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LETTERA DI BENEDETTO XVI al RABBINO CAPO EMERITO DI ROMA

Ultimo Aggiornamento: 03/11/2008 18:55
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LETTERA DI SUA SANTITÀ BENEDETTO XVI
AL PROFESSOR ELIO TOAFF, RABBINO CAPO EMERITO DI ROMA,
IN OCCASIONE DEL SUO NOVANTESIMO GENETLIACO

Illustrissimo Professore
ELIO TOAFF
Rabbino Capo emerito di Roma

La ricorrenza del Suo novantesimo genetliaco mi offre la gradita occasione di porgerLe sentiti e cordiali auguri. Unito a Lei e alla Comunità Ebraica di Roma, benedico l'Eterno per il dono della lunga e feconda vita che Le ha concesso, durante la quale la bontà di Dio si è tante volte manifestata, e di cuore lodo l'Altissimo: "Sei tu che hai creato le mie viscere e mi hai tessuto nel seno di mia madre. Ti lodo, perché mi hai fatto come un prodigio; sono stupende le tue opere, tu mi conosci fino in fondo" (Sal 139, 13-14).

Con animo grato a Dio, ringrazio Lei, chiarissimo Professore, per le buone relazioni che ha intessuto con la Santa Sede, particolarmente durante il Pontificato del mio compianto predecessore, il Papa Giovanni Paolo II. Ricordo con gioia l'abbraccio con il quale Ella lo ha accolto nella Sinagoga di Roma, il 13 aprile 1986.

L'attuale Suo genetliaco diventa così occasione per rinnovare l'impegno a continuare il dialogo tra noi, guardando con fiducia al futuro.

Con sentimenti di sincera stima, rinnovo gli auguri per questo giorno di festa unendomi alla Sua Comunità, ai Suoi amici e a tutti coloro che Le vogliono bene.

Dal Vaticano, 30 Aprile 2005

BENEDICTUS PP. XVI

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LETTERA DI SUA SANTITÀ BENEDETTO XVI
AI VESCOVI SPAGNOLI
IN OCCASIONE DEL PELLEGRINAGGIO NAZIONALE
AL SANTUARIO DEL PILAR DI SARAGOZZA

Amati Fratelli nell'Episcopato,
Cari sacerdoti e diaconi,
Religiosi, religiose e fedeli cattolici della Spagna,

Sono lieto di rivolgervi il mio cordiale saluto e di unirmi spiritualmente a voi nel pellegrinaggio nazionale al Santuario di Nostra Signora del Pilar di Saragozza, per commemorare il 150° anniversario della definizione del dogma dell'Immacolata Concezione e rinnovare la consacrazione della Spagna all'Immacolato Cuore di Maria, che ha avuto luogo cinquant'anni fa.

1. Con questo pellegrinaggio volete approfondire l'ammirevole mistero di Maria e riflettere sulla sua inesauribile ricchezza per la vocazione di ogni cristiano alla santità.

Coincidendo l'Anno dell'Immacolata con l'Anno dell'Eucaristia, alla scuola di Maria potremo apprendere meglio Cristo. ContemplandoLa come la "donna eucaristica", Lei ci accompagna nell'incontro con suo Figlio, che è con noi "tutti i giorni, fino alla fine del mondo" (Mt 28, 20), in particolare nel Santissimo Sacramento.

2. L'Immacolata riflette la misericordia del Padre. Concepita senza peccato, fu capace di perdonare anche coloro che abbandonarono e ferirono suo Figlio ai piedi della croce. Come Avvocatessa ci aiuta nei nostri bisogni e intercede per noi dinanzi a suo Figlio dicendogli, come fece a Cana di Galilea, "non hanno più vino" (Gv 2, 3), confidando nel fatto che il suo cuore pieno di bontà non ci defrauderà in un momento di difficoltà. Nell'indicare chiaramente "Fate quello che vi dirà" (Gv 2, 5), ci invita ad avvicinarci a Cristo e, in questa vicinanza, a sperimentare, provare e vedere "quanto è buono il Signore". Da questa esperienza nasce nel cuore umano una maggiore lungimiranza per apprezzare ciò che è buono, bello e vero.

3. Sostenuta dalla sollecitudine paterna di Giuseppe, Maria accolse suo Figlio. Nel focolare di Nazareth Gesù raggiunse la sua maturità, in seno a una famiglia, umanamente splendida e compenetrata dal mistero divino, che continua a essere un modello per tutte le famiglie.

A tale riguardo, nella convivenza domestica la famiglia realizza la sua vocazione di vita umana e cristiana, condividendo le gioie e le aspettative in un clima di comprensione e di aiuto reciproco. Pertanto, l'essere umano, che nasce, cresce e si forma nella famiglia, è capace di intraprendere senza incertezze il cammino del bene, senza lasciarsi disorientare da mode e ideologie alienanti della persona umana.

4. In questo momento di discernimento per molti cuori, voi Vescovi spagnoli volgete lo sguardo verso Colei che, con totale disponibilità, accolse la vita di Dio che irrompeva nella storia. Per questo Maria Immacolata è intimamente unita all'azione redentrice di Cristo, che non è venuto per "giudicare il mondo, ma perché il mondo si salvi per mezzo di lui" (Gv 3, 17).

So che la Chiesa cattolica in Spagna è disposta a compiere passi decisi nei suoi progetti evangelizzatori. Per questo è auspicabile che sia compresa e accettata nella sua vera natura e missione, poiché essa cerca di promuovere il bene comune per tutti, rispetto sia alle persone sia alla società. In effetti, la trasmissione della fede e la pratica religiosa dei credenti non possono restare confinate all'ambito puramente privato.

5. Ai piedi della Vergine pongo tutte le vostre inquietudini e speranze, confidando nel fatto che lo Spirito Santo muoverà molte persone affinché amino con generosità la vita e accolgano i poveri, amandoli con lo stesso amore di Dio.

A Maria Santissima, che generò l'Autore della vita, affido ogni vita umana dal primo istante della sua esistenza fino alla sua fine naturale, e Le chiedo di preservare ogni famiglia da qualsiasi ingiustizia sociale, da tutto ciò che degrada la sua dignità e attenta alla sua libertà; e anche che si rispetti la libertà religiosa e la libertà di coscienza di ogni persona.

Imploro la Vergine Immacolata con piena fiducia affinché protegga i popoli della Spagna, i suoi uomini e le sue donne, cosicché contribuiscano tutti al conseguimento del bene comune e, in particolare, all'instaurarsi della civiltà dell'amore. Incoraggio anche tutti e ognuno a vivere nella propria Chiesa particolare in spirito di comunione e di servizio e vi esorto a rendere testimonianza di devozione alla Vergine Maria e di un instancabile amore per i fratelli.

Vi invito, voi che partecipate a questo grande pellegrinaggio al Santuario di Nostra Signora del Pilar di Saragozza, a intensificare la devozione mariana nei vostri paesi e nelle vostre città, dove Ella vi attende nelle innumerevoli chiese e santuari che riempiono la terra spagnola; e anche nelle parrocchie, nelle comunità e nei focolari domestici. Tornate lì gioiosi con la Benedizione Apostolica che vi imparto con grande affetto.

Dal Vaticano, 19 maggio 2005

BENEDICTUS PP XVI

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LETTERA DI SUA SANTITÀ BENEDETTO XVI
AL CARD. WALTER KASPER
IN OCCASIONE DEL IX SIMPOSIO INTERCRISTIANO
PROMOSSO DALL’ISTITUTO FRANCESCANO DI SPIRITUALITÀ
DELLA PONTIFICIA UNIVERSITÀ ANTONIANUM
E DALLA FACOLTÀ DI TEOLOGIA DELL’UNIVERSITÀ ARISTOTILE
DI TESSALONICA (ASSISI 4-7 SETTEMBRE 2005)

(sull'Eucarestia)

Al venerato Fratello
Walter Cardinale Kasper
Presidente del Pontificio Consiglio
per la Promozione dell’Unità dei Cristiani

Ho appreso con gioia che ad Assisi, oasi e richiamo di pace, si tiene il IX Simposio promosso dall’Istituto Francescano di Spiritualità della Pontificia Università Antonianum e dalla Facoltà Teologica dell’Università Aristotile di Tessalonica, città alla cui prima comunità cristiana San Paolo ha inviato due lettere.

Tale iniziativa costituisce una felice occasione per uno scambio fraterno, nel quale fare oggetto di riflessione e di approfondimento temi importanti del patrimonio di fede comune, analizzando le implicazioni che esso comporta nella vita cristiana. La ricerca della piena unità visibile tra tutti i discepoli di Cristo viene avvertita come particolarmente urgente nel nostro tempo e si sente per questo il bisogno di una più profonda spiritualità e di un accresciuto amore reciproco.

Il tema che quest’anno viene affrontato, “L’Eucaristia nella tradizione orientale e occidentale con speciale riferimento al dialogo ecumenico”, è molto significativo per la vita dei cristiani e per la ricomposizione della comunione piena fra tutti i discepoli di Cristo. Il Concilio Vaticano II ha opportunamente ricordato “con quanto amore i cristiani orientali compiono le sacre azioni liturgiche, soprattutto la celebrazione eucaristica, fonte della vita della Chiesa e pegno della gloria futura” (UR 15), ed ha ricordato che, in forza della successione apostolica, del sacerdozio e dell’Eucaristia essi “restano ancora uniti con noi da strettissimi vincoli” (Ibid.).

Il dialogo e il confronto nella verità e nella carità, che sarà sviluppato durante il Simposio, farà certamente emergere la fede comune insieme a quegli aspetti teologici e liturgici peculiari dell’Oriente e dell’Occidente che sono complementari e dinamici per l’edificazione del Popolo di Dio e che costituiscono una ricchezza per la Chiesa. L’assenza della piena comunione non permette purtroppo la concelebrazione che, per gli uni e per gli altri, è il segno di quella piena unità alla quale tutti siamo chiamati. Sarà in ogni caso un appello ad intensificare la preghiera, lo studio e il dialogo al fine di risolvere le divergenze che tutt’ora permangono.

Realizzare la piena comunione dei cristiani deve essere un obiettivo per tutti coloro che professano la fede nella Chiesa una, santa, cattolica ed apostolica, “sia i fedeli che i pastori e ognuno secondo le proprie capacità, tanto nella vita quotidiana quanto negli studi teologici e storici” (UR 8). Il Simposio, che si pone sulla scia di analoghe e fruttuose iniziative ecumeniche, pone in luce l’impegno, la ricerca e lo studio comuni tesi a chiarire differenze e a superare incomprensioni. In questa linea, gli Istituti di insegnamento teologico possono svolgere un ruolo fondamentale per la formazione delle nuove generazioni e per offrire una rinnovata testimonianza cristiana nel mondo di oggi.

Nell’invocare sui partecipanti la benedizione del Signore, affinché il Simposio sia fecondo di apporti dottrinali, culturali e spirituali, a tutti invio con le parole dell’Apostolo il mio augurio cordiale: “La grazia di Nostro Signore Gesù Cristo sia con voi” (1 Tess 5, 28).

Da Castel Gandolfo, 1 settembre 2005

BENEDICTUS PP. XVI

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LETTERA DI SUA SANTITÀ BENEDETTO XVI
AL PRESIDENTE DELLA COMMISSIONE
PER I RAPPORTI RELIGIOSI CON L'EBRAISMO
NEL XL ANNIVERSARIO DELLA "NOSTRA AETATE

Al venerato fratello
il Cardinale WALTER KASPER
Presidente della Commissione per i Rapporti Religiosi con l'Ebraismo


Sono trascorsi 40 anni da quando il mio predecessore Papa Paolo VI promulgò la Dichiarazione del Concilio Vaticano II sulle relazioni della Chiesa con le religioni non cristiane Nostra aetate, che inaugurò una nuova era di rapporti con il popolo ebraico e costituì la base per un sincero dialogo teologico. Questo anniversario ci offre numerosi motivi per esprimere gratitudine a Dio Onnipotente per la testimonianza di tutti coloro che, nonostante una storia complessa e spesso dolorosa, e in particolare dopo la tragica esperienza della Shoah, ispirata da una ideologia razzista neo-pagana, hanno operato coraggiosamente per promuovere la riconciliazione e una migliore comprensione fra Cristiani ed Ebrei.

Nel gettare le fondamenta di un rapporto rinnovato fra il Popolo ebraico e la Chiesa, la Nostra aetate ha sottolineato la necessità di superare i pregiudizi, le incomprensioni, l'indifferenza e il linguaggio ostile e sprezzante del passato. La Dichiarazione è stata l'occasione per maggiore comprensione e maggiore rispetto reciproci, collaborazione e, spesso, amicizia fra Cattolici ed Ebrei. Li ha anche sfidati a riconoscere le loro radici spirituali e ad apprezzare il loro ricco patrimonio di fede nell'unico Dio, Creatore del cielo e della terra, che ha stabilito la sua alleanza con il Popolo Eletto, rivelato i suoi Comandamenti e insegnato la speranza in quelle promesse messianiche che donano fiducia e conforto nelle difficoltà della vita.

In questo anniversario, ripensando a quattro decenni di contatti fecondi fra la Chiesa e il Popolo ebraico, dobbiamo rinnovare il nostro impegno per l'opera che ancora resta da compiere. A questo proposito, fin dai primi giorni del mio pontificato e in particolare durante la mia recente visita alla Sinagoga di Colonia, ho espresso la mia ferma determinazione a seguire le orme lasciate dal mio amato predecessore, il Papa Giovanni Paolo II. Il dialogo fra Ebrei e Cristiani deve continuare ad arricchire e a rafforzare i vincoli di amicizia che si sono sviluppati, mentre la predicazione e la catechesi devono impegnarsi a garantire che i nostri rapporti reciproci si presentino alla luce dei principi stabiliti dal Concilio. Guardando al futuro, esprimo la speranza che sia nel dialogo teologico sia nella collaborazione e nei contatti quotidiani, i Cristiani e gli Ebrei offrano una testimonianza congiunta sempre più convincente dell'unico Dio e dei suoi Comandamenti, della santità della vita, della promozione della dignità umana, dei diritti della famiglia e della necessità di edificare un mondo di giustizia, riconciliazione e pace per le future generazioni.

In questo anniversario assicuro la mia preghiera per Lei, per i Membri della Commissione e per quanti sono impegnati nella promozione di maggior comprensione e cooperazione fra Cristiani ed Ebrei secondo lo spirito della Nostra aetate, invocando su tutti di cuore le divine benedizioni di sapienza, gioia e pace.

Dal Vaticano, 26 ottobre 2005

BENEDETTO XVI

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LETTERA DI SUA SANTITÀ BENEDETTO XVI
IN OCCASIONE DELLA PLENARIA DELLA CONGREGAZIONE
PER GLI ISTITUTI DI VITA CONSACRATA
 E LE SOCIETÀ DI VITA APOSTOLICA

 

Venerato Fratello
Mons. FRANC RODÉ
Prefetto della Congregazione per gli
Istituti di vita consacrata e le Società di vita apostolica

In occasione della Plenaria di codesta Congregazione ben volentieri rivolgo a tutti coloro che vi prendono parte il mio saluto cordiale. Saluto in particolare Lei, il Segretario e quanti lavorano nel Dicastero che Ella presiede. Unisco ai miei saluti l’espressione della mia gratitudine e della mia gioia: la gratitudine, perché con me voi condividete l'attenzione e il servizio alle persone consacrate; la gioia, perché attraverso di voi so di rivolgermi al mondo delle donne e degli uomini consacrati che seguono Cristo sulla via dei consigli evangelici e del rispettivo particolare carisma suggerito dallo Spirito.

La storia della Chiesa è segnata dagli interventi dello Spirito Santo, che non l’ha soltanto arricchita con i doni della sapienza, della profezia, della santità, ma l’ha dotata di forme sempre nuove di vita evangelica attraverso l’opera di fondatori e di fondatrici che hanno trasmesso ad una famiglia di figli e figlie spirituali il loro carisma. Grazie a ciò, oggi, nei monasteri e nei centri di spiritualità, monaci, religiosi e persone consacrate offrono ai fedeli oasi di contemplazione e scuole di preghiera, di educazione alla fede e di accompagnamento spirituale. Soprattutto, però, essi continuano la grande opera di evangelizzazione e di testimonianza in tutti i continenti, fino agli avamposti della fede, con generosità e spesso con sacrificio della vita fino al martirio. Molti di loro si dedicano interamente alla catechesi, all'educazione, all'insegnamento, alla promozione della cultura, al ministero della comunicazione. Sono accanto ai giovani e alle loro famiglie, ai poveri, agli anziani, agli ammalati, alle persone sole. Non c'è ambito umano ed ecclesiale dove essi non siano presenti in modo spesso silenzioso, ma sempre fattivo e creativo, quasi una continuazione della presenza di Gesù che passò facendo del bene a tutti (cfr At 10, 38). La Chiesa è riconoscente per la testimonianza di fedeltà e di santità data da tanti membri degli Istituti di vita consacrata, per l'incessante preghiera di lode e di intercessione che si innalza dalle loro comunità, per la loro vita spesa a servizio del Popolo di Dio.

Non mancano certamente prove e difficoltà nella vita consacrata di oggi, così come negli altri settori della vita della Chiesa. «Il grande tesoro del dono di Dio - avete ricordato a conclusione della precedente Plenaria - è custodito in fragili vasi di creta (cfr 2 Cor 4, 7) e il mistero del male insidia anche coloro che dedicano a Dio tutta la loro vita» (CIVCSVA, Istruzione Ripartire da Cristo n. 11). Piuttosto che enumerare le difficoltà che incontra oggi la vita consacrata, vorrei piuttosto confermare a tutti i consacrati e consacrate la vicinanza, la sollecitudine, l'amore della Chiesa intera. La vita consacrata, all'inizio del nuovo millennio, ha davanti a sé sfide formidabili, che può affrontare soltanto in comunione con tutto il Popolo di Dio, con i suoi Pastori e con il popolo dei fedeli. In questo contesto si inserisce l’attenzione della Congregazione per gli Istituti di vita consacrata e le Società di vita apostolica, nella vostra Plenaria che affronta tre tematiche ben precise.

La prima riguarda l'esercizio dell'autorità. Si tratta di un servizio necessario e prezioso, per assicurare una vita autenticamente fraterna, alla ricerca della volontà di Dio. In realtà è lo stesso Signore risorto, nuovamente presente tra i fratelli e le sorelle riuniti nel suo nome (cfr Perfectae caritatis, 15), che addita il cammino da percorrere. Soltanto se il Superiore da parte sua vive nell’obbedienza a Cristo ed in sincera osservanza della regola, i membri della comunità possono chiaramente vedere che la loro obbedienza al Superiore non solo non è contraria alla libertà dei figli di Dio, ma la fa maturare nella conformità con Cristo obbediente al Padre (cfr ibid., 14). 

L'altro tema scelto per la Plenaria riguarda i criteri per il discernimento e l'approvazione di nuove forme di vita consacrata. «Il giudizio sulla loro genuinità e sul loro uso ordinato - ricorda la Costituzione dogmatica Lumen gentium, parlando dei carismi in generale - appartiene a coloro che detengono l'autorità nella Chiesa; ad essi spetta soprattutto di non estinguere lo Spirito, ma di esaminare tutto e ritenere ciò che è buono» (n. 12). È quanto cercate di fare anche voi in questi giorni, non dimenticando che il vostro lavoro prezioso e delicato deve svolgersi in un contesto di gratitudine a Dio, il quale anche oggi continua ad arricchire di sempre nuovi carismi la sua Chiesa con la creatività e la generosità del suo Spirito.

Il terzo tema da voi affrontato riguarda la vita monastica. Partendo da situazioni contingenti, che pure richiedono concreti interventi saggi ed incisivi, il vostro sguardo intende spaziare sul vasto orizzonte di questa realtà, che tanto significato ha avuto e conserva nella storia della Chiesa. Voi cercate le vie opportune per rilanciare nel nuovo millennio l’esperienza monastica, di cui la Chiesa ha anche oggi bisogno, perché riconosce in essa la testimonianza eloquente del primato di Dio, costantemente lodato, adorato, servito, amato con tutta la mente, con tutta l’anima, con tutto il cuore (cfr Mt 22,37).

Infine, mi è grato rilevare che la Plenaria si colloca nella cornice della solenne celebrazione, che il Dicastero ha promosso nel 40° anniversario della promulgazione del Decreto conciliare Perfectae caritatis sul rinnovamento della vita religiosa. Auspico che le fondamentali indicazioni offerte allora dai Padri conciliari per il cammino della vita consacrata continuino ad essere anche oggi fonte di ispirazione per quanti impegnano la loro esistenza al servizio del Regno di Dio. Mi riferisco innanzitutto a quella che il Decreto Perfectae caritatis qualifica come “vitae religiosae ultima norma”, “norma suprema della vita religiosa”, e cioè la “sequela di Cristo”. Un’autentica ripresa della vita religiosa non si può avere se non cercando di condurre una esistenza pienamente evangelica, senza nulla anteporre all'unico Amore, ma trovando in Cristo e nella sua parola l'essenza più profonda di ogni carisma del Fondatore o della Fondatrice.

Un’altra indicazione di fondo che il Concilio ha dato è quella del generoso e creativo dono di sé ai fratelli, senza mai cedere alla tentazione del ripiegamento su se stessi, senza mai adagiarsi sul già fatto, senza mai indulgere al pessimismo e alla stanchezza. Il fuoco dell'amore, che lo Spirito infonde nei cuori, spinge a interrogarsi costantemente sui bisogni dell'umanità e su come rispondervi, sapendo bene che solo chi riconosce e vive il primato di Dio può realmente rispondere ai veri bisogni dell’uomo, immagine di Dio.

Ancora un’indicazione vorrei raccogliere tra le molte significative consegnate dai Padri conciliari nel Decreto Perfectae caritatis: è l’impegno che la persona consacrata deve porre nel coltivare una sincera vita di comunione (cfr n. 15), non soltanto all'interno delle singole fraternità, ma con tutta la Chiesa, perché i carismi vanno custoditi, approfonditi e costantemente sviluppati «in sintonia con il Corpo di Cristo in perenne crescita» (Mutuae relationes, n. 11).

Ecco i pensieri che mi preme affidare alla vostra riflessione sulle tematiche affrontate dai lavori della Plenaria. Io vi accompagno con la preghiera e, mentre su di voi e sulla vostra attività invoco l'aiuto di Dio e la protezione della Vergine Santissima, quale pegno del mio affetto, a ciascuno invio la mia Benedizione.

Da Castel Gandolfo, 27 settembre 2005, memoria di S. Vincenzo de’ Paoli.

BENEDICTUS PP. XVI

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Lettera del Papa ai partecipanti all'assemblea generale della Federazione biblica cattolica

In Africa la riconciliazione
nasce dalla Parola di Dio


L'annuncio della Parola di Dio è sorgente di riconciliazione, di giustizia e di pace autentica per i popoli dell'Africa:  lo afferma Benedetto XVI nella lettera inviata ai partecipanti alla settima assemblea generale della Federazione biblica cattolica, che si svolge a Dar-es-Salaam, in Tanzania, dal 24 giugno al 3 luglio.


 

Al Reverendissimo
Vincenzo Paglia
Presidente della Federazione
Biblica Cattolica

"State dunque ben fermi, cinti i fianchi con la verità, rivestiti con la corazza della giustizia, e avendo come calzatura ai piedi lo zelo per propagare il vangelo della pace" (Ef 6, 14-15). Con queste parole dell'apostolo Paolo, sono lieto di salutare i delegati e tutti i partecipanti alla settima Assemblea Generale della Federazione Biblica Cattolica, che si celebra a Dar-es-Salaam dal 24 giugno al 3 luglio 2008, dedicata al tema:  La Parola di Dio, fonte di riconciliazione, di giustizia e di pace. L'Assemblea Generale è sempre un'opportunità privilegiata per i membri della Federazione Biblica Cattolica per ascoltare insieme la Parola di Dio e rinnovare il loro servizio alla Chiesa, chiamata a proclamare il Vangelo della pace.
Il fatto che il vostro incontro si tenga a Dar-es-Salaam è un importante gesto di solidarietà con la Chiesa in Africa, ancor più in vista del Sinodo speciale per l'Africa del prossimo anno. È "dovere permanente della Chiesa di scrutare i segni dei tempi e di interpretarli alla luce del Vangelo" (Gaudium et spes, n. 4). Il messaggio che portate a Dar-es-Salaam è chiaramente un messaggio di amore per la Bibbia e di amore per l'Africa. Il tema della vostra Assemblea generale attira l'attenzione su come la Parola di Dio può ripristinare l'umanità nella riconciliazione, nella giustizia e nella pace. È questa la parola di vita che la Chiesa deve offrire a un mondo in frantumi. "Noi fungiamo quindi da ambasciatori per Cristo, come se Dio esortasse per mezzo nostro. Vi supplichiamo in nome di Cristo:  lasciatevi riconciliare con Dio" (2 Cor 5, 20). Possa il continente africano stabilire il contesto per la lectio divina che vi assisterà in questi giorni e possano i vostri sforzi aiutare la Chiesa in Africa a "proseguire la sua missione evangelizzatrice, per attrarre i popoli del continente al Signore, insegnando loro ad osservare quanto Egli ha comandato (cfr Mt 28, 20)" (Ecclesia in Africa, n. 6)!
Il cristianesimo è la religione della Parola di Dio, "non una parola scritta e muta, bensì incarnata e vivente" (cfr San Bernardo, S. Missus est 4, 11 PL 183, 86). Solo Cristo, Verbo eterno del Dio vivente, attraverso lo Spirito Santo può aprire la nostra mente per comprendere le Scritture (cfr Lc 24, 15; Catechismo, n. 108). Vi incoraggio cordialmente non soltanto a continuare a far conoscere la profonda rilevanza delle Scritture per l'esperienza contemporanea dei cattolici e specialmente delle generazioni più giovani, ma anche a guidarli a interpretarle dalla prospettiva centrale di Cristo e del suo mistero pasquale. La comunità dei credenti può essere il lievito della riconciliazione, ma solo se "resta docile allo Spirito e rende testimonianza al Vangelo, solo se porta la Croce come e con Gesù" (Omelia nella solennità di Pentecoste, 11 maggio 2008). A questo riguardo, desidero fare mia una riflessione del servo di Dio Papa Giovanni Paolo ii, il quale ha osservato:  "Come, infatti, annunciare il Vangelo della riconciliazione, senza al contempo impegnarsi ad operare per la riconciliazione dei cristiani?" (Ut unum sint, n. 98). Lasciate che questa osservazione trovi la sua strada anche nelle vostre attività in questi giorni. Possano i vostri cuori essere sempre guidati dallo Spirito Santo nella forza unificatrice della Parola di Dio!
Tutti i cristiani sono chiamati a imitare l'apertura di Maria, che "accolse nel cuore e nel corpo il Verbo di Dio e portò la vita al mondo" (Lumen gentium, n. 53). Possano i popoli dell'Africa ricevere questo Verbo come la sorgente di riconciliazione e di giustizia dispensatrice di vita, e specialmente della pace autentica che viene solo dal Signore Risorto. Affidando alla stessa Vergine Maria, Sede della Sapienza, tutti coloro che sono riuniti per questa Assemblea Generale, imparto di cuore la mia Benedizione Apostolica.
Dal Vaticano, 12 giugno 2008



(©L'Osservatore Romano - 25 giugno 2008)

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