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Tettamanzi: "Subito la Messa tradizionale. Milano garantisca il diritto di culto"

Ultimo Aggiornamento: 07/09/2010 23:29
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06/09/2010 19:14

Tettamanzi: "Subito la Messa tradizionale. Milano garantisca il diritto di culto"

Un articolo di ieri apparso su Repubblica. Se qualcosa non vi torna, collazionate le parole in corsivo con l'originale...

«Le istituzioni civili milanesi devono garantire a tutti la libertà religiosa e il diritto di culto. I tradizionalisti hanno diritto a praticare la loro fede nel rispetto della legalità. Spesso però la politica rischia di strumentalizzare il tema della messa in latino e finisce per rimandare la soluzione del problema, aumentando il livello di scontro, mentre potrebbe diventare uno stimolo per migliorare il livello della convivenza civile». L’arcivescovo di Milano, Dionigi Tettamanzi, ha ancora indosso i paramenti sacri dopo la messa e il rito per la professione perpetua delle religiose in Duomo. E a chi gli chiede del motu proprio e della messa antica invano attesa da anni dalla folta comunità tradizionalista milanese, risponde come un fiume in piena: «È un problema grave, che bisogna risolvere urgentemente. La questione interroga la città nel suo complesso. Le autorità locali devono cercare di trovare una soluzione in tempi brevi: rimandare il momento in cui la questione sarà affrontata, può solo incancrenire la situazione e aumentare la tensione».

Tettamanzi sa di toccare un nervo scoperto e ricorda bene quante polemiche seguirono, due anni fa, quando auspicò la creazione di luoghi di preghiera per tutti le comunità tradizionaliste in ogni quartiere. Ma non si tira indietro: «È ora di mettersi attorno a un tavolo a ragionare concretamente — spiega — senza paura del dibattito, senza temere le critiche. È mio forte desiderio che non si procrastini ancora l’attesa della comunità tradizionalista, che chiede legittimamente di avere un luogo per pregare. Anche così la città potrà essere governata in nome della pace, della giustizia e dell’armonia fra le sue diverse componenti».

Lo scorso dicembre la Repubblica, quotidiano fondato da Eugenio Scalfari, lo attaccò violentemente, arrivando a definirlo «integralista», proprio per le sue prese di posizione a favore del dialogo coi tradizionalisti. Oggi, dopo tre anni dall'emanazione del motu proprio, i numerosi tradizionalisti della diocesi di Milano pregano ancora in garage, palestre, cappelle semiclandestine. Il governatore della Lombardia, Roberto Formigoni, all'inizio del mese mariano, ha rotto il ghiaccio, invitando le altre istituzioni locali a mettersi attorno a un tavolo per ragionare sul tema della messa tridentina. Ed è esattamente quello che auspica l’arcivescovo: «Mi appello alle istituzioni perché sappiano cogliere nella diversità delle forme rituali e delle presenze tradizionaliste l’elemento di ricchezza di Milano. È urgente arrivare a una soluzione complessiva, che soddisfi tutte le esigenze, nel rispetto delle norme, e che metta fine alla diatriba che si trascina da anni. Le soluzioni parziali o provvisorie trovate fino ad oggi non fanno che riscaldare gli animi ed accrescere la tensione».

[..] A Cascina Gobba, estrema periferia est, nonostante i divieti arrivati dal Comune, sta nascendo una grande chiesa non autorizzata. Segnali che il cardinale guarda con preoccupazione: «Auspico che tutte le componenti, anche la comunità lefebvriana, si sappiano mettere attorno a un tavolo armati di saggezza e di umiltà per cercare una soluzione definitiva a questo tema, nel pieno rispetto della legalità. Ma le istituzioni civili hanno il dovere di agire, di entrare in una logica di rispetto dei diritti della persona. Fra i quali c’è il diritto inalienabile di culto tradizionale e di espressione in latino, come sancito dalle disposizioni papali e dal Concilio Vaticano II».

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