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Benedetto XVI a Genova e Savona

Ultimo Aggiornamento: 02/11/2008 18:35
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(Tronetto appartenuto a Papa Pio VII che ivi in Savona venne tenuto prigioniero da Napoleone Bonaparte)
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Benedetto a Savona.

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Vogliamo essere veramente segno di contraddizione?

Altro non vi dico (…) Non vorrei più parole, ma trovarmi nel campo della battaglia, sostenendo le pene, e combattendo con voi insieme per la verità infino alla morte, per gloria e lode del nome di Dio, e reformazione della Santa Chiesa…”
(Santa Caterina da Siena, Lettera 305 al Papa Urbano VI ove lottò fino alla morte per difendere l’autorità del Pontefice)
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Da scaricare, STAMPARE E MEDITARE.....

Omelia da Savona

UNA FEDE SENZA COMPROMESSI e il Papa ricorda il suo Predecessore Pio VII



Cari fratelli e sorelle!

È una grande gioia per me trovarmi in mezzo a voi e celebrare per voi l’Eucaristia, nella festa solenne della Santissima Trinità. Saluto con affetto il vostro Pastore, Monsignor Vittorio Lupi, che ringrazio per le parole con cui, all’inizio della celebrazione, mi ha presentato la Comunità diocesana, e più ancora per i sentimenti di carità e di speranza pastorale che ha manifestato. Ringrazio anche il Signor Sindaco per il saluto cordiale che ha voluto rivolgermi a nome di tutta la Città. Saluto le Autorità civili, i sacerdoti, i religiosi, i diaconi, i responsabili di associazioni, movimenti e comunità ecclesiali. A tutti rinnovo in Cristo il mio augurio di grazia e di pace.

In questa solennità la liturgia ci invita a lodare Dio non semplicemente per una meraviglia da Lui compiuta, ma per come Lui è; per la bellezza e la bontà del suo essere, da cui discende il suo agire. Siamo invitati a contemplare, per così dire, il Cuore di Dio, la sua realtà più profonda, che è quella di essere Unità nella Trinità, somma e profonda Comunione di amore e di vita. Tutta la Sacra Scrittura ci parla di Lui. Anzi, è Lui stesso che ci parla di Sé nelle Scritture e si rivela, come Creatore dell’universo e Signore della storia. Oggi abbiamo ascoltato un brano del Libro dell’Esodo in cui addirittura – cosa del tutto eccezionale – Dio proclama il proprio nome! Lo fa alla presenza di Mosè, con il quale parlava faccia a faccia, come con un amico. E qual è questo nome di Dio? Ogni volta è commovente ascoltarlo: “Il Signore, il Signore, Dio misericordioso e pietoso, lento all’ira e ricco di grazia e di fedeltà” (Es 34,6). Sono parole umane, ma suggerite e quasi pronunciate dallo Spirito Santo. Esse ci dicono la verità su Dio: erano vere ieri, sono vere oggi e saranno vere sempre; ci fanno vedere con gli occhi della mente il volto dell’Invisibile, ci dicono il nome dell’Ineffabile. Questo nome è Misericordia, Grazia, Fedeltà.

Cari amici, trovandomi qui a Savona, come posso non gioire insieme con voi per il fatto che questo nome è proprio quello con cui si è presentata la Vergine Maria, apparendo il 18 marzo 1536 a un contadino, figlio di questa terra? “Madonna di Misericordia” è il titolo con cui è venerata – e di Lei abbiamo da qualche anno una grande immagine anche nei Giardini Vaticani. Ma Maria non parlava di sé, non parla mai di sé, ma sempre di Dio, e lo ha fatto con questo nome così antico e sempre nuovo: misericordia, che è sinonimo di amore, di grazia. E’ qui tutta l’essenza del cristianesimo, perché è l’essenza di Dio stesso. Dio è Uno in quanto è tutto e solo Amore, ma proprio essendo Amore è apertura, accoglienza, dialogo; e nella sua relazione con noi, uomini peccatori, è misericordia, compassione, grazia, perdono. Dio ha creato tutto per l’esistenza e la sua volontà è sempre e soltanto vita.

Per chi si trova nel pericolo, è salvezza. Lo abbiamo ascoltato poco fa nel Vangelo di Giovanni: “Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non muoia, ma abbia la vita eterna” (Gv 3,16): in questo donarsi di Dio nella Persona del Figlio è all’opera l’intera Trinità: il Padre che mette a nostra disposizione quanto ha di più caro; il Figlio che, consenziente col Padre, si spoglia della sua gloria per donarsi a noi; lo Spirito che esce dal pacifico abbraccio divino per irrigare i deserti dell’umanità. Per quest’opera della sua misericordia Dio, disponendosi a prendere la nostra carne, ha voluto aver bisogno di un “sì” umano, del “sì” di una donna che diventasse la Madre del suo Verbo incarnato, Gesù, il Volto umano della divina Misericordia. Maria è diventata così e rimane per sempre la “Madre della Misericordia”, come si è fatta conoscere anche qui, a Savona.

Nel corso della storia della Chiesa, la Vergine Maria non ha fatto che invitare i suoi figli a ritornare a Dio, ad affidarsi a Lui nella preghiera, a bussare con fiduciosa insistenza alla porta del suo Cuore misericordioso. In verità, altro Egli non desidera che riversare sul mondo la sovrabbondanza della sua Grazia. “Misericordia e non giustizia” ha implorato Maria, sapendo che avrebbe certamente trovato ascolto presso il Figlio suo Gesù, ma altrettanto consapevole della necessità della conversione del cuore dei peccatori. Per questo ha invitato alla preghiera ed alla penitenza. Pertanto, la mia visita a Savona, nel giorno della Santissima Trinità, è anzitutto un pellegrinaggio, mediante Maria, alle sorgenti della fede, della speranza e dell’amore. Un pellegrinaggio che è anche memoria e omaggio al mio venerato predecessore Pio VII, la cui drammatica vicenda è indissolubilmente legata a questa città e al suo Santuario mariano. A distanza di due secoli, vengo a rinnovare l’espressione della riconoscenza della Santa Sede e di tutta la Chiesa per la fede, l’amore ed il coraggio con cui i vostri concittadini sostennero il Papa nella sua residenza coatta, impostagli da Napoleone Bonaparte, in questa Città. Si conservano numerose testimonianze delle manifestazioni di solidarietà rese al Pontefice dai Savonesi, a volte anche con rischio personale. Sono vicende di cui i Savonesi oggi possono fare memoria con fierezza. Come giustamente ha osservato il vostro Vescovo, quella pagina oscura della storia dell’Europa è diventata, per la forza dello Spirito Santo, ricca di grazie e di insegnamenti, anche per i nostri giorni. Essa ci insegna il coraggio nell’affrontare le sfide del mondo: materialismo, relativismo, laicismo, senza mai cedere a compromessi, disposti a pagare di persona pur di rimanere fedeli al Signore e alla sua Chiesa. L’esempio di serena fermezza dato dal Papa Pio VII ci invita a conservare inalterata nelle prove la fiducia in Dio, consapevoli che Egli, se pur permette per la sua Chiesa momenti difficili, non la abbandona mai. La vicenda vissuta dal grande Pontefice nella vostra terra ci invita a confidare sempre nell’intercessione e nella materna assistenza di Maria Santissima.

L’apparizione della Vergine, in un momento tragico della storia di Savona e l’esperienza tremenda che qui affrontò il Successore di Pietro concorrono a trasmettere alle generazioni cristiane di questo nostro tempo un messaggio di speranza, ci incoraggiano ad avere fiducia negli strumenti della Grazia che il Signore mette a nostra disposizione in ogni situazione. E tra questi mezzi di salvezza, vorrei ricordare anzitutto la preghiera: la preghiera personale, familiare e comunitaria. Nell’odierna festa della Trinità mi piace sottolineare la dimensione della lode, della contemplazione, dell’adorazione. Penso alle giovani famiglie e vorrei invitarle a non aver timore di sperimentare, fin dai primi anni di matrimonio, uno stile semplice di preghiera domestica, favorito dalla presenza dei bambini piccoli, molto portati a rivolgersi spontaneamente al Signore e alla Madonna. Esorto le parrocchie e le associazioni a dare tempo e spazio alla preghiera, perché le attività sono pastoralmente sterili se non vengono precedute, accompagnate e sostenute costantemente dalla preghiera.

E che dire della Celebrazione eucaristica, specialmente della Messa domenicale? Il Giorno del Signore è giustamente al centro dell’attenzione pastorale dei Vescovi italiani: la Domenica va riscoperta nella sua radice cristiana, a partire dalla celebrazione del Signore Risorto, incontrato nella Parola di Dio e riconosciuto allo spezzare del Pane eucaristico. E poi anche il Sacramento della Riconciliazione chiede di essere rivalutato come mezzo fondamentale per la crescita spirituale e per poter affrontare con forza e coraggio le sfide attuali. Insieme con la preghiera e i Sacramenti, altri inseparabili strumenti di crescita sono le opere di carità da esercitare con viva fede. Su questo aspetto della vita cristiana ho voluto soffermarmi anche nell’Enciclica Deus caritas est. Nel mondo moderno, che spesso fa della bellezza e dell’efficienza fisica un ideale da perseguire in ogni modo, come cristiani siamo chiamati a trovare il volto di Gesù Cristo, “il più bello tra i figli dell’uomo” (Sal 44,3), proprio nelle persone sofferenti ed escluse. Sono numerose, purtroppo, oggi le emergenze morali e materiali che ci preoccupano. A questo proposito, colgo volentieri l’occasione per rivolgere un saluto ai detenuti e al personale dell’Istituto penitenziario “Sant’Agostino” di Savona, che vivono da tempo una situazione di particolare disagio. Un saluto altrettanto caloroso agli ammalati degenti nell’Ospedale, nelle Case di cura o nelle private abitazioni.

Una parola particolare desidero rivolgere a voi, cari sacerdoti, per esprimere apprezzamento per il vostro lavoro silenzioso e l’impegnativa fedeltà con cui lo svolgete. Cari fratelli in Cristo, credete sempre nell’efficacia del vostro quotidiano servizio sacerdotale! Esso è prezioso agli occhi di Dio e dei fedeli, e il suo valore non può essere quantificato in cifre e statistiche: i risultati li conosceremo solo in Paradiso! Molti di voi sono in età avanzata: questo mi fa pensare a quel passo stupendo del profeta Isaia, che dice: “Anche i giovani faticano e si stancano, gli adulti inciampano e cadono; ma quanti sperano nel Signore riacquistano forza, mettono ali come aquile, corrono senza affannarsi, camminano senza stancarsi” (Is 40, 30-31). Insieme ai diaconi a servizio della diocesi, vivete la comunione con il Vescovo e tra di voi, esprimendola in un’attiva collaborazione, nel sostegno reciproco e in un condiviso coordinamento pastorale. Portate avanti la testimonianza coraggiosa e gioiosa del vostro servizio. Andate in cerca della gente, come faceva il Signore Gesù: nella visita alle famiglie, nel contatto con i malati, nel dialogo con i giovani, facendovi presenti in ogni ambiente di lavoro e di vita. A voi, cari religiosi e religiose, che ringrazio per la presenza, ribadisco che il mondo ha bisogno della vostra testimonianza e della vostra preghiera. Vivete la vostra vocazione nella fedeltà quotidiana e rendete la vostra vita un’offerta gradita a Dio: la Chiesa vi è grata e vi incoraggia a perseverare nel vostro servizio.

Uno speciale e caloroso saluto voglio riservarlo naturalmente a voi giovani! Cari amici, mettete la vostra giovinezza al servizio di Dio e dei fratelli. Seguire Cristo comporta sempre il coraggio di andare controcorrente. Ne vale però la pena: questa è la via della vera realizzazione personale e quindi della vera felicità. Con Cristo si sperimenta infatti che “c’è più gioia nel dare che nel ricevere” (At 20,35). Ecco perché vi incoraggio a prendere sul serio l’ideale della santità. Un noto scrittore francese ci ha lasciato in una sua opera una frase che vorrei oggi consegnare a voi: “Vi è una sola tristezza: quella di non essere dei santi” (Léon Bloy, La femme pauvre, II, 27). Cari giovani, osate impegnare la vostra vita in scelte coraggiose, non da soli, naturalmente, ma con il Signore! Date a questa Città lo slancio e l’entusiasmo che derivano dalla vostra viva esperienza di fede, un’esperienza che non mortifica le aspettative del vivere umano, ma le esalta nella partecipazione alla stessa esperienza di Cristo.

E questo vale anche per i cristiani di età non più verde. Il mio augurio per tutti è che la fede nel Dio Uno e Trino infonda in ogni persona e in ogni comunità il fervore dell’amore e della speranza, la gioia di amarsi tra fratelli e di mettersi umilmente al servizio degli altri. E’ questo il “lievito” che fa crescere l’umanità, la luce che brilla nel mondo. Maria Santissima, Madre di Misericordia, insieme con tutti i vostri Santi Patroni, vi aiuti a tradurre in vita vissuta l’esortazione dell’Apostolo, che abbiamo poco fa ascoltato. Con grande affetto la faccio mia: “State lieti, tendete alla perfezione, fatevi coraggio a vicenda, abbiate gli stessi sentimenti, vivete in pace e il Dio dell’amore e della pace sarà con voi” (2 Cor 13,11).

Amen!


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Discorso del Sindaco Marta Vincenzi

Santità,
a nome della cittadinanza genovese e mio personale desidero esprimerLe il più cordiale e fervido saluto di benvenuto nella nostra città, a cui gli antichi abitanti vollero attribuire il titolo di "città di Maria" . Mi sembra di particolare significato accoglierLa in questo mese di maggio, che la Chiesa tradizionalmente dedica alla Vergine ed è altresì significativo che uno dei luoghi della Sua visita sia il Santuario consacrato alla Madonna della Guardia, a cui i Genovesi sono particolarmente devoti.
E' ancora molto vivo il ricordo dell'atto di affidamento della città di Genova alla Madonna della Guardia da parte del Suo predecessore, Papa Giovanni Paolo II, nel corso della visita pastorale compiuta nel 1990.

Nel momento della Sua elezione al soglio pontificio, Santità, fummo molto colpiti dalla Sua scelta di assumere il nome di Benedetto, lieti e anche orgogliosi che il nuovo Papa volesse idealmente riallacciare il suo pontificato a quello del genovese Benedetto XV, il cardinale Giacomo della Chiesa, passato alla storia come il papa della pace. Il suo papato, negli anni dal 1914 al 1922, attraversò i difficili anni della prima guerra mondiale, e la sua attività pastorale fu dominata dall'invito alla cessazione delle ostilità. La nostra comunità, dunque, era in attesa di accoglierLa, Santità, fin da quel giorno.

E' sempre doveroso per me sottolineare come il legame tra Genova e la Chiesa sia antico e profondo, testimoniato da tutta la nostra storia: nove papi di origine ligure, la figura del Cardinale percepita dai Genovesi come punto di riferimento importante non soltanto in quanto Pastore di anime, ma altresì quale prezioso interlocutore relativamente alle tematiche di carattere civile e sociale.
Il nostro Cardinale arcivescovo, Monsignor Angelo Bagnasco, ha definito la Sua visita nella nostra città "un colpo d'ala" . Ho molto apprezzato questa definizione. Credo, Santità, che la Sua presenza a Genova sia un evento denso di rilievo e valore, un segno ad un tempo lieve come un battito d'ali, ma di grande forza. La nostra è una città operosa e prudente, generosa nell'impegno solidaristico verso i deboli e i sofferenti, aperta all'accoglienza e attenta ai principi della giustizia e del bene comune.

Oggi Genova è attraversata dai segni dell'inquietudine contemporanea, che include anche aspetti che il cristianesimo ha indagato; aspetti a cui Lei stesso, Santità, ha fatto riferimento nei Suoi scritti e nelle omelie. Questa inquietudine e la domanda di certezze e stabilità per il futuro ha contorni complessi, non facilmente decifrabili. Chi ha il privilegio di amministrare questa città sta dunque cercando soprattutto di riconoscere quelle inquietudini per assumere impegni di ampliamento di cittadinanza. Non dandoci come obiettivo l'individuazione del bene assoluto che non spetta alle Istituzioni dello Stato democratico perseguire, operiamo per il bene collettivo, affinché i cittadini possano orientare le loro condotte di vita senza imposizioni o limitazioni improprie.
Pensiamo che favorire nuovi spazi di autonomia, libertà e responsabilità personali sia il miglior modo per aiutare la stabilità sociale, condizione quanto mai necessaria allo sviluppo dell'individuo e della collettività.
Lo sforzo è anche quello di ribadire principi evitando nel contempo di trasformare l'etica in un campo di lotta politica. Come sosteneva il grande teologo evangelico tedesco Dietrich Bonhoeffer: “il comportamento etico non è stabilito in partenza e una volta per tutte, quindi in linea di principio, ma nasce con la situazione data”. E ancora: “Missione dei fedeli laici è di configurare rettamente la vita sociale, rispettandone la legittima autonomia e cooperando con gli altri cittadini secondo le rispettive competenze e sotto la propria responsabilità”.
Nel dibattito pubblico su questi temi la voce della Chiesa genovese, a pieno titolo tra altri soggetti, è forte e autorevole e, certo, sarà rafforzata dalla Sua venuta.
Auspichiamo, Santità, che vorrà continuare a rivolgere verso la nostra comunità la Sua benevola attenzione e Le rinnoviamo le espressioni della nostra vivissima gratitudine per averci onorato della Sua presenza e per condividere le nostre aspirazioni e le nostre speranze.
*************
Saluto del Commissario Straordinario dell'Istituto "Giannina Gaslini", Prof. Vincenzo Lorenzelli

Beatissimo Padre,
tutta la comunità dell'Istituto Giannina Gaslini - dirigenti, medici, infermieri e personale tecnico e amministrativo - è lieta di porgerLe, insieme ai piccoli degenti e alle loro famiglie, un caldo benvenuto. La accogliamo con filiale devozione, grati per questa Sua visita e per l'attenzione dedicata alla nostra istituzione.
Come ricorda la lapide posta all'ingresso dell'Istituto, 70 anni fa Gerolamo Gaslini, grande imprenditore genovese, "volendo compiere un atto d'amore verso la sua bambina morta... (ricordiamo: a soli dodici anni)... ha deciso la creazione di un Istituto per la cura, difesa e assistenza dell'infanzia e della fanciullezza da intitolarsi al nome della sua Giannina" perché in esso le giovani generazioni "potessero trovare assistenza e difesa illuminate da tutte le risorse della scienza e dell'esperienza moderna".

Con questo nobile atto, il Fondatore si è posto nell'antica tradizione cristiana, così viva a Genova, per cui i privati cittadini intervengono là dove sono assenti o carenti gli interventi pubblici, per realizzare o integrare opere di carità e di assistenza sociale.
La destinazione dell'intero patrimonio alla Fondazione Gaslini, finalizzata alla guida, alla promozione e al sostegno economico dell'Istituto e la scelta illuminata di chiamare statutariamente l'Arcivescovo della città a presiedere la Fondazione stessa e a garantire la continuità del profondo spirito cristiano che la anima, hanno permesso all'istituto di mantenere vivo nel tempo il mandato istituzionale e di collocarsi tra i più qualificati e prestigiosi Enti di ricerca e di assistenza pediatrica in Italia e nel mondo.

Questo non è soltanto un ospedale, ma un vero tempio della vita e della dedicazione amorevole al servizio dei piccoli ammalati, al cui interno pulsa un’attività ricchissima.
Accanto al rigore degli studi severi, accanto all'impegno della cura amorosa e competente, c'è sempre lo spazio per l'incontro, per la conoscenza reciproca, per quella "strategia del sorriso" che devono caratterizzare ogni attività veramente umana.

Il suggello ai primi 50 anni di vita dell'Istituto è stato posto, nel 1985, dalla visita del Suo predecessore di venerata memoria, Papa Giovanni Paolo II. Egli, toccato dal clima di affetto che lo accolse, come accoglie Lei oggi, disse ai piccoli pazienti “sono venuto qui apposta per voi e per portarvi una carezza e un abbraccio, a conforto della vostra presente sofferenza”.

E per tutti i presenti aggiunse “Portate questa carica umana e spirituale nei contatti che avete sia con i piccoli infermi, che attendono da voi un generoso e qualificato servizio come professionisti e come uomini di buona volontà, sia con i loro genitori, che vivono il dramma angoscioso della malattia dei loro figli”.

Questa sollecitazione, Padre Santo, è stata accolta e messa in pratica: recentemente il nostro Istituto, grazie all'impegno di tutti, ha ottenuto la certificazione di eccellenza della Joint Commission internazionale.
Noi siamo qui oggi, dopo 23 anni, alla Sua augusta presenza, con lo stesso calore e lo stesso entusiasmo, per rinnovare in spirito di comunione fraterna, sotto la guida illuminata del nostro amato Arcivescovo, il Cardinale Angelo Bagnasco, l'impegno di fedeltà ai nostri fini istituzionali.

Forti di quella speranza cristiana che Lei ci ha riproposto nella Sua recente enciclica, rivolgiamo a Lei, Santo Padre, insieme alla rinnovata espressione della nostra riconoscenza per questa Sua amorosa visita, la richiesta dello stimolo della Sua parola, del conforto della Sua preghiera e della luce della Sua apostolica benedizione.








Molto interessante il discorso della sindachessa, visto che è di sinistra....


 
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L’elicottero con a bordo il Santo Padre atterra alle ore 9.40 nel Centro sportivo del CONI "Villa Gentile". Il Papa raggiunge subito in auto l’Ospedale "Gaslini". Dopo una breve sosta al Padiglione 16, dove saluta i bambini con i loro genitori e consegna al Cappellano, P. Aldo Campone, OFM Cap., il suo dono per i piccoli degenti, il Santo Padre raggiunge il Piazzale all’ingresso dell’ospedale per l’incontro con i dirigenti, il personale medico, gli infermieri, i bambini ricoverati e i loro familiari.

Introdotto dai saluti del Sindaco di Genova, On.le Marta Vincenzi, del Commissario Straordinario, Prof. Vincenzo Lorenzelli e di un piccolo paziente, il Papa pronuncia il discorso che riportiamo di seguito:


DISCORSO DEL SANTO PADRE


Signor Sindaco,
Signor Commissario Straordinario,
cari bambini,
cari fratelli e sorelle!

Dopo aver pregato ai piedi della Madonna della Guardia, nel bel Santuario che dall’alto domina la Città, il primo incontro è con voi, in questo luogo di sofferenza e di speranza, che fu inaugurato il 15 maggio 1938, esattamente settant’anni fa. Abbraccio voi, carissimi bambini, che venite accolti e curati con premura ed amore in questo Ospedale, "punto di eccellenza" per la pediatria al servizio di Genova, dell’Italia e dell’intera area del Mediterraneo. Il vostro portavoce mi ha espresso i vostri sentimenti di affetto, che ricambio di cuore e che accompagno con un pensiero speciale anche per i vostri genitori. Un saluto cordiale alla Signora Marta Vincenzi, Sindaco di Genova, che si è fatta interprete dell’accoglienza della Città. Saluto il Professor Vincenzo Lorenzelli, Commissario Straordinario dell’Istituto "Giannina Gaslini", il quale ha ricordato lo scopo di quest’Ospedale e i futuri sviluppi che sono in programma.

Il Gaslini è nato dal cuore di un generoso benefattore, l’industriale e Senatore Gerolamo Gaslini, che dedicò quest’opera a sua figlia deceduta a soli 12 anni, e fa parte della storia di carità che fa di Genova una "città della carità cristiana". Anche oggi la fede suggerisce a tante persone di buona volontà gesti di amore e di sostegno concreto a questo Istituto, che con giusto orgoglio è sentito dai Genovesi come un patrimonio prezioso. Ringrazio e incoraggio tutti a continuare. In particolare mi rallegro per il nuovo complesso, del quale è stata recentemente posta la prima pietra, e che ha trovato un munifico donatore. Anche l'attenzione fattiva e cordiale delle pubbliche Amministrazioni è segno di riconoscimento del valore sociale che il Gaslini rappresenta per i bambini della Città e oltre. Quando un bene, infatti, è per tutti, merita il concorso di tutti nel giusto rispetto dei ruoli e delle competenze.

Mi rivolgo ora a voi, cari medici, ricercatori, personale paramedico e amministrativo; a voi, cari cappellani, volontari e quanti vi occupate dell’assistenza spirituale dei piccoli ospiti e dei loro familiari. So che è vostro corale impegno far sì che l’Istituto Gaslini sia un autentico "santuario della vita" e un "santuario della famiglia", dove alla professionalità gli operatori di ogni settore uniscano amorevolezza e attenzione per la persona. La decisione del Fondatore, per cui il Presidente della Fondazione deve essere l’Arcivescovo pro tempore di Genova, manifesta la volontà che l’ispirazione cristiana dell’Istituto non venga mai meno e tutti siano sempre sorretti dai valori evangelici.

Nel 1931, ponendo le basi della struttura, il Senatore Gerolamo Gaslini preconizzava "l’opera perenne di bene che dall’Istituto stesso dovrà irraggiare".

Irraggiare il bene attraverso l’amorevole cura dei piccoli ammalati è dunque lo scopo di questo vostro Ospedale. Per questo, mentre ringrazio tutto il personale – dirigente, amministrativo e sanitario – per la professionalità e la dedizione del loro servizio, auspico che questo eccellente Istituto Pediatrico continui a svilupparsi nelle tecnologie, nelle cure e nei servizi; ma anche ad allargare sempre più gli orizzonti in quell'ottica di positiva globalizzazione per cui si riconoscono le risorse, i servizi e i bisogni creando e rafforzando una rete di solidarietà oggi tanto urgente e necessaria.

Tutto questo senza mai venir meno a quel supplemento di affetto che dai piccoli degenti è avvertito come la prima e indispensabile terapia. L’Ospedale allora diventerà sempre più luogo di speranza.

La speranza qui al Gaslini prende il volto della cura di pazienti in età pediatrica, ai quali si cerca di provvedere mediante la formazione continua degli operatori sanitari. Di fatto, il vostro Ospedale, quale stimato Istituto di Ricerca e Cura a carattere scientifico, si distingue per essere monotematico e polifunzionale, coprendo quasi tutte le specialità in campo pediatrico. La speranza che qui si coltiva ha dunque buoni fondamenti. Tuttavia, per affrontare efficacemente il futuro, è indispensabile che questa speranza sia sostenuta da una visione più alta della vita, che permetta allo scienziato, al medico, al professionista, all’assistente, ai genitori stessi di impegnare tutte le loro capacità, senza risparmiare sforzi per ottenere i migliori risultati che la scienza e la tecnica possono oggi offrire, sul piano della prevenzione e della cura.

Ecco allora affacciarsi il pensiero della silenziosa presenza di Dio, che accompagna quasi impercettibilmente l’uomo nel suo lungo cammino nella storia. La vera speranza "affidabile" è solo Dio, che in Gesù Cristo e nel suo Vangelo ha spalancato sul futuro la porta oscura del tempo. "Sono risorto e ora sono sempre con te" - ci ripete Gesù, specialmente nei momenti più difficili – "la mia mano ti sorregge. Ovunque tu possa cadere, cadrai tra le mie braccia. Sono presente anche alla porta della morte".

Qui, al Gaslini, vengono curati i bambini. Come non pensare alla predilezione che Gesù ebbe per i fanciulli? Li volle accanto a sé, li additò agli apostoli come modelli da seguire nella loro fede spontanea e generosa, nella loro innocenza. Con parole dure mise in guardia dal disprezzarli e dallo scandalizzarli. Si commosse dinanzi alla vedova di Nain, una mamma che aveva perso il figlio, il suo unico figlio. Scrive l’evangelista san Luca che il Signore la rassicurò e le disse: "Non piangere!"(cfr Lc 7,14). Gesù ripete ancor oggi a chi è nel dolore queste parole consolatrici: "Non piangere"! Egli è solidale con ognuno di noi e ci chiede, se vogliamo essere suoi discepoli, di testimoniare il suo amore per chiunque si trova in difficoltà.

Mi rivolgo, infine, a voi, carissimi bambini, per ripetervi che il Papa vi vuole bene. Accanto a voi vedo i vostri familiari, che condividono con voi momenti di trepidazione e di speranza. Siatene tutti certi: Dio non ci abbandona mai. Restate uniti a Lui e non perderete mai la serenità, nemmeno nei momenti più bui e complessi. Vi assicuro il mio ricordo nella preghiera e vi affido a Maria Santissima, che come mamma ha sofferto per i dolori del suo divin Figlio, ma ora vive con Lui nella gloria. Un grazie ancora a ciascuno di voi per quest’incontro, che rimarrà impresso nel mio cuore. Con affetto tutti vi benedico.

[00760-01.01] [Testo originale: Italiano]


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Saluto di due Giovani al Santo Padre

Beatissimo Padre

con emozione, gioia e tanta gratitudine Le rivolgiamo il cordiale e filiale benvenuto di tutti i giovani della nostra Arcidiocesi e siamo grati al Signore per questo incontro con Lei nella Solennità della Santissima Trinità Giungiamo a questo momento di grazia dopo alcuni mesi di preparazione, formazione e preghiera sotto la sapiente guida del nostro Cardinale Arcivescovo e dei nostri sacerdoti.
L’ultima tappa, la più vivificante, di questo cammino è stata rappresentata dalla settimana che si conclude questa mattina e che ha avuto inizio nella veglia di Pentecoste al Santuario di Nostra Signora della Guardia. Abbiamo trascorso questi giorni nell’adorazione eucaristica perpetua nella Cattedrale e in alcune zone della Diocesi, ponendo al centro della nostra Chiesa particolare e della nostra vita di giovani l’incontro con il Signore nella Santa Eucaristia, che è Sacramento di Carità e Mistero di Comunione.

Santità, la Sua presenza e la Sua parola sono il punto di arrivo in cui si corona questo cammino, ma, soprattutto, costituiscono il punto di partenza, la fonte da cui trarre conforto per ripartire in una maggiore coerenza nella nostra vita cristiana, nella maggiore disponibilità alla sequela del Signore Gesù e alla carità verso i fratelli, nella gioiosa e feconda testimonianza del Vangelo, nel servizio quotidiano nella Chiesa e per la Chiesa.
Padre Santo, oggi Lei incontra tanti giovani genovesi: ciascuno di noi è venuto qui portando con sé la propria storia, la propria fede, i sogni, i dolori: alcuni di noi sono impegnati attivamente nella comunità ecclesiale, altri si sentono più lontani, alcuni vivono un periodo di sereno entusiasmo nella loro vita spirituale, altri sono percorsi dal dubbio o dall’aridità, alcuni si interrogano sulla loro chiamata, altri hanno già individuato la propria vocazione, ma tutti abbiamo un solo desiderio, profondo e segreto, tutti Le ripetiamo: Santità “vogliamo vedere Gesù!” (Gv. 12,21).

Noi giovani, a volte, siamo preda dell’incertezza, della fragilità e dell’incoerenza e non percepiamo con sicurezza quale sia la strada da percorrere: oggi, nel Suo sguardo di paternità e di benevolenza noi vediamo la direzione. Lei, Santità, guarda al Crocifisso e anche oggi ripete a noi la confessione di Pietro: “Tu sei il Cristo il figlio del Dio vivente” (Mt. 16,16)
La Sua parola chiara e sicura è per noi guida di luce e insegnamento di verità per rispondere alle fondamentali domande di senso che sempre più ci poniamo e ci vengono poste in questo difficile tempo di progresso scientifico, economico e culturale; il mondo in cui viviamo, talora, sembra aver smarrito i suoi essenziali parametri di riferimento e, spesso, anche noi siamo combattuti tra il desiderio di seguire con coerenza e radicalità il Signore e le tentazioni di egoistiche soddisfazioni e di false libertà.

Santità, nelle Sue mani di Padre deponiamo il nostro desiderio di tenere sempre come punto di riferimento il Vangelo di Gesù e l’insegnamento della Chiesa. Noi la ringraziamo per il Suo magistero alto e profondo che ci aiuta a “stare saldi nella fede” (1Cor. 16,13 e 1Pt. 5,9) e ad edificare la casa della nostra vita sulla vera roccia (cfr. Mt. 7,24-27): costruire sulla roccia sia per noi costruire sulla parola di Pietro, la roccia che conserva la fede viva e certa degli Apostoli.
È muovendoci dal Suo incoraggiamento che vogliamo rinvigorire la nostra fedeltà nel seguire il Signore Gesù, per portare il Vangelo anche e soprattutto a chi è lontano, anche a chi si interroga tormentato dal dubbio o a chi è nella tristezza, nello sconforto o nella solitudine. Questo apostolato è svolto ordinariamente con generosità e dedizione dai gruppi, associazioni, movimenti che rappresentano il cuore dell'attività di pastorale giovanile della nostra Arcidiocesi.
Per dare ulteriore slancio a questo servizio un gruppo di ragazzi, adeguatamente preparati, inizieranno, con il prossimo anno pastorale, una “missione dei giovani ai giovani” in alcune zone della nostra Arcidiocesi, per essere noi per primi annunciatori del Signore Risorto ai nostri coetanei. Ci aiuti, Santità, ad essere veri apostoli, veri missionari, ad essere giovani che guardano con sicura fiducia al futuro e che vivono la gioia di chi è sempre pronto “con dolcezza, rispetto e rettitudine” “a rendere ragione della speranza che è in noi” (cfr. 1Pt. 3,15).

Padre Santo, sul lago di Tiberiade, dopo la pesca miracolosa, il Signore rivolse a Pietro un’esortazione piena di consolazione: “Non temere! D’ora in poi sarai pescatore di uomini” (Lc. 5,10). Oggi sentiamo che Lei, Successore dell’Apostolo Pietro, rinnova a noi il mandato missionario, ci fortifica nelle nostre debolezze e ci ripete: “non abbiate paura di Cristo! Egli non toglie nulla, e dona tutto.”
(Omelia di inizio pontificato 24/4/2005).


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Incontro con i giovani


Discorso del Santo Padre


GENOVA - Piazza Matteotti,
18 maggio 2008

Carissimi giovani,

voi siete la giovinezza di Genova! Vi abbraccio con il cuore di Cristo! Ringrazio i due rappresentanti che si sono fatti vostri "portavoce". E ingrazio tutti voi per la vostra presenza numerosa e calorosa, ricca di quell'entusiasmo che deve sempre caratterizzare la vostra anima non solo negli anni giovanili, pieni di aspettative e di sogni, ma sempre, anche quando gli anni della giovinezza saranno passati e sarete chiamati a vivere altre stagioni. Sì, vi dico, siate sempre giovani! Ma vi ricordo che la giovinezza - quella vera - non è questione di anni, di vigore fisico, di forma smagliante, di efficienza. Sembra che la giovinezza debba essere sinonimo di gioia, ma non è così.

Ci sono, purtroppo, dei giovani di anni, ma che sono vecchi dentro; che si trascinano, pur non mancando di beni terreni: di cultura, di lavoro soddisfacente, di rapporti e possibilità. Il Vangelo racconta di quel giovane che incontra Cristo e che non manca di nulla: salute, beni, possibilità. Ciò nonostante, quel ragazzo sentiva che gli mancava qualcosa, anzi intuiva di non avere la cosa più importante, quel "qualcosa" che veramente riempie l'anima. La sua era una domanda religiosa, che nasceva dal profondo e che parlava al profondo del cuore.

Essere giovani significa aver scoperto le cose che non passano col passare veloce degli anni. Se un giovane scopre i valori veri e grandi, allora non invecchia mai, anche se il corpo segue le sue leggi. Resta giovane sempre nel cuore e irradia giovinezza, cioè bontà. Sì, perché la bontà sfugge alla presa del tempo. Per questo possiamo dire che solamente chi è buono e generoso è veramente giovane. Vi auguro di essere giovani, non alla moda: le mode si bruciano in un baleno, in una rincorsa frenetica e stordita; la giovinezza invece – quella della bontà – resta per sempre. Anzi, sarà perfetta e splendente in Cielo con Dio.

E' bello essere giovani. Oggi tutti vogliono essere giovani, rimanere giovani e si mascherano da giovani, anche se il tempo della giovinezza è passato - visibilmente passato. Perché è bello essere giovani? Perché il sogno della perenne giovinezza? Mi sembra ci siano due elementi determinanti: la gioventù ha ancora tutto il futuro davanti a sé. Tutto è futuro – tempo di speranza. E il futuro è pieno di promesse.

Oggi però, per molti, anche pieno di minacce, soprattutto la minaccia di un grande vuoto. Perciò molti vogliono arrestare il tempo per paura di un futuro nel vuoto; vogliono subito consumare tutte le bellezze della vita – e così l'olio della lampada è consumato quando la vita comincerebbe. E' importante scegliere le vere promesse, che aprono al futuro – anche con rinunce. Chi ha scelto Dio ha ancora nella vecchiaia un futuro senza fine e senza minacce davanti a sé. Scegliere bene – non distruggere il futuro. E la prima scelta fondamentale deve essere Dio, rivelatosi nel Figlio Gesù Cristo. E nella luce di questa scelta, che ci offre nello stesso tempo una compagnia affidabile nel cammino, si trovano i criteri per le altre scelte necessarie.

Essere giovani, come ho detto, implica essere buoni e generosi. Ma di nuovo: la bontà vera è Gesù, quel Gesù che voi conoscete o che il vostro cuore cerca: Lui, Lui solo, è l'Amico che non tradisce. Fedele fino al dono della vita in Croce. Arrendetevi al suo amore! Come portate scritto sulle magliette preparate per questo incontro: "scioglietevi" davanti a Gesù, perché solo Lui può sciogliere le vostre ansie e i vostri timori e colmare le vostre attese. Egli ha dato la vita per voi. Potrebbe mai tradire la vostra fiducia? Potrebbe Egli condurvi per sentieri sbagliati? Le sue, sono le vie della vita, quelle che portano ai pascoli dell'ani­ ma, anche se salgono verso l'alto e sono ardite.

E' la vita spirituale che vi invito a coltivare, cari amici. Gesù ha detto: "Io sono la vie, voi i tralci. Chi rimane in me e io in lui, fa molto frutto, perché senza di me non potete far nulla" (Gv 15, 5). Gesù non fa giri di parole, è chiaro e diretto. Tutti lo comprendono e prendono posizione. La vita dell'anima è incontro con Lui, Volto concreto di Dio; è preghiera silenziosa e perseverante, è vita sacramentale, è Vangelo meditato, è accompagnamento spirituale, è appartenenza cordiale alla Chiesa, alle vostre comunità ecclesiali.

Ma come si può amare ciò che non si conosce? La conoscenza spinge all'amore e l'amore stimola la conoscenza. E' così anche con Cristo. Ecco la necessità di approfondire il mistero di Gesù, la verità del suo pensiero che risuona nel Vangelo e nel Magistero della Chiesa. Senza una formazione sostanziosa come sarà possibile dare ragione della fede ai vostri coetanei a volte pieni di domande circa la vita, se stessi, la fede cristiana, la Chiesa? E come sarà possibile suscitare le domande là dove sembra esserci solo aridità e deserto, assuefazione ai miti appariscenti e alle menzogne diffuse, ai luoghi comuni del pensare? E come entrare nel cuore delle questioni decisive, oggi dibattute senza una fede pensata e una ragione allenata a cogliere la verità dei valori per presentarli con sereno rigore a chi non ha la luce della fede? Come essere missionari coraggiosi e gioiosi, ma anche attrezzati culturalmente per annunciare a tutti che Gesù è la ragione suprema della vostra vita, è la vostra giovinezza?

Al termine del nostro incontro avrò la gioia di consegnare il Vangelo ad alcuni di voi come segno di un mandato missionario. Andate, carissimi giovani, negli ambienti di vita, nelle vostre parrocchie, nei quartieri più difficili, nelle strade! Annunciate Cristo Signore, speranza del mondo. Quanto più l'uomo si allontana da Dio, la sua Sorgente, tanto più smarrisce se stesso, la convivenza umana diventa difficile, e la società si sfalda. State uniti tra voi, aiutatevi a vivere e a crescere nella fede e nella vita cristiana, per poter essere testimoni arditi del Signore. State uniti, ma non rinchiusi. Siate umili, ma non pavidi. Siate semplici, ma non ingenui. Siate pensosi, ma non complicati. Entrate in dialogo con tutti, ma siate voi stessi. Restate in comunione con i vostri Pastori: sono ministri del Vangelo, della Divina Eucaristia, del perdono di Dio. Sono per voi padri e amici, compagni della vostra strada. Voi avete bisogno di loro, e loro – noi tutti – abbiamo bisogno di voi.

Ciascuno di voi, cari giovani, se resta unito a Cristo e alla Chiesa può compiere grandi cose. E' questo l'augurio che vi lascio come una consegna. Do un arrivederci a Sydney a quanti tra voi si sono iscritti a partecipare all'Incon­ tro mondiale di luglio, e lo estendo a tutti, perché chiunque potrà seguire l'evento anche da qui. So che in quei giorni le Diocesi organizzeranno appositamente dei momenti comunitari, perché vi sia veramente una nuova Pentecoste sui giovani del mondo intero. Vi affido alla Vergine Maria, modello di disponibilità e di umile coraggio nell'accogliere la missione del Signore. Imparate da Lei a fare della vostra vita un "sì" a Dio! Così Gesù verrà ad abitare in voi, e lo porterete con gioia a tutti. Con la mia Benedizione!

Diocesi Genova



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PRIMA DELL’ANGELUS

Cari fratelli e sorelle!

Nel cuore della mia visita pastorale a Genova, siamo giunti all’ora del consueto appuntamento domenicale dell’Angelus, e il mio pensiero ritorna naturalmente al Santuario di Nostra Signora della Guardia, dove questa mattina ho sostato in preghiera. Pellegrino a quell’oasi montana si recò molte volte il Papa Benedetto XV, vostro illustre concittadino, il quale fece collocare una riproduzione della cara effigie della Madonna della Guardia nei Giardini Vaticani. E come fece il mio venerato Predecessore Giovanni Paolo II, nel suo primo pellegrinaggio apostolico a Genova, anch’io ho voluto iniziare la mia visita pastorale con l’omaggio alla celeste Madre di Dio, che dall’alto del monte Figogna veglia sulla Città e su tutti i suoi abitanti.

La tradizione narra che a Benedetto Pareto, inquieto perché non sapeva come rispondere all’invito di costruire una chiesa in quel luogo tanto remoto dalla città, la Madonna, nella sua prima apparizione, disse: "Confida in me! I mezzi non ti mancheranno. Con il mio aiuto tutto ti sarà facile. Mantieni solo ferma la tua volontà". "Confida in me!" Questo ci ripete oggi Maria. Un’antica preghiera, assai cara alla tradizione popolare, ci fa rivolgere a Lei queste fiduciose parole, che oggi facciamo nostre: "Ricordati, o Vergine Maria, che non si è mai udito che alcuno sia ricorso al tuo patrocinio, abbia implorato il tuo aiuto, chiesto la tua protezione, e sia stato abbandonato". È con questa certezza che invochiamo la materna assistenza della Madonna della Guardia sulla vostra Comunità diocesana, sui suoi Pastori, le persone consacrate, i fedeli laici: i giovani, le famiglie, gli anziani. A Lei chiediamo di vegliare, in modo particolare, sugli ammalati e su tutti i sofferenti, e di rendere fruttuose le iniziative missionarie che sono in cantiere, per recare a tutti l’annuncio del Vangelo. A Maria affidiamo insieme l’intera Città, con la sua variegata popolazione, le sue attività culturali, sociali ed economiche; i problemi e le sfide di questi nostri tempi, e l’impegno di quanti cooperano per il bene comune.

Il mio sguardo si allarga ora a tutta la Liguria, costellata di chiese e santuari mariani, posti come una corona tra il mare e i monti. Insieme con voi, ringrazio Dio per la fede robusta e tenace delle generazioni passate che, nel corso dei secoli, hanno scritto pagine memorabili di santità e di umana civiltà. La Liguria, ed in particolare Genova, è da sempre una terra aperta sul Mediterraneo e sul mondo intero: quanti missionari sono partiti da questo porto per le Americhe e per altre terre lontane! Quanta gente da qui è emigrata per altri Paesi, povera forse di risorse materiali, ma ricca di fede e di valori umani e spirituali, che hanno poi trapiantato nei luoghi di approdo! Continui Maria, Stella del mare, a brillare su Genova; continui Maria, Stella della speranza, a guidare il cammino dei Genovesi, specialmente delle nuove generazioni, perché seguano, con il suo aiuto, la giusta rotta nel mare spesso tempestoso della vita.
Angelus Domini...

[00762-01.01] [Testo originale: Italiano]

DOPO L’ANGELUS

Vorrei ora ricordare un importante evento che avrà inizio domani a Dublino: la Conferenza diplomatica sulle munizioni a grappolo, convocata allo scopo di produrre una Convenzione che interdica questi micidiali ordigni. Auspico che, grazie alla responsabilità di tutti i partecipanti, si possa giungere ad uno strumento internazionale forte e credibile: è necessario infatti rimediare agli errori del passato ed evitare che si ripetano in futuro. Accompagno con la mia preghiera le vittime delle munizioni a grappolo e le loro famiglie, nonché quanti prenderanno parte alla Conferenza, formulando i migliori auguri di successo.
Saluto di nuovo i giovani e tutti i presenti. Grazie! Buona domenica!

[00763-01.01] [Testo originale: Italiano]


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02/11/2008 18:29

Saluto da parte del Delegato Arcivescovile P. Domenico Rossi O.C.D.

Beatissimo Padre,

la Vita Consacrata che è in Genova La saluta.

Da subito vogliamo esprimerLe la nostra profonda gratitudine e riconoscenza per aver voluto dedicare a noi Consacrati un incontro specifico che unisce insieme l'intimità del cenacolo e la solennità del Tabor.
Oggi ci uniamo intorno alla Sua persona in rappresentanza delle migliaia di Consacrati che in questa Diocesi, nello scorrere del tempo, hanno speso le loro energie per il regno di Dio a beneficio di questa porzione di Chiesa.

La Diocesi di Genova ha avuto la grazia di essere stata, lungo il corso dei secoli, grembo e culla di nuove forme di vita religiosa; molti figli di questa terra benedetta, alcuni dei quali hanno già raggiunto la gloria degli altari, sono stati fondatori di Congregazioni religiose (maschili e femminili); qui si sono avviate forme nuove e inedite di vita Religiosa; dal nostro porto fino a tempi recentissimi, sono partiti missionari e missionarie per terre lontane e inesplorate.

Siamo convinti, Santità, che la vita religiosa per la Chiesa genovese, come d'altronde per la Chiesa tutta, sia un dono prezioso e un aiuto provvidenziale non tanto prima di tutto per il numero e la vivacità dei servizi che essa offre, quanto piuttosto per la testimonianza di cui è portatrice, di uomini e di donne cioè che scelgono di appartenere a Dio soltanto mettendo a disposizione della sua opera salvifica tutto il proprio essere, senza nulla tenere per sé. Ed è per questo che sentiamo di poter dire che in questo momento, qui con noi e con Lei, nessuno è più presente dei Contemplativi e delle Contemplative, vero polmone spirituale, fari di grazia per la nostra diocesi e la Liguria tutta. Ma al di là dell'incalcolabile valore della vita contemplativa, tutti gli altri carismi e stili di vita presenti in questa nostra città, continuano ad esprimere e a manifestare il primato di Dio e la passione per l'uomo, con coraggio e tenacia in un contesto sociale non sempre in sintonia con l'istanza evangelica e che a volte fa fatica a comprendere le nostre scelte e proposte, i nostri presupposti e orientamenti. Ciò non scalfisce la nostra vivace donazione che anzi nonostante le difficoltà oggettive, diviene sempre più appassionata e gioiosa.

Santità, noi Consacrati, raccolti in questa Chiesa Cattedrale, centro e fulcro della vita spirituale della nostra diocesi, ci uniamo alla Sua Persona per ringraziarLa della Sua Parola chiara e profonda, del Suo Magistero illuminato e coraggioso, della fiducia che infonde ad ognuno di noi; conti sempre sul nostro sostegno!
Tutta questa ricchezza di presenza l'abbiamo raccolta in questo volume che Le doniamo con amore e riconoscenza, perché le voci di ciascuna congregazione possano giungere al Suo cuore di Padre per ritornare a noi colme di grazia e di benedizione.
**********
Benedetto XVI ricorda il card. Siri ai Religiosi e Consacrati.......

Lasciata Piazza Matteotti dopo l’incontro con i giovani e la recita dell’Angelus, il Santo Padre raggiunge la Cattedrale di San Lorenzo, accolto al suo arrivo - previsto per le 12.20 - dal Vescovo Ausiliare di Genova, S.E. Mons. Luigi Ernesto Palletti e dai Canonici. In Cattedrale sono presenti il Capitolo e i rappresentanti della vita consacrata.

Dopo il saluto del Preside della Cattedrale, Mons. Mario Grone, e del Delegato diocesano per la Vita Consacrata, P. Domenico Rossi, OCD, il Papa rivolge ai presenti il seguente discorso:

DISCORSO DEL SANTO PADRE

Signori Cardinali,
cari membri del Capitolo della Cattedrale,
cari religiosi e religiose,
in questa breve, ma intensa visita pastorale a Genova, non poteva mancare una sosta nella vostra insigne Cattedrale, dedicata a san Lorenzo, che custodisce le reliquie del Precursore di Gesù, san Giovanni Battista. E sono contento di incontrare i Canonici del venerato Capitolo Metropolitano e i religiosi e le religiose presenti ed operanti nell’Arcidiocesi.

Questo tempio, attorniato da tanti vicoli, sembra essere il punto di confluenza e di arrivo di ogni cammino: come se dall’ombra delle vie strette gli uomini volessero uscire alla luce della loro Cattedrale, volessero uscire nella luce di Dio che tutti accoglie, abbraccia, illumina e ristora. A ciascuno di voi il mio cordiale saluto. Un saluto speciale rivolgo a Mons. Mario Grone, Preside del Capitolo della Cattedrale, e a Padre Domenico Rossi, Delegato Diocesano per la Vita Consacrata, che si sono fatti interpreti dei vostri devoti sentimenti.

Nei secoli passati, la Chiesa di Genova ha conosciuto una ricca tradizione di santità e di generoso servizio ai fratelli, grazie all’opera di zelanti sacerdoti e religiosi e religiose di vita attiva e contemplativa. Ritornano qui alla mente i nomi di vari Santi e Beati: Antonio Maria Gianelli, Agostino Roscelli, Tommaso Reggio, Francesco Maria da Camporosso, Caterina Fieschi Adorno, Virginia Centurione Bracelli, Paola Frassinetti, Eugenia Ravasco, Maria Repetto, Benedetta Cambiagio Frassinello. Ma anche ora, nonostante le difficoltà che la società sta attraversando, è forte la passione evangelizzatrice nelle vostre comunità. In particolare, è cresciuto il comune desiderio di stringere rapporti di sempre più fraterna intesa per collaborare all’azione missionaria, promossa in tutta l’Arcidiocesi. Infatti, seguendo gli orientamenti della Conferenza Episcopale Italiana, volete porvi in stato di permanente missionarietà, come testimonianza della gioia del Vangelo e come invito esplicito rivolto a tutti a incontrare Gesù Cristo. Eccomi tra voi, cari amici, per incoraggiarvi a camminare in questa direzione.

In particolare, vorrei additarvi come esempio l’apostolo Paolo, del quale ci apprestiamo a celebrare uno speciale giubileo, in occasione del bimillenario della nascita. Convertitosi a Cristo sulla via di Damasco, si dedicò interamente alla causa del Vangelo. Per Cristo affrontò prove di ogni genere, e a Lui restò fedele sino al sacrificio della vita. Giunto ormai al termine del suo pellegrinaggio terreno, così scriveva al suo fedele discepolo Timoteo: "Quanto a me, il mio sangue sta per essere sparso in libagione ed è giunto il momento di sciogliere le vele. Ho combattuto la buona battaglia, ho terminato la mia corsa, ho conservato la fede" (2 Tm 4,6-7). Che ciascuno di noi, cari fratelli e sorelle, possa dire la stessa cosa nel giorno conclusivo della sua vita.

Perché ciò avvenga, ed è quanto il Signore attende dai suoi amici, occorre che coltiviamo lo stesso spirito missionario che ha animato san Paolo con una costante formazione spirituale, ascetica e pastorale. E’ necessario soprattutto che diventiamo "specialisti" dell’ascolto di Dio, ed esempi credibili di una santità che si traduca in fedeltà al Vangelo senza cedimenti allo spirito del mondo.

Come ebbe a scrivere il Cardinale Giuseppe Siri, zelante Pastore di questa Arcidiocesi per vari decenni, e ora sepolto in questa vostra Cattedrale, "la vita religiosa si muove intorno a Dio e tutto dispone intorno a Dio e pertanto diventa una testimonianza di Dio e il richiamo di Dio" (Lettera a tutte le religiose oranti ed operanti nella Diocesi di Genova sul Congresso del "Culto del Signore", 15 agosto 1953).

Voi, cari membri del Capitolo dei Canonici della Cattedrale, curando le azioni liturgiche che qui si svolgono, ricordate che tutto in noi trae vigore dalla preghiera personale e liturgica. È ancora il Cardinale Siri a sottolineare che "la azione più veneranda e più santa, degna di ogni considerazione e riguardo, di ogni onore e distinzione che si compia in una Diocesi, è la celebrazione solenne della Ufficiatura Divina, ossia è quello che fate voi… L’intera Diocesi, ed in un certo senso la intera Chiesa, prega per le vostre labbra. Il debito della famiglia diocesana dei fedeli viene assolto nei confronti di Dio anzitutto con questa Vostra preghiera" (Verso il Congresso del "Culto del Signore". Lettera Pastorale ai Canonici, 24 Gennaio 1953).

Carissimi fratelli e sorelle, in particolare voi, persone consacrate, vi ringrazio per la vostra presenza. È una presenza antica e sempre nuova, nonostante la diminuzione dei numeri e delle forze. Ma abbiate fiducia: i tempi nostri non sono quelli di Dio e della sua Provvidenza. È necessario pregare e crescere nella santità personale e comunitaria. Il Signore provvede.

Vi prego di non considerarvi mai come se foste al "tramonto" della vita: Cristo è l’alba perenne, la nostra luce. Vi prego di continuare nelle vostre opere, ma soprattutto nella vostra presenza: il venir meno delle vostre comunità impoverisce voi, ma anche Genova. I poveri, i malati, le famiglie, i bambini, le nostre Parrocchie, tutto è prezioso campo di servizio e di dono per costruire la Chiesa e servire gli uomini. Vi raccomando soprattutto l’educazione dei ragazzi e dei giovani: voi sapete che la sfida educativa è quella più urgente, perché senza un’autentica educazione dell’uomo non si va lontano. E voi tutti, pur in modi diversi, avete una storica esperienza educativa. Dobbiamo aiutare i genitori nel loro straordinario e difficile compito educativo; dobbiamo aiutare le Parrocchie e i gruppi; dobbiamo continuare anche con grandi sacrifici le scuole cattoliche, grande tesoro della comunità cristiana e vera risorsa per il Paese.

Cari Canonici e cari religiosi e religiose, la lunga tradizione spirituale di Genova conta ben sei Papi, dei quali ricordo soprattutto Benedetto XV di venerata memoria, il Papa della pace. Egli nella Humani generis redemptionem scriveva che "ciò che rende la parola umana capace di giovare alle anime è la grazia di Dio". Non dimentichiamolo mai: ciò che tutti ci accomuna è che siamo chiamati ad annunciare insieme la gioia di Cristo e la bellezza della Chiesa. Questa gioia e questa bellezza, che provengono dallo Spirito, sono dono e segno della presenza di Dio nelle nostre anime. Per essere testimoni e araldi del messaggio salvifico non possiamo contare solo sulle nostre umane energie. E’ la fedeltà di Dio a stimolare e a conformare la nostra fedeltà a Lui: per questo, lasciamoci guidare dallo Spirito della verità e dell’amore. E’ questo l’invito che rivolgo a ciascuno di voi, avvalorandolo con un ricordo speciale nella preghiera.

Vi affido tutti alla Madonna della Guardia, a san Lorenzo, a san Giovanni Battista e ai vostri Santi Protettori. Con questi sentimenti, di cuore vi benedico.

[00764-01.01] [Testo originale: Italiano]


Al termine dell’incontro, il Papa si sofferma in preghiera davanti alla tomba del Cardinale Giuseppe Siri.
Quindi si trasferisce al Seminario Arcivescovile Maggiore "Benedetto XV" dove saluta i Seminaristi e pranza con i Vescovi della Liguria.


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Saluto del card. Bagnasco

Beatissimo Padre!

Genova vuole bene al Papa! Vuole bene a Lei, Padre Santo, e Le è grata per l'onore che la Sua desiderata Visita rende alla nostra Chiesa, alla Città intera. Nella Sua amabile persona noi riconosciamo il Successore di Pietro. In Lei, Vicario di Cristo, vediamo il Pastore della Chiesa Universale, il suo principio e il suo visibile fondamento. Nei suoi passi di pellegrino nella terra ligure, sentiamo la sollecitudine di Gesù buon pastore che, come un tempo sulla via di Emmaus, si affianca ai due viandanti, ne ascolta l'anima, li conferma nella fede, ravviva la speranza, fa sentire il caldo palpito del Pane eucaristico, sprigiona – incontenibile – il bisogno di comunicare ai fratelli l'incontro con il Risorto perché si moltiplichi la gioia. Così, Padre Santo, è per noi oggi! Sentiamo che il Suo Magistero ci è necessario per essere confermati nella fede, per crescere nella comunione con la Chiesa, nostra Maestra e Madre.

Abbiamo bisogno della Sua parola che ci porta l'eco del divino Maestro, l'eco di duemila anni di storia cristiana, la voce dei santi e dei martiri che per la fedeltà a Cristo e alla Chiesa hanno versato il sangue: la voce dei martiri di ieri e di oggi. Abbiamo bisogno della Sua testimonianza che traduce l'esortazione dell'Apostolo Pietro "a rendere ragione" a tutti della nostra speranza, e a farlo sempre "con dolcezza e rispetto" (1 Pt 3, 15).

Ha davanti a Lei i venerati Vescovi delle Chiese liguri, quelli già emeriti, e anche coloro che, figli di questa terra, svolgono il loro ministero a servizio della Santa Sede. Sentiamo come "nostro" anche il Cardinale Tarcisio Bertone, Suo Segretario di Stato, che, in pochi anni, ha conosciuto e amato questa Diocesi e ne è amato.

Ho la gioia di presentarLe i miei carissimi Sacerdoti: è un Clero unito, che – con i tratti tipici dei genovesi – si vuole bene e si sostiene. Sono ammirato dal loro zelo sacerdotale che si traduce nella operosità fedele alle proprie comunità e ai propri compiti, nonostante a volte il peso degli anni e delle infermità, e il numero ridotto dei Confratelli. La gente – proprio per questo – vuole loro ancora più bene, e collabora in spirito di fede e di servizio. Anche le comunità cristiane più piccole sparse nell'entroterra – le Parrocchie dell'intera Diocesi sono 278 - sono profondamente affezionate alle loro chiese e le custodiscono con l'amore che si ha per la propria casa.


La fede di questa terra è antica - risale al IV secolo – e la sua storia è ricca di santi, di Sacerdoti, di ordini religiosi, di associazioni e di confraternite, di tradizioni che esprimono ed alimentano la fede. E' ricca di carità, di attenzione ai poveri e ai deboli, di apertura accogliente a chi – come noi un tempo in altri continenti – approda alla ricerca di una vita operosa e sicura. Il nostro popolo è generoso se individua bisogni veri e concreti: generoso anche quando – come in questi tempi – soffre delle difficoltà inerenti al lavoro, alla casa, al costo della vita. Ma la dignità non manca, e anche la fierezza necessaria per reagire attivando tutte necessarie sinergie tra le molte risorse che esistono.

E' una storia non sempre facile, ma sempre fedele alla Sede Apostolica. Anche quattro Papi sono figli di questa terra, e ci siamo sentiti onorati quando, eletto alla Cattedra di Pietro, Lei ha scelto il nome di Benedetto XVI.


Come la fede s'incarna nella vita, così la storia della Chiesa si intreccia con la storia della Città: è un rapporto da sempre rispettoso e fecondo per il bene di Genova. Basta un accenno a memorie recenti come l'opera di mediazione e di carità durante l'ultimo conflitto mondiale, l'attenzione puntuale del Card. Siri verso il mondo del lavoro, della casa, della povertà: attenzione continuata dai suoi Successori. Un'espressione peculiare di questo radicamento virtuoso è la presenza dei cappellani nelle fabbriche e nelle aziende. La presenza umile, rispettosa, disponibile e disinteressata tra i lavoratori premia con la stima e la fiducia: valori che non hanno prezzo!


Padre Santo, ora siamo qui attorno a Lei, con Lei attorno a Cristo Signore. Con la Sua presenza, Genova diventa per un momento il cuore pulsante della Chiesa Universale: per questo ci uniamo più strettamente alla Sua persona e preghiamo per la Chiesa tutta, specialmente là dove i fratelli nella fede soffrono. Preghiamo per l'umanità assetata di Verità e d'Amore, bisognosa di Speranza e di Pace; il loro nome è Gesù. Preghiamo per la vita umana, perché sia sempre accolta e difesa, promossa e amata. Per questo vogliamo che la Sua Visita sia ricordata con un duplice segno a favore della vita nascente o appena nata: il Centro Diocesano di aiuto alla vita, e una Casa di accoglienza tenuta dalle Suore di Don Orione. Preghiamo per il Suo altissimo ministero. Ma lei, Padre Santo, preghi per noi! Le difficoltà non mancano ma, confermati dalla Sua parola, torneremo nelle nostre comunità e, con il cuore rinfrancato come i discepoli ad Emmaus, potremo annunciare a tutti e ovunque che Cristo è la nostra speranza, quella che ogni uomo cerca anche senza saperlo. Preghi per Genova, Santità, Genova è con il Papa e Le vuole bene.
Angelo Card. Bagnasco
Arcivescovo Metropolita di Genova




....una vera catechesi...


 


Omelia del Santo Padre a Genova
GENOVA - Piazza della Vittoria,
18 maggio 2008



Cari fratelli e sorelle,
al termine di un'intensa giornata trascorsa in questa vostra Città, ci ritroviamo uniti attorno all'altare per celebrare l'Eucaristia, nella solennità della Santissima Trinità. Da questa centrale Piazza della Vittoria, che ci accoglie per la corale azione di lode e di ringraziamento a Dio con cui si chiude la mia visita pastorale, invio il più cordiale saluto all'intera comunità civile ed ecclesiale di Genova. Con affetto saluto, in primo luogo, l'Arcivescovo, il Cardinale Angelo Bagnasco, che ringrazio per la cortesia con cui mi ha accolto e per le toccanti parole che mi ha rivolto all'inizio della Santa Messa. Come non salutare poi il Cardinale Tarcisio Bertone, mio Segretario di Stato, già Pastore di questa antica e nobile Chiesa? A lui il mio grazie più sentito per la sua vicinanza spirituale e per la sua preziosa collaborazione. Saluto poi il Vescovo Ausiliare, Mons. Luigi Ernesto Palletti, i Vescovi della Liguria e gli altri Presuli. Rivolgo il mio deferente pensiero alle Autorità civili, alle quali sono grato per la loro accoglienza e per il fattivo sostegno che hanno prestato alla preparazione e allo svolgimento di questo mio pellegrinaggio apostolico.

In particolare saluto il Ministro Claudio Scaiola in rappresentanza del nuovo Governo, che proprio in questi giorni ha assunto le sue piene funzioni al servizio dell'amata Nazione italiana. Mi rivolgo poi con viva riconoscenza ai sacerdoti, ai religiosi e alle religiose, ai diaconi, ai laici impegnati, ai seminaristi, ai giovani. A tutti voi, cari fratelli e sorelle, il mio saluto affettuoso. Estendo il mio pensiero a quanti non hanno potuto essere presenti, in modo speciale agli ammalati, alle persone sole e a quanti si trovano in difficoltà. Affido al Signore la città di Genova e tutti i suoi abitanti in questa solenne Concelebrazione eucaristica, che, come ogni domenica, ci invita a partecipare in modo comunitario alla duplice mensa della Parola di Verità e del Pane di Vita eterna.


Abbiamo ascoltato, nella prima Lettura (Es 34,4b-6.8-9), un testo biblico che ci presenta la rivelazione del nome di Dio. E' Dio stesso, l'Eterno e l'Invisibile, che lo proclama, passando davanti a Mosè nella nube, sul monte Sinai. E il suo nome è: "Il Signore, Dio misericordioso e pietoso, lento all'ira e ricco di grazia e di fedeltà". San Giovanni, nel nuovo Testamento, riassume questa espressione in una sola parola: "Amore" (cfr 1 Gv 4,8.16). Lo attesta anche il Vangelo odierno: "Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito" (Gv 3,16). Questo nome esprime dunque chiaramente che il Dio della Bibbia non è una sorta di monade chiusa in se stessa e soddisfatta della propria autosufficienza, ma è vita che vuole comunicarsi, è apertura, relazione. Parole come "misericordioso", "pietoso", "ricco di grazia" ci parlano tutte di una relazione, in particolare di un Essere vitale che si offre, che vuole colmare ogni lacuna, ogni mancanza, che vuole donare e perdonare, che desidera stabilire un legame stabile e duraturo. La Sacra Scrittura non conosce altro Dio che il Dio dell'Alleanza, il quale ha creato il mondo per effondere il suo amore su tutte le creature (cfr Messale Romano, Pregh. Euc. IV) e che si è scelto un popolo per stringere con esso un patto nuziale, farlo diventare una benedizione per tutte le nazioni e così formare dell'intera umanità una grande famiglia (cfr Gn 12,1-3; Es 19,3-6).

Questa rivelazione di Dio si è pienamente delineata nel Nuovo Testamento, grazie alla parola di Cristo. Gesù ci ha manifestato il volto di Dio, uno nell'essenza e trino nelle persone: Dio è Amore, Amore Padre - Amore Figlio - Amore Spirito Santo. Ed è proprio nel nome di questo Dio che l'apostolo Paolo saluta la comunità di Corinto: "La grazia del Signore Gesù Cristo, l'amore di Dio [Padre] e la comunione dello Spirito Santo siano con tutti voi" (2 Cor 13,13). E' un saluto che è diventato, come sapete, una formula liturgica.

C'è dunque, in queste Letture, un contenuto principale che riguarda Dio, e in effetti la festa di oggi ci invita a contemplare Lui, il Signore, ci invita a salire in un certo senso "sul monte" come fece Mosè. Questo sembra a prima vista portarci lontano dal mondo e dai suoi problemi, ma in realtà si scopre che proprio conoscendo Dio più da vicino si ricevono anche indicazioni pratiche preziose per la vita: un po' come accadde a Mosè, che salendo sul Sinai e rimanendo alla presenza di Dio ricevette la legge incisa sulle tavole di pietra, da cui il popolo trasse la guida per andare avanti, per non ritornare schiavo ma crescere nella libertà. Dal nome di Dio dipende la nostra storia; dalla luce del suo volto il nostro cammino.

Da questa realtà di Dio, che Egli stesso ci ha fatto conoscere rivelandoci il suo "nome", deriva una certa immagine di uomo, cioè l'esatto concetto di persona. Com'è noto, tale concetto si è formato nella nostra cultura d'Occidente durante l'acceso dibattito sviluppatosi proprio intorno alla verità di Dio e in particolare di Gesù Cristo. Se Dio è unità dialogica, sostanza in relazione, la creatura umana, fatta a sua immagine e somiglianza, rispecchia tale costituzione: essa pertanto è chiamata a realizzarsi nel dialogo, nel colloquio, nell'incontro. In particolare, Gesù ci ha rivelato che l'uomo è essenzialmente "figlio", creatura che vive nella relazione con Dio Padre. L'uomo non si realizza in un'autonomia assoluta, illudendosi di essere Dio, ma, al contrario, riconoscendosi quale figlio, creatura aperta, protesa verso Dio e verso i fratelli, nei cui volti ritrova l'immagine del Padre comune. Si vede bene che questa concezione di Dio e dell'uomo sta alla base di un corrispondente modello di comunità umana, e quindi di società. E' un modello che sta prima di ogni regolamentazione normativa, giuridica, istituzionale, ma direi anche prima delle specificazioni culturali. Un modello di famiglia umana trasversale a tutte le civiltà, che noi cristiani siamo soliti esprimere fin da bambini affermando che gli uomini sono tutti figli di Dio e quindi tutti fratelli. Si tratta di una verità che sta fin dal principio dietro di noi e al tempo stesso ci sta sempre davanti, come un progetto a cui sempre tendere in ogni costruzione sociale. E' una concezione che si fonda sull'idea di Dio Trinità, dell'uomo come persona – non mero individuo – e della società quale comunità – non mera collettività.

Ricchissimo è il Magistero della Chiesa che si è sviluppato a partire proprio da questa visione di Dio e dell'uomo. Basta percorrere i capitoli più importanti della Dottrina Sociale della Chiesa, a cui hanno dato apporti sostanziali i miei venerati Predecessori, in particolare negli ultimi centovent'anni, facendosi autorevoli interpreti e guide del movimento sociale di ispirazione cristiana. La Costituzione conciliare Gaudium et spes e le Encicliche di Giovanni XXIII, Paolo VI e Giovanni Paolo II tracciano un disegno completo e articolato, capace di motivare e orientare l'impegno di promozione umana e di servizio sociale e politico dei cattolici. Anche la mia prima Enciclica Deus caritas est si rifà a questo orizzonte: essa infatti ripropone l'esercizio della carità concreta, da parte della Chiesa, a partire dalla fede in Dio Amore, incarnato in Gesù Cristo. Mi è spontaneo qui richiamare il Convegno ecclesiale nazionale di Verona, al quale ho partecipato proponendo un'ampia riflessione, pienamente recepita nella successiva Nota pastorale dell'Episcopato "Rigenerati per una speranza viva": testimoni del grande "sì" di Dio all'uomo (29.VI.2007). Mi piace sottolineare come due scelte di fondo, indicate dai Vescovi all'inizio di tale documento (n. 4), si accordino con quanto la Parola di Dio ci ha appena suggerito. Anzitutto, la scelta del "primato di Dio": tutta la vita e l'opera della Chiesa dipendono dal mettere al primo posto Dio, ma non un Dio generico, bensì il Signore con il suo nome e il suo volto, il Dio dell'Alleanza che ha fatto uscire il popolo dalla schiavitù d'Egitto, ha risuscitato Cristo dai morti e vuole condurre l'umanità alla libertà nella pace e nella giustizia. L'altra scelta è quella di porre al centro la persona e l'unità della sua esistenza, nei diversi ambiti in cui si dispiega: la vita affettiva, il lavoro e la festa, la fragilità sua propria, la tradizione, la cittadinanza.

Il Dio uno e trino e la persona in relazione: questi sono i due riferimenti che la Chiesa ha il compito di offrire ad ogni generazione umana, quale servizio alla costruzione di una società libera e solidale. La Chiesa lo fa certamente con la sua dottrina, ma soprattutto mediante la testimonianza, che non per nulla è la terza scelta fondamentale dell'Episcopato italiano: testimonianza personale e comunitaria, in cui convergono vita spirituale, missione pastorale e dimensione culturale.

In una società tesa tra globalizzazione e individualismo, la Chiesa è chiamata ad offrire la testimonianza della koinonìa, della comunione. Questa realtà non viene "dal basso" ma è un mistero che ha, per così dire, le "radici in cielo": proprio in Dio uno e trino. E' Lui, in se stesso, l'eterno dialogo d'amore che in Gesù Cristo si è comunicato a noi, è entrato nel tessuto dell'umanità e della storia per condurle alla pienezza. Ed ecco allora la grande sintesi del Concilio Vaticano II: la Chiesa, mistero di comunione, "è in Cristo come un sacramento, cioè segno e strumento dell'intima unione con Dio e dell'unità di tutto il genere umano" (Cost. Lumen gentium, 1). Anche qui, in questa grande Città, come pure nel suo territorio, con la varietà dei rispettivi problemi umani e sociali, la Comunità ecclesiale, oggi come ieri, è prima di tutto il segno, povero ma vero, di Dio Amore, il cui nome è impresso nell'essere profondo di ogni persona e in ogni esperienza di autentica socialità e solidarietà.

Dopo queste riflessioni, cari fratelli, vi lascio alcune esortazioni particolari. Abbiate cura della formazione spirituale e catechistica, una formazione "sostanziosa", più che mai necessaria per vivere bene la vocazione cristiana nel mondo di oggi. Lo dico agli adulti e ai giovani: coltivate una fede pensata, capace di dialogare in profondità con tutti, con i fratelli non cattolici, con i non cristiani e i non credenti. Portate avanti la vostra generosa condivisione con i poveri e i deboli, secondo l'originaria prassi della Chiesa, attingendo sempre ispirazione e forza dall'Eucaristia, sorgente perenne della carità. Incoraggio con affetto speciale i seminaristi e i giovani impegnati in un cammino vocazionale: non abbiate timore, anzi, sentite l'attrattiva delle scelte definitive, di un itinerario formativo serio ed esigente. Solo la misura alta del discepolato affascina e dà gioia. Esorto tutti a crescere nella dimensione missionaria, che è co-essenziale alla comunione. La Trinità infatti è al tempo stesso unità e missione: quanto più intenso è l'amore, tanto più forte è la spinta ad effondersi, a dilatarsi, a comunicarsi. Chiesa di Genova, sii unita e missionaria, per annunciare a tutti la gioia della fede e la bellezza di essere Famiglia di Dio. Il mio pensiero si allarga alla Città intera, a tutti i Genovesi e a quanti vivono e lavorano in questo territorio. Cari amici, guardate al futuro con fiducia e cercate di costruirlo insieme, evitando faziosità e particolarismi, anteponendo ai pur legittimi interessi particolari il bene comune.

Vorrei concludere con un augurio che riprendo dalla stupenda preghiera di Mosè, che abbiamo ascoltato nella prima Lettura: il Signore cammini sempre in mezzo a voi e faccia di voi la sua eredità (cfr Es 34,9). Ve lo ottenga l'intercessione di Maria Santissima, che i Genovesi, in patria e nel mondo intero, invocano quale Madonna della Guardia. Con il suo aiuto e con quello dei Santi Patroni di questa vostra amata Città e Regione, la vostra fede e le vostre opere siano sempre a lode e gloria della Santissima Trinità. Seguendo l'esempio dei Santi di questa terra siate una comunità missionaria: in ascolto di Dio e al servizio degli uomini! Amen.




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al sito della Diocesi di Genova per delle foto fantastiche....

Diocesi di Genova,
Visita di Benedetto XVI, 18 maggio 2008
Fotografie
Immagini della visita pastorale di Papa Benedetto XVI a Genova
Foto della visita del Papa a Genova, 18 maggio Gaslini
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