da quel concilio, o se preferite dalla sua applicazione malsana (un filosofo idealista però obbietterebbe: ma che cos'è il concilio se non la sua concreta interpretazione da parte dello Zeitgeist, lo spirito del suo tempo?), sono talmente giganteschi, diffusi e in espansione, che solo la crisi ariana potrebbe reggere la comparazione con i nostri tempi. Benedetto XVI ne ha piena consapevolezza e cerca di correggere la rotta con tutte le sue forze, purtroppo indebolite da un ceto ecclesiastico che in larga misura ha perso il senso della realtà e della propria missione (ed è esattamente questo, per inciso, il danno incommensurabilmente più grave prodotto dalla temperie postconciliare).
Nessuno può sognarsi che un bel giorno la Chiesa ammetta che il Concilio sia caduto in errore: essa rinnegherebbe se stessa, se lo facesse, e violerebbe il proprio principio di non contraddizione, creando un pericolosissimo precedente e fomentando l'impressione che la dottrina della Chiesa sia soggetta a fluttuazioni e ripensamenti secondo la stagione: idea molto modernista, tra l'altro.
No: la soluzione è salvare il salvabile di quel concilio (che al 95%, peraltro, è inappuntabile e ripete la dottrina antecedente); intepretare le parti ambigue e problematiche secondo l'insegnamento di sempre, con i dovuti chiarimenti e disambiguazioni chiesti, ad esempio, da mons. Gherardini (il cui libro sul Concilio proprio a sollecitare quel chiarimento è dedicato); infine lasciar cadere, riaffermandone l'aspetto pastorale e quindi per definizione contingente e caduco, le - poche - parti che apparissero davvero in rottura con la dottrina cattolica.
Leggiamo l'articolo che segue sull'incontro di questi giorni, e ricordiamo che esso non può non avere come sfondo i problemi e gli spunti che negli ultimi mesi sono stati sollevati nel corso dei colloqui con la FSSPX, videoregistrati e quindi visionati quasi certamente dal Papa teologo.
Enrico

di Salvatore Izzo

(AGI) "Perche' la ricezione del Concilio, in grandi parti della Chiesa, finora si e' svolta in modo cosi' difficile?". A questa domanda che Benedetto XVI ha posto nel suo primo memorabile discorso alla Curia Romana, il 22 dicembre del 2005, tenteranno di rispondere da domani i teologi del "Ratzinger Schulerkreis", il circolo che raduna gli ex studenti di Joseph Ratzinger e che si riunisce ormai da decenni, seppur in forma diversa nel tempo, con il loro maestro ed ex professore di teologia nelle universita' di Tubinga e Ratisbona.

La pista indicata dal Papa all'inizio del suo Pontificato e' chiara: "i problemi - erano state le sue parole - sono nati dal fatto che due ermeneutiche contrarie si sono trovate a confronto e hanno litigato tra loro. L'una ha causato confusione, l'altra, silenziosamente ma sempre piu' visibilmente, ha portato e porta frutti". La prima interpretazione il Pontefice teologo l'ha chiamata "ermeneutica della discontinuita' e della rottura", la seconda "ermeneutica della continuita'", una linea che il Papa stesso sta concretizzando promuovendo nella Chiesa Cattolica un "rinnovamento nella tradizione".

All'incontro di Castelgandolfo sara' relatore il vescovo svizzero Kurt Koch, nuovo "ministro dell'ecumenismo" vaticano, un teologo ratzingeriano chiamato un mese fa a sostituire il card. Walter Kasper, seguace di una linea diversa.

Tra i partecipanti all'incontro, le cui sessioni saranno anche quest'anno a porte chiuse, l'Osservatore Romano elenca oggi il card. Christoph Schoenborn, arcivescovo di Vienna, il vescovo ausiliare di Amburgo Hans-Jochen Jaschke, docenti, parroci, religiosi, religiose e laici. "Nei giorni di venerdi' e sabato, dopo la relazione dell'arcivescovo Koch, si terra' - riferisce il giornale della Santa Sede - una libera discussione sull'argomento, alla quale prendera' parte anche il Pontefice.
Domenica mattina il momento culminante: gli ex allievi parteciperanno alla celebrazione eucaristica presieduta da Benedetto XVI al centro congressi Mariapoli. Dopo la prima colazione con il Papa, agli ex allievi si uniranno le nuove generazioni di coloro che hanno svolto la loro tesi di laurea su testi di Ratzinger, prenderanno parte anche all'Angelus nel cortile del Palazzo Pontificio di Castelgandolfo. [..]

Dopo l'elezione al Pontificato, Papa Ratzinger ha affrontato con gli ex allievi temi sempre molto impegnativi: "il concetto di Dio nell'islam" (2005), "Creazione ed evoluzione" (2006 e 2007), "il Gesu' storico e il Gesu' dei Vangeli" (2008), "la missione della Chiesa" (2009).

"Il circolo di Joseph Ratzinger era una palestra di opinioni e confronti, in cui il maestro non si imponeva e non rinchiudeva tutte le idee in un unico sistema definito, ma garantiva la relazione con gli studenti, l'obiezione e la critica", scrive Gianni Valente nel suo bel libro "Ratzinger professore".

"Il suo ruolo - spiega il giornalista - era di carattere maieutico: si dedicava a chiarire le questioni, a suggerire degli spunti e delle piste di ricerca, secondo il
magistero dei grandi classici della teologia, primo tra tutti Sant' Agostino".

L'insegnamento di Ratzinger, prosegue ancora Valente, "affrontava le questioni nodali della cultura moderna in dialogo con la Sacra Scrittura e la tradizione della Chiesa e si distingueva per la ricchezza delle tesi e l'ampiezza dei dibattiti proposti".

Nel suo libro, Valente ricorda un commento dell'allora prefetto del seminario di Frisinga, Alfred Laepple, che riferiva le confidenze e l'obiettivo ultimo del Ratzinger docente: "Mentre fai lezione, il massimo e' quando gli studenti lasciano da parte la penna e ti stanno a sentire. Finche' continuano a prendere appunti su quello che dici vuol dire che stai facendo bene, ma non li hai sorpresi. Quando lasciano la penna e ti guardano mentre parli, allora vuol dire che forse hai toccato il loro cuore".
[..]

Fonte: dispaccio AGI, via Papa Ratzinger blog
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A convegno col Papa sul Concilio




Nel fine settimana scorso si è tenuto l'annuale incontro del Papa con i suoi ex allievi e l'importante tema delle discussioni è stato la corretta ermeneutica del Vaticano II. Il relatore dell'intervento principale, il vescovo di Basilea Koch ora nominato a succedere al card. Kasper al 'ministero per l'ecumenismo', ha rilasciato l'intervista che segue all'Osservatore romano (nostri commenti in rosso). Una relazione, come si può immaginare, molto ratzingeriana. Speriamo che fatti concreti succedano ai convegni di approfondimento.


"Fedeltà alla tradizione, apertura al futuro: è l'interpretazione più corretta del concilio Vaticano II, che resta la magna charta della Chiesa anche nel terzo millennio" [curioso - e infelice - questo riferimento 'costituzionalistico' al Concilio: per il sistema britannico, archetipo di ogni democrazia ma privo di costituzione scritta, la Magna Charta è quanto più si avvicina ad uno statuto o costituzione. Certo questa similitudine, in quanto riecheggia uno stantio luogo comune, appare depotenziata e poco più che ritualistico omaggio all'idolum fori conciliarista; nondimeno, essa non può non evocare alla mente, per opposizione, che il card. Ratzinger scriveva come il Concilio non potesse in alcun modo paragonarsi ad un'assemblea costituente, sia perché i Padri non si eran dati quel compito, sia perché, se pur avessero voluto darselo, non ne avrebbero avuto il potere].

È quanto è emerso nel cosiddetto Ratzinger Schülerkreis secondo l'arcivescovo Kurt Koch, relatore principale all'incontro del Papa con i suoi ex allievi svoltosi dal 27 al 30 agosto a Castel Gandolfo. Al nostro giornale il nuovo Presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione dell'Unità dei Cristiani parla di "un'esperienza concreta, vivace, positiva" e riassume i contenuti delle due relazioni tenute sabato 28 agosto.

"Nella prima - dice - ho proposto una riflessione su come leggere e interpretare il concilio Vaticano II, indicando la priorità di una ermeneutica di riforma". Una "questione che ho ripreso e sviluppato nella seconda relazione, approfondendo in particolare la Costituzione Sacrosanctum concilium sulla liturgia, proprio per mostrare in concreto come si possa realizzare un'ermeneutica di riforma". Alle due relazioni, spiega, "è seguito un dibattito di oltre un'ora, molto interessante e ricco di contributi significativi". Secondo monsignor Koch "si è potuto cogliere come sia fondamentale la dimensione spirituale della vita cristiana, in ogni aspetto. E questo vale, dal mio punto di vista, anche nel dialogo ecumenico che costituisce il campo di lavoro più diretto davanti a me". Proprio "la concretezza ha reso il dibattito molto utile per il lavoro di ciascuno". A confermarlo le parole di incoraggiamento che gli ha rivolto personalmente Benedetto XVI nell'udienza privata del 30 agosto. "Abbiamo parlato - dice l'arcivescovo - di questa mia nuova sfida ecumenica perché il Pontificio Consiglio per la Promozione dell'Unità dei Cristiani non è una realtà a se stante ma ha un mandato del Papa per vedere come il dialogo possa svilupparsi in futuro".

Entrando nel dettaglio delle sue due relazioni, monsignor Koch spiega che la prima, centrata sul "concilio Vaticano II tra tradizione e innovazione", è stata articolata in sette punti: "una storia di ricezione e non ricezione; ermeneutica di riforma in una continuità fondamentale; rottura della tradizione del concilio?; ritorno alle fonti e aggiornamento; criteri di una ermeneutica della riforma (interpretazione integrale dei testi conciliari, unità di dogmatica e pastorale, nessuna divisione fra spirito e lettera); ampiezza e pienezza cattoliche; l'eredità del concilio nelle sfide attuali; riforma ecclesiale come compito spirituale". Per la seconda relazione, sulla "riforma postconciliare della liturgia tra continuità e discontinuità", monsignor Koch ha seguito uno schema di otto tematiche. "Sono partito - spiega - dalla constatazione che la liturgia è il punto cruciale dell'ermeneutica conciliare, per poi trattare la fenomenologia e la teologia della liturgia; la liturgia nel suo sviluppo organico (con il principio della partecipazione attiva di tutti i fedeli alla liturgia e il principio di una più facile comprensibilità e semplicità dei riti); luci e ombre nella liturgia post-conciliare; la tutela del grande patrimonio della liturgia; la necessaria [attenti all'aggettivo!] riforma della riforma, basata sul primato cristologico, l'unità di culto neotestamentario e la liturgia neotestamentaria, la liturgia cristiana e le religioni dell'umanità, la dimensione cosmica della liturgia. Infine, la rivitalizzazione del mistero pasquale è stata l'ultima tematica presentata prima delle conclusioni".

Fonte: L'Osservatore Romano 1 settembre 2010, via
Maranatha blog



Da notare come l'Osservatore romano del giorno prima avesse dato del convegno solo lo scarno resoconto che riportiamo qui sotto (traendolo dal Papa Ratzinger blog), dove si riporta uno dei concetti asseritamente espressi dal Papa e, guarda caso, quello che (pur essendo in sé del tutto condivisibile) si presta ad una strumentale interpretazione di parte progressista come critica del formalismo; critica, per inciso, dimentica del fatto che nella liturgia la forma è anche sostanza.


Nella liturgia non sono importanti gli aspetti esteriori ma la profondità spirituale. È uno dei concetti espressi da Benedetto XVI durante l'incontro con i suoi ex allievi riuniti nel cosiddetto Ratzinger Schülerkreis.
Il Papa ha sottolineato l'esigenza di approfondire la formazione liturgica tenendo sempre presente la dimensione spirituale.
Domenica mattina, 29 agosto, il Pontefice ha celebrato la messa al Centro Mariapoli di Castel Gandolfo. All'omelia il cardinale Christoph Schönborn, arcivescovo di Vienna, ha ricordato che l'umiltà richiede dal cristiano uno sguardo sempre sobrio, grato e gioioso verso Cristo e verso le altre creature.

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