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Benedetto XVI ai giovani PER LE GMG

Ultimo Aggiornamento: 02/11/2008 16:14
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PRIMA DELL’ANGELUS CON LA CONSEGNA DELLA CROCE DELLA GMG DAI GIOVANI DI COLONIA  ALLA DELEGAZIONE GIOVANILE DI SYDNEY -AUSTRALIA- Fratelli e sorelle, tra poco una delegazione di giovani tedeschi consegnerà ai coetanei australiani la Croce delle Giornate Mondiali della Gioventù. E’ la Croce che l’amato Giovanni Paolo II ha affidato ai giovani nel 1984 affinché la portassero nel mondo quale segno dell’amore di Cristo per l’umanità. Saluto il Cardinale Joachim Meisner, Arcivescovo di Colonia, e il Cardinale George Pell, Arcivescovo di Sydney, che hanno voluto essere presenti a questo momento così significativo. Il passaggio della Croce, dopo ogni Incontro mondiale, è diventato una "tradizione", nel senso proprio di una traditio, una consegna altamente simbolica, da vivere con grande fede, impegnandosi a compiere un cammino di conversione sulle orme di Gesù. Questa fede ce la insegna Maria Santissima, che per prima "ha creduto" e ha portato la sua propria croce insieme al Figlio, gustando poi con Lui la gioia della risurrezione. Perciò la Croce dei giovani è accompagnata da un’icona della Vergine, che riproduce quella di Maria Salus Populi Romani, venerata nella Basilica di Santa Maria Maggiore, la più antica Basilica dedicata alla Madonna in Occidente.La Croce e l’Icona mariana delle Giornate della Gioventù, dopo aver fatto tappa in alcuni Paesi dell’Africa, per manifestare la vicinanza di Cristo e della sua Madre alle popolazioni di quel Continente, provate da tante sofferenze, dal prossimo febbraio saranno accolte in diverse regioni dell’Oceania, per attraversare quindi le diocesi d’Australia e giungere infine a Sydney nel luglio 2008. Si tratta di un pellegrinaggio spirituale che vede coinvolta l’intera comunità cristiana e specialmente i giovani.I greet all the English-speaking pilgrims and visitors here this Palm Sunday, when we acclaim Jesus, model of humility, our Messiah and King. In a special way I greet Cardinal George Pell, Archbishop of Sydney, and the young Australians with him. May they be assured of the support and spiritual accompaniment of all of us, as they prepare to host World Youth Day 2008. Upon each of you present and your families, I invoke God’s blessings of strength and wisdom.Von Herzen grüße ich alle deutschsprachigen Pilger, besonders Euch, liebe Jugendliche, die ihr hier seid, um gemeinsam mit Kardinal Meisner, dem Erzbischof von Köln, das Weltjugendtagskreuz und die Ikone der Gottesmutter euren australischen Freunden zu übergeben. Diese beiden Symbole der Weltjugendtage sollen auf ihrem Weg durch Länder und Kontinente eine Spur der Gnade hinterlassen, um möglichst vielen Menschen den Sinn ihres Leben finden zu helfen. Euch allen gebe und erhalte der Heilige Geist einen festen und lebendigen Glauben; er schenke euch Freude im Zeugnis für die Liebe Christi vor allen Menschen. Der Herr segne euch!À vous, chers jeunes francophones, j’adresse mon cordial salut! Que la Croix de Jésus, signe de l’amour de Dieu pour l’humanité, vous accompagne dans toute votre vie. Qu’elle soit le symbole de l’espérance qui vous anime et de la foi qui vous fait progresser, avec l’aide de Marie, sur les chemins de la conversion du cœur! À tous je souhaite une bonne Semaine Sainte!Saludo a los peregrinos de lengua española, particularmente a los jóvenes. Que la Cruz de la Jornada Mundial de la Juventud sea siempre signo del amor de Cristo por la humanidad. Llevadla en vuestros corazones y mostradla a todos, especialmente a vuestros compañeros, como instrumento de salvación. Que la Virgen María os acompañe en este camino de conversión y esperanza.Saúdo com grande afeto os jovens de língua portuguesa aqui presentes. Convido a todos a aclamar a Cristo, luz e vida dos homens, e a escutar com viva admiração suas palavras de paz e de reconciliação: "Tende confiança, eu venci o mundo". Até Sydney, se Deus quiser!Serdecznie pozdrawiam obecnych tu Polaków, a szczególnie młodzież. Za chwilę młodzi Niemcy przekażą ich rówieśnikom z Australii krzyż Światowego Dnia Młodzieży i Obraz Matki Bożej – symbole wiary i pokoju między narodami. Niech krzyż Chrystusa przemienia wasze życie a Matka Boża, której was polecam, niech was prowadzi. Niech Bóg wam błogosławi.[Saluto cordialmente i polacchi qui presenti, in particolare la gioventù. Tra poco, i giovani tedeschi consegneranno ai loro coetanei australiani, la Croce delle Giornate Mondiali della Gioventù e l’Icona della Vergine Maria, simboli di fede e di pace tra i popoli. Che la Croce di Cristo trasformi la vostra vita e che la Madonna, alla quale vi affido, vi accompagni sempre. Dio vi benedica!][avviene la consegna della Croce e dell’Icona]Fratelli e sorelle, nella cornice degli olivi, offerti dalla Regione Puglia, preghiamo con fede il Signore perché questa Croce e questa Icona siano strumenti di pace e di riconciliazione tra le persone e i popoli, e invochiamo l’intercessione della Vergine Maria sul nuovo pellegrinaggio che oggi inizia, affinché sia ricco di frutti.[00531-01.01] [Testo originale: Italiano]Fonte: www.vatican.va


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MESSAGGIO DEL SANTO PADRE
BENEDETTO XVI
PER LA XXI GIORNATA MONDIALE DELLA GIOVENTÙ
(9 APRILE 2006)

"Lampada per i miei passi è la tua parola,
luce sul mio cammino"
(
Sal 118[119], 105)

Cari giovani!

Nel rivolgermi con gioia a voi che state preparandovi alla XXI Giornata Mondiale della Gioventù, rivivo nel mio animo il ricordo delle arricchenti esperienze fatte nell’agosto dello scorso anno in Germania. La Giornata di quest’anno verrà celebrata nelle diverse Chiese locali e sarà un’occasione opportuna per ravvivare la fiamma di entusiasmo accesa a Colonia e che molti di voi hanno portato nelle proprie famiglie, parrocchie, associazioni e movimenti. Sarà al tempo stesso un momento privilegiato per coinvolgere tanti vostri amici nel pellegrinaggio spirituale delle nuove generazioni verso Cristo.

Il tema che propongo alla vostra considerazione è un versetto del Salmo 118 [119]: "Lampada per i miei passi è la tua parola, luce sul mio cammino" (v. 105). L’amato Giovanni Paolo II ha commentato così queste parole del Salmo: "L’orante si effonde nella lode della Legge di Dio, che egli adotta come lampada per i suoi passi nel cammino spesso oscuro della vita" (Insegnamenti di Giovanni Paolo II, XXIV/2, 2001, p. 715). Dio si rivela nella storia, parla agli uomini e la sua parola è creatrice. In effetti, il concetto ebraico "dabar", abitualmente tradotto con il termine "parola", sta a significare tanto parola che atto. Dio dice ciò che fa e fa ciò che dice. Nell’Antico Testamento annuncia ai figli d’Israele la venuta del Messia e l’instaurazione di una "nuova" alleanza; nel Verbo fatto carne Egli compie le sue promesse. Lo evidenzia bene anche il Catechismo della Chiesa Cattolica: "Cristo, il Figlio di Dio fatto uomo, è la Parola unica, perfetta e definitiva del Padre, il quale in lui dice tutto, e non ci sarà altra parola che quella" (n. 65). Lo Spirito Santo, che ha guidato il popolo eletto ispirando gli autori delle Sacre Scritture, apre il cuore dei credenti all’intelligenza di quanto è in esse contenuto. Lo stesso Spirito è attivamente presente nella Celebrazione eucaristica quando il sacerdote, pronunciando "in persona Christi" le parole della consacrazione, converte il pane e il vino nel Corpo e Sangue di Cristo, perché siano nutrimento spirituale dei fedeli. Per avanzare nel pellegrinaggio terreno verso la Patria celeste, abbiamo tutti bisogno di nutrirci della parola e del pane di Vita eterna, inseparabili tra loro!

Gli Apostoli hanno accolto la parola di salvezza e l’hanno tramandata ai loro successori come un gioiello prezioso custodito nel sicuro scrigno della Chiesa: senza la Chiesa questa perla rischia di perdersi o di frantumarsi. Cari giovani, amate la parola di Dio e amate la Chiesa, che vi permette di accedere a un tesoro di così alto valore introducendovi ad apprezzarne la ricchezza. Amate e seguite la Chiesa, che ha ricevuto dal suo Fondatore la missione di indicare agli uomini il cammino della vera felicità. Non è facile riconoscere ed incontrare l’autentica felicità nel mondo in cui viviamo, in cui l’uomo è spesso ostaggio di correnti di pensiero, che lo conducono, pur credendosi "libero", a perdersi negli errori o nelle illusioni di ideologie aberranti. E’ urgente "liberare la libertà" (cfr Enciclica Veritatis splendor, 86), rischiarare l’oscurità in cui l’umanità sta brancolando. Gesù ha indicato come ciò possa avvenire: "Se rimanete fedeli alla mia parola, sarete davvero miei discepoli; conoscerete la verità e la verità vi farà liberi" (Gv 8, 31-32). Il Verbo incarnato, Parola di Verità, ci rende liberi e dirige la nostra libertà verso il bene. Cari giovani, meditate spesso la parola di Dio, e lasciate che lo Spirito Santo sia il vostro maestro. Scoprirete allora che i pensieri di Dio non sono quelli degli uomini; sarete portati a contemplare il vero Dio e a leggere gli avvenimenti della storia con i suoi occhi; gusterete in pienezza la gioia che nasce dalla verità. Sul cammino della vita, non facile né privo di insidie, potrete incontrare difficoltà e sofferenze e a volte sarete tentati di esclamare con il Salmista: "Sono stanco di soffrire" (Sal 118 [119], v. 107). Non dimenticate di aggiungere insieme con lui: "Signore, dammi vita secondo la tua parola... La mia vita è sempre in pericolo, ma non dimentico la tua legge" (ibid., vv. 107.109). La presenza amorevole di Dio, attraverso la sua parola, è lampada che dissipa le tenebre della paura e rischiara il cammino anche nei momenti più difficili.

Scrive l’Autore della Lettera agli Ebrei: "La parola di Dio è viva, efficace e più tagliente di ogni spada a doppio taglio; essa penetra fino al punto di divisione dell’anima e dello spirito, delle giunture e delle midolla e scruta i sentimenti e i pensieri del cuore" (4,12). Occorre prendere sul serio l’esortazione a considerare la parola di Dio come un’"arma" indispensabile nella lotta spirituale; essa agisce efficacemente e porta frutto se impariamo ad ascoltarla, per poi obbedire ad essa. Spiega il Catechismo della Chiesa Cattolica: "Obbedire (ob-audire) nella fede è sottomettersi liberamente alla Parola ascoltata, perché la sua verità è garantita da Dio, il quale è la Verità stessa" (n. 144). Se Abramo è il modello di questo ascolto che è obbedienza, Salomone si rivela a sua volta un ricercatore appassionato della sapienza racchiusa nella Parola. Quando Dio gli propone: "Chiedimi ciò che io devo concederti", il saggio re risponde: "Concedi al tuo servo un cuore docile" (1 Re 3,5.9). Il segreto per avere "un cuore docile" è di formarsi un cuore capace di ascoltare. Ciò si ottiene meditando senza sosta la parola di Dio e restandovi radicati, mediante l’impegno di conoscerla sempre meglio.

Cari giovani, vi esorto ad acquistare dimestichezza con la Bibbia, a tenerla a portata di mano, perché sia per voi come una bussola che indica la strada da seguire. Leggendola, imparerete a conoscere Cristo. Osserva in proposito San Girolamo: "L’ignoranza delle Scritture è ignoranza di Cristo" (PL 24,17; cfr Dei Verbum, 25). Una via ben collaudata per approfondire e gustare la parola di Dio è la lectio divina, che costituisce un vero e proprio itinerario spirituale a tappe. Dalla lectio, che consiste nel leggere e rileggere un passaggio della Sacra Scrittura cogliendone gli elementi principali, si passa alla meditatio, che è come una sosta interiore, in cui l’anima si volge a Dio cercando di capire quello che la sua parola dice oggi per la vita concreta. Segue poi l’oratio, che ci fa intrattenere con Dio nel colloquio diretto, e si giunge infine alla contemplatio, che ci aiuta a mantenere il cuore attento alla presenza di Cristo, la cui parola è "lampada che brilla in luogo oscuro, finché non spunti il giorno e la stella del mattino si levi nei vostri cuori" (2 Pt 1,19). La lettura, lo studio e la meditazione della Parola devono poi sfociare in una vita di coerente adesione a Cristo ed ai suoi insegnamenti.

Avverte San Giacomo: "Siate di quelli che mettono in pratica la Parola e non soltanto ascoltatori, illudendo voi stessi. Perché se uno ascolta soltanto e non mette in pratica la Parola, somiglia a un uomo che osserva il proprio volto in uno specchio: appena s’è osservato, se ne va, e subito dimentica com’era. Chi invece fissa lo sguardo sulla legge perfetta, la legge della libertà, e le resta fedele, non come un ascoltatore smemorato ma come uno che la mette in pratica, questi troverà la sua felicità nel praticarla" (1,22-25). Chi ascolta la parola di Dio e ad essa fa costante riferimento poggia la propria esistenza su un saldo fondamento. "Chiunque ascolta queste mie parole e le mette in pratica – dice Gesù - è simile a un uomo saggio che ha costruito la sua casa sulla roccia" (Mt 7,24): non cederà alle intemperie.

Costruire la vita su Cristo, accogliendone con gioia la parola e mettendone in pratica gli insegnamenti: ecco, giovani del terzo millennio, quale dev’essere il vostro programma! E’ urgente che sorga una nuova generazione di apostoli radicati nella parola di Cristo, capaci di rispondere alle sfide del nostro tempo e pronti a diffondere dappertutto il Vangelo. Questo vi chiede il Signore, a questo vi invita la Chiesa, questo il mondo - anche senza saperlo - attende da voi! E se Gesù vi chiama, non abbiate paura di rispondergli con generosità, specialmente quando vi propone di seguirlo nella vita consacrata o nella vita sacerdotale. Non abbiate paura; fidatevi di Lui e non resterete delusi.

Cari amici, con la XXI Giornata Mondiale della Gioventù, che celebreremo il prossimo 9 aprile, Domenica delle Palme, intraprenderemo un ideale pellegrinaggio verso l’incontro mondiale dei giovani, che avrà luogo a Sydney nel luglio 2008. Ci prepareremo a questo grande appuntamento riflettendo insieme sul tema Lo Spirito Santo e la missione, attraverso tappe successive. Quest’anno l’attenzione si concentrerà sullo Spirito Santo, Spirito di verità, che ci rivela Cristo, il Verbo fatto carne, aprendo il cuore di ciascuno alla Parola di salvezza, che conduce alla Verità tutta intera. L’anno prossimo, 2007, mediteremo su un versetto del Vangelo di Giovanni: "Come io vi ho amato, così amatevi anche voi gli uni gli altri" (13,34) e scopriremo ancor più a fondo come lo Spirito Santo sia Spirito d’amore, che infonde in noi la carità divina e ci rende sensibili ai bisogni materiali e spirituali dei fratelli. Giungeremo, infine, all’incontro mondiale del 2008, che avrà per tema: "Avrete forza dallo Spirito Santo che scenderà su di voi e mi sarete testimoni" (At 1,8).

Sin d’ora, in un clima di incessante ascolto della parola di Dio, invocate, cari giovani, lo Spirito Santo, Spirito di fortezza e di testimonianza, perché vi renda capaci di proclamare senza timore il Vangelo sino agli estremi confini della terra. Maria, presente nel Cenacolo con gli Apostoli in attesa della Pentecoste, vi sia madre e guida. Vi insegni ad accogliere la parola di Dio, a conservarla e a meditarla nel vostro cuore (cfr Lc 2,19) come Lei ha fatto durante tutta la vita. Vi incoraggi a dire il vostro "sì" al Signore, vivendo l’"obbedienza della fede". Vi aiuti a restare saldi nella fede, costanti nella speranza, perseveranti nella carità, sempre docili alla parola di Dio. Io vi accompagno con la mia preghiera, mentre di cuore tutti vi benedico.

Dal Vaticano, 22 Febbraio 2006, Festa della Cattedra di San Pietro Apostolo.

  

BENEDICTUS PP. XVI

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UDIENZA AI PARTECIPANTI ALL’INCONTRO INTERNAZIONALE "UNIV 2006"(Giovani Universitari dell'Opus Dei) , 10.04.2006

Cari amici,

porgo un cordiale saluto a tutti voi che, proseguendo una tradizione che dura ormai da alcuni anni, siete venuti a Roma per vivere la Settimana Santa e per partecipare all’incontro internazionale UNIV. Voi appartenete, come si può vedere, a numerosi Paesi e con assiduità vi interessate alle attività di formazione cristiana che la Prelatura dell’Opus Dei promuove nelle vostre città. Benvenuti a questo incontro e grazie per la vostra visita. Saluto, in particolare, il vostro Prelato Mons. Javier Echevarría Rodríguez, come pure il giovane vostro rappresentante, esprimendo loro gratitudine per i sentimenti manifestati a nome di tutti.

La vostra presenza a Roma, cuore del mondo cristiano, vi dà modo, durante la Settimana Santa, di vivere intensamente il mistero pasquale. Vi permette, in particolare, di incontrare Cristo più intimamente, specialmente attraverso la contemplazione della sua passione, morte e risurrezione. È Lui che, come ho scritto nel Messaggio per la XXI Giornata Mondiale della Gioventù, orienta i vostri passi, i vostri studi universitari e le vostre amicizie, negli andirivieni della vita quotidiana. Anche per ciascuno di voi, come avvenne per gli Apostoli, l’incontro personale con il divin Maestro che vi chiama amici (cfr Gv 15,15) può essere l’inizio di un’avventura straordinaria: quella di diventare apostoli tra i vostri coetanei, per condurli a fare la vostra stessa esperienza di amicizia con il Dio fatto Uomo, con Dio che si è fatto mio amico. Non dimenticate mai, cari giovani, che dall’incontro e dall’amicizia con Gesù dipende, in fin dei conti, la vostra, la nostra felicità.

Di grande interesse trovo il tema che state approfondendo nel vostro Congresso, e cioè la cultura e i mezzi di comunicazione sociale. Dobbiamo purtroppo constatare che non sempre in questo nostro tempo le nuove tecnologie e i mass media favoriscono le relazioni personali, il dialogo sincero, l’amicizia tra le persone; non sempre aiutano a coltivare l’interiorità del rapporto con Dio. Per voi, lo so bene, l’amicizia e i contatti con gli altri, specialmente con i vostri coetanei, rappresentano una parte importante della vita di ogni giorno. E’ necessario che riteniate Gesù come uno dei vostri amici più cari, anzi il primo. Vedrete allora come l’amicizia con Lui vi condurrà ad aprirvi agli altri, che considererete fratelli, intrattenendo con ciascuno un rapporto di amicizia sincera. Gesù Cristo, infatti, è proprio "l’amore incarnato di Dio" (cfr Deus caritas est, 12), e solo in Lui è possibile trovare la forza per offrire ai fratelli affetto umano e carità soprannaturale, in uno spirito di servizio che si manifesta soprattutto nella comprensione. E’ una grande cosa vedersi compreso dall’altro e cominciare a comprendere l’altro.

Cari giovani, permettete che vi ripeta quanto ebbi a dire ai vostri coetanei radunati a Colonia nell’agosto dello scorso anno: chi ha scoperto Cristo non può non portare anche altri verso di Lui, dato che una grande gioia non va tenuta per sé ma va comunicata. E’ questo il compito al quale vi chiama il Signore; è questo l’"apostolato di amicizia", che san Josemaría, Fondatore dell’Opus Dei, descrive come "amicizia ‘personale’, abnegata, sincera: a tu per tu, da cuore a cuore" (Solco, n. 191). Ogni cristiano è invitato ad essere amico di Dio e, con la sua grazia, ad attrarre a Lui i propri amici. L’amore apostolico diventa in tal modo un’autentica passione che si esprime nel comunicare agli altri la felicità che si è trovata in Gesù. E’ ancora san Josemaría a ricordarvi alcune parole chiavi di questo vostro itinerario spirituale: "Comunione, unione, comunicazione, confidenza: Parola, Pane, Amore" (Cammino, n. 535) le grandi parole che esprimono i punti essenziali del nostro cammino. Se coltiverete l’amicizia con Gesù, se sarete assidui nella pratica dei Sacramenti, e specialmente dei sacramenti della Penitenza e dell’Eucaristia, sarete in grado di diventare la "nuova generazione di apostoli, radicati nella parola di Cristo, capaci di rispondere alle sfide del nostro tempo e pronti a diffondere dappertutto il Vangelo" (Messaggio per la XXI Giornata Mondiale della Gioventù).

Vi aiuti la Vergine Santa a dire sempre il vostro "sì" al Signore che vi chiama a seguirlo, ed interceda per voi san Josemaría. Augurandovi di trascorrere la Settimana Santa nella preghiera e nella riflessione, a contatto con tante vestigia di fede cristiana presenti in Roma, con affetto benedico voi, quanti si occupano della vostra formazione e tutte le persone a voi care.

[00532-01.01] [Testo originale: Italiano]

fonte: www.vatican.va
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MESSAGGIO DEL SANTO PADRE BENEDETTO XVI PER LA XXII GIORNATA MONDIALE DELLA GIOVENTÙ (1°APRILE 2007)

Pubblichiamo di seguito il testo del Messaggio che il Santo Padre Benedetto XVI invia ai Giovani e alle Giovani del Mondo in occasione della XXII Giornata Mondiale della Gioventù che sarà celebrata il 1° aprile 2007, Domenica delle Palme, a livello diocesano:


MESSAGGIO DEL SANTO PADRE

"Come io vi ho amato,
così amatevi anche voi gli uni gli altri"
(Gv 13,34)

Cari giovani,

in occasione della XXII Giornata Mondiale della Gioventù, che sarà celebrata nelle Diocesi la prossima Domenica delle Palme, vorrei proporre alla vostra meditazione le parole di Gesù: "Come io vi ho amato, così amatevi anche voi gli uni gli altri" (Gv 13,34).

E’ possibile amare?

Ogni persona avverte il desiderio di amare e di essere amata. Eppure quant’è difficile amare, quanti errori e fallimenti devono registrarsi nell’amore! C’è persino chi giunge a dubitare che l’amore sia possibile. Ma se carenze affettive o delusioni sentimentali possono far pensare che amare sia un’utopia, un sogno irraggiungibile, bisogna forse rassegnarsi? No! L’amore è possibile e scopo di questo mio messaggio è di contribuire a ravvivare in ciascuno di voi, che siete il futuro e la speranza dell’umanità, la fiducia nell’amore vero, fedele e forte; un amore che genera pace e gioia; un amore che lega le persone, facendole sentire libere nel reciproco rispetto. Lasciate allora che percorra insieme a voi un itinerario, in tre momenti, alla "scoperta" dell’amore.

Dio, sorgente dell’amore

Il primo momento riguarda la sorgente dell’amore vero, che è unica: è Dio. Lo pone bene in evidenza san Giovanni affermando che "Dio è amore" (1 Gv 4,8.16); ora egli non vuol dire solo che Dio ci ama, ma che l’essere stesso di Dio è amore. Siamo qui dinanzi alla rivelazione più luminosa della fonte dell’amore che è il mistero trinitario: in Dio, uno e trino, vi è un eterno scambio d’amore tra le persone del Padre e del Figlio, e questo amore non è un’energia o un sentimento, ma una persona, è lo Spirito Santo.

La Croce di Cristo rivela pienamente l’amore di Dio

Come si manifesta a noi Dio-Amore? Siamo qui al secondo momento del nostro itinerario. Anche se già nella creazione sono chiari i segni dell’amore divino, la rivelazione piena del mistero intimo di Dio è avvenuta con l’Incarnazione, quando Dio stesso si è fatto uomo. In Cristo, vero Dio e vero Uomo, abbiamo conosciuto l’amore in tutta la sua portata. Infatti "la vera novità del Nuovo Testamento – ho scritto nell’Enciclica Deus caritas est - non sta in nuove idee, ma nella figura stessa di Cristo, che dà carne e sangue ai concetti - un realismo inaudito" (n. 12). La manifestazione dell’amore divino è totale e perfetta nella Croce, dove, come afferma san Paolo, "Dio dimostra il suo amore verso di noi perché, mentre eravamo ancora peccatori, Cristo è morto per noi" (Rm 5,8). Ognuno di noi può pertanto dire senza tema di sbagliare: "Cristo mi ha amato e ha dato se stesso per me" (cfr Ef 5,2). Redenta dal suo sangue, nessuna vita umana è inutile o di poco valore, perché tutti siamo amati personalmente da Lui con un amore appassionato e fedele, un amore senza limiti. La Croce, follia per il mondo, scandalo per molti credenti, è invece "sapienza di Dio" per quanti si lasciano toccare fin nel profondo del proprio essere, "perché ciò che è stoltezza di Dio è più sapiente degli uomini, e ciò che è debolezza di Dio è più forte degli uomini" (cfr 1 Cor 1,24-25). Anzi, il Crocifisso, che dopo la risurrezione porta per sempre i segni della propria passione, mette in luce le "contraffazioni" e le menzogne su Dio, che si ammantano di violenza, di vendetta e di esclusione. Cristo è l’Agnello di Dio, che prende su di sé il peccato del mondo e sradica l’odio dal cuore dell’uomo. Ecco la sua veritiera "rivoluzione": l’amore.

Amare il prossimo come Cristo ci ama

Ed eccoci ora al terzo momento della nostra riflessione. Sulla croce Cristo grida: "Ho sete" (Gv 19,28): rivela così un’ardente sete di amare e di essere amato da ognuno di noi. Solo se arriviamo a percepire la profondità e l’intensità di un tale mistero, ci rendiamo conto della necessità e dell’urgenza di amarlo a nostra volta "come" Lui ci ha amati. Questo comporta l’impegno di dare anche, se necessario, la propria vita per i fratelli sostenuti dall’amore di Lui. Già nell’Antico Testamento Dio aveva detto: "Amerai il tuo prossimo come te stesso" (Lv 19,18), ma la novità di Cristo consiste nel fatto che amare come Lui ci ha amati significa amare tutti, senza distinzioni, anche i nemici, "fino alla fine" (cfr Gv 13,1).

Testimoni dell’amore di Cristo

Vorrei ora soffermarmi su tre ambiti della vita quotidiana dove voi, cari giovani, siete particolarmente chiamati a manifestare l’amore di Dio. Il primo ambito è la Chiesa che è la nostra famiglia spirituale, composta da tutti i discepoli di Cristo. Memori delle sue parole: "Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli, se avrete amore gli uni per gli altri" (Gv 13,35), alimentate, con il vostro entusiasmo e la vostra carità, le attività delle parrocchie, delle comunità, dei movimenti ecclesiali e dei gruppi giovanili ai quali appartenete. Siate solleciti nel cercare il bene dell’altro, fedeli agli impegni presi. Non esitate a rinunciare con gioia ad alcuni vostri svaghi, accettate di buon animo i sacrifici necessari, testimoniate il vostro amore fedele per Gesù annunciando il suo Vangelo specialmente fra i vostri coetanei.

Prepararsi al futuro

Il secondo ambito, dove siete chiamati ad esprimere l’amore e a crescere in esso, è la vostra preparazione al futuro che vi attende. Se siete fidanzati, Dio ha un progetto di amore sul vostro futuro di coppia e di famiglia ed è quindi essenziale che voi lo scopriate con l’aiuto della Chiesa, liberi dal pregiudizio diffuso che il cristianesimo, con i suoi comandamenti e i suoi divieti, ponga ostacoli alla gioia dell’amore ed impedisca in particolare di gustare pienamente quella felicità che l’uomo e la donna cercano nel loro reciproco amore. L’amore dell’uomo e della donna è all’origine della famiglia umana e la coppia formata da un uomo e da una donna ha il suo fondamento nel disegno originario di Dio (cfr Gn 2,18-25). Imparare ad amarsi come coppia è un cammino meraviglioso, che tuttavia richiede un tirocinio impegnativo. Il periodo del fidanzamento, fondamentale per costruire la coppia, è un tempo di attesa e di preparazione, che va vissuto nella castità dei gesti e delle parole. Ciò permette di maturare nell’amore, nella premura e nell’attenzione verso l’altro; aiuta ad esercitare il dominio di sé, a sviluppare il rispetto dell’altro, caratteristiche tutte del vero amore che non ricerca in primo luogo il proprio soddisfacimento né il proprio benessere. Nella preghiera comune chiedete al Signore che custodisca ed incrementi il vostro amore e lo purifichi da ogni egoismo. Non esitate a rispondere generosamente alla chiamata del Signore, perché il matrimonio cristiano è una vera e propria vocazione nella Chiesa. Ugualmente, cari giovani e care ragazze, siate pronti a dire "sì", se Iddio vi chiama a seguirlo sulla via del sacerdozio ministeriale o della vita consacrata. Il vostro esempio sarà di incoraggiamento per molti altri vostri coetanei, che sono alla ricerca della vera felicità.

Crescere nell’amore ogni giorno

Il terzo ambito dell’impegno che l’amore comporta è quello della vita quotidiana con le sue molteplici relazioni. Mi riferisco segnatamente alla famiglia, alla scuola, al lavoro e al tempo libero. Cari giovani, coltivate i vostri talenti non soltanto per conquistare una posizione sociale, ma anche per aiutare gli altri "a crescere". Sviluppate le vostre capacità, non solo per diventare più "competitivi" e "produttivi", ma per essere "testimoni della carità". Alla formazione professionale unite lo sforzo di acquisire conoscenze religiose utili per poter svolgere la vostra missione in maniera responsabile. In particolare, vi invito ad approfondire la dottrina sociale della Chiesa, perché dai suoi principi sia ispirata ed illuminata la vostra azione nel mondo. Lo Spirito Santo vi renda inventivi nella carità, perseveranti negli impegni che assumete, e audaci nelle vostre iniziative, perché possiate offrire il vostro contributo per l’edificazione della "civiltà dell’amore". L’orizzonte dell’amore è davvero sconfinato: è il mondo intero!

"Osare l’amore" seguendo l’esempio dei santi

Cari giovani, vorrei invitarvi a "osare l’amore", a non desiderare cioè niente di meno per la vostra vita che un amore forte e bello, capace di rendere l’esistenza intera una gioiosa realizzazione del dono di voi stessi a Dio e ai fratelli, ad imitazione di Colui che mediante l’amore ha vinto per sempre l’odio e la morte (cfr Ap 5,13). L’amore è la sola forza in grado di cambiare il cuore dell’uomo e l’umanità intera, rendendo proficue le relazioni tra uomini e donne, tra ricchi e poveri, tra culture e civiltà. Questo testimonia la vita dei Santi che, veri amici di Dio, sono il canale e il riflesso di questo amore originario. Impegnatevi a conoscerli meglio, affidatevi alla loro intercessione, cercate di vivere come loro. Mi limito a citare Madre Teresa che, per affrettarsi a rispondere al grido di Cristo "Ho sete", grido che l’aveva profondamente toccata, iniziò a raccogliere i moribondi nelle strade di Calcutta, in India. Da allora l’unico desiderio della sua vita divenne quello di estinguere la sete d’amore di Gesù non a parole, ma con atti concreti, riconoscendone il volto sfigurato, assetato d’amore, nel viso dei più poveri tra i poveri. La Beata Teresa ha messo in pratica l’insegnamento del Signore: "Ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me" (cfr Mt 25,40). E il messaggio di questa umile testimone dell’amore divino si è diffuso nel mondo intero.

Il segreto dell’amore

Ad ognuno di noi, cari amici, è dato di raggiungere questo stesso grado di amore, ma solo ricorrendo all’indispensabile sostegno della Grazia divina. Soltanto l’aiuto del Signore ci consente, infatti, di sfuggire alla rassegnazione davanti all’enormità del compito da svolgere e ci infonde il coraggio di realizzare quanto è umanamente impensabile. Il contatto con il Signore nella preghiera ci mantiene nell’umiltà, ricordandoci che siamo "servi inutili" (cfr Lc 17,10). Soprattutto l’Eucaristia è la grande scuola dell’amore. Quando si partecipa regolarmente e con devozione alla Santa Messa, quando si passano in compagnia di Gesù eucaristico prolungate pause di adorazione è più facile capire la lunghezza, la larghezza, l’altezza e la profondità del suo amore che sorpassa ogni conoscenza (cfr Ef 3,17-18). Condividendo il Pane eucaristico con i fratelli della comunità ecclesiale si è poi spinti a tradurre "in fretta", come fece la Vergine con Elisabetta, l’amore di Cristo in generoso servizio ai fratelli.

Verso l’incontro di Sidney

Illuminante è al riguardo l’esortazione dell’apostolo Giovanni: "Figlioli, non amiamo a parole, né con la lingua, ma coi fatti e nella verità. Da questo conosceremo che siamo nati dalla verità" (1 Gv 3, 18-19). Cari giovani, è con questo spirito che vi invito a vivere la prossima Giornata Mondiale della Gioventù insieme con i vostri Vescovi nelle vostre rispettive Diocesi. Essa rappresenterà una tappa importante verso l’incontro di Sydney, il cui tema sarà: "Avrete forza dallo Spirito Santo che scenderà su di voi e mi sarete testimoni" (At 1,8). Maria, Madre di Cristo e della Chiesa, vi aiuti a far risuonare ovunque il grido che ha cambiato il mondo: "Dio è amore!". Vi accompagno con la preghiera e di cuore vi benedico.

Dal Vaticano, 27 Gennaio 2007

BENEDICTUS PP. XVI

[00166-01.01] [Testo originale: Italiano]

fonte: Sala Stampa della Santa Sede
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Exclamation Leggete attentamente i testi....sono veramente importanti!

Discorso di Benedetto XVI ai giovani riuniti allo Stadio di Pacaembu


SAN PAOLO, venerdì, 11 maggio 2007 (ZENIT.org).- Pubblichiamo di seguito il discorso pronunciato questo giovedì pomeriggio da Benedetto XVI, in occasione dell'incontro con i giovani allo Stadio municipale "Paulo Machado de Carvalho" di Pacaembu, a San Paolo (Brasile).



Carissimi giovani! Cari amici e amiche!

"Se vuoi essere perfetto, va’, vendi quello che possiedi, dallo ai poveri [...] poi, vieni e seguimi" (Mt 19, 21).

1. Ho voluto ardentemente incontrarmi con voi in questo mio primo viaggio in America Latina. Sono venuto ad aprire la V Conferenza dell'Episcopato Latinoamericano che, per mio desiderio, si svolgerà ad Aparecida, qui in Brasile, nel Santuario di Nostra Signora. Ella ci conduce ai piedi di Gesù, perché impariamo le sue lezioni sul Regno e ci stimola ad essere suoi missionari, affinché i popoli di questo «Continente della speranza» abbiano in Lui vita piena.

I vostri Vescovi del Brasile, nella loro Assemblea Generale dell'anno scorso, hanno riflettuto sul tema dell'evangelizzazione della gioventù e hanno messo nelle vostre mani un documento. Hanno chiesto che fosse accolto e perfezionato da voi lungo tutto l'anno. In questa ultima Assemblea hanno ripreso il tema, arricchito con la vostra collaborazione, e desiderano che le riflessioni fatte e gli orientamenti proposti servano come incentivo e faro per il vostro cammino. Le parole dell'Arcivescovo di San Paolo e dell'incaricato della Pastorale della Gioventù, che ringrazio, confermano lo spirito che muove il cuore di tutti voi.

Ieri sera, sorvolando il territorio brasiliano, già pensavo a questo nostro incontro nello Stadio di Pacaembu, con il desiderio di stringere in un grande abbraccio molto brasiliano tutti voi, e manifestare i sentimenti che porto nell'intimo del cuore e che, molto a proposito, il Vangelo di oggi ci ha voluto indicare.

Ho sempre sperimentato una gioia molto speciale in questi incontri. Ricordo particolarmente la XX Giornata Mondiale della Gioventù, che ho avuto l'occasione di presiedere due anni fa in Germania. Anche alcuni di voi qui presenti sono stati là! È un ricordo emozionante, per i frutti abbondanti di grazia concessi dal Signore. E non rimane alcun dubbio che il primo frutto, tra tanti, che ho potuto verificare è stato quello della fraternità esemplare tra tutti, come dimostrazione evidente della perenne vitalità della Chiesa per tutto il mondo.

2. Per cui, cari amici, sono certo che oggi si rinnoveranno le stesse impressioni di quel mio incontro in Germania. Nel 1991 il Servo di Dio Papa Giovanni Paolo II, di venerata memoria, diceva, nella sua visita nel Mato Grosso, che i «giovani sono i primi protagonisti del terzo millennio [...] sono loro che tracceranno il destino di questa nuova tappa dell'umanità» (Discorso, 16/10/1991). Oggi, mi sento spinto a fare con voi la stessa osservazione.

Il Signore apprezza, senza dubbio, la vostra vita cristiana nelle numerose comunità parrocchiali e nelle piccole comunità ecclesiali, nelle Università, nei Collegi e nelle Scuole e, soprattutto, nelle strade e negli ambienti di lavoro delle città e della campagna. Ma bisogna andare avanti. Non possiamo mai dire basta, perché la carità di Dio è infinita e il Signore ci chiede, o meglio, esige che dilatiamo i nostri cuori, affinché in essi ci sia sempre più amore, bontà, comprensione per i nostri simili e per i problemi che coinvolgono non solo la convivenza umana, ma anche l'effettiva preservazione e la custodia dell’ambiente naturale, di cui tutti facciamo parte. «I nostri boschi hanno più vita»: non lasciate che si spenga questa fiamma di speranza che il vostro Inno Nazionale pone sulle vostre labbra. La devastazione ambientale dell'Amazzonia e le minacce alla dignità umana delle sue popolazioni esigono un maggior impegno nei più diversi ambiti di azione che la società vien sollecitando.

3. Oggi desidero riflettere con voi sul testo di San Matteo (cfr 19, 16-22), che abbiamo appena ascoltato. Parla di un giovane, il quale corse incontro a Gesù. Merita di essere sottolineata la sua impazienza. In questo giovane vedo tutti voi, giovani del Brasile e dell'America Latina. Siete accorsi dalle varie regioni di questo Continente per il nostro incontro. Volete ascoltare, dalla voce del Papa, le parole di Gesù stesso.

Avete una domanda cruciale, riferita nel Vangelo, da sottoporgli. È la stessa del giovane che corse incontro a Gesù: Cosa fare per raggiungere la vita eterna? Vorrei approfondire con voi questa domanda. Si tratta della vita. La vita che, in voi, è esuberante e bella. Cosa fare di essa? Come viverla pienamente?

Comprendiamo immediatamente, nella formulazione della domanda stessa, che non è sufficiente il "qui" e l'"adesso"; detto altrimenti, noi non riusciamo a ridurre la nostra vita entro lo spazio e il tempo, per quanto pretendiamo allargare i suoi orizzonti. La vita li trascende. Con altre parole: noi vogliamo vivere e non morire. Sentiamo che qualcosa ci rivela che la vita è eterna e che è necessario impegnarsi perchè ciò avvenga. Insomma, essa è nelle nostre mani e dipende, in certo qual modo, dalla nostra decisione.

La domanda del Vangelo non riguarda soltanto il futuro. Non riguarda solo la questione del che cosa accadrà dopo la morte. Al contrario, esiste un impegno con il presente, qui e adesso, che deve garantire autenticità e di conseguenza il futuro. In sintesi, la domanda pone in questione il senso della vita. Perciò può essere formulata così: cosa devo fare affinché la mia vita abbia senso? Cioè: come devo vivere per cogliere pienamente i frutti della vita? O ancora: che cosa devo fare perché la mia vita non trascorra inutilmente? Gesù è l'unico che ci può dare una risposta, perchè è l'unico che ci può garantire la vita eterna. Perciò è anche l'unico che riesce a mostrare il senso della vita presente e a conferirle un contenuto di pienezza.

4. Ma prima di dare la sua risposta, Gesù pone in questione la domanda del giovane sotto un aspetto molto importante: perchè mi interroghi su ciò che è buono? In questa domanda si trova la chiave della risposta. Quel giovane percepisce che Gesù è buono e che è maestro. Un maestro che non inganna. Noi siamo qui perché abbiamo questa stessa convinzione: Gesù è buono.
Può essere che non sappiamo spiegare appieno la ragione di questa percezione, ma è certo che essa ci avvicina a Lui e ci apre al suo insegnamento: un maestro buono. Chi riconosce il bene vuol dire che ama. E chi ama, nella felice espressione di San Giovanni, conosce Dio (cfr 1 Gv 4, 7). Il giovane del Vangelo ha avuto una percezione di Dio in Gesù Cristo.

Gesù ci assicura che solo Dio è buono. Essere aperto alla bontà significa accogliere Dio. Così Egli ci invita a vedere Dio in tutte le cose e in tutti gli avvenimenti, anche laddove la maggioranza vede soltanto assenza di Dio. Vedendo la bellezza delle creature e costatando la bontà presente in tutte loro, è impossibile non credere in Dio e non fare un’esperienza della sua presenza salvifica e confortatrice. Se riuscissimo a vedere tutto il bene che esiste nel mondo e, ancor più, a sperimentare il bene che proviene da Dio stesso, non cesseremmo mai di avvicinarci a Lui, di lodarlo e ringraziarlo. Lui ci riempie continuamente di gioia e di beni. La sua gioia è la nostra forza.
Ma noi non conosciamo che in misura parziale. Per capire il bene abbiamo bisogno di aiuti, che la Chiesa ci offre in molte occasioni, soprattutto nella catechesi. Lo stesso Gesù manifesta ciò che per noi è buono, donandoci la sua prima catechesi. «Se vuoi entrare nella vita, osserva i comandamenti» (Mt 19, 17). Lui parte dalla conoscenza che il giovane certamente ha già ottenuto dalla sua famiglia e dalla Sinagoga: egli, infatti, conosce i comandamenti. Essi conducono alla vita, il che vuol dire che ci garantiscono autenticità. Sono i grandi indicatori che ci additano la strada giusta. Chi osserva i comandamenti è sulla strada di Dio.

Non basta, però, conoscerli. La testimonianza è più valida della scienza, ovvero, è la scienza stessa applicata. Non vengono imposti dal di fuori, non diminuiscono la nostra libertà. Al contrario: costituiscono vigorosi stimoli interni, che ci portano ad agire in una certa direzione. Alla loro base si trovano la grazia e la natura, che non ci lasciano fermi. Dobbiamo camminare. Siamo stimolati a fare qualcosa per realizzarci. Realizzarsi per mezzo dell'azione, in realtà, è rendersi reali. Noi siamo, in gran parte, a partir dalla nostra giovinezza, ciò che noi vogliamo essere. Siamo, per così dire, opera delle nostre mani.

5. A questo punto mi rivolgo di nuovo a voi, giovani, poiché voglio sentire anche da voi la risposta del giovane del Vangelo: tutte queste cose le ho osservate fin dalla mia giovinezza. Il giovane del Vangelo era buono. Osservava i comandamenti.
Camminava sulla via di Dio. Perciò, Gesù fissatolo, lo amò. Riconoscendo che Gesù era buono, diede prova che anche lui era buono. Aveva un'esperienza della bontà e, pertanto, di Dio. E voi, giovani del Brasile e dell'America Latina, avete già scoperto che cosa è buono? Seguite i comandamenti del Signore? Avete scoperto che questa è la vera e unica strada verso la felicità?

Gli anni che state vivendo sono gli anni che preparano il vostro futuro. Il «domani» dipende molto dal come state vivendo l'«oggi» della giovinezza. Davanti ai vostri occhi, miei carissimi giovani, avete una vita che desideriamo sia lunga; essa però è una sola, è unica: non permettete che passi invano, non la sperperate. Vivete con entusiasmo, con gioia, ma soprattutto con senso di responsabilità.

Molte volte sentiamo trepidare i nostri cuori di pastori, mentre constatiamo la situazione del nostro tempo. Sentiamo parlare delle paure della gioventù di oggi. Esse ci svelano un enorme deficit di speranza: paura di morire, nel momento in cui la vita sta sbocciando e cerca di trovare la propria via di realizzazione; paura di fallire, per non aver scoperto il senso della vita; e paura di rimanere staccato, di fronte alla sconcertante rapidità degli eventi e delle comunicazioni. Registriamo l’alta percentuale di morti tra i giovani, la minaccia della violenza, la deplorevole proliferazione delle droghe che scuote fino alla radice più profonda la gioventù di oggi. Si parla per questo, in conseguenza, di una gioventù sbandata.

Ma mentre guardo a voi, giovani qui presenti, che irradiate gioia e entusiasmo, assumo lo sguardo di Gesù: uno sguardo di amore e fiducia, nella certezza che voi avete trovato la via vera. Voi siete i giovani della Chiesa. Vi invio perciò verso la grande missione di evangelizzare i ragazzi e le ragazze che vanno errando in questo mondo, come pecore senza pastore. Siate gli apostoli dei giovani. Invitateli a camminare con voi, a fare la vostra stessa esperienza di fede, di speranza e di amore; a incontrare Gesù per sentirsi realmente amati, accolti, con la piena possibilità di realizzarsi. Che anche loro scoprano le vie sicure dei Comandamenti e, percorrendole, arrivino a Dio.

Potete essere protagonisti di una società nuova, se cercherete di mettere in pratica una condotta concreta ispirata ai valori morali universali, ma anche un impegno personale di formazione umana e spirituale di importanza vitale. Un uomo o una donna non preparati alle sfide reali poste da un’interpretazione corretta della vita cristiana del proprio ambiente saranno facile preda di tutti gli assalti del materialismo e del laicismo, sempre più attivi a tutti i livelli.

Siate uomini e donne liberi e responsabili; fate della famiglia un centro irradiante pace e gioia; siate promotori della vita, dall'inizio fino al suo declino naturale; tutelate gli anziani, poiché essi meritano rispetto e ammirazione per il bene che vi hanno fatto. Il Papa s’aspetta anche che i giovani cerchino di santificare il loro lavoro, compiendolo con competenza tecnica e con diligenza, per contribuire al progresso di tutti i loro fratelli e per illuminare con la luce del Verbo tutte le attività umane (cfr Lumen gentium, 36). Ma, soprattutto, il Papa si augura che essi sappiano essere protagonisti di una società più giusta e più fraterna, adempiendo i doveri nei confronti dello Stato: rispettando le sue leggi; non lasciandosi trasportare dall'odio e dalla violenza; cercando di essere esempio di condotta cristiana nell'ambiente professionale e sociale, distinguendosi per l'onestà nei rapporti sociali e professionali.

Si ricordino che la smisurata ambizione di ricchezza e di potere porta alla corruzione personale e altrui; non vi sono motivi validi che giustifichino il tentativo di far prevalere le proprie aspirazioni umane, sia economiche che politiche, mediante la frode e l'inganno. Esiste, in ultima analisi, un immenso panorama di azione nel quale le questioni di ordine sociale, economico e politico acquisiscono un rilievo particolare, sempre che la loro fonte d'ispirazione siano il Vangelo e la Dottrina Sociale della Chiesa. La costruzione di una società più giusta e solidale, riconciliata e pacifica; l’impegno a frenare la violenza; le iniziative di promozione della vita piena, dell'ordine democratico e del bene comune e, specialmente, quelle che mirano ad eliminare certe discriminazioni esistenti nelle società latinoamericane e non sono motivo di esclusione, bensì di arricchimento reciproco.

Abbiate soprattutto grande rispetto per l'istituzione del Sacramento del Matrimonio. Non potrà aversi vera felicità nei focolari se, al tempo stesso, non ci sarà fedeltà tra i coniugi. Il matrimonio è un’istituzione di diritto naturale, che è stata elevata da Cristo alla dignità di Sacramento; è un grande dono che Dio ha fatto all’umanità. Rispettatelo, veneratelo. Al tempo stesso, Dio vi chiama a rispettarvi gli uni gli altri anche nell'innamoramento e nel fidanzamento, poiché la vita coniugale, che per disposizione divina è riservata alle coppie sposate, sarà fonte di felicità e di pace solo nella misura in cui saprete fare della castità, dentro e fuori del matrimonio, un baluardo delle vostre speranze future. Ripeto qui a tutti voi che «l'eros vuole sollevarci [...] verso il Divino, condurci al di là di noi stessi, ma proprio per questo richiede un cammino di ascesa, di rinunce, di purificazioni e di guarigioni» (Lettera Enciclica Deus caritas est [25/12/2005], n. 5). In poche parole, richiede uno spirito di sacrificio e di rinuncia per un bene maggiore, che è precisamente l'amore di Dio su tutte le cose. Cercate di resistere con fortezza alle insidie del male esistente in molti ambienti, che vi spinge ad una vita dissoluta, paradossalmente vuota, facendovi smarrire il dono prezioso della vostra libertà e della vostra vera felicità. Il vero amore «cercherà sempre di più la felicità dell'altro, si preoccuperà sempre di più di lui, si donerà e desidererà "esserci per" l'altro» (Ibid., n. 7) e, perciò, sarà sempre più fedele, indissolubile e fecondo.

Contate per questo sull’aiuto di Gesù Cristo che, con la sua grazia, renderà questo possibile (cfr Mt 19, 26). La vita di fede e di preghiera vi condurrà per le vie dell'intimità con Dio e della comprensione della grandezza dei piani che Lui ha per ogni persona. «Per il regno dei cieli» (Ibid., v. 12), alcuni sono chiamati ad una donazione totale e definitiva, per consacrarsi a Dio nella vita religiosa, «insigne dono della grazia», come è stato dichiarato dal Concilio Vaticano II (cfr Decr. Perfectae caritatis, 12). I consacrati che si donano totalmente a Dio, sotto la mozione dello Spirito Santo, partecipano alla missione della Chiesa, testimoniando la speranza nel Regno celeste tra tutti gli uomini. Perciò, benedico e invoco la protezione divina su tutti i religiosi che all'interno della vigna del Signore si dedicano a Cristo ed ai fratelli. Le persone consacrate meritano veramente la gratitudine della comunità ecclesiale: monaci e monache, contemplativi e contemplative, religiosi e religiose dedicati alle opere di apostolato, membri degli Istituti secolari e delle Società di vita apostolica, eremiti e vergini consacrate. «La loro esistenza rende testimonianza di amore a Cristo quando s'incamminano alla sua sequela come viene proposta nel Vangelo e, con intima gioia, assumono lo stesso stile di vita che Egli scelse per Sé» (Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica, Istruz. Ripartire da Cristo, n. 5). Auguro che in questo momento di grazia e di profonda comunione in Cristo, lo Spirito Santo risvegli nel cuore di tanti giovani un amore appassionato, nel seguire e imitare Gesù Cristo casto, povero e ubbidiente, totalmente rivolto alla gloria del Padre e all'amore dei fratelli e delle sorelle.

6. Il Vangelo ci assicura che quel giovane che corse incontro a Gesù era molto ricco. Intendiamo questa ricchezza non soltanto sul piano materiale. La stessa giovinezza è una ricchezza singolare. Bisogna scoprirla e valorizzarla. Gesù l'ha talmente apprezzata che finì per invitare quel giovane a partecipare alla sua missione di salvezza. Egli aveva in sé tutte le condizioni per una grande realizzazione ed una grande opera. Ma il Vangelo ci riferisce che questo giovane, udito l'invito, si rattristò. Se ne andò abbattuto e triste. Questo episodio ci fa riflettere ancora una volta sulla ricchezza della gioventù. Non si tratta, in primo luogo, di beni materiali, bensì della propria vita, con i valori inerenti alla giovinezza. Proviene da una duplice eredità: la vita, trasmessa di generazione in generazione, nella cui origine primaria si trova Dio, pieno di sapienza e di amore; e l’educazione che ci inserisce nella cultura, a un punto tale da poter quasi dire che siamo più figli della cultura e, pertanto, della fede, che non della natura. Dalla vita germoglia la libertà che, soprattutto in questa fase, si manifesta come responsabilità. E il grande momento della decisione, in una duplice opzione: la prima, riguardo allo stato di vita, e la seconda riguardo alla professione. Risponde alla domanda: cosa fare della propria vita?

In altre parole, la gioventù si presenta come una ricchezza perché conduce alla riscoperta della vita come dono e come compito. Il giovane del Vangelo comprese la ricchezza della propria giovinezza. Andò da Gesù, il Maestro buono, per cercare un orientamento. Nell'ora della grande opzione, tuttavia, non ebbe il coraggio di scommettere tutto su Gesù Cristo. Di conseguenza, se ne andò triste e abbattuto. È ciò che succede ogni volta che le nostre decisioni vacillano e diventano meschine e interessate. Capì che gli mancava la generosità, e ciò non gli permise una realizzazione piena. Si ripiegò sulla sua ricchezza, facendola diventare egoista.

A Gesù dispiacque la tristezza e la meschinità del giovane che era venuto a cercarlo. Gli Apostoli, così come tutti e tutte voi oggi, riempirono il vuoto lasciato da quel giovane che se ne era andato triste e abbattuto. Loro e noi siamo felici, perché sappiamo a chi crediamo (cfr 2 Tm 1, 12). Sappiamo e testimoniamo con la nostra vita che soltanto Lui ha parole di vita eterna (cfr Gv 6, 68). Perciò, con San Paolo possiamo esclamare: Rallegratevi sempre nel Signore! (cfr Fil 4, 4).

7. Il mio appello odierno a voi, giovani che siete venuti a questo incontro, è di non sperperare la vostra gioventù. Non cercate di fuggire da essa. Vivetela intensamente. Consacratela agli alti ideali della fede e della solidarietà umana. Voi, giovani, non siete soltanto il futuro della Chiesa e dell'umanità, quasi si trattasse di una specie di fuga dal presente. Al contrario: voi siete il presente giovane della Chiesa e dell'umanità. Siete il suo volto giovane. La Chiesa ha bisogno di voi, come giovani, per manifestare al mondo il volto di Gesù Cristo, che si delinea nella comunità cristiana. Senza questo volto giovane, la Chiesa si presenterebbe sfigurata.

Carissimi giovani, fra poco inaugurerò la Quinta Conferenza dell'Episcopato Latinoamericano. Vi chiedo di seguire con attenzione i suoi lavori; di partecipare ai suoi dibattiti; di accogliere i suoi frutti. Come è accaduto in occasione delle precedenti Conferenze, anche la presente segnerà in modo significativo i prossimi dieci anni di evangelizzazione in America Latina e nei Caraibi. Nessuno deve restare ai margini o rimanere indifferente davanti a questo sforzo della Chiesa, e ancor. meno i giovani. Voi fate a pieno titolo parte della Chiesa, la quale rappresenta il volto di Gesù Cristo per l'America Latina ed i Carabi.

Saluto i francofoni che vivono nel Continente latinoamericano, e li invito a essere testimoni del Vangelo e protagonisti della vita ecclesiale. La mia preghiera raggiunge in modo del tutto particolare voi giovani: voi siete chiamati a costruire la vostra vita su Cristo e sui valori umani fondamentali. Tutti si sentano invitati a collaborare per edificare un mondo di giustizia e di pace. Carissimi giovani amici, come il giovane del Vangelo che domandò a Gesù: «Che cosa devo fare di buono per ottenere la vita eterna?», tutti voi state cercando le vie per rispondere generosamente alla chiamata di Dio. Prego perché ascoltiate le sue parole salvifiche e perché diventiate suoi testimoni per le popolazioni contemporanee. Dio effonda su tutti voi le sue benedizioni di pace e di gioia.

Carissimi giovani, Cristo vi chiama a essere santi. Lui stesso vi invita e vuole camminare con voi, per animare con il suo Spirito i passi del Brasile in questo inizio del terzo millennio dell'era cristiana. Chiedo alla Senhora Aparecida che vi guidi con il suo aiuto materno e vi accompagni lungo la vita.

Sia lodato nostro Signore Gesù Cristo!

[© Copyright 2007 - Libreria Editrice Vaticana; traduzione dall’originale in portoghese distribuita dalla Santa Sede]
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MESSAGGIO DI SUA SANTITÀ
BENEDETTO XVI
PER LA XXIII GIORNATA MONDIALE DELLA GIOVENTÙ


«Avrete forza dallo Spirito Santo che scenderà su di voi
e mi sarete testimoni» (At 1,8)





Cari giovani!

1. La XXIII Giornata Mondiale della Gioventù

Ricordo sempre con grande gioia i vari momenti trascorsi insieme a Colonia, nell'agosto 2005. Alla fine di quell'indimenticabile manifestazione di fede e di entusiasmo, che resta impressa nel mio spirito e nel mio cuore, vi ho dato appuntamento per il prossimo incontro che si terrà a Sydney, nel 2008. Sarà la XXIII Giornata Mondiale della Gioventù ed avrà come tema: «Avrete forza dallo Spirito Santo che scenderà su di voi e mi sarete testimoni» (At 1,8). Il filo conduttore della preparazione spirituale all'appuntamento di Sydney è lo Spirito Santo e la missione. Se nel 2006 ci siamo soffermati a meditare sullo Spirito Santo come Spirito di verità, nel 2007 cerchiamo di scoprirlo più profondamente quale Spirito d'amore, per incamminarci poi verso la Giornata Mondiale della Gioventù 2008, riflettendo sullo Spirito di fortezza e testimonianza, che ci dona il coraggio di vivere il Vangelo e l'audacia di proclamarlo. Diventa perciò fondamentale che ciascuno di voi giovani, nella sua comunità e con i suoi educatori, possa riflettere su questo Protagonista della storia della salvezza che è lo Spirito Santo o Spirito di Gesù, per raggiungere questi alti scopi: riconoscere la vera identità dello Spirito anzitutto ascoltando la Parola di Dio nella Rivelazione della Bibbia; prendere una lucida coscienza della sua continua, attiva presenza nella vita della Chiesa, in particolare riscoprendo che lo Spirito Santo si pone come "anima", respiro vitale della propria vita cristiana, grazie ai sacramenti dell'iniziazione cristiana - Battesimo, Confermazione ed Eucaristia; diventare così capace di maturare una comprensione di Gesù sempre più approfondita e gioiosa e, contemporaneamente, di realizzare un'efficace attuazione del Vangelo all'alba del terzo millennio. Volentieri con questo messaggio vi offro un tracciato di meditazione da approfondire lungo quest'anno di preparazione, su cui verificare la qualità della vostra fede nello Spirito Santo, ritrovarla se smarrita, rafforzarla se indebolita, gustarla come compagnia del Padre e del Figlio Gesù Cristo, grazie appunto all'opera indispensabile dello Spirito Santo. Non dimenticate mai che la Chiesa, anzi l'umanità stessa, quella che vi sta attorno e che vi aspetta nel vostro futuro, attende molto da voi giovani perché avete in voi il dono supremo del Padre, lo Spirito di Gesù.

2. La promessa dello Spirito Santo nella Bibbia

L'attento ascolto della Parola di Dio a riguardo del mistero e dell'opera dello Spirito Santo ci apre a conoscenze grandi e stimolanti che riassumo nei punti seguenti.

Poco prima della sua ascensione, Gesù disse ai discepoli: «Manderò su di voi quello che il Padre mio ha promesso» (Lc 24,49). Ciò si realizzò nel giorno della Pentecoste, quando essi erano riuniti in preghiera nel Cenacolo con la Vergine Maria. L'effusione dello Spirito Santo sulla Chiesa nascente fu il compimento di una promessa di Dio assai più antica, annunciata e preparata in tutto l'Antico Testamento.

In effetti, fin dalle prime pagine la Bibbia evoca lo spirito di Dio come un soffio che «aleggiava sulle acque» (cfr Gn 1,2) e precisa che Dio soffiò nelle narici dell'uomo un alito di vita (cfr Gn 2,7), infondendogli così la vita stessa. Dopo il peccato originale, lo spirito vivificante di Dio si manifesterà diverse volte nella storia degli uomini, suscitando profeti per incitare il popolo eletto a tornare a Dio e ad osservarne fedelmente i comandamenti. Nella celebre visione del profeta Ezechiele, Dio fa rivivere con il suo spirito il popolo d'Israele, raffigurato da "ossa inaridite" (cfr 37,1-14). Gioele profetizza un’"effusione dello spirito" su tutto il popolo, nessuno escluso: «Dopo questo - scrive l'Autore sacro -, io effonderò il mio spirito sopra ogni uomo... Anche sopra gli schiavi e sulle schiave, in quei giorni, effonderò il mio spirito» (3,1-2).

Nella "pienezza del tempo" (cfr Gal 4,4), l'angelo del Signore annuncia alla Vergine di Nazaret che lo Spirito Santo, "potenza dell'Altissimo", scenderà e stenderà su di lei la sua ombra. Colui che ella partorirà sarà dunque santo e chiamato Figlio di Dio (cfr Lc 1,35). Secondo l'espressione del profeta Isaia, il Messia sarà colui sul quale si poserà lo Spirito del Signore (cfr 11,1-2; 42,1). Proprio questa profezia Gesù riprese all'inizio del suo ministero pubblico nella sinagoga di Nazaret: «Lo Spirito del Signore - Egli disse fra lo stupore dei presenti - è sopra di me; per questo mi ha consacrato con l'unzione, e mi ha mandato per annunziare ai poveri un lieto messaggio, per proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista; per rimettere in libertà gli oppressi, e predicare un anno di grazia del Signore» (Lc 4,18-19; cfr Is 61,1-2). Rivolgendosi ai presenti, riferirà a se stesso queste parole profetiche affermando: «Oggi si è adempiuta questa Scrittura che voi avete udita con i vostri orecchi» (Lc 4,21). Ed ancora, prima della sua morte in croce, annuncerà più volte ai discepoli la venuta dello Spirito Santo, il "Consolatore", la cui missione sarà quella di rendergli testimonianza e di assistere i credenti, insegnando loro e guidandoli alla Verità tutta intera (cfr Gv 14,16-17.25-26; 15,26; 16,13).

3. La Pentecoste, punto di partenza della missione della Chiesa

La sera del giorno della sua risurrezione Gesù, apparendo ai discepoli, «alitò su di loro e disse: "Ricevete lo Spirito Santo"» (Gv 20,22). Con ancor più forza lo Spirito Santo scese sugli Apostoli il giorno della Pentecoste: «Venne all'improvviso dal cielo un rombo - si legge negli Atti degli Apostoli - come di vento che si abbatte gagliardo, e riempì tutta la casa dove si trovavano. Apparvero loro lingue come di fuoco che si dividevano e si posarono su ciascuno di loro» (2,2-3).

Lo Spirito Santo rinnovò interiormente gli Apostoli, rivestendoli di una forza che li rese audaci nell'annunciare senza paura: «Cristo è morto e risuscitato!». Liberi da ogni timore essi iniziarono a parlare con franchezza (cfr At 2,29; 4,13; 4,29.31). Da pescatori intimoriti erano diventati araldi coraggiosi del Vangelo. Persino i loro nemici non riuscivano a capire come mai uomini «senza istruzione e popolani» (cfr At 4,13) fossero in grado di mostrare un simile coraggio e sopportare le contrarietà, le sofferenze e le persecuzioni con gioia. Niente poteva fermarli. A coloro che cercavano di ridurli al silenzio rispondevano: «Noi non possiamo tacere quello che abbiamo visto e ascoltato» (At 4,20). Così nacque la Chiesa, che dal giorno della Pentecoste non ha cessato di irradiare la Buona Novella «fino agli estremi confini della terra» (At 1,8).

4. Lo Spirito Santo, anima della Chiesa e principio di comunione

Ma per comprendere la missione della Chiesa dobbiamo tornare nel Cenacolo dove i discepoli restarono insieme (cfr Lc 24,49), pregando con Maria, la "Madre", in attesa dello Spirito promesso. A quest'icona della Chiesa nascente ogni comunità cristiana deve costantemente ispirarsi. La fecondità apostolica e missionaria non è principalmente il risultato di programmi e metodi pastorali sapientemente elaborati ed "efficienti", ma è frutto dell'incessante preghiera comunitaria (cfr Paolo VI, Esort. apost. Evangelii nuntiandi, 75). L'efficacia della missione presuppone, inoltre, che le comunità siano unite, abbiano cioè «un cuore solo e un'anima sola» (cfr At 4,32), e siano disposte a testimoniare l'amore e la gioia che lo Spirito Santo infonde nei cuori dei fedeli (cfr At 2,42). Il Servo di Dio Giovanni Paolo II ebbe a scrivere che prima di essere azione, la missione della Chiesa è testimonianza e irradiazione (cfr Enc. Redemptoris missio, 26). Così avveniva all'inizio del cristianesimo, quando i pagani, scrive Tertulliano, si convertivano vedendo l'amore che regnava tra i cristiani: «Vedi - dicono - come si amano tra loro» (cfr Apologetico, 39 § 7).

Concludendo questo rapido sguardo alla Parola di Dio nella Bibbia, vi invito a notare come lo Spirito Santo sia il dono più alto di Dio all'uomo, quindi la testimonianza suprema del suo amore per noi, un amore che si esprime concretamente come "sì alla vita" che Dio vuole per ogni sua creatura. Questo "sì alla vita" ha la sua forma piena in Gesù di Nazaret e nella sua vittoria sul male mediante la redenzione. A questo proposito non dimentichiamo mai che l'Evangelo di Gesù, proprio in forza dello Spirito, non si riduce ad una pura constatazione, ma vuole diventare "bella notizia per i poveri, liberazione per i prigionieri, vista ai ciechi...". E’ quanto si manifestò con vigore il giorno di Pentecoste, diventando grazia e compito della Chiesa verso il mondo, la sua missione prioritaria.

Noi siamo i frutti di questa missione della Chiesa per opera dello Spirito Santo. Noi portiamo dentro di noi quel sigillo dell'amore del Padre in Gesù Cristo che è lo Spirito Santo. Non dimentichiamolo mai, perché lo Spirito del Signore si ricorda sempre di ciascuno e vuole, mediante voi giovani in particolare, suscitare nel mondo il vento e il fuoco di una nuova Pentecoste.

5. Lo Spirito Santo "Maestro interiore"

Cari giovani, anche oggi lo Spirito Santo continua dunque ad agire con potenza nella Chiesa e i suoi frutti sono abbondanti nella misura in cui siamo disposti ad aprirci alla sua forza rinnovatrice. Per questo è importante che ciascuno di noi Lo conosca, entri in rapporto con Lui e da Lui si lasci guidare. Ma a questo punto sorge naturalmente una domanda: chi è per me lo Spirito Santo? Non sono infatti pochi i cristiani per i quali Egli continua ad essere il "grande sconosciuto". Ecco perché, preparandoci alla prossima Giornata Mondiale della Gioventù, ho voluto invitarvi ad approfondire la conoscenza personale dello Spirito Santo. Nella nostra professione di fede proclamiamo: «Credo nello Spirito Santo, che è Signore e dà la vita e procede dal Padre e dal Figlio» (Simbolo di Nicea-Costantinopoli). Sì, lo Spirito Santo, Spirito d'amore del Padre e del Figlio, è Sorgente di vita che ci santifica, «perché l'amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato» (Rm 5,5). Tuttavia non basta conoscerLo; occorre accoglierLo come guida delle nostre anime, come il "Maestro interiore" che ci introduce nel Mistero trinitario, perché Egli solo può aprirci alla fede e permetterci di viverla ogni giorno in pienezza. Egli ci spinge verso gli altri, accende in noi il fuoco dell'amore, ci rende missionari della carità di Dio.

So bene quanto voi giovani portiate nel cuore grande stima ed amore verso Gesù, come desideriate incontrarLo e parlare con Lui. Ebbene ricordatevi che proprio la presenza dello Spirito in noi attesta, costituisce e costruisce la nostra persona sulla Persona stessa di Gesù crocifisso e risorto. Rendiamoci dunque familiari dello Spirito Santo, per esserlo di Gesù.

6. I Sacramenti della Confermazione e dell'Eucaristia

Ma - direte - come possiamo lasciarci rinnovare dallo Spirito Santo e crescere nella nostra vita spirituale? La risposta - lo sapete - è: lo si può per mezzo dei Sacramenti, perché la fede nasce e si irrobustisce in noi grazie ai Sacramenti, innanzitutto a quelli dell'iniziazione cristiana: il Battesimo, la Confermazione e l'Eucaristia, che sono complementari e inscindibili (cfr Catechismo della Chiesa Cattolica, 1285). Questa verità sui tre Sacramenti che sono all’inizio del nostro essere cristiani è forse trascurata nella vita di fede di non pochi cristiani, per i quali essi sono gesti compiuti nel passato senza incidenza reale sull’oggi, come radici senza linfa vitale. Avviene che, ricevuta la Confermazione, diversi giovani si allontanano dalla vita di fede. E ci sono anche giovani che nemmeno ricevono questo sacramento. Eppure è con i sacramenti del Battesimo, della Confermazione e poi, in modo continuativo, dell'Eucaristia che lo Spirito Santo ci rende figli del Padre, fratelli di Gesù, membri della sua Chiesa, capaci di una vera testimonianza al Vangelo, fruitori della gioia della fede.

Vi invito perciò a riflettere su quanto qui vi scrivo. Oggi è particolarmente importante riscoprire il sacramento della Confermazione e ritrovarne il valore per la nostra crescita spirituale. Chi ha ricevuto i sacramenti del Battesimo e della Confermazione ricordi che è diventato "tempio dello Spirito": Dio abita in lui. Sia sempre cosciente di questo e faccia sì che il tesoro che è in lui porti frutti di santità. Chi è battezzato, ma non ha ancora ricevuto il sacramento della Confermazione, si prepari a riceverlo sapendo che così diventerà un cristiano "compiuto", poiché la Confermazione perfeziona la grazia battesimale (cfr CCC, 1302-1304).

La Confermazione ci dona una forza speciale per testimoniare e glorificare Dio con tutta la nostra vita (cfr Rm 12,1); ci rende intimamente consapevoli della nostra appartenenza alla Chiesa, "Corpo di Cristo", del quale tutti siamo membra vive, solidali le une con le altre (cfr 1 Cor 12,12-25). Lasciandosi guidare dallo Spirito, ogni battezzato può apportare il proprio contributo all'edificazione della Chiesa grazie ai carismi che Egli dona, poiché «a ciascuno è data una manifestazione particolare dello Spirito per l'utilità comune» (1 Cor 12,7). E quando lo Spirito agisce reca nell'animo i suoi frutti che sono «amore, gioia, pace, pazienza, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza, dominio di sé» (Gal 5,22). A quanti tra voi non hanno ancora ricevuto il sacramento della Confermazione rivolgo il cordiale invito a prepararsi ad accoglierlo, chiedendo l'aiuto dei loro sacerdoti. E' una speciale occasione di grazia che il Signore vi offre: non lasciatevela sfuggire!

Vorrei qui aggiungere una parola sull'Eucaristia. Per crescere nella vita cristiana, è necessario nutrirsi del Corpo e Sangue di Cristo: infatti, siamo battezzati e confermati in vista dell'Eucaristia (cfr CCC, 1322; Esort. apost. Sacramentum caritatis, 17). "Fonte e culmine" della vita ecclesiale, l'Eucaristia è una "Pentecoste perpetua", poiché ogni volta che celebriamo la Santa Messa riceviamo lo Spirito Santo che ci unisce più profondamente a Cristo e in Lui ci trasforma. Se, cari giovani, parteciperete frequentemente alla Celebrazione eucaristica, se consacrerete un po' del vostro tempo all'adorazione del SS.mo Sacramento, dalla Sorgente dell'amore, che è l'Eucaristia, vi verrà quella gioiosa determinazione di dedicare la vita alla sequela del Vangelo. Sperimenterete al tempo stesso che là dove non arrivano le nostre forze, è lo Spirito Santo a trasformarci, a colmarci della sua forza e a renderci testimoni pieni dell'ardore missionario del Cristo risorto.

7. La necessità e l'urgenza della missione

Molti giovani guardano alla loro vita con apprensione e si pongono tanti interrogativi circa il loro futuro. Essi si chiedono preoccupati: Come inserirsi in un mondo segnato da numerose e gravi ingiustizie e sofferenze? Come reagire all'egoismo e alla violenza che talora sembrano prevalere? Come dare senso pieno alla vita? Come contribuire perché i frutti dello Spirito che abbiamo sopra ricordato, "amore, gioia, pace, pazienza, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza e dominio di sé" (n. 6), inondino questo mondo ferito e fragile, il mondo dei giovani anzitutto? A quali condizioni lo Spirito vivificante della prima creazione e soprattutto della seconda creazione o redenzione può diventare l'anima nuova dell'umanità? Non dimentichiamo che quanto più è grande il dono di Dio - e quello dello Spirito di Gesù è il massimo - altrettanto è grande il bisogno del mondo di riceverlo e dunque grande ed appassionante è la missione della Chiesa di darne testimonianza credibile. E voi giovani, con la Giornata Mondiale della Gioventù, in certo modo attestate la volontà di partecipare a tale missione. A questo proposito, mi preme, cari amici, ricordarvi qui alcune verità di riferimento su cui meditare. Ancora una volta vi ripeto che solo Cristo può colmare le aspirazioni più intime del cuore dell'uomo; solo Lui è capace di umanizzare l'umanità e condurla alla sua "divinizzazione". Con la potenza del suo Spirito Egli infonde in noi la carità divina, che ci rende capaci di amare il prossimo e pronti a metterci al suo servizio. Lo Spirito Santo illumina, rivelando Cristo crocifisso e risorto, ci indica la via per diventare più simili a Lui, per essere cioè "espressione e strumento dell'amore che da Lui promana" (Enc. Deus caritas est, 33). E chi si lascia guidare dallo Spirito comprende che mettersi al servizio del Vangelo non è un'opzione facoltativa, perché avverte quanto sia urgente trasmettere anche agli altri questa Buona Novella. Tuttavia, occorre ricordarlo ancora, possiamo essere testimoni di Cristo solo se ci lasciamo guidare dallo Spirito Santo, che è «l'agente principale dell'evangelizzazione» (cfr Evangelii nuntiandi, 75) e «il protagonista della missione» (cfr Redemptoris missio, 21). Cari giovani, come hanno più volte ribadito i miei venerati Predecessori Paolo VI e Giovanni Paolo II, annunciare il Vangelo e testimoniare la fede è oggi più che mai necessario (cfr Redemptoris missio, 1). Qualcuno pensa che presentare il tesoro prezioso della fede alle persone che non la condividono significhi essere intolleranti verso di loro, ma non è così, perché proporre Cristo non significa imporlo (cfr Evangelii nuntiandi, 80). Del resto, duemila anni or sono dodici Apostoli hanno dato la vita affinché Cristo fosse conosciuto e amato. Da allora il Vangelo continua nei secoli a diffondersi grazie a uomini e donne animati dallo stesso loro zelo missionario. Pertanto, anche oggi occorrono discepoli di Cristo che non risparmino tempo ed energie per servire il Vangelo. Occorrono giovani che lascino ardere dentro di sé l'amore di Dio e rispondano generosamente al suo appello pressante, come hanno fatto tanti giovani beati e santi del passato e anche di tempi a noi vicini. In particolare, vi assicuro che lo Spirito di Gesù oggi invita voi giovani ad essere portatori della bella notizia di Gesù ai vostri coetanei. L’indubbia fatica degli adulti di incontrare in maniera comprensibile e convincente l'area giovanile può essere un segno con cui lo Spirito intende spingere voi giovani a farvi carico di questo. Voi conoscete le idealità, i linguaggi, ed anche le ferite, le attese, ed insieme la voglia di bene dei vostri coetanei. Si apre il vasto mondo degli affetti, del lavoro, della formazione, dell’attesa, della sofferenza giovanile... Ognuno di voi abbia il coraggio di promettere allo Spirito Santo di portare un giovane a Gesù Cristo, nel modo che ritiene migliore, sapendo "rendere conto della speranza che è in lui, con dolcezza" (cfr 1 Pt 3,15).

Ma per raggiungere questo scopo, cari amici, siate santi, siate missionari, poiché non si può mai separare la santità dalla missione (cfr Redemptoris missio, 90). Non abbiate paura di diventare santi missionari come san Francesco Saverio, che ha percorso l'Estremo Oriente annunciando la Buona Novella fino allo stremo delle forze, o come santa Teresa del Bambino Gesù, che fu missionaria pur non avendo lasciato il Carmelo: sia l'uno che l'altra sono "Patroni delle Missioni". Siate pronti a porre in gioco la vostra vita per illuminare il mondo con la verità di Cristo; per rispondere con amore all'odio e al disprezzo della vita; per proclamare la speranza di Cristo risorto in ogni angolo della terra.

8. Invocare una "nuova Pentecoste" sul mondo

Cari giovani, vi attendo numerosi nel luglio 2008 a Sydney. Sarà un'occasione provvidenziale per sperimentare appieno la potenza dello Spirito Santo. Venite numerosi, per essere segno di speranza e sostegno prezioso per le comunità della Chiesa in Australia che si preparano ad accogliervi. Per i giovani del Paese che ci ospiterà sarà un'opportunità eccezionale di annunciare la bellezza e la gioia del Vangelo ad una società per molti versi secolarizzata. L'Australia, come tutta l'Oceania, ha bisogno di riscoprire le sue radici cristiane. Nell'Esortazione post-sinodale Ecclesia in Oceania Giovanni Paolo II scriveva: «Con la potenza dello Spirito Santo, la Chiesa in Oceania si sta preparando per una nuova evangelizzazione di popoli che oggi sono affamati di Cristo... La nuova evangelizzazione è una priorità per la Chiesa in Oceania» (n. 18).

Vi invito a dedicare tempo alla preghiera e alla vostra formazione spirituale in quest'ultimo tratto del cammino che ci conduce alla XXIII Giornata Mondiale della Gioventù, affinché a Sydney possiate rinnovare le promesse del vostro Battesimo e della vostra Confermazione. Insieme invocheremo lo Spirito Santo, chiedendo con fiducia a Dio il dono di una rinnovata Pentecoste per la Chiesa e per l'umanità del terzo millennio.

Maria, unita in preghiera agli Apostoli nel Cenacolo, vi accompagni durante questi mesi ed ottenga per tutti i giovani cristiani una nuova effusione dello Spirito Santo che ne infiammi i cuori. Ricordate: la Chiesa ha fiducia in voi! Noi Pastori, in particolare, preghiamo perché amiate e facciate amare sempre più Gesù e Lo seguiate fedelmente. Con questi sentimenti vi benedico tutti con grande affetto.

Da Lorenzago, 20 luglio 2007

BENEDICTUS PP. XVI

fonte: Sala Stampa della Santa Sede


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