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La Chiesa del Belgio malata terminale.

Ultimo Aggiornamento: 24/09/2010 19:33
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24/09/2010 19:33

La Chiesa del Belgio malata terminale.

Alcuni fedeli belgi, disperati per la situazione ecclesiale del loro paese, ci chiedono di scrivere un post per richiamare l'attenzione del Vaticano (vedete i vantaggi di un blog in italiano? parliamo la stessa lingua che a Roma...) sui gravissimi problemi che li affliggono.

La Chiesa del Belgio è in coma, è risaputo. Abbiamo già dedicato un
post (che ha avuto l'onore di essere tradotto in francese e in inglese) sul famigerato Catechismo Danneels, sulla stizza del vescovo di Liegi contro chi aveva osato riesumare la processione del Corpus Domini, e così via. Ora il Papa ha chiamato al capezzale di quello sventurato paese, mettendolo a capo della diocesi di Malines-Bruxelles e facendone quindi il primate del Belgio, l'unico vescovo che, del titolo episcopale, portasse ancora le parvenze (clergyman, seminario ancora in piedi, celebrazioni almeno imparentate col messale romano, ecc.): ossia mons. Léonard. Il meno peggio, in regno caecorum.

E tuttavia, l'appena nominato Léonard ha compiuto due gesti che sono apparsi inesplicabili: ha fatto nominare i due vescovi ausiliari ereditati dalla gestione Danneels: Vancottem e De Kesel, rispettivamente a Namur (la diocesi di provenienza dello stesso Léonard) e a Bruges. In altri termini: ha voluto (perché non è pensabile che la decisione sia stata presa senza il suo positivo assenso) che due danneelsiani, espressione di un progressismo forsennato che 'scende per li rami' fin dai tempi dell'agit-prop del Concilio card. Suenens, fossero promossi a due sedi importanti del Paese. Uno a Namur, dove potrà disfare quel poco di buono che Léonard, con qualche tocco di buon senso tradizionale, era riuscito a fare; l'altro a Bruges, diocesi sinistrata se ce n'è una, dopo i 25 anni di regno del famigerato Vangelhuwe la cui attività preferita, anziché promuovere la Fede, consisteva nello stuprare il nipotino.

Per cercare di trovare una giustificazione a questo comportamento di Léonard, si è detto che egli ha voluto ripulire la sua nuova arcidiocesi brussellese dai relitti della precedente, fallimentare gestione, onde ripartire senza zavorre. Ma, vivaddio, le scorie radioattive si seppelliscono in cassoni di piombo, non le si mette ad infettare luoghi aperti: sarebbe stato meglio si fosse tenuto quella strana coppia come ausiliari, sorvegliati a vista e sotto bastone, piuttosto che promuoverli a vescovi titolari di diocesi dove, non avendo più un superiore, potranno fare (e soprattutto disfare) a loro piacimento. E questo in popolose sedi di 700.000 (Namur) e 1.300.000 (Bruges) abitanti, non a Roccacannuccia.

Puntuale come la febbre malarica, che ti fa il neovescovo di Bruges, De Kesel (per inciso: quello che Danneels avrebbe voluto come suo successore)? Quale il suo primo atto, appena preso possesso dell'ufficio?

Risposta: una bella intervista in cui attacca il celibato ecclesiastico e promuove l'ordinazione femminile. "La gente per cui il celibato è umanamente impossibile, dovrebbe avere egualmente la possibilità di diventare prete", ha dichiarato alla radio (analoghi concetti ha subito espresso anche un altro vescovo belga, Patrick Hoogmartens: vedi
qui). E sulle donne-prete: "Questo è certamente negoziabile e io spero che avvenga, ma è argomento ancora più sensibile di quello sul celibato. Penso che la discussione sul celibato procederà molto più velocemente che il dibattito sull'ammissione delle donne al sacerdozio". (Fonte: HBVL). La cosa che più ci sconcerta di queste parole è il fatto che il tipo finga di ignorare completamente che l'esclusione delle donne dal sacerdozio è stata pronunziata in modo esplicitamente infallibile ed ex cathedra da Giovanni Paolo II. E' quindi come dire che è "negoziabile" l'Immacolata Concezione.

Questo, d'altronde, è il prevedibilissimo effetto dell'assegnazione ad una diocesi importante di qualcuno che, come avevamo già riportato a suo tempo (vedi
qui), aveva lodato la "fedeltà alla Chiesa-popolo di Dio" di un prete attivo nella promozione della contraccezione (e dell'aborto in certi casi), dell'eutanasia e della teologia della liberazione. E di queste cose, se le sapevamo noi, pensate non fossero a conoscenza alla Congrega per i Vescovi del cardinale Re?

Per inciso: sapete quanti seminaristi entreranno quest'anno nel seminario di Bruges, che ripetiamo ha unmilionetrecentomila abitanti? Risposta: uno. Bella percentuale! (Fonte:
Cathcon).

Ed ora si prospetta una nuova nomina

Eric de Beukelaer è stato, fino al primo agosto scorso, il portavoce della Conferenza episcopale belga. E' lui che ha affrontato la ribalta mediatica dopo le spettacolari perquisizioni ai vescovi, vivi e defunti, e bisogna dire che se l'è cavata assai bene. Dal primo agosto, ha lasciato quella funzione così come l'incarico di rettore del seminario di Louvain-la-Neuve (che a partire da quest'anno accademico, per scarsezza di candidati, si fonde col seminario di Namur). Questa doppia dimissione è un segnale che altri incarichi si preparano per lui. E' notorio negli ambienti ecclesiastici belgi che mons. Léonard vuole farlo nominare a uno dei tre posti di vescovo ausiliario della sua arcidiocesi, ora che si è sbarazzato delle "scorie radioattive". Fonti interne alle diocesi di Namur ci assicurano che nel 2004, quando mons. Léonard ricevette come ausiliario mons. Mgr Pierre Warin, ne fu irritato: avrebbe preferito ricevere de Beukelaer. E adesso Léonard ci riprova per averlo a Bruxelles.

De Beukelaer non è probabilmente uno dei peggiori. Specie visti gli altri. Il problema, è che è rappresentativo di quella "belgica mediocritas" che è tutt'altro che aurea. Come portavoce della Conferenza episcopale, era perfetto: faceva acrobazie verbali per dimostrare che non c'era alcun problema tra il card. Danneels e mons. Léonard, per esempio. E' per questo motivo senza dubbio che il card. Danneels l'aveva nominato portavoce, benché non fosse danneelsiano.

Il dramma della Chiesa in Belgio è il costante annacquamento del messaggio cristiano. Tutti coloro che hanno incontrato de Beukelaer dicono che è esempio tipico di questa attitudine (del resto, da giovane voleva diventare un diplomatico). E questo in particolare sulla questione dell'omosessualità.

Egli è stato amministratore e poi presidente di Cathobel, agenzia con la quale egli continua a collaborare. Egli dirigeva d’altronde questa agenzia, quando in occasione del gay pride 2005, essa ha esortato i cattolici ad unirsi ai gay cristiani che celebravano una ‘messa di apertura’.

Come ricorda Osservatore vaticano, nel marzo 2006, ha dato alla Interdiocesaan Pastoraal Beraad (consiglio interdiocesano dei laici) una conferenza sulla omosessualità, in cui propugnava un'interpretazione "dolce" («zachte»), cioè lassista, dei criteri per discernere le tendenze omosessuali che precludono l'ammissione in seminario, stabiliti da una istruzione vaticana del 2005. Due anni prima, aveva anche partecipato ad un ritiro monastico con la Comunità del Cristo Liberatore (e già questo nome...), che si autodefinisce come "gruppo di cristiani gay e lesbo". Un gran successo: la Comunità in questione non si è sentita solo 'rispettata' (e fin qui nulla di male, anzi), ma pure (lettera 82, pp. 11-14), incoraggiata nelle sue rivendicazioni ideologiche.

Il che non esclude, comunque, che de Beukelaer sia persona preparata, cortese, diremmo perfino di valore. Se solo esprimesse idee un po' più apertamente cattoliche. Ma forse la ragione delle parole imbarazzate ed equivoche di de Beukelaer sull'omosessualità, è che suo fratello, a quanto ci riferiscono, convivrebbe in coppia con un altro uomo. Certamente nessuno è responsabile del comportamento del proprio fratello, così come il card. Danneels non lo era del fatto di avere un nipote pornostar, tuttavia si tratta all'evidenza di un problema oggettivo: la circostanza toglie a don de Beukelaer la libertà di esprimersi con chiarezza su questi temi morali. Così, quando dovette reagire come portavoce dei vescovi al matrimonio gay celebrato in una chiesa cattolica da un prete progressista, ebbe parole molto misurate e prudenti, che sembrano soltanto deplorare che la "cerimonia" di benedizione possa essere scambiata per un matrimonio (leggile qui)

Qualcuno potrebbe dire: meno male che non è più il portavoce ufficiale. Sbagliatissimo: quello nuovo (Jürgen Mettepenningen) è considerevolmente peggio: ha ad esempio scritto un libro in cui perora una 'politica più audace' della Chiesa che comprende (quanto son ripetitivi...) ordinazione femminile e matrimonio gay, abolizione del celibato e "rinfrescata" delle espressioni della liturgia, a suo dire ancora troppo auliche e impegnative (vedi qui).

Se la Chiesa, in Belgio dovesse, contro ogni regola di causalità, in qualche misura sopravvivere (il primo a non crederci è il succitato mons. De Kesel:
leggete qui) sarà davvero una prova lampante di un intervento soprannaturale, che adempie la promessa del non praevalebunt.

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