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A scuola dal Papa sull'enigma Concilio

Ultimo Aggiornamento: 01/09/2010 13:04
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01/09/2010 13:04

A convegno col Papa sul Concilio




Nel fine settimana scorso si è tenuto l'annuale incontro del Papa con i suoi ex allievi e l'importante tema delle discussioni è stato la corretta ermeneutica del Vaticano II. Il relatore dell'intervento principale, il vescovo di Basilea Koch ora nominato a succedere al card. Kasper al 'ministero per l'ecumenismo', ha rilasciato l'intervista che segue all'Osservatore romano (nostri commenti in rosso). Una relazione, come si può immaginare, molto ratzingeriana. Speriamo che fatti concreti succedano ai convegni di approfondimento.


"Fedeltà alla tradizione, apertura al futuro: è l'interpretazione più corretta del concilio Vaticano II, che resta la magna charta della Chiesa anche nel terzo millennio" [curioso - e infelice - questo riferimento 'costituzionalistico' al Concilio: per il sistema britannico, archetipo di ogni democrazia ma privo di costituzione scritta, la Magna Charta è quanto più si avvicina ad uno statuto o costituzione. Certo questa similitudine, in quanto riecheggia uno stantio luogo comune, appare depotenziata e poco più che ritualistico omaggio all'idolum fori conciliarista; nondimeno, essa non può non evocare alla mente, per opposizione, che il card. Ratzinger scriveva come il Concilio non potesse in alcun modo paragonarsi ad un'assemblea costituente, sia perché i Padri non si eran dati quel compito, sia perché, se pur avessero voluto darselo, non ne avrebbero avuto il potere].

È quanto è emerso nel cosiddetto Ratzinger Schülerkreis secondo l'arcivescovo Kurt Koch, relatore principale all'incontro del Papa con i suoi ex allievi svoltosi dal 27 al 30 agosto a Castel Gandolfo. Al nostro giornale il nuovo Presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione dell'Unità dei Cristiani parla di "un'esperienza concreta, vivace, positiva" e riassume i contenuti delle due relazioni tenute sabato 28 agosto.

"Nella prima - dice - ho proposto una riflessione su come leggere e interpretare il concilio Vaticano II, indicando la priorità di una ermeneutica di riforma". Una "questione che ho ripreso e sviluppato nella seconda relazione, approfondendo in particolare la Costituzione Sacrosanctum concilium sulla liturgia, proprio per mostrare in concreto come si possa realizzare un'ermeneutica di riforma". Alle due relazioni, spiega, "è seguito un dibattito di oltre un'ora, molto interessante e ricco di contributi significativi". Secondo monsignor Koch "si è potuto cogliere come sia fondamentale la dimensione spirituale della vita cristiana, in ogni aspetto. E questo vale, dal mio punto di vista, anche nel dialogo ecumenico che costituisce il campo di lavoro più diretto davanti a me". Proprio "la concretezza ha reso il dibattito molto utile per il lavoro di ciascuno". A confermarlo le parole di incoraggiamento che gli ha rivolto personalmente Benedetto XVI nell'udienza privata del 30 agosto. "Abbiamo parlato - dice l'arcivescovo - di questa mia nuova sfida ecumenica perché il Pontificio Consiglio per la Promozione dell'Unità dei Cristiani non è una realtà a se stante ma ha un mandato del Papa per vedere come il dialogo possa svilupparsi in futuro".

Entrando nel dettaglio delle sue due relazioni, monsignor Koch spiega che la prima, centrata sul "concilio Vaticano II tra tradizione e innovazione", è stata articolata in sette punti: "una storia di ricezione e non ricezione; ermeneutica di riforma in una continuità fondamentale; rottura della tradizione del concilio?; ritorno alle fonti e aggiornamento; criteri di una ermeneutica della riforma (interpretazione integrale dei testi conciliari, unità di dogmatica e pastorale, nessuna divisione fra spirito e lettera); ampiezza e pienezza cattoliche; l'eredità del concilio nelle sfide attuali; riforma ecclesiale come compito spirituale". Per la seconda relazione, sulla "riforma postconciliare della liturgia tra continuità e discontinuità", monsignor Koch ha seguito uno schema di otto tematiche. "Sono partito - spiega - dalla constatazione che la liturgia è il punto cruciale dell'ermeneutica conciliare, per poi trattare la fenomenologia e la teologia della liturgia; la liturgia nel suo sviluppo organico (con il principio della partecipazione attiva di tutti i fedeli alla liturgia e il principio di una più facile comprensibilità e semplicità dei riti); luci e ombre nella liturgia post-conciliare; la tutela del grande patrimonio della liturgia; la necessaria [attenti all'aggettivo!] riforma della riforma, basata sul primato cristologico, l'unità di culto neotestamentario e la liturgia neotestamentaria, la liturgia cristiana e le religioni dell'umanità, la dimensione cosmica della liturgia. Infine, la rivitalizzazione del mistero pasquale è stata l'ultima tematica presentata prima delle conclusioni".

Fonte: L'Osservatore Romano 1 settembre 2010, via
Maranatha blog



Da notare come l'Osservatore romano del giorno prima avesse dato del convegno solo lo scarno resoconto che riportiamo qui sotto (traendolo dal Papa Ratzinger blog), dove si riporta uno dei concetti asseritamente espressi dal Papa e, guarda caso, quello che (pur essendo in sé del tutto condivisibile) si presta ad una strumentale interpretazione di parte progressista come critica del formalismo; critica, per inciso, dimentica del fatto che nella liturgia la forma è anche sostanza.


Nella liturgia non sono importanti gli aspetti esteriori ma la profondità spirituale. È uno dei concetti espressi da Benedetto XVI durante l'incontro con i suoi ex allievi riuniti nel cosiddetto Ratzinger Schülerkreis.
Il Papa ha sottolineato l'esigenza di approfondire la formazione liturgica tenendo sempre presente la dimensione spirituale.
Domenica mattina, 29 agosto, il Pontefice ha celebrato la messa al Centro Mariapoli di Castel Gandolfo. All'omelia il cardinale Christoph Schönborn, arcivescovo di Vienna, ha ricordato che l'umiltà richiede dal cristiano uno sguardo sempre sobrio, grato e gioioso verso Cristo e verso le altre creature.

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